Il 9 Aprile 1996 rilascia testimonianza Gabriella Ghiribelli.

Questa la testimonianza: 09 05 1996 – Gabriella Ghiribelli Testimonianza

Riassunto.

“Mi viene chiesto se abbia frequentato un cliente nella zona di Rufina. Rispondo affermativamente. Ho frequentato in passato e tuttora frequento saltuariamente tale Mario Valleri, che abita nella zona di Rufina. Negli anni passati, questa persona abitava in via Fagioli a Firenze, poi ebbe lo sfratto ed alcuni suoi parenti gli trovarono una casa nella zona di Rufina, ove andò ad abitare insieme alla moglie, che era ammalata, era cieca e non camminava, all’incirca tre anni fa. Mi viene chiesto se il Lotti Giancarlo qualche volta mi abbia accompagnata con la sua auto da questa persona alla Rufina e rispondo di sì. È capitato più volte – e ciò sino a pochi giorni prima di Natale 1995 – che, dovendomi recare da questo cliente, che adesso vive da solo perché gli è morta di recente la moglie, il Lotti mi ha accompagnato con la sua macchina. In queste occasioni, è capitato anche che con il Lotti mi sia fermata a fare all’amore nella zona della Rufina e, più spesso, nella stradina del cimitero della Rufina, soprattutto di venerdì perché il cimitero quel giorno era chiuso, oppure in uno spiazzo che si trova lungo la strada che dalla Rufina porta a Firenze. Con il Lotti non sono mai stata nella zona di Vicchio-Dicomano, anzi posso affermare di non essere mai stata in quelle località anche con altre persone. Può darsi che, in qualche occasione in cui mi sono fermata a fare all’amore con Lotti lungo la strada che ho indicato, sia passata qualche pattuglia della polizia, ma non si è fermata, per cui non siamo stati mai controllati. Mi viene chiesto a questo punto, a maggior chiarimento di quanto riferito da me in altri verbali, di specificare la mia conoscenza con i fratelli Indovino e le frequentazioni, specie su Prato. Alla fine del 1977, quando mi sono separata da mio marito, sono andata ad abitare a Prato, in Piazza Mercatale 114 con tale Sforzi, e sono rimasta in quel centro sino all’anno successivo. A Prato, ho conosciuto Domenico Agnello, che aveva un banco di frutta proprio sotto l’abitazione di Piazza Mercatale e, poi ho anche conosciuto diverse persone, amiche di Agnello; persone che frequentavano il bar piccolino di Piazza Duomo, anche da me frequentato. Tra le persone che ho conosciuto ed ho iniziato a frequentare, cito Sebastiano Indovino, fratello di Salvatore, che vedevo al bar e con cui anche ho avuto rapporti sessuali, che avvenivano in un furgone di cui il Sebastiano disponeva per le esigenze dell’impresa di pulizie per cui lo stesso lavorava. Cito anche tale Draculino, di origine sarda, e tale Sanna, anche lui sardo, che frequentavano lo stesso bar ed erano amici sia di Indovino che di Domenico Agnello. Tramite loro, ho conosciuto anche un tale Miele, di origine sarda, che abitava a Vernio nella stessa casa con gli altri due sardi. Questi sardi non espletavano alcuna attività e mi colpì il fatto che a volte erano “pieni di soldi”, mentre a volte erano squattrinati. All’epoca Sanna e Mele (Prima c’è scritto Miele ora Mele. Non si tratta di Stefano Mele che è in galera, potrebbe essere il fratello Giovanni Mele) potevano avere 28-30 anni, mentre il Draculino era più giovane e faceva il militare o avrebbe dovuto fare il militare, poiché mi venne riferito da lui stesso che aveva disertato un paio di volte. Con questi sardi c’era soltanto amicizia e non ho mai avuto rapporti sessuali. Quando erano in soldi, mi facevano anche regali, mentre con Sebastiano e Domenico ho avuto rapporti. Questi sardi facevano discorsi su rapine ed uno dei tre – non ricordo chi di preciso – aveva paura di essere rintracciato per una rapina fatta. L’Agnello spesso mancava diversi giorni con la scusa di andare a rifornirsi di frutta in Sicilia, mentre mi risulta, per avere poi sentito discorsi in tal senso, che in effetti Domenico si riforniva di droga ed oro. Infatti, quando tornava, lo sentivo parlare davanti al bar di Prato, con i sardi e poi si allontanavano per far qualcosa insieme. Dopo un paio di giorni, quando tornavano, i sardi erano pieni di soldi. Non so se anche Sebastiano Indovino fosse coinvolto con gli altri in questi traffici. Egli però frequentava assiduamente queste persone. Anche Sebastiano Indovino frequentava i sardi, anzi mi risulta che costoro più volte, su richiesta di Sebastiano, che era sempre senza soldi, gli davano il denaro, che, per quanto mi risulta, non veniva loro restituito. In pratica glielo regalavano. Una volta – ciò l’ho riferito in un precedente verbale, ma adesso lo preciso meglio – sono stata ad una festa a Vernio a casa dei sardi e c’erano, oltre ai tre sardi di cui ho parlato, anche Domenico Agnello, una certa Paola, che era minorenne ed era scappata da casa (Luciano di cui ho parlato in altri verbali conosce bene questa ragazza perché si era innamorato), Sebastiano Indovino con due ragazzine di Prato. Sentii fare discorsi che non mi piacquero; si parlava di rapine e sentii dire ad uno dei sardi che avrebbero messo qualcosa nelle bibite alle ragazze per andare poi a fare la rapina di cui avevano parlato prima tra di loro. Fu cosi che ebbi paura di rimanere coinvolta in qualcosa di grosso e andai via facendo l’autostop. Il giorno dopo, di sera, rividi il gruppo al bar e notai che erano pieni di soldi e spendevano, per cui ritenni che avessero effettivamente fatto qualcosa. A Prato conobbi anche Salvatore Indovino, che mi venne presentato dal fratello. Salvatore veniva spesso a Prato a trovare, prima l’Agnello al banco di frutta e, poi con questi andavano al bar per incontrare Sebastiano ed i sardi. Con costoro anche Salvatore si intratteneva a discutere e bere ed era buon amico. Quando andai via da Prato, nel 1978, mi trasferii a Firenze e non ebbi più modo di vedere i sardi. Continuai a vedere, invece, sia i fratelli Indovino che Agnello, che venivano al bar di via Faenza ed alla pensione che io frequentavo, la pensione Banchi. Sebastiano veniva per me, mentre Salvatore aveva la Filippa che lavorava in quella pensione. Agnello, invece, aspettava i due fratelli e se gli capitava faceva qualche affare con acquisto di oro. Mi risulta, infatti, che la proprietaria della pensione Banchi ha ceduto ad Agnello in più di una occasione oro. Quando stavo a Firenze, è capitato più volte che Sebastiano mi ha invitato e portato a trovare il fratello Salvatore a San Casciano, così per fare una girata. Erano gli anni 1978-1979, per cui le mie frequentazioni a San Casciano di Salvatore possono essere datate a quell’epoca. Sono in grado di indicare a Vernio l’abitazione dei sardi di cui ho parlato. Non ho altro da dire.

9 Aprile 1996 Testimonianza di Gabriella Ghiribelli

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