14 Luglio 1994, 29° udienza, processo, Pietro Pacciani

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Giuseppe Zanetti, Piero Mucciarini, Rosina Massa, Riccardo Lamperi, Marco Morin

Dato che le registrazioni presentano un audio non perfetto possono sussistere errori di trascrizione, nel caso se ne trovino durante la lettura contattateci per la eventuali correzioni: redazione@mostrodifirenze.com

Presidente (fuori microfono): Vedo Rosario Bevacqua in posizione di sparo.  
Presidente: Bene signori, buongiorno. 
A.B.: Buongiorno, signor Presidente.  
Presidente: Ci siamo tutti, vedo. Vero? L’udienza è aperta, allora.  
A.B.: Signor Presidente…  
Presidente: Chi prende la parola? L’avvocato Rosario Bevacqua.  
A.B.: Grazie. Preliminarmente, chiedo alla Corte eccellentissima, facendo riferimento ad una istanza formulata ieri, che venga sentito l’avvocato Giuseppe Zanetti. È il, tra virgolette, ciclista, che in quei giorni del settembre 1985 passava e ripassava da quelle zone e avrebbe visto una persona che aveva certe caratteristiche, ed una macchina che aveva altrettante caratteristiche peculiari. Se la Corte ritiene di ammetterlo, prego la cortesia della Corte di sentirlo subito, perché l’avvocato Zanetti, alle 10.00, essendo anche Giudice conciliatore, dovrebbe esercitare questa attività, questa funzione.  
Presidente: Quindi, allora lui, in quella settimana lì…  
A.B.: In quella settimana ha visto e rivisto più volte una persona con una macchina – il tipo e la persona, se la Corte ritiene di ammettere questa testimonianza, lo dirà lui com’era, eccetera – una persona ed una macchina che ha delle peculiarità particolari. In quella zona proprio dove si è verificato il famoso, purtroppo, il duplice omicidio.  
Presidente: Signor Pubblico Ministero, su questa richiesta?  
P.M.: Presidente, mi sembra che il primo giudizio da fare, che la Corte deve fare, è quello di un… la rilevanza, o meno, e mi sembra che, nelle imputazioni così formulate, la rilevanza sia proprio tendente a zero. Ma il discorso è anche quello solito che è stato fatto più volte. Era possibile citarlo prima, o meno. Quindi invito, ovviamente, la Corte a fare questa valutazione, e… sono contrario.  
A.B.: Presidente, chiedo scusa. Per questa opposizione del Pubblico Ministero, io ho saputo soltanto ieri questa circostanza…  
Presidente: Ecco, e mi sembra questo lei lo aveva già anticipato ieri.  
A.B.: L’ho già detto. Non sapevo… ho dovuto parlare con il collega, ieri, il quale mi ha detto sono disposto a fare questa deposizione. Per quanto riguarda la rilevanza, devo dire che anche ieri è stato sentito un signore – che poi stamattina ho letto sul giornale era addirittura l’ottico del dottor Perugini – il signore che ha visto… Su tre giornali di stampa nazionale, dicono che questo signore era l’ottico del dottor Perugini…  
P.M.: Facciamolo dire a lui.  
A.B.: No, c’è sul giornale.  
P.M.: In questa… No, il giornale non è…  
Presidente: Ciò che è sul giornale a noi non interessa.  
P.M.: Facciamolo dire in quest’aula.  
A.B.: Siamo d’accordo, ma è una dichiarazione…  
P.M.: Facciamolo dire in quest’aula.  
Presidente: Gliel’ho detto ieri a proposito di quelle cose…  
A.B.: Certamente, signor Presidente.  
P.M.: Lo vengano a dire in quest’aula, e ha rilevanza.  
Presidente: Le indagini dei giornali non ci interessano assolutamente nulla. È chiaro?  
A.B.: Certamente.  
P.M.: È molto comodo dirlo sui giornali e non in aula.  
A.B.: Non lo sapevo che era ottico del dottor Perugini.  
P.M.: Lo dica il signore, lo dicano i due signori…  
A.B.: Va be’, lo facciamo sentire…  
P.M.: Senz’altro, e allora può avere rilevanza.  
A.B.: E allora faccio istanza…  
Presidente: No… Guardate, signori, stiamo parlando di un’altra cosa. Io vi ho detto e vi ridico…  
A.B.: Certo, signor Presidente.  
Presidente: … che ciò che compare sulla stampa alla Corte non interessa, e non fa stato. E figuriamoci poi in questo processo.  
A.B.: Siamo d’accordo, Presidente, non debba fare stato…  
Presidente: La stampa dica quello che vuole, sono affari suoi.  
A.B.: Però purtroppo qua, qualcosa fa.  
Presidente: Ma in questo processo non ha alcun rilievo. Chiaro?  
A.B.: Sono perfettamente… Io mi…  
Presidente: Allora torniamo a noi. L’avvocato Bevacqua già ieri mi pare avesse anticipato che, in effetti, non aveva potuto citare prima l’avvocato… questo signore di cui non faceva il nome, tra l’altro, perché non lo sapeva. E gli possiamo credere tranquillamente, come abbiamo creduto al Pubblico Ministero.  
P.M.: Ci mancherebbe, Presidente!  
Presidente: Il Pubblico Ministero dice che questa è una questione… questo è un teste comunque non rilevante.  
P.M.: I testi che ho portato io si riferivano all’imputato, all’ imputato…  
Presidente: Allora sentiamo gli Avvocati di parte civile. L’avvocato Fioravanti si associa, ovviamente. AW. Fioravanti: Sì. 
A.S.F.: Remissivi, Presidente.  
Presidente: Remissivi. Va bene. E allora la Corte ritiene che la possibilità di indicazione non c’era, perché il teste si è presentato all’Avvocato solo ieri. La rilevanza teoricamente c’è, e quindi lo ammettiamo.  
A.B.: Grazie , signor Presidente.  
Presidente: Possiamo sentirlo subito allora, eh.  
P.M.: Subito, senz’altro, Presidente.  
Presidente: Avvocato Zanetti, buongiorno. Si accomodi. Allora, per cortesia le sue generalità complete.



G.Z.: Giuseppe Zanetti, nato a Xxxxxxx, , il XX/XX/19XX.  
Presidente: Residente…  
G.Z.: Residente a Firenze, via Xxxxxxx , anagraficamente. Di fatto a Xxxxxxxxxxx.  
Presidente: Va bene. Ci va bene cosi. Legga, per cortesia, quella formula.  
G.Z.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di guanto a mia conoscenza”.  
Presidente: Benissimo. Allora, vuole rispondere alle domande della difesa dell’imputato.  
G.Z.: Sì.  
Presidente: Avvocato Bevacqua.  
A.B.: Avvocato Zanetti, prego di voler dire alla Corte…  
Presidente: Ah, dunque, scusate, vuol essere… consente la ripresa televisiva, o no?  
G.Z.: Sì, sì.  
Presidente: È’ indifferente. Benissimo. Allora potete riprenderlo.  
A.B.: Prego la sua cortesia di volere dire alla Corte perché e come è sorta in lei l’idea e la volontà di riferire in questo processo i fatti che lei conosce, che lei mi ha anticipato ieri e come ci siamo sentiti per questa vicenda.  
G.Z.: Sì. Circa 15 giorni fa, trafficando col telecomando, ho visto una trasmissione, una ripresa di una rete locale. Mi pare che si riferiva a questo processo. Dove un teste riferiva di avere visto un’auto, mi pare, sfrecciargli davanti da una strada laterale e di avere quindi notato quest’auto. Io mi sono ricordato che, presumibilmente nel periodo a cui si riferiva questo teste, siccome allora andavo molto in bicicletta, di avere visto ripetutamente una macchina che, da quello che ricordo io, corrispondeva alla descrizione che questo signore, faceva in luoghi sempre diversi lungo via degli Scopeti, fino a che le ultime due volte che l’ho vista, l’ho vista anche con il proprietario, diciamo, il conducente. Anche se quando io l’ho visto la prima volta, male e di profilo, la seconda volta molto bene di fronte, era a fianco della macchina e non dentro la macchina. Siccome da quello che sentivo mi pareva che questa… che questa circostanza, entrambi, tutto sommato, lui che riferiva ed io che ascoltavo, ci riferissimo allo stesso… alla stessa macchina e alla stessa persona, ieri ho incontrato in udienza, ieri mattina, a Borgo San Lorenzo il figlio dell’avvocato Bevacqua e ho detto: guarda, io conosco, so queste circostanze. Non so se possono servire al processo. Senti tuo padre se possono servire, io posso venirle a riferire.  
A.B.: Ecco, se ci può, mi scusi, indicare, riferire il colore e il tipo di macchina e la persona, se ce la può indicare, se può indicarla, in riferimento all’attuale imputato, il signor Pacciani Pietro.  
G.Z.: Dunque, la macchina, era una macchina piccola. Dico piccola, a quei tempi avevo una R5, su questo livello, senza baule posteriore, spigolosa, direi una FORD… tipo una FORD, una Fiesta e con una profilatura rossa lungo la fiancata, direi, piccola. Due centimetri, un centimetro, due centimetri di lunghezza. La macchina l’ho vista sette, otto, nove volte, in posti sempre diversi lungo via degli Scopeti a fianco della strada… sulla strada asfaltata, su una stradina laterale, in queste condizioni. Le ultime due volte che l’ho vista, quando c’era anche il presumibile occupante, era su uno spiazzo leggermente al di sotto del livello della strada, sulla mia sinistra, a circa dieci metri, in uno spiazzo, appunto, di cipressi, di radici… insomma tipico, mi pare, di quell’altezza. La persona che era a fianco di questa macchina, la seconda volta, direi, nell’atteggiamento di chi è appena sceso dall’auto, era una persona più bassa di me, direi oltre il metro e settanta, presumibilmente intorno a un metro e settantacinque, robusta, un viso largo, ma di guance strette; la bocca molto carnosa, il naso tendente all’aquilino, ma non troppo, capelli sale e pepe, più sale che non pepe, e vestita, entrambe le volte, con un giubbotto di stoffa azzurro, carta da zucchero, più o meno, e un paio di pantaloni beige, beige chiari. Carnagione tendente allo scuro, insomma, leggermente olivastra.  
A.B.: Lei, mi scusi, vede il signor Pacciani.  
G.Z.: Sì.  
A.B.: Poteva essere compatibile questa figura con l’attuale imputato?  
G.Z.: No. Sicuramente no. Oggi lo riconoscerei benissimo se lo vedessi. Sicuramente no. Quello che ho visto io non era certamente il signor Pacciani. 
A.B.: Non ho altre domande, signor Presidente.  
Presidente: Signor Pubblico Ministero.
P.M.: Sì, grazie. Mi interessava un dato che non ho capito. Lei, appena ha iniziato a parlare, ha detto subito: ‘presumibilmente nel periodo’. E chi lo deve presumere non ho capito.  
G.Z.: Sì, lo presumo io e le spiego perché.
P.M.: È il “presumibilmente” che mi ha lasciato un po’ perplesso.  
G.Z.: E le spiego perché. Dunque, in quel periodo io andavo, cioè, giugno…  
P.M.: In quel periodo… ecco, ci dice quale.  
G.Z.: Nel periodo in cui furono uccisi i due turisti francesi a…  
P.M.: Ecco, anche questo non ce l’ha detto, Avvocato. Ancora… ce lo dice ora, ma ancora non ce l’ha detto.  
G.Z.: Sì. Sono ancora qui.
P.M.: Sì, sì, si.  
G.Z.: Io andavo nel giugno e nel settembre, molte volte, uscendo prima dallo studio, andavo a fare spessissimo quella strada che era abbastanza corta, abbastanza impegnativa. Quindi salivo da San Casciano e scendevo gli Scopeti, oppure salivo gli Scopeti e scendevo da San Casciano. Certamente era quel periodo, perché ricordo che, a seguito dell’aver poi letto sui giornali che dopo l’omicidio c’era la gente che andava praticamente in gita, al punto da creare ostacoli alla circolazione, per cui furono necessari i vigili urbani, ritenni opportuno per un certo periodo, di non andare più. Dopo l’omicidio forse sono andato un’altra volta, poi penso che sia cessato il periodo dell’ora legale e quindi non era più compatibile andare dopo lo studio a fare queste girate.  
P.M.: Quindi dopo lo studio era estate, quindi era ancora luce?  
G.Z.: Ancora luce, sì.  
P.M.: Tutti questi incontri sono con la luce.  
G.Z.: Sì, sì. Lì era ancora luce. A volte tornavo a casa che era quasi buio, ma quando ero lì era ancora luce.
P.M.: Quando passava lì era ancora luce. Un’altra cosa che non ho capito molto è questa: dice, “entrambe le volte”, lei ha detto, “l’ho visto vestito… “. È quell'”entrambe” che non ho capito, perché prima aveva detto diverse volte. Come ho capito io, eh.  
G.Z.: Cioè, diverse volte ho visto l’auto. Solo due volte ho visto una persona vicino all’auto.  
P.M.: Una persona… Le altre volte l’auto era ferma senza conducente…  
G.Z.: Sì, sempre ferma senza conducente.  
P.M.: E invece due volte c’era una persona.  
G.Z.: Due volte c’era una persona.  
P.M.: E l’auto era in posti diversi, o era sempre nello stesso posto?  
G.Z.: Sì, tranne le volte in cui c’era una persona, le altre volte sempre in posti diversi.  
P.M.: E, anche questo l’ho capito poco, era in giugno… Lei ha detto: ho cominciato a giugno…  
G.Z.: No, quando ho visto l’auto era sicuramente settembre, perché l’ho vista abbastanza a scadenze molto ravvicinate…  
P.M.: Invece in giugno, scusi, cos’è che faceva? Ha detto…  
G.Z.: No, facevo sempre quella strada lì molto frequentemente, però questi fatti si riferiscono sicuramente al secondo periodo. Interruppi luglio e agosto; a settembre ripresi ed è in questo periodo, sicuramente.  
P.M.: Benissimo, grazie. Non ho altre domande.  
Presidente: Avvocato Santoni, prego.  
A.S.F.: Che età presumib… che età aveva, secondo lei questa persona?  
G.Z.: Be’, secondo me aveva un viso più giovane di quanto i capelli non denunciassero. Mentre i capelli potevano essere di una persona vicino ai 60, il viso, a mio parere, era di una persona di 51-52 anni, ecco.
A.S.F.: Come mai l’ha colpita in maniera particolare da ricordarsi questo…  
G.Z.: Mi ha colpito perché sono passato una volta e ho visto l’auto, d’accordo. La seconda, bene; la terza ho cominciato a dire: toh, guarda questa macchina è sempre da queste parti. Alla quinta, alla sesta… Quando ho visto la persona, incuriosito prima dal fatto chi sarà mai questo che è sempre su questa strada, l’ho guardato con attenzione. Solo per questo.  
A.S.F.: La ringrazio.  
P.M.: Mi scusi, eh, Avvocato. L’ultima domanda. Mi capisce, gliela devo fare. Lei mi dice, e dice alla Corte: io in settembre andavo lì; io ho visto più volte la stessa macchina ferma; io ho visto una persona – e oggi ce la descrive anche abbastanza bene – poi io ci sono andato meno perché c’erano i curiosi. Quindi, lei ci dice che dell’omicidio ha avuto un po’ contezza allora, all’epoca, e il luogo. Ma insomma, Avvocato, come mai, sapendo tutte queste notizie, con mille persone che si sono presentate anche in quest’aula dicendo cose apparentemente meno importanti, essendo anche la sua professione abbastanza legata al mondo della giustizia, quando vede tutti questi curiosi, quando sa che c’è stato un omicidio, non ritiene opportuno far presente che lei era stato colpito dal fatto che lì c’era una macchina bianca con una certa caratteristica che, se lei ce lo diceva allora, poteva consentire quantomeno di identificare questo signore. Cioè, mi sembra un po’ strano che lei, a distanza di nove anni, ci dà la possibilità di dire una Fiesta caratteristica, un signore così e così… Se lei lo diceva in quei giorni, eh, qualche perquisizione a possessori di Fiesta, e per vedere se avevano giubbotti blu, la Procura della Repubblica non la negava a nessuno. Dircelo oggi, capisce, Avvocato, a distanza di nove anni, questo che lei ritiene sia una persona importante alle indagini…
Presidente: Lasciamo stare le considerazioni, facciamo la domanda. Perché…  
P.M.: È questa è la domanda. L’ho già fatta. Perché… No.  
A.B.: Ha visto i peli.  
P.M.: No, un attimo, un attimo, ha visto i peli di Pacciani. È diverso, in questo processo c’è Pacciani.  
Presidente: Silenzio, silenzio! Non facciamo considerazioni. Lasciamo fare.  
G.Z.: Questa macchina per me è diventata importante nel momento in cui ho sentito questo teste che parlava di una macchina come quella.  
P.M.: Ecco.  
G.Z.: In quel momento, vedere sei o sette volte, una macchina ferma al lato di una strada con una persona, ritenevo e ritengo che non avesse niente di allarmante. Prima di affidare la vita di una persona a un’inchiesta come questa, io penso bisogna avere qualche elemento molto più importante di questo. Almeno io la vedo cosi, ecco.  
P.M.: Sì, sì, sì, ma capisce, a un certo punto…  
G.Z.: Poi ho sentito la televisione, ho visto questa macchina, dico, ah, ma allora è quella che ho visto io, presumibilmente, ecco. Solo adesso ho sentito e solo adesso sono venuto a riferire.  
P.M.: Bene, la ringrazio. Molto chiaro.  
Presidente: Avvocato Colao.  
A.C.: Ho capito che lei conosce bene i posti della piazzola dell’85, perché era lì il punto, no? in cui lei transitava con la bicicletta.  
G.Z.: Sì, quella strada, sì.  
A.C.: Poiché la Corte si è trasferita in quel luogo per fare un sopralluogo, le dispiace fare l’itinerario in salita, no? Cioè, per chi viene da Tavarnuzze e va verso San Casciano, no? è via degli Scopeti. Bene. Ci sono… che stradine si trovano prima della piazzola? Se lei se le ricorda.  
G.Z.: Be’, prima di quale piazzola? Quella dove ho visto la macchina io?  
A.C.: Della piazzo… perché c’è la piazzola dell’omicidio, del duplice omicidio dell’85…  
G.Z.: Sì, adesso io, esattamente…  
A.C.: … è una piazzola, è uno slargo in cima alla salita, ecco. In cima alla salita, quella è la piazzola.  
G.Z.: Sì.  
A.C.: Del duplice omicidio dei francesi.  
G.Z.: Sì.  
A.C.: Ecco, prima della piazzola ci sono due stradine? Se lei si ricorda…  
G.Z.: Io ricordo due strade sulla destra, prima di questa piazzola, perché penso sia…  
A.C.: Sulla destra.  
G.Z.: … presumibilmente di fronte al muro perimetrale di una villa sulla sinistra, o quasi in corrispondenza.
A.C.: Sono sulla destra, si, esatto.  
G.Z.: Sulla destra ci sono due stradine: una in basso, quando il bosco è ancora un bosco di querce. Poi, mi pare, più in alto, quando la strada comincia quasi ad essere meno ripida la salita. Questo…  
A.C.: Bene. Nelle sue osservazioni, quest’auto che lei ha riferito essere una FORD Fiesta bianca col righino rosso – è stato molto dettagliato – l’aveva vista parcheggiata in una di queste due stradine…  
G.Z.: Sì.  
A.C.: … precedenti…  
G.Z.: Nella prima sicuramente si. Cioè, per prima intendo quella all’inizio della salita, quando ancora c’è vegetazione di querce. In quella…  
A.C.: L’ha vista parche…  
G.Z.: Sì.  
A.C.: Ecco, nell’interno, o vicino la strada? Perché quella stradina…  
G.Z.: Sì, era par…  
A.C.: … si addentra.  
G.Z.: Si. La parte posteriore dell’auto sarà stata a due metri dall’asfalto.  
A.C.: Quindi era col muso verso l’interno del bosco.  
G.Z.: Col muso verso il bosco.  
A.C.: Bene. E poi l’ha rivista ancora nella stessa posizione, o ancora in un’altra piccola stradina che c’è sopra?  
G.Z.: L’altra di cui parlo io, l’altra stradina mi pare di no. L’ho vista in altre posizioni, in slarghi dell’asfalto, sull’asfalto stesso, sul prato a fianco… Nella seconda strada mi pare di no.  
A.C.: Ecco, e poi anche su questa piazzola proprio in cima alla salita?  
G.Z.: Una piazzola sulla sinistra per chi sale, leggermente più bassa, rispetto al piano stradale, a 15-20 metri dall’asfalto.  
A.C.: Ho capito.  
G.Z.: Questa piazzola si trova già quando… dove la vegetazione cambia, cioè dove la vegetazione diventa di pini, mi pare.  
A.C.: Senta, scusi, lei ha descritto anche l’uomo, ecco. Non ha mai guardato fotografie dell’epoca? Perché naturalmente ora siamo nel ’94 e quelle erano fatti dell’85, quindi sono 10 anni fa. 10-12 anni fa.  
G.Z.: Credo di no.  
A.C.: Ecco, non ha mai avuto modo di vedere fotografie dell’imputato, dell’epoca, sulla stampa?  
G.Z.: All’epoca probabilmente sì. Insomma, penso di si.  
A.C.: No, non lo so. E se gli mostrassero queste fotografie, lei sarebbe in grado di vedere se corrispondessero all’imputato?  
G.Z.: Io sono sicuramente in grado di riconoscere quella persona. Se sono in grado di identificarlo in delle fotografie, be’. Se sono fotografie di quella persona, penso di sì, insomma.  
A.C.: Se il Presidente, a questo punto, mi consente, io rivolgo anche un’istanza. Cioè che gli vengano mostrate delle fotografie dell’imputato in anni naturalmente… quando era più giovane e scarno in viso. Visto che ora è ingrossato e ingrassato.  
Presidente: Quella … mi sembra sia la festa dell’uva.  
A.B.: È un problema di altezza, comunque non ci sono problemi.  
A.C.: Bene. Grazie, non ho altre domande. Presidente, la mia istanza è rivolta, e vorrei che lei ne prendesse atto.  
Presidente: Avete altre domande?  
P.M.: Nessuna.  
Presidente: Abbiamo… Avete, per caso sottomano la foto della festa dell’uva? Sennò dobbiamo andarla a prendere di là. No.  
P.M.: Se… qualche minuto, si può procurare.  
Presidente: Sospendiamo due minuti. Avvocato, se non le dispiace trattenersi solo cinque minuti. 
P.M.: La cerchiamo noi o c’è nel…  
Presidente: Cerchiamola tutti e due.  
P.M.: Bene, bene, Presidente.  
Presidente: Chi la trova prima…

DOPO LA SOSPENSIONE  

Presidente: State comodi, prego. Dunque, allora le affannose ricerche di queste foto, erano nel faldone numero 2, e hanno avuto esito negativo. Evidentemente hanno cambiato collocazione. Le troveremo. Abbiamo questa fotocopia… Direi che a questi fini, salvo poi quando le ritroviamo possiamo anche richiamare l’Avvocato, è questa foto qua, che è una fotocopia, appunto. 
P.M.: Abbastanza nitida, per la verità.  
Presidente: Abbastanza nitida, direi. Quindi se l’Avvocato la vuole vedere… Ed è la fotocopia dell’originale, chiamiamolo cosi, che abbiamo in atti.  
P.M.: Che è un ingrandimento di una foto piccola.  
Presidente: Direi questa poi mi sembra la migliore riuscita. Guardi pure, Avvocato. Si sieda là, perché senza microfono sennò…  
P.M.: Già, bisogna indicargli qual è, sennò…  
G.Z.: Sì, sì. Si vede benissimo.
P.M.: Si capisce.  
Presidente: Direi che insomma, almeno questo… È abbastanza agevole riconoscerla.  
G.Z.: Da questa fotocopia sicuramente la persona che ho visto io era un’altra persona.  
Presidente: Era un’altra persona, ecco. Benissimo. Sicuramente, quindi, anche con questa foto, lei conferma che proprio non era quella persona.  
G.Z.: Sì.  
Presidente: Mi scusi, Avvocato. Me lo può allora ridescrivere? Mi scusi, perché forse mi è sfuggito qualche particolare, o forse… Allora, si trattava di una persona, lei ha detto…  
G.Z.: Sei, sette, otto centimetri più bassa di me, per quello che potevo vedere però dalla mia posizione rialz…  
Presidente: Lei è alto quanto?  
G.Z.: Uno e ottantadue.  
Presidente: Uno e ottantadue.  
G.Z.: Però io mi trovavo in una posizione rialzata, quindi magari forse l’altezza è la cosa cui posso…
Presidente: Uno e settanta ci poteva stare, lei…  
G.Z.: Direi più alto di uno e settanta.  
Presidente: Anche leggermente…  
G.Z.: Sì, più alto. Era una persona…  
Presidente: E di corporatura com’era?  
G.Z.: Robusto, non corpulento, ma robusto. Cioè una persona…  
Presidente: Longilineo, diciamo?  
G.Z.: No, una persona… non longilinea, però, ecco, come me. Cioè, robusto, senza avere pancia…  
Presidente: Senza avere pancia…  
G.Z.: Un naso leggermente tendente all’aquilino, diciamo cosi, leggermente. E quello che ricordo molto bene…  
Presidente: Comunque leggermente olivastro, lei ha detto.  
G.Z.: SI, una carnagione scura, comunque, insomma. Una bocca molto carnosa…  
Presidente: Una bocca molto carnosa.  
G.Z.: Direi due occhi… se potessi… se potessi fare un’immagine… a aquilotto. Cioè due occhi penetranti, due occhi vividi, di quelli che colpiscono.  
Presidente: Capelli, me li descrive… aveva molti capelli, pochi…  
G.Z.: Capelli piuttosto sullo… direi leggerissimamente mossi, ma sullo schiacciato, sale e pepe, direi. Ma come dicevo, un pochino più tendenti…  
Presidente: Aveva segni di calvizie…  
G.Z.: No. La leggerissima stempiatura, qui, perché erano all’indietro. Mi pare una leggera stempiatura, non ricordo molto pronunciata. Era vestito come le ho detto… Una persona, nel complesso, direi, distinta, con un…  
Presidente: Si presentava bene.  
G.Z.: … buon… un bell’uomo, si. Si presentava bene.  
Presidente: Si presentava bene. Senta, il viso era ovale, quadrato… non so.  
G.Z.: Il viso era un viso proporzionato alla corporatura. Direi, largo qui, e tendente notevolmente allo scavato sulle guance.  
Presidente: Sulle guance. Quindi l’angolo… sotto gli occhi.  
G.Z.: Quindi direi piuttosto marcati gli zigomi, resi marcati da questa chiusura della faccia piuttosto… anche questa, ecco dicevo un aquilotto. Piuttosto penetrante, insomma. Piuttosto…  
Presidente: Aveva il mento a punta? Come?  
G.Z.: No, il mento non me lo ricordo, niente di… regolare.  
Presidente: Regolare. Va bene. Signori, avete altre domande da fare all’Avvocato?
P.M.: Nessuna, Presidente, grazie.  
A.C.: Presidente…  
Presidente: Avvocato Colao…  
A.C.: Ecco, prima che sia licenziato il teste, lei si ricorda il colore della macchina?  
G.Z.: La macchina era sicuramente chiara. Poteva essere bianca, grigia, molto chiara… Comunque una macchina chiara, ecco.  
A.C.: Ecco, perché questo mi pare non è stato detto.
Presidente: Lei ricorda il particolare di questa striscia…  
G.Z.: Una modanatura rossa.  
Presidente: Rossa.  
G.Z.: Sì. Lungo, direi, tutta la fiancata.  
A.C.: Grazie, non ho altre domande.  
Presidente: Altre domande, signori?  
P.M.: Nessuna il P.M.  
Presidente: Credo si possa licenziare l’Avvocato.  
P.M.: Senz’altro.  
Presidente: Il periodo è quello, perché lei lo collega a quello.  
G.Z.: Il periodo è quello, perché lo collego a quello e perché l’anno successivo, essendo in bicicletta in Francia, l’anno in cui la Francia ci battè ai mondiali, ricordo che avevo una maglia tricolore e tutti i francesi, passando, mi strombazzavano e mi pigliavano in giro, perché mi dicevano: sei stato tutta l’estate scorsa agli Scopeti ad allenarti e poi sul Mont Vantou sei arrivato ultimo. Era indubbiamente quello.  
Presidente: Va bene.  
A.B.: Scusi, comunque esclude che quella persona che lei ha visto bene, perlomeno due volte, dovesse essere…  
Presidente: Lo ha escluso nettamente.  
A.B.: … potesse essere l’attuale imputato.  
Presidente: Pacciani.  
G.Z.: Sì.  
Presidente: Lo ha escluso in maniera nettissima.  
G.Z.: Sì.  
A.B.: Grazie, grazie.  
Presidente: Può andare. Grazie, Avvocato, buongiorno.

Presidente: Proseguiamo allora. A chi la parola? A lei, avvocato Bevacqua? Avvocato… 
A.B.: Veramente il Pubblico Ministero…  
Presidente: Come vi siete messi d’accordo? Non lo so.  
P.M.: Sì, ci siamo messi d’accordo, chiedo scusa se interferisco, c’era la parte civile che aveva quei due testi che sarebbe bene sentire, perché hanno impegni vari.  
Presidente: Non c’è problemi.  
A.S.F.: Allora se si può chiamare Massa Rosina.  
Presidente: Massa Rosina. 
Presidente (fuori microfono): Andiamo avanti, poi facciamo l’inventario. 
A.S.F.: Massa Rosa, Rosina… 
P.M.: È andata in bagno ?!? Allora chiamiamo l’altro. 
A.S.F.: Mucciarini Piero. 
Presidente: Avvocato Santoni, ci vuol ricordare questi testi? Chi sono, tanto per…  
A.S.F.: Dunque, Massa Rosa, Rosina, Presidente, era la moglie, anzi lo è ancora, di Salvatore Vinci.  
Presidente: Mi pare l’avevamo ammessa… 
A.S.F.: Certo, Presidente.  
P.M.: In sostituzione…  
Presidente: In sostituzione di, vero?  
P.M.: Di Salvatore Vinci.  
Presidente: Bene.  
A.S.F.: Mentre Piero Mucciarini, sposato a una sorella di Stefano Mele, sui fatti del ’68.  
Presidente: Il signore non è Massa Rosina, evidentemente, ma ci va bene lo stesso.  
P.M.: È uno dei testi ammessi dall’inizio, forse.  
Presidente: Benissimo.  
A.S.F.: Sì, è uno dei testi proprio…  
Presidente: Oh, dunque, questo lo sentiamo ai sensi del 210? Domando?  
P.M.: Sì, sì. Direi di si. Cioè, lo so… sarebbe opportuno, poi…  
Presidente: Direi di sì.  
P.M.: È stato imputato di altro procedimento. Indubbiamente…  
Presidente: C’è l’avvocato Bellotti. Avvocato, prenda una toga, si avvicini. Se la faccia prestare, magari. Vogliamo dare una seggiola all’avvocato Bellotti? Oppure può stare anche…  
P.M.: Può stare fra il banco dei difensori.  
Presidente: Può stare anche lì, Avvocato. Senta, vuol dare le sue generalità? Innanzitutto non consente il signore la ripresa televisiva e quindi non deve essere ripreso. Le immagini, se le avete riprese fin d’ora, non devono essere trasmesse. Vuol dare le sue generalità signor Mucciarini, per cortesia?



P.M.: Mucciarini Piero. 
Presidente: Nato a?  
P.M.: A Xxxxxxxxx, provincia di Xxxxxx.  
Presidente: Residente il?  
P.M.: Come?  
Presidente: In che data è nato?  
P.M.: Il XX/XX/XX.  
Presidente: XX/XX/XX. Residente?  
P.M.: In Xxxxxxxx.  
Presidente: In Xxxxxxx, va bene. Senta, lei qui dovrebbe essere sentito come teste. Tuttavia siccome è stato imputato in un procedimento che indubbiamente è connesso a questo, se vuole ha facoltà di non rispondere. Intende rispondere?  
P.M.: Mah, io preferirei di non rispondere, con quello che ho passato…
P.M.: È un suo diritto.  
Presidente: Non le possiamo dare torto, naturalmente. Quindi non intende rispondere. Signori, è tutto. Quindi lo congediamo, può andare grazie. 
A.S.F.: Presidente, chiedo che vengano acquisite allora le sue dichiarazioni. 
P.M.: Certo.  
A.S.F.: Io ho rinvenuto soltanto due interrogatori, ma forse sono i più importanti, che sono quelli resi nel 1982, sui fatti specifici del 1968.  
Presidente: Va bene, Avvocato.

Presidente: Sentiamo la signora Massa Rosina. Si accomodi signora.
Rosina Massa: Non voglio fotografie.
Presidente: Non consente la ripresa televisiva quindi nè fotografie nè riprese televisive per la signora. Legga quella formula signora.
R.M.: Allora, consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Benissimo signora. Ci vuol dare le sue generalità per cortesia? Quando è nata, il suo nome, tutto…



R.M.: Vuole sapere quando sono nata io?
Presidente: Le sue generalità complete, quando è nata e dove.
R.M.: Allora, 1935, Domusnovas a Cagliari.
Presidente: Hai capito tutto Silvia? E dove risiede signora?
R.M.: A Firenze, momentaneamente il comune siccome sono sfrattata sono alla pensione Benvenuti.
Presidente: Benissimo, senta vuole rispondere alle domande che le farà prima l’avvocato Santoni e poi..
R.M.: Certo! Di quello che so…
Avvocato Santoni: Non è mai stata imputata presidente, mi risulta.
Presidente: Avvocato, io non lo so, se a lei risulta…
A.S.: No, no, non è mai stata…
P.M.: In questo procedimento no. In altri non lo sappiamo noi.
Presidente: Possiamo domandarglielo.
A.S.: Anzi ha sempre tenuto un comportamento molto sincero.
Presidente: Sarà stata sentita ma imputata veramente non mi pare.
A.S.: No, no, no.
Presidente: Allora prego le domande.
A.S.: Lei è sposata con Salvatore Vinci signora?
R.M.: Certo
A.S.: Quando l’ha conosciuto?
R.M.: Quando l’ho conosciuto?
A.S.: Si.
R.M.: Vi devo elencare tutta la mia vita fino a oggi?
A.S.: No semplicemente
Presidente: No, no signora
A.S.: Come ha conosciuto Salvatore Vinci
R.M.: Allora, io l’ho conosciuto, soltanto conosciuto e poi ci siamo persi di vista, nel ’55 al primo compleanno della mia sorella, la mia sorella è nata nel ’54, e io, perchè veniva a suonare la fisarmonica, che lavorava al mio paese in una ditta di Villacidro faceva le scuole popolari e le case popolari.
A.S.: Quando vi siete sposati?
R.M.: Mah, io mi sono sposata nel ’62 perchè l’ho rincontrato qui a Firenze
A.S.: E vi siete sposati nel 1962
R.M.: Il 23 aprile del ’62
A.S.: Ha conosciuto amici di suo marito per esempio un certo Biancalani?
R.M.: Si che lo conosco benissimo.
A.S.: Anche sua moglie Gina?
R.M.: Si, si, si tutti e due. Mi piacerebbe che fossero qui.
A.S.: Forse anche a noi signora. Ci vuole dire che cosa è successo con costoro a un certo punto, esattamente durante una certa pasquetta, si ricorda questi fatti?
R.M.: Una certa pasquetta?
A.S.: Un paio di anni dopo che vi eravate sposati… …come iniziarono i rapporti con Biancalani?
R.M.: Sono successe tante cose. Questo bisognerebbe che voi andaste a…
A.S.: No signora, ce lo dica lei, lei se lo deve ricordare senz’altro. Lo ha detto, se ce lo può ripetere.
R.M.: Si, il Biancalani e la moglie l’erano gli amanti di letto di mio marito e a me mi ha obbligato a partecipare, ecco.
A.S.: Tutti e due erano amanti di Salvatore Vinci?
R.M.: Si, tutti e due, eh! Marito e moglie!
A.S.: Ma lui aveva rapporti sia con l’uomo che con la donna?
R.M.: Si, si.
A.S.: Senta una cosa signora, questo è piuttosto importante, lei fu sorpresa, penso,  quando lui glieli portò a casa e poi anche nel letto suppongo, no? Suo marito la picchiava per questo..
R.M.: Per me fu un trauma, proprio come se sprofondassi sotto terra, infatti a quell’episodio lì mio marito a me mi scese dalle spalle.
A.S.: Ma la picchiava suo marito?
R.M.: Si, però, mi obbligava, mi picchiava, trovava ogni scusa era buona per darmele, perchè io non volevo accettare questi rapporti.
A.S.: Dopo questi fatti signora, lei si ricorda se Salvatore aveva dei rapporti con il Biancalani?
Presidente: Dunque, un momentino però, francamente io non vedo cosa c’entra questo…
A.S.: Presidente, già nella nostra richiesta introduttiva..
Presidente: Diciamo se per caso anche Pacciani, scusi eh…
P.M.: Ecco, la domanda forse più opportuna, prima…
A.S.: Ci arriviamo…
Presidente: Non possiamo parlare di Salvatore Vinci, dei suoi costumi sessuali..
A.S.: Ora si arriva ad una domanda che poi chiarirà tutto.
Presidente: Magari allora arriviamoci velocemente
A.S.: Presidente è la prossima, dopo questa iniziazione, chiamiamola così, suo marito le portava spesso delle persone in casa?
R.M.: Si qualche volta me le portava anche a casa.
A.S.: Altre volte dove?
R.M.: Altre volte fuori.
A.S.: E dove li trovava queste persone? Erano suoi amici oppure…
R.M.: Parecchie volte alle Cascine
A.S.: Li andava a cercare alle Cascine
R.M.: Lui.
A.S.: Anche in altri posti?
R.M.: No, che mi ricordi io no.
A.S.: Quindi lui gli ha portato, c’erano parecchie persone che lui le portava in casa, diciamo così.
R.M.: Si, si ma ci andava lui però eh.
A.S.: Certo che ci andava lui. Ecco, quanto tempo è durata questa cosa?
R.M.: Eh molti anni.
A.S.: Molti anni. E lei quando poi si è stancata di questa situazione piuttosto incredibile e lo ha lasciato?
R.M.: Non ho capito
A.S.: Quando lei si è stufata e se ne è andata? In che anno?
R.M.: Me ne sono andata perchè ero stufa che mi picchiava per un non nulla, si comportava male…Davanti ai Biancalani, davanti ad altre persone…
A.S.: E pretendeva queste cose. In che anno signora?
R.M.: E’ incominciato subito a comportarsi così qualche anno prima del …
A.S.: No, quando lei lo ha lasciato?
R.M.: Ah, nell’80!
A.S.: Nel 1980.
R.M.: Si il 7 di luglio del 1980
A.S.: Allora veniamo alla domanda che più ci interessa. In questi anni , lei ha mai conosciuto Pietro Pacciani? Questa persona che lei vede ora sul banco degli imputati. Vede nessuno che lei conosce?
R.M.: No mai vista, io l’ho visto attraverso la televisione.
A.S.: Ma lei non si ricorda assolutamente di averlo visto?
R.M.: No, no io non so neanche chi sia.
A.S.: Fra queste persone che suo marito le ha portato in casa non riconorda assolutamente Pietro Pacciani.
R.M.: No assolutamente no.
Presidente (Fuori microfono) : Pacciani no.
A.S.: Un’altra domanda signora, gli ha mai detto suo marito che Stefano Mele non poteva arrivare da solo sul luogo del delitto?
R.M.: Senta avvocato, io non so…la mia supposizione
A.S.: No, non voglio supposizioni
Presidente: No, no, si parla di fatti signora.
R.M.: Di?
Presidente: Suo marito, di circostanze, se suo marito le ha mai detto…
R.M.: No, no, no. Io non l’ho mai sentito a mio marito dire a lui gli hanno messo la pistola in mano perchè qualcuno l’ha portato, no, non l’ho mai sentito dire.
Presidente: Nè che Natalino fosse stato portato dal luogo del delitto fino…
R.M.: Si, quello si leggeva sui giornali però tutto opinioni nostre personali che non… …un bambino di sei anni non poteva arrivare in quel casolare da solo, lo capisci anche da solo questo, qualcuno l’ha portato per forza, secondo il mio giudizio.
Presidente: Va bene, va bene.
A.S.: No, io le ho fatto un’altra domanda, che Stefano Mele, non il bambino, il padre, non poteva arrivare da solo sul luogo del delitto.
R.M.: Non lo so mica io
A.S.: Lei lo ha detto signora. A questo punto glielo contesto.
R.M.: So che aveva una vespina
Presidente: Allora glielo contesti.
A.S.: Glielo contesto, “Stranamente”, lei dice nell’interrogatorio del 15 aprile 1985, “Francesco non ha mai detto o fatto nulla contro Salvatore, a quel che ho capito, Salvatore ce l’ha con Francesco ma non so per che cosa. Parlandone con Salvatore questi mi ha detto che Stefano non poteva andare da solo sul luogo del delitto e che è probabile che qualcuno, suo amico, ce l’abbia accompagnato con qualche veicolo.”
R.M.: Ah ecco, me lo ha detto mio marito a me…
A.S.: Glielo ha detto suo marito a lei.
R.M.: Non me lo ricordavo più. E’ meglio che me lo rilegga perchè… …non lo so.
A.S.: Allora presidente non ho altre domande, chiedo l’acquisizione del verbale usato per la contestazione.
Presidente: Signori avvocati di parte civile avete altre domande? Nessuna. Signor  Pubblico Ministero?
P.M.: Nessuna domanda. Grazie.
Presidente: La  difesa?

Avvocato Bevacqua: Signora lei sa dov’è nato suo marito?
R.M.: Dov’è nato? Mio marito? A Villacidro.
A.B.: Lei sa se c’era a Villacidro un parente della prima moglie, quella che fu suicidata?
R.M.: La Barbarina Steri?
A.B.: Lei sa che fu suicidata questa… Si suicidò, cioè, scusi…
Presidente: Attenzione, attenzione, io avvocato…
P.M.: Fu suicidata?
A.B.: No, no ma io non so da chi…
Presidente: La devo richiamare perchè alla fine lei rischia grosso
R.M.: No, io prima di sposarmi con mio marito
Presidente: Non si dice fu suicidata quando
A.B.: Si suicidò, si suicidò, chiedo scusa signor presidente, c’è, c’è stata un’indagine sul punto ed è stata arrestata anche una persona
Presidente: Poi però si è chiuso e lei sa come, quindi, motivo di più…
P.M.: Quindi le sentenza vanno…
Presidente: Io lo faccio per il suo interesse, siamo in pubblica udienza, pesi le parole perchè potrebbe essere pericoloso, a qualcuno viene poi l’idea…Hai capito?
A.B.: Io non ho detto nè la persona, chi l’ha suicidata, nè… Senta signora, chiedo scusa, lei sa se c’è una persona che andò a finire in Olanda? C’era un amico di suo, una persona di Villacidro (Franco Aresti n.d.r.) che andò in Olanda, morì in Olanda e questa persona aveva una pistola… …non sa nulla di questo?
R.M.: Avvocato io non so di tutte queste cose perchè le amicizie di mio marito oltre a quelle di Biancalani io non le conosco altre e gli spostamenti che lui faceva da casa e le amicizie fuori casa, neanche di quelle, e mio marito non era uno che veniva a raccontarle a me, perchè sapeva che prima o poi in un litigio o altro io gliele avrei rinfacciate. Capito? Quindi, lui con me non si confidava, se c’è qualcuno che sa qualchecosa, ma io dubito anche di questo, perchè lui era molto riservato, teneva le cose per se, magari scoppiava dal nervoso o da qualche cosa ma non confidava mai niente della sua vita privata. Quindi io non conosco tutte le amicizie di mio marito all’infuori di questo Biancalani, altre io non posso dire, di questo poi di Olanda poi bho, non lo so. Niente, a me non mi confidava niente, niente a me mi confidava, perchè sapeva, glielo ripeto, che se in un litigio, qualsiasi o che, perchè lui maneggiava le mani ecco, allora io a voce alta, gliele avrei rinfacciate tutte queste cose e allora lui con me non… capito? Niente.
A.B.: Signora, scusi tanto, suo marito dove lavorava? Che lavoro faceva?
R.M.: Mio marito prima era muratore, fino all’80 che quando io sono andata via di casa lui ha cambiato mestiere, fa quello dei serramenti…
A.B.: Ma lavorava a Firenze oppure fuori Firenze?
R.M.: Ha lavorato a Prato, a Calenzano, quando avevamo i bambini piccoli era sottoposto, lavorava a Prato, a Calenzano dove ha conosciuto il signor Biancalani che a me me lo ha fatto conoscere dopo tanto tempo. Biancalani era giovanotto allora, quando l’ha conosciuto lui e si è sposato mentre conosceva, ha conosciuto la nostra famiglia.
A.B.: Senta signora suo marito non è mai stato fuori dalla provincia di firenze a lavorare? Non lo sa?
R.M.: Non so niente.
A.B.: Nessun’altra domanda.
Presidente: Altro signori? Possiamo licenziare la signora?
Avvocaro Fioravanti: No, no.
Presidente: Avvocato Fioravanti prego.
A.F.: Ecco signora lei ha saputo mai o ha visto mai a suo marito una pistola?
R.M.: Mai. Armi in casa mia non ce ne sono mai stati.
A.F.: Ecco, lei nel 1968 era ancora la moglie, era insieme?
R.M.: Nel ’68? Certo! Aspettavo l’ultimo figlio. Fino all’80, gli ho detto.
A.F.: Sapeva o poteva immaginare che suo marito avesse qualche altra relazione oltre che con lei?
R.M.: Eh ce ne aveva tante.
A.F.: Poteva sapere lei o immaginava che fosse nato qualche figlio da qualcuna delle relazioni?
R.M.: No, infatti io scherzando gli ho detto ma questo bambino ci ha sei anni, il bambino di Stefano Mele, non sarà mica stato tuo?
A.F.: Ecco era questa la risposta che mi interessava.
R.M.: Non era quella?
A.F.: No era questa la risposta che mi interessava.
R.M.: Gli ho detto sarà mica tuo?
Presidente: E lui cos’ha risposto?
R.M.: E lui m’ha detto: -Ma che sei pazza? Quello è di suo marito. Non è mio.- Ma andavate a letto insieme-  ho detto io e poi nel ’68 quando ho scoperto che la relazione sua non era ancora finita con la Barbara, con la Locci, l’ho scoperto proprio quando aspettavo..
A.F.: Ha scoperto anche quando era iniziata questa relazione con la Locci?
R.M.: No perchè io quando era iniziata non lo conoscevo, cioè no non lo conoscevo, non lo avevo ancora incontrato.
A.F.: Quando ha conosciuto Salvatore Vinci.
R.M.: Al porto che lui mi chiese: “Ma non sei la figlia di Pietro Massa? La sorella di Giuseppe, il muratore, che abbiamo fatto le case insieme”, dice, e insomma m’ha ricordato tutte queste cose, siccome io non ero, andavo a prendere la nave con questo impiccio dietro, non volevo e non volevo che mi attaccasse alle costole per dir la verità e ho detto: “No non ti conosco, non ti ricordo”  e lui “Ma ti ricordi nel ’55 son venuto a suonar la fisarmonica a casa tua?”  e qui a destra, sinistra, e mia madre ha detto: “Ma come ti chiami?”, dice “Mi chiamo Salvatore Vinci”  m’ha detto: “Ti ricordi tutti quei ricciolini neri”,  “Va bene, gli ho detto, ne ho incontate tante di persone con i ricciolini neri” ma io dopo un pò me lo sono ricordato bene, insomma, e gli dico: “E che fai?”, “Sono stato a votare poi prendo le mie sorelle e me le porto a Lastra a Signa”, m’ha detto, dice: “Fai il viaggio insieme a noi?”, dice “Dove sono le tue…”
PM: Presidente, non so se è influente il viaggio di quarant’anni fa della signora…
R.M.: Ah beh, insomma se vi interessa io gli racconto come…
Presidente: No, no, a noi
R.M.: E da lì abbiamo cominciato a frequentarci e non ci siamo più lasciati, per mia disgrazia.
A.F.: Ecco, io volevo chiederle, lei ha mai abitato in Firenze vicino a Piazza Tanucci?
R.M.: Si in Via Piero Cironi è la strada che io ho abitato fino a…
Presidente: Via, via…
R.M.: Via Piero Cironi
Presidente: Via Piero Cioni
R.M.: E’ una traversa di Via Corridoni, Piazza Tanucci, certo, sono stata sfrattata da quella casa.
A.F.: Ecco, sono venuti i Carabinieri da lei o la polizia per fare indagini nel ’68?
R.M.: Si, ne sono venuti anche con quelle luci, hanno sfasciato mezza casa a cercare la…
Presidente: La pistola.
R.M.: Si, nel tetto avevamo fatto due controsoffitti perchè erano troppo alti e per mantenere un po’ più di calore in casa per non andare tutto… …mio marito aveva fatto due controsoffitti e si sono infilati anche lì dentro hanno sfasciato tutto ma non hanno trovato nulla.
Presidente: Hanno buttato all’aria… Va bene.
A.F.: E’ stata sentita lei dai carabinieri in quel periodo signora? O dalle forze dell’ordine? Sentita, interrogata?
R.M.: Si, nell’85.
A.F.: Ecco, perchè lei ha detto sicuramente, stavo cercando ma non lo trovo, però, mi vuol confermare se nel ’68, il giorno in cui c’è stato l’omicidio a Lastra a Signa…
R.M.: Mio marito non era a a casa, quello voleva sapere?
A.F.: Non era a casa. E quando è rientrato suo marito a casa?
R.M.: Io di preciso l’orario non me lo ricordo, però non era rientrato.
A.F.: Ma rientrava sempre a casa suo marito?
R.M.: E’ rientrato il giorno dopo, succedeva spesso, spariva due, tre giorni e poi…
Presidente: Va bene, va bene. Benissimo. La signora può andare.
PM: Senz’altro presidente.
Presidente: Proseguiamo allora, signori. P.M. fuori microfono: Come credi eh… sennò… Allora sentiamo Lamperi. Va bene Lamperi?  
P.M.: Sentiamo l’ispettore Lamperi, allora?  
Presidente: Ispettore Lamperi. Allora ispettore, sieda. Non ricordo se lei era stato sentito prima. L’avevamo già sentito prima? No. Allora le sue generalità, caro ispettore.



R.L.: Ispettore della Polizia di Stato, Lamperi Riccardo, in servizio presso la Squadra Mobile di Firenze.  
Presidente: Basta cosi. Legga la formula sacramentale.  
R.L.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di guanto è a mia conoscenza.”  
Presidente: Risponda alle domande del Pubblico Ministero, per cortesia.  
P.M.: Ispettore, lei, sappiamo oramai tutti, che fa parte della SAM, volevo sapere da quando?  
R.L.: Io sono entrato in servizio alla SAM dal luglio del 1990.  
P.M.: E alla Squadra Mobile da quanto?  
R.L.: Alla Squadra Mobile di Firenze sono in servizio dal 1 agosto 1985, proveniente da altra Questura.  
P.M.: Ispettore io vorrei chiederle poche cose, ma due per l’esattezza sono molto particolari. Una riguarda il sequestro che avete fatto a Pacciani, a casa, di una scatola di matite che vorrei mostrare un attimo, perché ritengo importante. Ecco, vorrei far vedere… bisognerebbe cercare di leggere il più possibile, Faber Castell, Germany… Vogliamo leggere la didascalia, per cortesia prima? Ecco. Come sopra facciata posteriore. 
Presidente: Foto N. 4, è la scatola verde.  
P.M.: Bene, vista chiusa. Allora vogliamo vedere la foto prima e la foto dopo?  
Presidente: … Con all’interno i pastelli Faber and Castell, numero 843.  
P.M.: Ecco, è importante 843, ecco questa è la parte anteriore, vogliamo vedere: “confezione di cartone contenente matite colorate marca Faber Castell, vista chiusa facciata frontale”. C’è una figura, poi, vedremo. Ispettore, innanzitutto, lei ricorda quando fu sequestrato questo… questa scatola?  
R.L.: Sì, fu sequestrata nella perquisizione effettuata il 13 giugno del 1992 a casa dell’imputato Pacciani Pietro.  
P.M.: Ricorda se avete fatto qualche accer… è stato fatto dalle SAM qualche accertamento presso la Faber-Castell dato che, almeno apparentemente, sembra una scatola con scritte in tedesco, per vedere quando come e dove era commercializzata questa scatola in Italia, il periodo…  
R.L.: Certamente.  
P.M.: Ricorda se ha dei documenti originali della concessionaria italiana?  
R.L.: Dunque, noi abbiamo fatto come ufficio SAM un accertamento che figura in una informativa indirizzata alla Procura, datata 9 luglio 1992.
P.M.: La perquisizione ha detto è del giugno.  
R.L.: È del 13 giugno del ’92.  
P.M.: Quindi voi fate questo accertamento su questa scatola.  
R.L.: Sì, per la precisione debbo dire che la informativa riguardava tutta una serie di punti evidenziati da Pacciani Pietro in un suo memoriale del 30 giugno del ’92, dove lui in relazione alle perquisizioni subite, precisava punto per punto la sua versione dei fatti. Cioè come lui era in possesso di certe cose.  
P.M.: Il memoriale ce l’ha la Corte.  
R.L.: Tra le quali anche le matite. Poi, si andava a toccare anche lo straccetto a fiorellini verdi…  
P.M.: Parliamo delle matite mi scusi.  
R.L.: L’accertamento fu fatto presso la Ditta Facma o Fachema SAS di Milano, presumo, comunque l’importatore per l’Italia delle matite Faber-Castell. Ci sono dei fax a questo proposito che sono allegati all’informativa, dove si evince che questo tipo di matite, questa confezione, questa scatola, contraddistinta dal numero di codice 843, mi sembra, quello che figurava lì, era un numero di codice pertinente esclusivamente a quel tipo di matite, era una confezione scarsamente commercializzata in Italia e sicuramente fra gli anni ’74 e ’84, quindi dieci anni, dopodiché la produzione delle matite Faber-Caster, quel tipo di matite cessò anche a Norimberga, dove c’era la casa madre ma prosegui in Brasile e la concessionaria per l’Italia ci diceva anche che nel corso degli anni dal ‘79 al ‘83 nella provincia di Firenze e in Firenze erano state commercializzate non più di 72 astucci di quel tipo.  
P.M.: Comunque erano commercializzate in Italia, poco, ma anche in Italia.  
R.L.: Sì. E avevano anche un’altra caratteristica, quegli astucci, cioè che sul fronte avevano o scene di animali o paesaggi o scene di sport. Nella fattispecie la scatola mostra dei corridori che gareggiano su una pista di atletica. Indicava pure la concessionaria Italiana, le cartolerie in Firenze e in Toscana, dove questa scatola era commercializzata. In Firenze abbiamo una cartoleria Pistoj, nella zona di Firenze Nova, una cartoleria Bellesi, nella zona di via Ponte Sospeso e un’altra nella zona di viale Morgagni, angolo via Dino del Garbo.  
P.M.: Questi erano gli acquirenti per Firenze.  
R.L.: Sì, perché hanno rintracciato le fatture e quindi hanno potuto risalire anche al numero, per esempio di astucci venduti nel corso…  
P.M.: Ecco, complessivamente in questi anni, in questi negozi unici di Firenze che le vendevano, quante ne sono state vendute?  
R.L.: Dunque ripeto dal ’79 all’82, ’83, in Firenze e provincia, mi sembra di ricordare, non più di 72 astucci. E facemmo anche l’accertamento nelle cartolerie del paese…  
P.M.: Paese, quale?  
R.L.: Mercatale.  
P.M.: Come mai?  
R.L.: Per verificare… perché nel memoriale del 30 giugno Pacciani con riferimento alle matite che si vendono, dice, nelle cartolerie di lingua tedesca, matite tedesche che si vendono nelle cartolerie, dice che in pratica si trova nelle cartolerie a pagina 14, 15 del suo memoriale.  
P.M.: Ma dice nelle cartolerie quali? Dice quali?  
R.L.: No, non indica…  
P.M.: No, allora voi andate a vedere se nelle cartolerie di Mercatale…  
R.L.: Non risultò che si vendesse quel tipo di matite.  
P.M.: E questo conferma la Ditta che diceva di averle vendute a solo quei…  
R.L.: Certo, certo.  
P.M.: Ho capito. Su questo punto non ho altre domande. Le vorrei chiedere, invece, un’altre cosa, a proposito dei sequestri ed esattamente se lei si ricorda quando fu sequestrato quel porta sapone che abbiamo più volte mostrato in quest’aula in questi giorni a vari testi e che è stato a suo tempi mostrato ai parenti del Mayer, lei ricorda quando fu sequestrato e, siccome il Pacciani ha detto in quest’aula che non è vero, se lei ricorda l’occasione in cui fu sequestrato, le modalità, c’è un verbale su questo non c’è problemi. Dove fu fatto questo verbale, il comportamento di Pacciani quando fu fatto questo verbale.  
R.L.: Il portasapone in questione quello con il marchio…  
P.M.: Lo chiamiamo DEIS. Perché poi ce ne consegnò in altro dopo…  
R.L.: Fu sequestrato nella perquisizione a suo carico nel 2 giugno del 1992 e all’interno di questo portasapone c’erano dei monili degli oggettini preziosi o presunti tali che Pacciani disse, e l’ha scritto anche nel memoriale di cui ho parlato prima, appartenevano alla sorella e alle figlie e alla moglie, accertamento da noi fatto nei confronti di queste persone, immediato, diede esito negativo.  
P.M.: Torniamo, a parte l’esito negativo, al momento del sequestro.
R.L.: Ecco, io ricordo…  
P.M.: C’è un verbale di sequestro?
R.L.: C’è un verbale dettagliato, ne ho qui una copia se occorre.  
P.M.: Ricorda quando e dove fu stilato questo…?
R.L.: Questo verbale fu stilato questo verbale, fu stilato a perquisizione ultimata, presso la stazione Carabinieri di San Casciano. Però qui è doveroso fare una precisazione: poiché Pacciani, per suoi motivi intuibili, prendeva scrupolosamente nota su un pezzo di carta, con una sua penna…  
P.M.: Era un suo diritto.  
R.L.: Certo! Di tutto ciò che gli veniva messo da parte e quindi sequestrato dalla Polizia Giudiziaria, la volta dopo, nella perquisizione del 13 giugno del ’92, per evitare di andare in caserma dai Carabinieri, quindi affinché lui potesse avere nell’immediatezza copia del verbale di sequestro, portai io la mia macchina da scrivere personale da casa. E infatti agli atti il verbale è redatto con quella macchina che io ancora oggi posseggo…  
P.M.: A casa di Pacciani.  
R.L.: Lo facemmo apposta proprio perché non ci fossero discussioni.  
P.M.: Dubbi. Ecco, ma quella volta in cui lui fece un suo appunto, più voi faceste il verbale, e lui firmò il verbale?  
R.L.: Certo.  
P.M.: Ricorda se controllò quel suo appunto o ebbe qualcosa da dire circa questo verbale che gli fa…  
R.L.: Lui non ebbe assolutamente nulla da dire.  
P.M.: Gli consegnaste copia del verbale?  
R.L.: Certo, come è prescritto dalla Legge. E voglio aggiungere, perché credo che sia utile, che quando si sequestra un oggetto che è unico, insieme ad altre cose che poi vengono sequestrate – in questo caso portasapone in plastica di colore bianco con all’interno monili, eccetera – non c’è un obbligo tassativo di descriverlo più o meno, secondo determinati requisiti…  
P.M.: Ma insomma, meglio si descrive meglio è.  
R.L.: Certo, ma certamente se ne avessi avuti tre o quattro, avrei per ognuno…  
P.M.: Ecco, lei ne ha preso uno solo e quindi.  
R.L.: Ecco, poi se occorre fare accertamenti merceologici successivi, si va a vedere…  
P.M.: Sì, ecco, però l’ultima cosa: voi non vi accorgeste quando sequestraste quell’unico portasapone se c’era la scritta DEIS, perché non era visibile, perché non la vedeste…  
R.L.: Personalmente io riconfermo che essendo l’unico portasapone…  
P.M.: Non c’era questo bisogno.  
R.L.: … fu descritto il colore, il materiale; era appoggiato su…  
P.M.: Ecco, al di là, al di là di questo, lei si ricorda di aver visto subito questa scritta, o no? La scritta DEIS?
R.L.: Io personalmente non ricordo.  
P.M.: Bene. Non ho altre domande al teste Lamperi, Presidente.  
Presidente: Signori Avvocati di parte civile? Avvocato Colao.  
A.C.: Ispettore, scusi, le risulta che il Pacciani avesse acquistato indumenti di foggia militare?  
R.L.: A questo proposito, Avvocato, devo dirgli di sì. Perché, noi facemmo accertamenti presso un signore anziano, che abita ad Attignano, che è una località vicino a Tavarnelle, diciamo, tra San Donato e Tavarnelle. Un certo Pianigiani Valente, che aveva prestato servizio nell’arma dei Carabinieri molti anni prima e che vendeva a chiunque li richiedesse, cacciatori, contadini, abbigliamento militare, probabilmente roba, residuati di magazzino, roba destinata al macero. Ecco, quindi dalle camicie, dalle calze a tutto ciò che può avere attinenza con la vita militare. E questo signore ci disse che in due occasioni aveva venduto anche a Pacciani Pietro, che lo ricordava essere stato accompagnato dal Maresciallo Simonetti. Poiché non sapeva collocare nel tempo la vendita, né precisare che cosa il Pacciani avesse richiesto in particolare, non ritenemmo utile una verbalizzazione perché era vago il discorso. Era preciso, però, nel dire, sì, di Pacciani Pietro, mi ricordo e mi ricordo che fu accompagnato dal Maresciallo Simonetti.  
A.C.: Senta, scusi, quest’abbigliamento in che cosa consisteva: pantaloni, giubbotti, non so?  
R.L.: Camicie, pantaloni, calzature. Quindi stivali, eccetera.  
A.C.: Senta, scusi, e perché faceste questo tipo di accertamento?
R.L.: Facemmo questo tipo di accertamento perché, per esempio, il teste Bevilacqua, che è direttore del cimitero di Nettuno, attualmente, che era all’epoca dell’85, del delitto di Scopeti, il direttore del cimitero di, diciamo, Falciani, ci parla di avere visto un uomo, con le caratteristiche dell’imputato, sbucare da uno stradello sterrato che sfocia in via di Faltignano – nei pressi del civico 5/A, aggiungo io – dove la Corte ha fatto un sopralluogo all’aperto. E quindi questo personaggio aveva un abbigliamento di tipo forestale, dice. Ecco, per questo fatto qua.  
A.C.: Senta, scusi, un’altra domanda: lei nel corso delle indagini e nello studio dei fascicoli, no? degli atti processuali e di tutto quello che vi risultava, avete, ha fatto mai l’osservazione se vicino al luogo dove avvennero i duplici omicidi, vi erano dei corsi d’acqua, o possibilità di lavarsi, o fonti, o altro, ecco, perché…
R.L.: Sì, Avvocato, posso dire tranquillamente che la presenza di corsi d’acqua o lavatoi, eccetera…  
A.C.: Più o meno vicini, vero?  
R.L.: Più o meno vicini, risulta – basta consultare le mappe – risulta in tutti i luoghi dove sono avvenuti i fatti delittuosi.  
A.C.: Senta, lei si ricorda il duplice omicidio in cui furono uccisi Mainardi Paolo e Migliorini Antonella? 19 giugno ’82, località Baccaiano.  
R.L.: Dalla lettura degli atti, sì.  
A.C.: Dalla lettura degli atti. E dunque, la piazzola per quanto sappia questi giovani la frequentavano abitualmente?  
R.L.: Ritengo di poter dire di si, perché c’è un teste, mi sembra fosse il Matteuzzi Pancrazio, o comunque un teste che era compagno di lavoro del Mainardi, che ha riferito a noi di aver ricevuto delle confidenze dal Mainardi; egli era solito andare nel luogo dove poi avvenne l’omicidio e riferì anche che poco prima, appunto poco prima dell’omicidio stesso, ci fu un guardone che molestava la coppia, quindi lui e la Migliorini.  
A.C.: Ma anche altri giovani frequentavano questa piazzola?  
R.L.: Ricordo che quel posto era frequentato anche da altre coppie, però non posso esser più preciso.
A.C.: E lì vicino c’è il corso d’acqua?  
R.L.: C’è un torrente che si chiama il Virginio.  
A.C.: Il Virginio. Senta, un’altra cosa dicevo: questi giovani avevano un nome, un soprannome particolare tipo “collante” che lei…  
R.L.: Sì.  
A.C.: Come li chiamavano questi ragazzi che si amavano, e andavano sempre a far l’amore fuori?  
R.L.: Il Mainardi e la Migliorini erano sempre insieme, tanto che di soprannome erano battezzati “Vinavil”, per il fatto che erano sempre insieme. 
A.C.: Sì, mi ricordo questo particolare, sì è vero, corrisponde. Senta, prego, dunque, lei le risulta se il Pacciani Pietro nel corso dei suoi accoppiamenti amorosi avesse particolare, definiamoli così, avesse particolari applicazioni.  
A.B.: Io mi oppongo, non so quando l’ha visto l’accoppiamento amoroso del Pacciani e con chi? Mi scusi, Presidente.  
Presidente: Facciamo fare la domanda e poi sentiamo.  
A.B.: Vediamo quale accoppiamento ha visto l’Avvocato.  
Presidente: Faccia la domanda avvocato Colao.  
A.C.: E non avrei nessuna voglia di aver visto niente. Questo giuraci, guarda, giuraci.  
Presidente: Avvocato Colao, faccia la domanda e evitiamo i commenti, Faccia la domanda e poi…  
A.C.: Però faccio la domanda e quindi se mi interrompe, Presidente.  
Presidente: Ecco, sentiamo.  
A.C.: Non è colpa mia, no? Allora se le risulta che nel corso di questi accoppiamenti avesse avuto…  
A.B.: Quali accoppiamenti?  
A.C.: L’ho detto prima: accoppiamenti significa unirsi con altra persona di sesso diverso, o pare molto probabilmente anche dello stesso sesso. Anzi, dello stesso sesso pure. Avesse particolare…
A.F.: Ma ci rendi conto di questo?  
A.C.: … interesse per alcune zone erotiche femminili…  
Presidente: Bene, però questa…  
A.C.: E particolari atteggiamenti contemplativi.  
Presidente: Avvocato…  
A.C.: Ecco, questa è la domanda.  
A.B.: E non l’ha mica visto l’ispettore Lamperi, mi scusi…  
Presidente: Avvocato, avvocato…  
A.C.: E se può riferire anche qual è la fonte.  
Presidente: Però il teste non può che riferire circostanze su cui già è stata svolta abbondante istruttoria, direi.  
A.C.: No, no, sto chiedendo al teste se le risultasse riferire anche qual è l’eventuale fonte.  
Presidente: Le fonti già le conosciamo, avvocato Colao. No, non ammetto questa domanda. Non ammetto la domanda, Avvocato.  
A.C.: Bene, non c’è problemi. Grazie, ispettore.  
Presidente: Signori avvocati di parte civile, altre domande?
A.S.F.: No, no.
Presidente: Prego, signori avvocati della difesa. Avvocato Bevacqua.  
A.B.: Grazie, signor Presidente. Ispettore Lamperi, lei poc’anzi, su domanda della parte civile, ha ricordato che questi due poveri ragazzi venivano chiamati “Vinavil” perché stavano sempre insieme, erano molto legati, e ha ricordato anche una testimonianza di un certo Matteuzzi, se non erro…  
R.L.: Mi sembra.  
A.B.: Mi sembra, che poi è stato sentito anche ieri, ecco, volevo domandarle questo, siccome Matteuzzi ha detto che la persona riferita dal povero Mainardi aveva delle caratteristiche particolari, nonostante fosse un guardone, se lei ricorda queste caratteristiche particolari?  
R.L.: Sì. Le ricordo perfettamente.  
A.B.: Cioè?  
R.L.: Questa persona è indicata dal teste come claudicante.  
A.B.: Basta, solo questo.  
R.L.: E ritengo anche che poi noi dagli atti l’abbiamo pure individuata questa persona.  
A.B.: Benissimo, grazie. Quindi che non era il Pacciani.  
R.L.: Sì, si tratta di un’altra persona.  
A.B.: Grazie. Senta, un’altra domanda le volevo fare ed è questa: lei ha parlato prima, su domanda del Pubblico Ministero di questa FACAMA.  
R.L.: Sì.  
A.B.: E ha fatto riferimento a memoria di quante scatole di pastelli erano state vendute nella provincia di Firenze…  
R.L.: Sì.  
A.B.: Probabilmente riducendo il numero, perché ora io glielo, glielo dico…  
R.L.: Sì.  
A.B.: Lei ha detto settanta…  
R.L.: Settantadue, mi sembra.  
A.B.: Esattamente. Però…  
R.L.: Dal ’79 ali’83.  
A.B.: Ecco, io le volevo dire, siccome lei fa a memoria, quindi…  
R.L.: Sì.  
A.B.: Anzi è stato molto bravo a ricordare questo particolare, le voglio leggere, se lei me lo conferma, la lettera, il telefax della ditta FACAMA, la quale, alla cortese attenzione del dottor Perugini, invia questa lettera e dice: “L’astuccio da dodici pastelli colorati”, quello là, “con codice 843 è stato commercializzato in Italia dal ’74 sino al 1984”, quindi dieci anni.  
R.L.: Esatto.  
A.B.: Sugli astucci erano riprodotte immagini diverse, cioè animali, paesaggi, mezzi di trasporto e sport. Sino ad oggi non abbiamo potuto verificare se i vari soggetti fossero prodotti nello stesso periodo di tempo od in epoche diverse. A questo proposito abbiamo contattato i nostri corrispondenti presso la casa madre di Norimberga, ma non hanno saputo darci informazioni precise. Per quanto attiene alla distribuzione del prodotto, siamo stati in grado di rintracciare le copie di tre fatture…”  
R.L.: Tre fatture.  
A.B.: “…dei clienti: Bellesi…” quindi solo tre fatture sono state rintracciate…  
R.L.: Solo tre fatture.  
A.B.: Quindi rintracciate solo tre fatture, quindi non sappiamo quante siano state vendute e quante non siano state vendute. “via Ponte Sospeso, Firenze, Pistoj Sas, via Antognoli 16 angolo via Caboto Firenze, dalle quali risulta un acquisto di cinquantatre astucci” si dice, “dell’articolo 843 anno ’79 anno ’81. Ci risulta inoltre che tutta la produzione fosse contraddistinta dal 12483″. Poi, accanto, vi è, indica una lettera, sempre ancora della ditta FACAMA: “Come da intese intercorse, le trasmetto in allegato l’elenco clienti della Toscana che hanno acquistato il nostro astuccio da dodici pastelli colorati, codice 843, dal ’77 ali’84”. E si fa un lungo elenco di queste ditte…  
R.L.: Cartolerie, sì.  
A.B.: Esattamente, cartolerie; e della provincia di Firenze io ne ho contate per astucci inviati nel ’79, ’80, ’81, ’82, quindi non parlo del ’78, ’77, ’75, ’74, ’73…  
R.L.: Sì.  
A.B.: … perché non avevano più documentazione, si parla di 107 astucci della provincia di Firenze…  
R.L.: Sì.  
A.B.: … venduti dal ’79 all’82 in tutta la…  
R.L.: Toscana.  
A.B.: … Toscana, di quattrocentododici astucci.  
R.L.: Sì.  
A.B.: Glielo po… Conferma questa circostanza?  
R.L.: Sì, e voglio anche precisare una cosa, che quando io parlo di settantadue astucci lo ricavo dalla lettura della informativa che accompagna quell’allegato che io ricordo altresì, che non ho fatto di persona, ecco. io ricordo che l’ufficio SAM ha fatto questo accertamento e con… prendo atto, concordo con lei che c’è pure quell’allegato…  
A.B.: Io gliela do.  
R.L.: No, no ce l’ho anche io…  
P.M.: Ditta per Ditta…  
A.B.: Centosette, centosette astucci nella provincia di Firenze dal ’79 ali’82…  
R.L.: Sì.
A.B.: Quattrocentododici…  
R.L.: Io ho detto settantadue, perché risultava dalla lettera di accompagnamento di quegli allegati, quindi l’ho tratto da una documentazione.  
A.B.: Sì, ma il dato che mi interessa, perché lo rilevo…  
R.L.: Sì, sì…  
A.B.: Lo leggo qua…  
R.L.: Non lo metto in dubbio.  
A.B.: È che l’astuccio di dodici pastelli colorati con codice 843 è stato commercializzato in Italia dal ’74 al 1984.  
R.L.: Non lo metto in dubbio.  
A.B.: E, per quello che si è potuto trovare e le varie documentazioni contabili, dal ’79 all’82 in provincia di Firenze sono stati venduti centosette astucci…  
R.L.: Ci sono quegli allegati…  
A.B.: E in Toscana quattrocentododici astucci.  
R.L.: Ci sono quegli allegati, è un fatto.  
A.B.: Grazie.  
P.M.: Presidente, mi scusi, io farei una proposta che mi sembra in questo momento si può sicuramente, la Corte la può valutare. Siccome sono dei documenti che provengono dalla ditta che commercia o che commerciava all’epoca in Italia queste matite, in fondo che fossero settanta o cento non sono le migliaia vendute alla Standa, io propongo e faccio richiesta che quei fax di cui il difensore ha, si è, che ha utilizzato il difensore per chiedere al teste, si possano, ecco, addirittura fornire agli atti della Corte, credo che il difensore abbia tutto l’interesse.  
A.B.: Non ho problemi.  
P.M.: Mi sembra che si tratti, non ho nessuna, nessun tipo di contrasto sul fatto che fossero settanta o cento, addirittura se vuole il difensore offrire i documenti originali, io concordo.  
A.B.: Se la Corte lo ritiene amiss… io… per me l’ha già detto il…  
P.M.: Va bene, ma comunque … No, siccome il teste ha precisato, io …  
Presidente: Va be’ ma comunque se ce li vuole dare è più comoda la consultazione.
P.M.: Il teste ha precisato io mi rifaccio ai miei documenti.  
Presidente: Va bene, va bene.  
R.L.: Avvocato se vuole ce n’è una pronta; se la vuole controllare, ce n’abbiamo una.  
Presidente: E allora controllate se sono uguali.  
A.B.: Io sono un uomo d’ordine, guardi.  
R.L.: Anche io.  
A.B.: S’immagini, quindi…  
Presidente: Eh, proseguiamo, allora poi ci date la copia, cosi l’alleghiamo agli atti, è più comoda anche per consultazione.  
A.B.: Ed allora passiamo al portasapone.  
Presidente: Portasapone, bene.  
A.B.: Ecco, senta io ho visto… Ecco, mi scusi, prima di passare al portasapone, quella annotazione relativa a quei discorsi di quel signore prima che faceva, il collega quello, quale era, mi perdoni…  
Presidente: Materazzi, Matteuzzi?  
A.B.: Matteuzzi. C’è un’annotazione specifica. Ah, no, no, no, non Matteuzzi, Pianegiani.  
Presidente: Pianegiani. No, non c’è.  
A.B.: Ecco, non c’è. Perché io non l’ho… l’ho cercata disperatamente mentre voi vi vedevate la partita ieri sera, io mi vedevo queste carte. Va bene? Allora, io non l’ho trovata questa, quindi io le volevo domandare se la ricorda lei oggi…  
R.L.: La ricordo benissimo perché l’ho fatta io.
A.B.: Oh, a proposito di questa circostanza, lei ha parlato del signor Bevilacqua.  
R.L.: Sì.  
A.B.: Bevilacqua fa un discorso di un certo tipo: lui dice che mentre si trovava a Nettuno, il suo cognato, che pare sia della polizia o qualcosa del genere, lei lo sa questa circostanza?  
R.L.: No.  
A.B.: Gli avrebbe portato… no, volevo sapere se lei conosceva questa circostanza, gli avrebbe portato a lui una un giornale dove era raffigurata, raffigurato il volto del signor Pacciani, e quindi lui ha ritenuto che quel volto potesse corrispondere alla persona che aveva visto. Si ricorda lei questa circostanza? Perché…  
R.L.: Ma, sa io son chiuso dentro, non lo so che cosa ha detto il…  
A.B.: No, no. Questo non l’ha detto lui.  
R.L.: Ah.  
A.B.: Anzi, lui lo voleva, non lo voleva ricordare, non lo ricordava…  
R.L.: Non lo so.  
A.B.: Oh, chiedo scusa. Lui l’ha detto quando fu sentito, fu sentito a verbale. Lei la ricorda questa circostanza, no?  
R.L.: No.  
A.B.: Lei sa chi era il cognato?  
R.L.: No.  
A.B.: Va be’, allora niente. Oh, quindi il discorso della divisa, della divisa, delle scarpe, eccetera, generico, di questo signor Pianegiani lei non lo ha mai verbalizzato, nel senso non ha mai fatto informative di sorta?  
R.L.: No, perché non si ricordava quale tipo di articolo avesse acquistato; si ricordava soltanto della venuta in due occasioni…  
A.B.: Esatto.  
R.L.: Di avergli venduto qualche cosa, ma non si ricordava che tipo di oggetti, di abbigliamento avesse venduto.  
A.B.: Grazie. Senta, io volevo capire in questa parte del processo delle indagini che voi avete fatto, sul piano cronologico temporale e quindi capire quante volte la… voi, la SAM, i Carabinieri, la Polizia Giudiziaria si è recata in Germania, per fare queste indagini, per far vedere ai familiari dei due ragazzi uccisi queste cose che potevano appartenere, oppure no, a questi due ragazzi. Quante volte?  
R.L.: Senta, intanto le premetto che io sono, diciamo, il meno indicato – anche se lo so quante volte -perché non sono mai andato in Germania.  
A.B.: Ecco, allora…  
R.L.: So, che ci sono andati due volte, però.  
A.B.: Due volte. No, perché c’è un rapporto fatto da voi ed è un primo, mi scusi, eh, fatto da voi, ed è un primo rapporto che viene fatto, un’annotazione relativa al procedimento penale del 12/06/92, dove si dice 12 giugno 1992…  
R.L.: C’è la mia firma?  
A.B.: C’è firma di Perugini e degli altri, della SAM.  
R.L.: Sì, per quello che posso ricordare, ma non sono stato io l’esecutore di questi accertamenti.  
A.B.: va be’ però le dico, vediamo se lei lo ricorda, no?  
R.L.: Va bene.  
A.B.: Per amore di verità e di giustizia. Allora, a pagina 463 – indico anche la pagina – del fascicolo del Pubblico Ministero, si fa riferimento, in questo rapporto piuttosto corposo, sia delle dodici cartoline, der raim .. . anno di stampa, sul blocco del disegno; poi casa produttrice, eccetera; prezzo del blocco, commercializzazione in Italia, materiale da disegno usato dal Signor Meyer; stabilo rosso, eccetera. Poi si dice del portasapone. Quattro, io le leggo esattamente il contenuto del rapporto: “né i genitori della vittima, i signori Meyer, né la sorella signora Meyer, né la madre dell’altra vittima la signora Rush, hanno potuto dare informazioni al riguardo” 
R.L.: Non posso esserle di nessun aiuto, perché non ero presente.  
A.B.: Ecco, mi scusi io le posso dare…
P.M.: Ma non c’era! Non c’era lui…  
R.L.: Ma io non metto in dubbio. Ci credo che c’è scritto quello che lei mi dice. Però non posso darle alcun supporto in nessun senso.  
A.B.: Ecco, signor Presidente, questa circostanza, mi perdoni, che io ho scoperto ieri sera, mentre si giocava, è una circostanza che mi sembra abbastanza rilevante ai fini probatori. Io non conoscevo questo dato, perché mi sembrava che fosse tutto già, tutto pacifico, è un dato importante, perché? Questo primo rapporto è un rapporto del 12/06/1992.  
P.M.: Chi l’ha fatto, scusi, vuol dire chi l’ha fatto?  
A.B.: Dottor Perugini, lo risentiamo,  
P.M.: Bene. Eh, appunto.  
A.B.: Certamente, sì, mi rendo conto che, ma siccome io credo che sia importante, anche sul portasapone.
P.M.: Se lei non l’aveva guardato non si può addebitare a Lamperi.  
A.B.: Ma io credo che Lamperi, secondo me, è una delle, una persona estremamente obiettiva; io lo faccio pubblicamente questa dichiarazione. Obiettiva perché ho visto come ha trattato la sua attività, come l’ha fatta.
P.M.: Meno male.  
A.B.: L’ho verificato, l’ho controllato, e quando si devono dire le cose le dico.  
P.M.: Meno male.  
A.B.: Quindi Lamperi non l’ha fatto. Però qua c’è una dichiarazione di questo tipo: portasapone. Né i genitori della vittima 12 giugno 1992, i signori Meyer, né la sorella…  
Presidente: 12 giugno ’92.  
A.B.: 12 giugno, questo.  
Presidente: Il portasapone è stato sequestrato il 2 giugno.  
A.B.: Il 2 giugno.  
Presidente: Quindi, dieci giorni dopo…  
A.B.: Esattamente. Poi vengono, si ritorna…  
Presidente: Abbia pazienza, ma questi non so come saranno stati interpretati…
P.M.: E infatti, e infatti…  
Presidente: … saranno stati interpellati, ma…  
P.M.: E infatti, infatti, è in epoca antecedente alla…  
A.B.: Mi scusi, Pubblico Ministero, il teste per ora è mio, abbia pazienza.  
P.M.: Si, ma le ha già detto…  
Presidente: Ma cerchiamo di capire, cerchiamo di capire.  
A.B.: Voglio far capire, mi permetto di far capire alla Corte. 
P.M.: Non si può usare il teste Lamperi, eh, però. 
Presidente: Comunque, scusate, le date sono queste: 2 giugno ’92, sequestrate…  
A.B.: Esattamente, 12 giugno: già c’è stato un primo impatto…  
P.M.: Nessuno è andato in Germania il 12 giugno. Gli atti della rogatoria ce li ha la Corte.  
A.B.: Presidente, mi permetta…  
Presidente: Non conosciamo il rapporto. Facciamo la domanda precisa a Lamperi e vediamo.  
A.B.: Presidente, io sto leggendo un rapporto.  
Presidente: No, ma lei non lo deve leggere il rapporto, ora.  
A.B.: No, certamente… io…  
Presidente: Questo è il fatto.  
P.M.: Era il fatto che dicevo io.  
Presidente: Pubblico Ministero, ora lei si siede, per cortesia.  
P.M.: Resto in piedi, sto più comodo, Presidente.  
Presidente: Va bene, però lascia fare la domanda all’Avvocato.  
A.B.: Dunque, da questo rapporto che io non posso leggere, va bene?  
Presidente: Ma il cui risultato è, dice, che questi non si sanno…  
A.B.: Che il 12/06/1992 qualcuno riferisce all’Autorità Giudiziaria – nella specie, al signor Pubblico Ministero – che per quanto riguarda il portasapone, né i genitori della vittima, i signori Meyer, né la sorella, signora Meyer, né la madre della vittima, la signora Rush, hanno potuto dare delle informazioni al riguardo. Questa è…  
P.M.: Nessuno è andato in Germania. Leggiamolo per intero, leggiamolo per intero.  
Presidente: Lamperi, che cosa sa di questo?  
R.L.: Dunque, io il documento che tiene l’avvocato l’ho visto. Però ripeto che, non essendo io colui che né ha telefonato, né ha fatto fax, né ha preso contatti con il Consolato per quell’aspetto, con tutta la buona volontà, io non sono in grado in questo momento, di dare nessun indirizzo, nessun orientamento, nessuna risposta.  
A.B.: E allora le posso fare una domanda di questo tipo? Se ricorda visivamente, memorizzando visivamente questo rapporto, se questo rapporto nella intestazione ha “Ononorar Consult Bundest Republik Deutscheland”. E poi c’è scritto da voi: “Riassunto degli accertamenti fatti dal Consolato della Repubblica Federale di Germania sulla base delle indicazioni e domande da parte della SAM”.  
R.L.: Sì vede, lì si parla…  
A.B.: Se lo ricorda?  
R.L.: Ascolti, Avvocato, si parla di SAM come ufficio in generale. Ma io si vede che in quei giorni, in quel momento, facevo un’altra attività, perché…  
A.B.: Sì, ma io le faccio la domanda. Se lei memorizza, capito? se ha memorizzato questa circostanza.  
R.L.: So che c’era questo tipo di accertamenti tramite il Consolato.  
A.B.: Ecco, il Consolato.  
R.L.: Però non l’ho fatto io.
A.B.: Ecco. Signor Presidente, siccome questo dato mi pare abbastanza importante perché…
Presidente: Ricordatevi che giusto ieri, se non ricordo male, a proposito del Lemke eccetera, io vi ho riassunto – li abbiamo in atti – le rogatorie…  
P.M.: Perché si capisca, la Corte.  
A.B.: Ma è questo volevo…  
P.M.: La rogatoria è stata fatta una volta sola, dopo, quando hanno portato gli oggetti davanti all’autorità…  
A.B.: Pubblico Ministero, mi faccia finire, mi scusi!  
P.M.: Sì ma non può usare un rapporto attraverso un teste che non ne sa nulla.  
A.B.: Un momento.  
P.M.: Io mi oppongo a ulteriori domande.  
Presidente: Semmai questo doveva chiederlo a Perugini.  
P.M.: Al dottor Perugini.  
A.B.: Presidente, mi perdoni. Siccome…  
P.M.: Oh, bene. Quindi non si può introdurre un rapporto che riguarda attività giudiz…  
Presidente: Signori, basta cosi.  
P.M.: Bene.  
Presidente: Il fatto lo abbiamo già capito.  
A.B.: Il fatto è questo.  
P.M.: Bene.  
Presidente: Tutto quello che può dire è quello che ha detto.  
P.M.: Ce l’ha già detto.  
A.B.: Signor Presidente, siamo d’accordo. Però il problema è questo: la rogatoria, se lei la controlla…  
P.M.: È stata fatta dopo.  
A.B.: … è successiva.  
Presidente: … che lei ieri sera non ha visto la partita e si è accorto di questo particolare, che ritiene significativo – ammesso che lo sia però, eh? Ricordatevi bene che questi sembra, da quello che lei…  
P.M.: Sono atti preventivi, in cui…  
Presidente: … che lei ha letto – Pubblico Ministero, per favore – e non doveva leggere. Questi, gli è stato detto: c’è un portasapone…  
P.M.: Ne sapete nulla? Poi glielo portano, e quelli dicono: si.  
A.B.: Questo lo dice lei, c’è andato lei?  
Presidente: Eh, capito?  
P.M.: Sì, ci sono andato anche io alla rogatoria.  
Presidente: Dopo, dopo.  
A.B.: C’è andato dopo.  
Presidente: Basta cosi, proseguiamo. Questo argomento lo chiudiamo.  
P.M.: Bene.  
A.B.: Certamente che chiudiamo l’argomento. Volevo dire che la difesa, sulla base di questa indicazione, di queste dichiarazioni rese da qualcuno – non so chi – il 12 giugno ’92, fa riferimento alla successiva rogatoria, che credo sia del luglio del ’92, rogatoria nella quale sono state sentite…  
P.M.: Correttamente ci sono andato, anziché tirarsi dei fax.  
Presidente: Silenzio!  
A.B.: Ma perché ha tutta questa…? Mi faccia finire di lavorare, abbia pazienza! Io non sto…  
P.M.: No, è l’utilizzazione di rapporti giudiziari che è impossibile in questo modo. Presidente, insisto: non si può usare un rapporto giudiziario in questo modo, neppure come conoscenza, attraverso un teste che non ne sa nulla.  
Presidente: Signori, la questione è fin troppo chiara, avanti !  
P.M.: C’era il teste, è venuto, si potevano fare tutte le domande.  
A.B.: Allora chiedo…  
Presidente: Ma perché mi dovete fare sgolare proprio, stamani?  
P.M.: A me? Eh, appunto, è quello che dico anch’io: si insiste a fare domande…  
Presidente: La questione è chiara ed è chiusa.  
P.M.: Bene. Meno male.  
Presidente: Ho detto già che la questione è chiusa. Passiamo ad altro argomento.  
A.B.: Su questo punto io chiedo, ai sensi del 507, di risentire il dottor Perugini. 
Presidente: Bene. Questa è una richiesta che lei può fare, naturalmente. E quindi noi la registriamo a verbale.  
P.M.: Perfetto, perfetto, nessun problema sul punto.  
A.B.: Grazie.  
P.M.: Questo mi sembra più che corretto.  
Presidente: Perugini dov’è, a questo punto?  
P.M.: No, direi che Lam…  
A.B.: … proiezione in avanti.  
Presidente: È rientrato a Washington?  
R.L.: Sì, il dottor Perugini è rientrato negli Stati Uniti e ha ripreso posto nel suo ufficio.  
Presidente: Va bene, non ce l’abbiamo sotto mano, sul momento. Va bene, tutto è possibile.  
A.B.: Lo avremo. Penso… Spero… Ecco, allora senta, lei ricorda proprio a seguito delle dichiarazioni rese dal signor Pacciani nei suoi memoriali – perché scrive tanto il signor Pacciani – e anche a seguito delle perquisizioni che sono state fatte da lui, sono stati trovati tutta una serie di abiti da circo equestre. Si ricorda questo?  
R.L.: Se sono da circo equestre, questo non lo so.  
A.B.: Insomma abiti…  
R.L.: Abiti che non sono suoi.  
A.B.: Indumenti che non sono usuali.  
R.L.: Che non sono usuali.  
A.B.: … ne senso, da teatro, insomma non sono usuali.  
R.L.: Non sono suoi, né per fattura, né per misura.  
A.B.: Ecco, ne furono trovati tanti di questi.  
R.L.: Tanti… Io ricordo bene due giacche. Sicuro che le ricordo bene, perché erano molto caratteristiche.
A.B.: Due giacche colorate.  
R.L.: Due giacche: una era di colore prevalentemente beige con delle etichette tedesche, in lingua originale; un’altra era rossa con il bavero, mi sembra, di velluto nero, mi sembra.  
A.B.: Quindi potevano essere più da attori, diciamo cosi, da teatro.  
R.L.: Sì, direi giacche strane.  
A.B.: Strane, ecco.  
R.L.: E sono anche queste citate nel medesimo memoriale.  
A.B.: Ecco, nel quale lui dice che le avrebbe trovate…  
R.L.: Lui dice – lui dice, però noi, nella nostra informativa del 9 luglio confutiamo, secondo il nostro punto di vista, le sue osservazioni. Cioè lui, in rapporto alle giacche, dice che le aveva trovate o in un sacco nei pressi del campo sportivo, dove ci sono le scuole a Mercatale, oppure, dice, in qualche discarica. Noi facciamo osservare nella nostra informativa al magistrato che, data la ottima conservazione, cioè indumenti puliti, stirati eccetera, non spiegazzati, non macchiati, diciamo era un po’ inverosimile questo argomentare. Però era il nostro punto di vista.  
A.B.: Ecco, lui parla di uno scatolone che avrebbe trovato.  
R.L.: Sì, dice o in uno scatolone o, forse, in gualche discarica.  
A.B.: Lei sa se in quel periodo, comunque prima dell’80, ’79, ’77, ’78, in San Casciano e zone limitrofe si fermassero, oppur no, dei circhi equestri?  
R.L.: Io non lo so. Però so che questo tipo di quesito è stato risolto in maniera esauriente dal maresciallo che comanda la Stazione di San Casciano, che ha fatto a questo proposito una particolareggiata informativa.
A.B.: Ecco. Senta, lei sa, perché mi pare che faccia parte, anche questo di una vostra informativa, che il Pacciani era frequentatore di discariche?  
R.L.: Assolutamente io non ho…  
A.B.: Non l’ha fatto lei?  
R.L.: Io non credo che l’ho firmata io, questa informativa.  
A.B.: Però lo sa?  
R.L.: Se l’ho firmata io, me la rilegge. Ma io non ho notizia che il Pacciani frequenti discariche.  
A.B.: Lei era…  
R.L.: L’ha detto lui, magari.  
A.B.: Scusi, lei era dipendente del dottor Perugini?  
R.L.: Sì.  
A.B.: Quindi lei si ricorda quello che scriveva anche il dottor Perugini? Perché avevate anche delle…  
R.L.: Di molte cose si, penso che non di tutto mi posso ricordare.  
A.B.: “Egli frequentemente giri per le discariche della Provincia per recuperare materiale utilizzabile, tra cui abiti e scarpe per le figlie. È un’ulteriore conferma della sua mobilità”. Lo utilizzava cosi il dottor Perugini.  
R.L.: Non l’ho scritta io, e quindi non…  
A.B.: Non l’ha scritta. Ma se la ricorda?  
R.L.: Non me lo ricordo.  
P.M.: Verrà il dottor Perugini…  
A.B.: Non se lo ricorda.  
P.M.: Lo abbiamo sentito quattro o cinque volte il Perugini.  
A.B.: Senta, lei ha sentito Ricci Walter?  
R.L.: Sì.  
A.B.: E lei ricorda quello che Ricci Walter ebbe a dire su questi signori, che facevano delle gite, che andavano a bere, sbevucchiavano, eccetera?  
R.L.: Io ricordo di avere sentito Ricci Walter. Ricci Walter mi ha parlato della amicizia che legava il Pacciani a Vanni Mario, delle loro frequentazioni di osterie, mi sembra forse fa cenno anche a “La Cantinetta” di San Casciano. Se è questo che vuol sapere, questo me lo ricordo.  
A.B.: Sì, questo. Che andavano a bere la sera, molte volte, cioè perlomeno quando…  
R.L.: Di pomeriggio, a fare merende. Se poi mi rilegge qualche punto specifico, posso essere più preciso.
P.M.: Ma abbiamo sentito Ricci Walter.  
A.B.: “Pacciani, il Vanni e il maresciallo erano spesso ubriachi, andavano a bere e a mangiare insieme a Valicondoli” 
R.L.: Sì, questo me lo ricordo, però voglio…  
A.B.: “Nonché a numerose feste e sagre paesane nella Provincia”.  
R.L.: È doveroso qua precisare una cosa: che il giudizio di ubriachezza, quindi come si riesce a reggere il tasso alcoolico di una bevanda, è soggettivo. E penso che neanche il Ricci lo possa…  
A.B.: Certo. Comunque andavano a bere.  
R.L.: Sì, sì.  
A.B.: Oh. E se il Ricci le ricordò anche che egli era uso accompagnare Vanni, va bene? a giro. In particolare andava a Firenze, a portare il Vanni da una signora, prostituta che pare fosse piuttosto costosa.  
R.L.: Sì.  
A.B.: Va bene? Che fosse piuttosto cara.  
R.L.: Sì.  
A.B.: E che, qualche volta, aveva accompagnato anche il Pacciani a lavorare, con la sua macchina.  
R.L.: Mi sembra che lo abbia detto, sì.  
A.B.: Grazie. Senta…  
R.L.: Ah, però aggiungo, Avvocato, perché qui è importante.  
A.B.: Aggiunga, aggiunga.  
R.L.: Che Ricci è anche uno dei testi che dice che Pacciani lo ha visto guidare disinvoltamente, eh? la sua macchina.  
A.B.: Certamente.  
R.L.: Ecco, questo l’ha detto pure il Ricci.  
A.B.: Ora dicono questo, sì, certo, certo.  
R.L.: Cioè non è che non guidasse.  
A.B.: Certamente. A proposito della guida di Pacciani poi le farò un’altra domanda. Senta, io voglio ricordare, perché è stato un suo accertamento, quello relativo al rinvenimento della pistola di Gaziero. Ricorda?  
R.L.: Sì.  
A.B.: Cioè lei ha fatto, proprio l’ha fatto lei questo accertamento. Che lei si è recato in casa del ragazzino, Gaziero, e gli ha detto, dice: ‘Guarda… ‘.  
R.L.: No, l’ho convocato in ufficio.  
A.B.: L’ha convocato in ufficio.  
R.L.: Alla Squadra Mobile, mi sembra ci sia scritto.  
A.B.: Va bene, l’ha convocato in ufficio, chiedo scusa. E gli ha detto: ‘Guarda che questa arma, che noi abbiamo recuperato esattamente il giorno, eccetera eccetera, quando lui è stato arrestato, era l’ arma che sicuramente era tua ‘. È vero? Gliel’ha fatto lei questo ragionamento? Vuole che glielo legga?  
R.L.: No, non in questi termini. Io ricordo di avere fatto questo tipo di discorso a Gaziero. Intanto di avergli chiesto se lui aveva avuto, quando era più piccolo, per giocare, una pistola scacciacani. Al che lui mi disse di sì. Non essendo lui in grado di ricordare perfettamente il modello e la marca – anche perché dagli atti del processo per le figlie, dunque, al momento dell’arresto gli venne sequestrata dai Carabinieri; poi in dibattimento fu deciso il non luogo a procedersi per quell’arma; poi non credo che avvenne neanche la restituzione, perché risulta che l’arma fu, in quanto non ritirata dall’avente diritto, fu mandata alla distruzione – noi ne reperimmo presso un negozio di Milano una copia analoga, identica a quella in esame. Quindi noi, per evitare confusioni, la mostrammo al Gaziero Alessandro, ed egli riconobbe che si trattava di oggetto analogo in tutto e per tutto a quello che lui possedeva, a suo tempo, quando era ragazzo.  
A.B.: E lei in quella occasione, quando fece quel verbale, disse: “Dagli atti del dibattimento in questione – quello di cui stava parlando lei – e dal verbale di perquisizione e sequestro della pistola in parola, effettuato in occasione dell’arresto di Pacciani Pietro nel 1987…” 
R.L.: Sì.  
A.B.: … “o meglio pochi giorni dopo, esattamente il 02/06/87 risulta che la pistola Mari era all’interno del cassetto portacarte dell’auto Ford Fiesta dell’uomo. Risulta pure che essa fosse avvolta in qualche straccio o panno.” Questo lo disse lei.  
R.L.: Sì.  
A.B.: La conferma questa circostanza?  
R.L.: Sì, perché risulta dagli atti di quel tempo.  
A.B.: Grazie. Certamente. Senta, lei ricorda quando il signor Pacciani uscì dalla custodia?  
R.L.: Il 6 dicembre del 1991.  
A.B.: Lei ricorda quando furono richieste le intercettazioni ambientali e telefoniche?  
R.L.: Grossomodo ricordo, ora non so il giorno esatto, ricordo di questa richiesta. Certo, dovrei avere…  
A.B.: Fu fatta prima, la ricorda? Io le do…  
R.L.: Guardi, senz…  
A.B.: È fatta da lei, guardi.  
R.L.: Sì, ma senza bisogno di fare i salti mortali, è stata chiesta prima senz’altro.  
A.B.: Ecco, oh. Lei dice che vuole, in riferimento al decreto di intercettazione, eccetera: è del 4 dicembre ’91. E chiede… gliela faccio vedere.  
R.L.: Sì e che cosa…? Sì.  
A.B.: Cioè lei, cioè la SAM, chiese al Pubblico Ministero di potere attivare immediatamente un ascolto.
R.L.: Sì, c’erano da fare delle prove di ascolto, c’era un appartamento che fungeva da base.
A.B.: Questo succedeva il 04/12/1991.  
R.L.: Sì.  
A.B.: Grazie. Ecco, fu fatta, nell’occasione della uscita del signor Pacciani, anche una perquisizione in cella. Se la ricorda?  
R.L.: Dunque, in carcere, non in cella. In cella ha provveduto il personale di custodia e i Carabinieri del ROS che erano venuti insieme a me e al dottor Perugini. Andarono unicamente per verificare quanto già la Polizia Penitenziaria aveva riferito, cioè che la cella era assolutamente vuota e libera di ogni cosa. La perquisizione in carcere, di fatto, avvenne sulla persona del Pacciani e su due sacchi di effetti personali e carte che lui aveva, in una stanza vicino all’Ufficio Matricola. Quindi in prossimità dell’uscita. La perquisizione avvenne lì. In cella andarono i colleghi del ROS unicamente per verificare ciò che già la Polizia Penitenziaria aveva detto, cioè che era già completamente vuota.  
A.B.: Io mi scuso di questa… Perché mi scuso? Non lo so, qua c’è scritta una cosa leggermente diversa.
R.L.: Me la legga, vediamo se arriviamo a chiarirla. 
A.B.: Testo del rapporto del Capo eccetera: “Come da decreto di perquisizione emesso dal dottor Pierluigi Vigna, in data odierna si è provveduto ad una perquisizione straordinaria nella cella del detenuto in oggetto. Tale perquisizione è stata eseguita dagli ufficiali della Polizia di Stato, ispettore Lamperi Riccardo, Vice Questore Perugini Ruggero e degli ufficiali dei Carabinieri, tenente Sangiuliano Giancarlo e maresciallo Daidone Giuseppe, con la collaborazione dello scrivente” 
R.L.: E questo, scusi, questo scritto è…?  
A.B.: Questo è firmato durante lo sconvolgimento – sconvolgimento, non so che cosa, forse la cella si era sconvolta – sono stati sequestrati alcuni dei fogli di lettera manoscritta e dei ritagli di giornale.  
R.L.: Guardi, Avvocato…  
A.B.: Io l’ho letto cosi.  
R.L.: Guardi, Avvocato, che quello che lei legge è sicuramente una involontaria imprecisione da parte di chi l’ha scritto – non certo da me, perché non c’è la mia firma su quella…  
A.B.: No, no, ma io le sto dicendo quello che riferisce questo signore, che è un ufficiale di Polizia Giudiziaria.  
R.L.: Sì, le sto dicendo che, per la precisione, proprio perché si forma in aula la prova, no? La perquisizione – e c’è il signor Pacciani, se lo dovrebbe ricordare – avvenne nella stanzetta vicino alla Matricola, una stanzetta diciamo di sosta dei liberandi. E avvenne sulla persona del signor Pacciani e su questi sacchi di effetti personali che lui si portava appresso. E ci disse la Polizia Penitenziaria – i Carabinieri andarono unicamente per verificare di persona – la cella era completamente vuota, non c’era rimasto più niente. Io non andai, neanche il dottor Perugini.  
A.B.: Capisce, io credo a lei, però il fatto che siano stati sequestrati alcuni dei fogli di lettera manoscritta e dei ritagli di giornale, pare in cella, secondo quello che si dice qua…  
R.L.: No, Avvocato.  
A.B.: Io gliela faccio leggere.  
R.L.: Sì, no, ma avvenne in carcere, in quella stanza che le dico io. Sì, va be’. 
P.M.: Presidente, volevo ricordare che è stato sentito già il maresciallo Daidone sul punto. Forse l’avvocato non se lo ricorda, tutto qui.  
A.F.: Ce lo ricordiamo benissimo.  
P.M.: Bene.  
Presidente: Va bene, comunque.  
P.M.: Ma nemmeno Lamperi c’era in quella…
A.B. fuori microfono: …  
Presidente: Va bene, comunque a contestazione, diciamo cosi, perché non è che si può contestare il contenuto di un verbale, ma comunque…  
R.L.: È un’imprecisione, quella che è scritta.  
Presidente: L’ispettore precisa…  
A.B.: Che è un’imprecisione.  
R.L.: Certo, assolutamente.  
A.B.: Bene.  
R.L.: Involontaria sicuramente, ma non è cosi che andarono i fatti.

A.B.: Senta, riguardando – ne ho già fatto cenno facendo delle domande ad altri ufficiali di Polizia Giudiziaria che si sono interessati di questa vicenda – lei si è interessato anche, se si è interessato, della questione relativa al signor Bardi Danio? Cioè lei sa che a un certo punto questo povero signore, che poi è morto, aveva delle amicizie, delle parentele in quel del Mugello.  
R.L.: Sì.  
A.B.: Aveva una pistola.  
R.L.: Sì.  
A.B.: Aveva una pistola dello stesso tipo di quella che sta… che viene ricercata.  
R.L.: Sì.  
A.B.: Pistola che lui aveva detto di avere smarrito in una macchina, nella quale macchina era stato trovato del sangue.  
R.L.: Una Mini Minor.  
A.B.: Ed era una Mini Minor, si. No, io volevo domandarle le indagini che cosa hanno…?  
R.L.: Sì, ora io ricordo l’episodio. Non ho memoria completa di tutto, ma ricordo una cosa con certezza, che, tutto sommato, la cosa non ci interessò più di tanto perché si trattava di un calibro diverso da quello che riguarda i duplici delitti. Era un calibro 22 corto, mi sembra.  
A.B.: Ecco. Perché loro hanno ritenuto che fosse sempre un calibro lungo.  
R.L.: No, no, no.  
A.B.: Long Rifle, no?  
R.L.: No, no, era un calibro differente.  
A.B.: Calibro diverso, ho capito.  
R.L.: Differente.  
A.B.: Allora, senta, il dottor Perugini a seguito delle intercettazioni ambientali ha riferito – ma anche altri suoi colleghi – che a un certo punto vi sarebbe stata una lite dove la soccombente era la signora Manni Angiolina. Lite per la quale il maresciallo Minoliti si attivò per portare la signora Manni Angiolina all’ospedale. Lei si ricorda questa circostanza?  
R.L.: Se lei si riferisce – perché di liti, con la signora Manni Angiolina, familiari, ce ne sono state diverse – se lei si riferisce ad una refertazione, io credo che lei parli della notte, della sera del 19 maggio ’85.  
A.B.: Bravo, è molto…  
R.L.: Dopo che Manni Angiolina rientra dalla deposizione innanzi al Pubblico Ministero, dottor Vigna, c’è, scoppia questa lite in famiglia, e Angiolina riesce a scappare di casa e viene fatta refertare in serata presso la guardia medica di San Casciano. Credo che agli atti della Caserma dei Carabinieri di San Casciano ci sia copia del referto.  
A.B.: Io ce l’ho. Può essere questa? Gliela voglio leggere.  
R.L.: Io non lo vidi mai di persona, comunque…  
A.B.: Complimenti per la sua memoria. Allora, signor Presidente, io potrei anche produrla questa documentazione, anzi la faccio produrre all’imputato e siccome si riferisce a sua… P.M.: Facciamola produrre alla Manni.  
A.B.: La Manni no, è l’imputato che avrebbe picchiato. Perché in questa, in questo, in questo certificato si dice: “ed è stato riscontrato affetto da nessuna lesione. L’esame obiettivo, non ha evidenziato alcun tipo di lesione, in particolare a livello della porzione anterolaterale dell’emitorace destro, dove la paziente riferisce di aver ricevuto il pugno. Al momento dell’esame la paziente riferisce che il dolore toracico è regredito, la palpazione non evoca dolorabilità. La paziente riferisce di aver ricevuto un pugno al torace, da parte del marito, signor Pacciani Pietro, il giorno… “, eccetera, eccetera. “Ed è stata, ed è stata accompagnata, a seguito dell’intervento richiesto il giorno 19/05/92, alle ore 22 dal comandante di codesta stazione, brigadiere Minoliti”. Questa qua è… 
P.M.: Nessuna opposizione a produzione di originali, copie, cartelle cliniche, referti, tutto quello che vogliono…  
A.B.: Sembrava che avesse ucciso la moglie.  
Presidente: Assieme alle fatture, produciamo allora anche questo.  
P.M.: Senz’altro, non c’è nessuna opposizione.  
Presidente: Questo certificato, questo referto.  
A.B.: Senta, lei ricorda che è stato sequestrato un ciclomotore all’imputato Pacciani.  
R.L.: Sì.  
A.B.: Mi può dire la marca, se se la ricorda?  
R.L.: La marca si ricava dal blocco motore dove figura scritta Cimatti Minarelli.  
A.B.: Era una Cimatti Minarelli. Bene.  
R.L.: II blocco motore sicuramente sì.  
A.B.: Cimatti Minarelli. Grazie. Senta, lei ha sentito Iandelli Luca?  
R.L.: Sì.  
A.B.: Con il brigadiere Minoliti?  
R.L.: Sì.  
A.B.: E dev ‘ essere stato un po’, un interrogatorio piuttosto complicato?  
R.L.: No, per noi non è nulla complicato, perché ci sono le norme di legge, ci atteniamo alla legge e quello che viene fuori lo scriviamo.  
A.B.: Certamente, non è nulla complicato, però questo signor Iandelli non voleva, eravamo presso la stazione Carabinieri di San Casciano Val di Pesa, c’era il maresciallo Minoliti e c’era lei e l’ispettore Venturini. A un certo punto, non si sa perché, il Maresciallo Minoliti ha detto che avrebbe mandato là il documento, tutto quanto, al dottor Vigna…  
P.M.: E gliel’ha mandato.  
A.B.: Sì, sì, certo. E però il signor Iandelli non ha voluto firmare. Se lo ricorda? 
R.L.: Sembra che in un occasione non ha voluto firmare, sì.  
A.B.: Non ha voluto firmare quello che era stato…  
R.L.: Non ricordo il giorno, ma questo particolare sì…  
A.B.: Se lo ricorda?  
R.L.: Sì.  
A.B.: È il 31 gennaio ’93.  
R.L.: Se me lo dice lei, io mi fido. Per carità, mi ricordo che lui fece storie, sì.  
A.B.: Fece storie, non volle firmare queste… Grazie.  
R.L.: Ascolti, però Avvocato, se questo è un contributo alla verità, e io ritengo opportuno darlo.  
A.B.: Certo.  
R.L.: Nella circostanza, forse tutta la, diciamo, la cosa complicata è spiegabile con la pretesa del signor Iandelli, pretesa indefessa, lui non recedeva da questo suo proposito, di, non solo di non voler dire la persona, la donna con cui lui era in macchina all’epoca del fatto che veniva discusso, ma anche la pretesa di voler essere lui, semmai, se ne avesse ravvisato l’opportunità, a parlare preventivamente con questa signora. Al che gli fu fatto notare che il dovere dei testimoni è quello di riferire i fatti e poi ci penserà il magistrato a sentire la persona chiamata in causa. Ecco, la discussione poteva essere su questo punto.  
A.B.: Su questo punto, va bene. Senta, lei ha fatto delle indagini, voi avete fatto delle indagini, ma credo lei proprio in particolare, anche sulla famiglia del Pacciani, su quello che diceva la gente, e in particolare che il padre del Pacciani era conosciuto come un, piuttosto persona violenta, abituata a percuotere moglie e figli, se lo ricorda lei?  
R.L.: II padre del Pacciani, Antonio?  
A.B.: Sì.  
R.L.: Sì, se mi richiama l’atto alla memoria, è meglio.  
A.B.: L’atto è l’atto: “Alla Procura della Repubblica di Firenze, ai Carabinieri del complemento anticrimine, nel procedimento penale contro Pacciani Pietro, del 2 febbraio ’93”. A proposito dell’accertamento esperito circa una fotografia raffigurante Rosi Bice Naliboni, nata…  
R.L.: Sì.  
A.B.: Il 19/03 a Firenze, già residente in Viareggio, via Xxxxx, eccetera, deceduta…  
R.L.: Sì.  
A.B.: Si ricorda questa circostanza?  
R.L.: Ricordo.  
A.B.: Ecco, nient’altro. Oh, volevo domandarle invece, un’altra particolarità e se ricorda il famoso viaggio con la Rosanna, se non erro…  
R.L.: Sì.  
A.B.: Con la Rosanna, per vedere la Bugli.  
R.L.: Sì con la Rosanna facemmo più di un viaggio.  
A.B.: 22/04/91.  
R.L.: Sì.  
A.B.: 22/04/91, ancora il padre non era uscito, il padre esce il 6 dicembre ’91. 
R.L.: Noi siamo lì?  
A.B.: 22/04/91.  
R.L.: Sì, vada avanti.  
A.B.: Allora, io le leggo alcuni punti perché devo dire che qua, come spesso, direi sempre, è stato molto puntuale. “Allora, la persona interpellata dai sottoscritti era appunto Bugli Miranda”. Voi vi sareste recati con questa ragazza dove stava la signora Bugli Miranda.  
R.L.: Si, però…  
A.B.: Che risiedeva…  
R.L.: Sì. Volevo dire una cosa: la ragazza… ecco, finisca lei poi dopo…  
A.B.: No, parli lei. Facciamo uno alla volta.  
R.L.: Noi quell’attività la facemmo per uno scopo molto intuibile, e credo anche legittimo, cioè quell’attività che la Polizia fa, cioè: senza dire dove andavamo, in alcun modo, ci siamo messi la Rosanna in macchina, ovviamente senza costrizioni…  
P.M.: Col consenso.  
R.L.: Col consenso suo. Abbiamo fatto una girata, parlando del più e del meno, di altri argomenti, finché, percorrendo la Val di Pesa – perché lo scopo era vedere se era stata in quei luoghi anche lei – a un certo punto arriviamo nei pressi di una chiesetta. Noi non sapevamo neanche che chiesetta fosse e che importanza avesse: è la chiesa di San Cassiano, mi sembra, che sta nella strada che da Cerbaia porta a Montelupo, sulla destra, all’altezza della località Turbone. Noi non sapevamo la chiesetta di che cosa si trattasse, però la Rosanna dice: ‘fermatevi qui, perché in questo punto – dove c’è la chiesetta sulla destra, sulla sinistra si apre un viottolo che va verso il fiume – qui venivamo con, a fare girate con il babbo, io e la mia sorella e ci portava a frescheggiare’.  
A.B.: “Quel sentierino, mi pare…  
R.L.: Sì? 
A.B.: … di ricordarlo perché…  
R.L.: Ecco, mi pare.  
A.B.: … perché mio padre mi ci portava spesso li a frescheggiare”.  
R.L.: Esatto. 
A.B.: Allora? 
R.L.: Eh. Va detto che questo noi lo realizziamo dopo, andando avanti nel racconto, che in quel punto, sulla riva opposta…  
A.B.: Ci sta..  
R.L.: C’è un poggio, c’è una casa colonica che poi è, corrisponde alla casa abitata dalla Bugli Miranda. Poi noi questo lo appurammo dopo, lo verificammo dopo, lo realizzammo dopo. Proseguiamo il nostro viaggio, andammo fino a questa colonica, parcheggiammo la macchina rimanendo io e la Rosanna in macchina, a una certa distanza dalla colonica. C’era con me l’assistente di polizia Di Genova che, sceso dalla macchina, avvicinò la signora e le disse: ‘Signora c’è un’agenzia immobiliare, perché so che da queste parti c’è un’agenzia immobiliare’, e la signora ci indirizzò verso il centro del paese. In questo frangente la Rosanna disse che come capelli questa signora poteva assomigliare a quella che era andata a trovare con il padre anni prima, con la FORD Fiesta seminuova; lui l’ha immatricolata nel novembre dell’82 la Ford Fiesta. Questo è quanto.  
A.B.: Ecco, lei però, è questo che volevo sapere, lei ha detto tutto, mi va bene, però lei, giustamente, ha fatto una osservazione finale. “Si fa osservare che la FORD Fiesta è stata immatricolata come vettura nuova in data 24/11/82 e in quel periodo Bugli Miranda…”  
R.L.: ‘81 o ‘82?  
A.B.: ‘82  
R.L.: Due.  
A.B.: In quel periodo Bugli Miranda abitava in via Donizzetti a Scandicci.  
R.L.: Esatto. Esatto.  
A.B.: Questo volevo soltanto…  
R.L.: Sì, ma c’è anche…  
A.B.: Le do atto, le do atto del suo scrupolo.  
R.L.: C’è anche una girata a Scandicci, eh, fatta con la…  
A.B.: Va be’, questo è un altro discorso, però, dico, la prima girata è questa…  
R.L.: Va bene, va bene.  
A.B.: La macchina è nuova: 24/11/82, oggi siamo ’94, e in quel periodo Bugli Miranda abitava in via Donizetti a Scandicci.  
R.L.: Esatto.  
A.B.: Lei dà atto di questo.  
R.L.: Sì.  
A.B.: Questo volevo soltanto ricordare alla Corte. Grazie. 
P.M.: C’è una… Scusi, Presidente, le carte sono tante…  
Presidente: Prego, prego, Avvocato. 
A.B.: Qursta è una domanda per il maresciallo Minoliti, passiamo ad altro. Lei ha fatto delle indagini che ha sentito tutta una serie di testimoni, in particolare sulle costumanze del signor, come si comportava, come viveva, cosa faceva il signor Pacciani; e sentì a un certo punto anche un tal Cacioli, lo ricorda?  
R.L.: Sì.  
A.B.: Questo Cacioli, tra le altre cose, ebbe a fare anche dei discorsi sul signor Pacciani, in particolare sostenendo, se se lo ricorda, che il signor Pacciani non avrebbe potuto viaggiare in strade altamente trafficate. Se lo ricorda?  
R.L.: Sì, il Cacioli, per capire bene, è quello che sta alla Rufina?  
A.B.: Alla Rufina, esattamente. Quello che diceva che Pacciani andava a funghi, andava in Falterona a funghi, che aveva trattato una persona male quando era venuta nel suo, era entrato in questo podere dove lui lavorava, eccetera. Lo ricorda questo?  
R.L.: Sì, dunque intanto il Cacioli è anche la persona che dice di aver sentito, soltanto verbalmente, da Pacciani che aveva una pistola. Però siamo alla Rufina, il Pacciani sta fino all’inizio del ’73, poi sì trasferisce a Montefiridolfi. 
A.B.: Veda, certamente.  
R.L.: E lui, da quello che ci risulta, aveva allora una Fiat 600 che ha acquistato nel ’67; e aveva anche una Lambretta Innocenti che ha acquistato o nel ’67 o nel ’66. Ci sono altri testi, sì, se c’è scritto, avrà detto così il Cacioli, ma ci sono altri testi che dicono che guidava bene, disinvoltamente. Avvocato, questo le fa, le fa concludere, credo, che la Polizia quando ha fatto attività investigativa… 
A.B.: Le ho dato atto…  
R.L.: …ha ammesso quello che…  
A.B.: A lei ho dato atto della sua estrema obiettività.  
P.M.: E noi Io abbiado messo negli atti.  
A.B.: Io sto dicendo che all’ispettore Lamperi ho dato pubblico atto… 
P.M.: Meno male.  
Presidente: Bene, bene, non ritorniamo…  
P.M.: In certi momenti ci era sembrato di no.  
A.B.: Avete equivocato.  
P.M.: Il P.M. soltanto, il P.M. soltanto.  
A.B.: Qualche cosa, qualche cosa non mi è tornata…  
Presidente: Signori, è mezzogiorno e un quarto, cerchiamo di stringere.  
A.B.: Mi scusi, Presidente, ancora non ho finito.  
Presidente: No, no, certamente. Dicevo solo di non perdere tempo.  
A.B.: Lei poi ha sentito anche, mi dica se devo sospendere…  
Presidente: No, no, no, Avvocato, prego, vada avanti.  
A.B.: Lei ha anche, Ispettore Lamperi, ha detto di avere fatto delle indagini sulla Sperduto, va bene?  
R.L.: Sì.  
A.B.: E io l’ho già fatta questa domanda ad un altro suo collega; lei ha riferito ad un certo punto – pagina 282, questo è pure a firma suo; sono annotazioni relative alle indagini del 28/07/90, questa, va bene? – d’accordo con i Carabinieri, Nucleo Operativo, lei ha parlato della Malatesta, avete parlato della Malatesta, avete parlato della Sperduto, e poi lei conclude in questo modo: “A parere di noi scriventi, la donna di carattere estremamente semplice, elementare nella manifestazione dei propri sentimenti, non rivela in pieno la frequenza dei rapporti e delle dichiarazioni del Pietro, in quanto in un primo momento fa risalire la conoscenza con costui al 1976, e in un secondo tempo sostiene che i primi approcci avvennero nel periodo in cui lavorava nel ristorante alla fine del 1979”. La conferma questa circostanza?  
R.L.: Sì, però è opportuno precisare che da successive dichiarazioni della Malatesta, lei a un certo punto dice un’altra cosa che non è esatta, però è significativa, cioè lei dice: in effetti la frequentazione con Pacciani è più lunga, perché fa lei un calcolo, dopo tre mesi che era nata la mia figlia Laura nel ’71. Allora, qui è imprecisa, perché nel ’71 non stava in zona, ma la imprecisione non inficia, non mette in discussione…  
A.B.: Questo è un discorso che faranno loro.  
R.L.: Sì, va bene, ci sono altri testi che dicono che dal ’73 in poi si frequentavano.  
A.B.: Certamente, certamente, io sto cercando di capire un po’…  
R.L.: Va bene.  
A.B.: … per quel che posso. Senta, c’è anche una lunga serie di rapporti che voi fate al Pubblico Ministero, e dopo aver sentito una serie di persone, anche il Brigadiere Di Bella, se lo ricorda?  
R.L.: Sì.  
A.B.: II quale brigadiere di Bella con altre persone sentite, aveva escluso che il Pacciani fosse stato mai visto da lui, quando lui era in servizio a girare per i boschi, e che durante i servizi notturni da lui svolti non ha sai avuto modo di controllarlo. Non gli risultava neppure che il Pacciani fosse un guardone.  
R.L.: Non sono atti firmati da me quelli.  
A.B.: No, allora, scusi. Sirico e Frillici.  
P.M.: Li abbiamo sentiti.  
R.L.: Eh, perché io non l’ho fatto questo atto.  
A.B.: Sirico, Mamore e Frillici. Mamore fa parte della SAM, però.  
R.L.: Faceva.  
A.B.: Faceva parte. Lei non se lo ricorda quest’atto?  
R.L.: Io mi ricordo di quello, ma non l’ho fatto io.  
A.B.: Ma si ricorda di questo?  
R.L.: Ricordo anche che il Di Bella, per esempio…  
P.M.: Abbiamo sentito il Di Bella, no?  
R.L.: Il Di Bella dice io non ho mai dato pareri sul certificato penale, per la domanda …  
A.B.: Certamente, certamente, non c’è dubbio che questo non l’avesse mai dato. Senta, ecco, lei ricorda se avete fatto degli accertamenti su un certo Bani, imbalsamatore?  
R.L.: Accertamenti, fu sentito.  
A.B.: Ecco, che cosa questo Bani cosa…  
R.L.: Fu sentito per verificare se Pacciani si fosse mai rivolto a lui per fare imbalsamare animali.  
A.B.: Ecco, questo volevo sentire…  
R.L.: E dal riscontro delle sue fatture, di tutta la sua documentazione, non aveva traccia, non aveva traccia.
A.P.: Però…  
R.L.: Pacciani lo conosceva, sia il Bani che il padre del Bani; era noto a diversi abitanti della zona di Vicchio, per il fatto, mi ricordo, specifico, di una lite fra Pacciani e suo padre Antonio, in cui il padre fu collocato su un braciere. E questo me lo disse proprio il Bani e il babbo del Bani.  
A.B.: Ecco: “Il Bani Piergiorgio precisava che sicuramente aveva conosciuto il Pacciani Pietro, perché costui in passato gli aveva commissionato l’imbalsamazione di qualche animale – questo l’ha firmato lei – tuttavia non ricordava esattamente il periodo” 
R.L.: Eh, non sapeva produrre documentazione…  
A.B.: Questo è un altro discorso, però lui ha detto, mi scusi.  
R.L.: Sì, sì.  
A.B.: “Il Bani Piergiorgio precisava che sicuramente aveva conosciuto il Pacciani Pietro perché costui – il Pacciani Pietro – aveva in passato… 

P.M.: Non sarebbe il caso di chiedere queste cose al Bani, qui è un po’ il meccanismo del tutto stravolto, eh, io lascio fare, ma insomma Bani non è stato indicato come teste, non è venuto, ora si fa dire cose al teste che l’ha interrogato…  
A.B.: Anche l’ufficiale di Polizia Giudiziaria.  
P.M.: Sì, ma mi sembra che se c’è il teste di riferimento bisogna indicare quello.  
A.B.: Senta, Pubblico Ministero, lei nell’esordire alla sua attività iniziale ha fatto…  
Presidente: Avvocato, questo Bani era stato sentito?  
A.B.: No.  
P.M.: E allora?  
Presidente: L’imbalsamatore?  
A.B.: L’imbalsamatore era stato sentito?  
Presidente: Domando. 
P.M.: Non è stato indicato da nessuno.  
A.B.: Comunque, non è stato indicato, Presidente…  
P.M.: Eh, lo poteva indicare, insomma, se aveva interesse…  
A.B.: Sì, ma certamente, lo potevo anche indicare, però dico che c’è un ufficiale di Polizia Giudiziaria e se no…  
P.M.: Ma la norma non l’ho fatta né io, né lei.  
A.B.: Va be’, la norma, la norma l’ha fatta anche Bellini, lo so, però l’ha fatta…  
P.M.: E allora sentiamo quella, perché forse è più interessante.  
A.B.: Sì, sicuramente è più interessante di qualche cosa…  
Presidente: Va bene, vediamo allora di concludere sull’argomento.  
A.B.: Insomma, lei ha avuto modo di parlare con questi signori?  
R.L.: Con il Bani?  
A.B.: Ha fatto accertamenti col Bani?  
R.L.: Sì, l’accertamento si limita al fatto che lui non trovava traccia…  
A.B.: Però ha detto che aveva fatto…  
R.L.: Se io ho firmato quella cosa, è ciò che lui mi ha detto. Riguardo all’imbalsamazione, ci sono altre testimonianze che testimoniano che il Pacciani imbalsamava direttamente, anche.  
A.B.: Va bene, però questo l’ha firmato lei?  
R.L.: Questo, certo. E io non rinnego mai quello che firmo. È quello che mi ha detto, e quindi… 
A.F.(fuori microfono): Non fare le mosse. Non fare le… 

A.B.: Lei ricorda, ha fatto anche degli accertamenti in prossimità della zona in cui viveva il signor Pacciani, cioè in particolare, non in prossimità, cioè lei ha parlato con il Marchese Rosselli del Turco, avete fatto delle indagini per sapere quando Pacciani lavorava presso il Marchese Rosselli del Turco?  
R.L.: Sì, io ho parlato col Marchese Rosselli del Turco, anche se penso che lei sia in possesso di atti che non sono firmati da me, atti precedenti alla mia venuta alla SAM.  
A.B.: Senta, no, la domanda è questa: se è vero che in quel periodo, in quel periodo, e comunque il Marchese Rosselli del Turco era uso dare in affitto a tedeschi, a stranieri specialmente di nazionalità tedeschi, dei suoi appartamenti?  
R.L.: Mi vuole rileggere, per favore, se c’è un atto firmato da me dove si parla di questo?  
A.B.: Subito, un attimo, eh… 488…  
R.L.: Perché io mi ricordo di una cosa molto precisa a questo proposito, però volevo vedere che cosa ho scritto io là. Poi dopo gliela dico. Per me è buona. 
P.M.: Non so, è un teste questo signore?  
A.B.: Allora, “Casa colonica in Sant’Anna La Vanga proprietà di Bonsignori Ivo, e viene data in locazione da diversi anni a turisti stranieri, prevalentemente di origine tedesca, Giampaolo Ispettore Lamperi” 
R.L.: Mmh. Che data ci ha quell’atto?  
A.B.: Questa è esattamente 13 marzo ’91. Quindi prima che uscisse il signor Pacciani.  
R.L.: Io ricordo, ricordo…  
A.B.: Guardi, eh, gliela faccio…  
R.L.: Sì, va bene, Avvocato, se c’è la mia firma. Cioè, questo particolare di un casale, di una colonica data in affitto dal Marchese a degli stranieri, a dei tedeschi – si dice sempre nell’appunto – che erano soliti, fare il bagno nudi. Lì non c’è scritto. Io ho memoria anche di ciò che ci fu raccontato. C’erano anche delle donne che facevano il bagno nude. Quindi uomini e donne, tedeschi. Va bene, basta. Tutto qua.  
A.B.: Sì, ma erano tedeschi.  
R.L.: Eh.  
A.B.: Si ma che facessero il bagno nudi, ben per loro.  
R.L.: No, per noi aveva una certa rilevanza.  
A.B.: Ah, va bene, sì. Ma io ho altre mete.  
R.L.: Si, lo so.  
A.B.: Ho altre mete.  
Presidente: Andiamo avanti.  
A.B.: Allora, un’ultima domanda. Lei ricorda se vi fu una grossa lite tra madre e figlia, madre Manni e figlia? Se la ricorda una grossa lite perché… E voi portaste via o la figlia o la madre, allontanaste in quell’occasione, perché la figlia si era invaghita di un, va be’, di un tizio, di un sacerdote. E si picchiavano, si erano picchiate tra madre e figlia.  
R.L.: Durante la intercettazione ambientale? Cioè dal 6 dicembre ’91 fino a…  
A.B.: “523. Un’annotazione relativa al colloquio avuto in data odierna alle ore 12.30 con Pacciani Rosanna e con Manni Angiolina, in atti qualificate, entrambe residenti a Marcatale”. È del 12/04/91.
R.L.: Quindi prima che uscisse dal…  
A.B.: L’ha fatta lei questa cosa. “Pacciani Rossana si rendeva conto però che la sua simpatia per don Marco non poteva sfociare”, eccetera.  
R.L.: Sì, mi ricordo.  
A.B.: Si ricorda di questa…?  
R.L.: Ricordo.  
A.B.: Arrivò lei, andò, cercò di calmare tutto.  
R.L.: Sì, era un’infatuazione. Sì, mi ricordo.  
A.B.: Un’infatuazione?  
R.L.: Sì.  
A.B.: Ecco, no, tutto qua. Va bene? C’era stata questa grossa lite fra madre e figlia…  
R.L.: Sì e anche fisica, uno scontro fisico, per cui…  
A.B.: Ci furono dei cazzot… insomma, si tirarono per i capelli, ci fu qualcosa.  
R.L.: Era meglio, era opportuno…  
A.B.: Oh. Vede, io non le faccio delle domande…  
R.L.: Perché tra… la composizione dei dissidi privati, rientra fra i compiti anche…  
A.B.: Certamente, articolo 1 delle leggi di P.S., vero?  
R.L.: Esatto.  
A.B.: Grazie. Senta, poi lei ha fatto – questa volta l’ha fatto pure lei – un altro rapporto, e devo dare atto della sua estrema puntualità.  
P.M.: È coerente nel tempo, via, il Lamperi. A.B.: Della sua onestà e opportunità…  
P.M.: Ma se continua a dire così, sembra che ci sia qualcuno disonesto, Avvocato.  
A.B.: Noo!  
P.M.: Ho, io mi permetto…  
Presidente: Signori! Vi esorto a lasciare perdere i commenti.  
A.F.: Ci dovrebbe rispondere…  
Presidente: Quindi continuiamo con le domande.  
A.B.: Ho, quello che voglio dire, scusi, ispettore Lamperi, assolutamente non… Lei fa un rapporto sulla base di una teoria iniziale, una teoria indagativa iniziale. Del 5 marzo, questo rapporto è del 5 marzo ’91. Ancora Pacciani non è uscito dalla galera. Va bene? E dice di aver fatto tutta una serie di riscontri, di aver fatto delle indagini su Bonini, quello là che era stato ucciso da Pacciani nel ’51. Se lo ricorda questo? Sulla Bugli, aveva fatto anche… era andato dalla Bugli, eccetera. E poi dice: “In base alle testimonianze sopra riportate, che hanno sortito esito negativo, si ritiene opportuno indirizzare le indagini anche in altre direzioni, in quanto sinora nulla è emerso circa il passaggio del Pacciani Pietro in Lastra a Signa”. Lei… cioè una ipotesi indagativa era quella che il signor Pacciani – cioè il “mostro di Firenze” e quindi nel caso di specie, secondo questa ipotesi, poteva essere anche il signor Pacciani – Pacciani avesse seguito le mosse di questa donna, i trasferimenti vari. E quindi ogni qualvolta questa si trasferiva, lui andava là e ammazzava.  
R.L.: Sì, lì però confesso un mio errore, di cui io faccio ammenda con me stesso. E cioè che quando andammo in Lastra a Signa e cercavamo, parlando con negozianti, con le persone nella zona dove abitava, in via del Prato, la Bugli, l’errore fu quello di chiedere riferimenti al cognome Bugli. Avrei dovuto anche chiedere riferimenti al cognome Ghiddi, perché da coniugata era Ghiddi. Probabilmente se lo avessi fatto, forse non sarebbe stato negativo.  
A.B.: Comunque altri accertamenti successivi ne avete fatti sul passaggio di Pacciani in Lastra a Signa? Se c’è stato mai qualcuno che ha detto di aver visto Pacciani a Lastra a Signa? Lei lo deve dire.  
R.L.: Sì, Avvocato. Non ho nessun problema: è negativo, come risulta da quell’atto.  
A.B.: Oh, va bene. Grazie. Allora, senta, lei ha sentito anche la signorina Simonetti, che è la figlia del maresciallo Simonetti.  
R.L.: Signora.  
A.B.: Signora.  
A.B.: Che è malata; comunque io la volevo sentire. Ecco, se mi dà una mano lei, bene; sennò la dobbiamo sentire. Almeno io insisto perché venga sentita. Questa signorina, che è la figlia del Maresciallo Simonetti, fu sentita da loro, e ebbe a dire in particolare che: “In relazione ad altri eventuali notizie e fatti riferiti al Pacciani, la figlia del Simonetti rammentava che una volta con il padre, che non ha mai guidato autovetture, con il Pacciani, che guidava la sua vettura, si portarono in Firenze. Il Pacciani si dimostrò poco abile nella guida e poco conoscitore delle strade”.  
R.L.: Questo lo dice?  
A.B.: La signora Simonetti, per la quale io ho chiesto la citazione al dibattimento.  
R.L.: Dunque, la signora Simonetti – dovrebbe risultare lì – dice anche delle cose interessanti. E cioè, intanto che il babbo, il maresciallo Simonetti, era in pensione e trovava gratificante quando Pacciani aveva da fare qualche cosa di amministrativo, essere lui ad adoperarsi per scrivere, stendere le domande, eccetera. Dice anche che come carattere il padre era succube, era sempre accondiscendente – o che avesse voglia o no – nei confronti di Pacciani. Non c’è scritto? Beh, io me lo ricordo perché me l’ha detto. Mi dispiace che non è documentato anche questo aspetto.  
A.B.: Io le dico quello che c’è scritto.  
R.L.: Poi non mi sembra che lei sia stata in macchina la signora. Lo dice perché…  
A.B.: “In relazione ad altri eventuali notizie o fatti riferiti al Pacciani, la figlia del Simonetti rammentava…” le dico quello che…  
R.L.: Rammentava, sì.  
A.B.: “La moglie del Simonetti riferiva che sia lei che il defunto marito ebbero modo di conoscere il Pacciani nel ’75, allorquando si trasferirono da Firenze a Mercatale per andare a vivere presso la figlia. La conoscenza avvenne in quanto il Simonetti aveva preso in affitto un orto adiacente ad un appezzamento di terreno coltivato dal Pacciani. Quest’ultimo si dimostrava amico. In particolare, quando aveva bisogno di qualche favore, ricordava che il defunto marito si era interessato per fare avere la riabilitazione al Pacciani. E che i due spesso si incontravano per una partita a carte e per qualche bevuta. I congiunti dichiaravano di non essere a conoscenza di particolari circa altre amicizie del Pacciani, persona definita alquanto strana e volubile. Il genero del Simonetti riferiva che il suocero era molto indipendente e che spesso usciva di casa al mattino per farvi rientro solo in serata. La vedova Simonetti, su nostra richiesta, riferiva che il marito non era…”.  
P.M.: La, vedova ,non è la teste, non è questa signora qui, la vedova.  
A.B.: Sì, questo è dopo. Qua c’è la figlia.  
R.L.: La vedova non…  
A.B.: Sto leggendo tutto.  
R.L.: Sì, no dico…  
P.M.: Sì, ho capito. Ma non si può, non si possono leggere le annotazioni relative a testi diversi, non indotti. O lo facciamo dire al teste, o offriamo l’annotazione. Sennò qua…  
A.B.: Presidente, io ho chiesto l’audizione della signora Simonetti.  
Presidente: Che è malata.  
P.M.: Eh, ma non è la vedova, non è la vedova. Lei sta leggendo cose che ha detto la vedova.  
A.B.: Noo, ma sto dicendo quello che… Siccome il teste…  
P.M.: Ma…  
A.B.: Mi scusi, Pubblico Ministero.  
P.M.: Usare tutti gli atti di P.G. in questo modo!  
A.B.: Io non voglio usare nulla. Il teste ha riferito una circostanza che qui non c’era. E gliela stavo leggendo che non c’era. Basta, io non leggo più. Soltanto…  
P.M.: Sennò, insomma…  
Presidente: Faccia solo domande, Avvocato, via!  
P.M.: Oh!  
A.B.: La domanda è questa, mi scusi: se a lui risulta che la signora, la figlia, quella per la quale ho chiesto la citazione, avrebbe detto a loro – cosi posso superare il problema della citazione…  
P.M.: Perfetto.  
A.B.: … avrebbe detto a loro – questo è il punto -…  
P.M.: Eh, ma è diverso dal leggere.  
A.B.: … avrebbe detto a loro che “in relazione ad altre eventuali notizie o fatti”, queste sono le vostre parole “riferite al Pacciani, la figlia del Simonetti”, non la vedova, la figlia, “rammentava che una volta con il padre – tra parentesi – che non ha mai guidato autovetture e con il Pacciani…  
R.L.: Il padre non ha mai usato autovetture?  
A.B.: Che non ha mai guidato autovetture.  
R.L.: Il padre della signora?  
A.B.: Così dice la Simonelli.  
R.L.: Mah, no, no, aveva la 126.  
A.B.: Che non ha mai guidato. Eh, non lo so, io.  
R.L.: Il maresciallo Simonetti? No, no, guidava.  
A.B.: Io non lo so. Quindi sentiamo la signora.  
R.L.: Sentiamola.  
A.B.: “… e con il Pacciani che guidava la sua autovettura, si portarono in Firenze. Il Pacciani si dimostrò poco abile nella guida e poco conoscitore delle strade” 
R.L.: Va be’, questo lo dice la signora. Però il…  
A.B.: Difatti qui…  
R.L.: … il Pacciani stesso dice in un suo appunto, e l’ha detto pure in aula, che il chilometraggio fra Vicchio…  
A.B.: Siamo d’accordo.  
P.M.: Era la macchina di Simonetti.  
A.B.: Era la macchina? Io sto leggendo quello che è scritto qua.  
R.L.: Va be’, va be’. È quello che dice la signora, la risenta perché…  
A.B.: Quello che voi avete riportato. Siccome la signora…  
P.M.: Sentiamo la signora.  
R.L.: Sì, sì, è meglio.  
Presidente: È malata? Ma l’avevate già indotta?  
P.M.: Sì, sì.  
A.B.: L’ho indotta io, Presidente.  
Presidente: Bene.  
A.B.: Siccome però c’è questo certificato, la signora non vuol venire, allora io cercavo di superare questo momento. 
Presidente: Certo.  
A.B.: Però, evidentemente, il Pubblico Ministero non ritiene di poter correttamente…  
P.M.: No, no, ritiene. Io volevo trovare un minimo di regole che vadano bene a tutti. Ma stravolgerle proprio!  
A.B.: No, stravolgere, non stravolgo nulla. Senta, allora, le faccio due ultime domande e poi veramente mi cheto. Lei, da ultimo, ha preso a verbale il signor Nesi, si ricorda?  
R.L.: Sì.  
A.B.: Ha preso a verbale il signor Nesi e ha detto, nel suo rapporto questo. Voglio sapere se lei lo conferma.  
R.L.: Annotazione, mi sembra.  
A.B.: Annotazione di servizio. “Il Nesi sosteneva di riconoscere, anche da lontano, tutte le volte che l’imputato guidava la sua Fiat 500 bianca. Lui era grosso e si notava subito su quella macchina piccola. Era così caratteristico che sembrava l’orso Yoghi dei cartoni animati. Quella sera a Nesi sembrò che la Fiesta avesse un colore sul rossiccio.” Questo solo le volevo domandare. L’ha scritto lei questo?  
R.L.: Sì però, ecco, quando noi mostrammo una Ford Fiesta rossa, il Nesi: ‘No, non era neanche così ‘. Comunque disse sul rossiccio.  
A.B.: Disse sul rossiccio.  
R.L.: Certo.  
A.B.: Bene, grazie.  
R.L.: E io l’ho documentato.  
P.M.: E l’ha scritto, meno male!  
Presidente: Altre domande?  
A.B.: Un’altra, un’altra mi interessa. Lei sa che a proposito del blocco è stata effettuata una perizia ESDA, va bene?  
R.L.: Lo so.  
A.B.: Lo sa.  
R.L.: Però non l’ho seguita io questa attività.  
A.B.: Non l’ha seguita lei, però ha fatto lei degli accertamenti, bene?  
R.L.: Se sono firmati, me li dica.  
A.B.: Certo che sono firmati, proprio da lei. Dunque, l’accertamento è di questo tipo. Fra tutti i fogli scritti e trovati in questo album, ce n’era anche uno così concepito, che è questo. Ora glielo faccio vedere.  
R.L.: Si.  
P.M.: Possiamo mostrarle il blocco, se crede.  
A.B.: “Oggi 13 luglio…”. Basta cosi, per fare prima.  
P.M.: Senz’altro.  
A.B.: “Oggi, 13 luglio 1981, prendo dal Bruci Franco una portina per il gas, lire 18 mila”. Sotto c’è scritto: “Per mettere il telefono, chiamare la mattina il 187, Ufficio Commerciale SIP, nome cognome e indirizzo”. Bene? Però questo non ha alcuna data. Qua abbiamo 13 luglio ’81. Questo qua sotto non ha alcuna data. Lei ha fatto una indagine in proposito per sapere se al signor Pacciani fosse mai stata data un’utenza telefonica e lei scrive il 17/12/93 questo. Voglio sapere se lei lo…  
R.L.: No, non lo so. Io mi ricordo perfettamente.  
A.B.: Mi consenta una cosa.  
P.M.: E quindi no. Facciamoglielo dire al teste!  
A.B.: La domanda è questa. Se è vero che Pacciani Pietro ha fatto la domanda per il telefono nella sua abitazione di Mercatale, Piazza del Popolo, in data 1/12/1981?  
R.L.: L’accertamento l’ho fatto io personalmente alla SIP. Dove tutti questi dati relativi ai contratti sono archiviati in dei microfilm che vengono all’occorrenza ingranditi i fotogrammi e vengono stampati; sembrano quasi delle fotocopie lucide. Quindi effettivamente la domanda fu fatta all’inizio del…  
A.B.: 01/12/81.  
R.L.: ’81. Si trattava di una fornitura; risultava da dei numeri di codice della SIP, che prevedeva l’allaccio e il materiale funzionamento entro il 31/12/83. Cosa che poi di fatto si verificò, perché nel maggio, mi sembra, ’83 ci fu l’acquisto da parte della SIP dell’apparecchio e la materiale installazione nella casa di Piazza del Popolo; e poi però l’attivazione avvenne nel dicembre ’83. Ho fatto anche accertamenti sull’appunto del Bruci, porticine gas.  
A.B.: Ho visto tutto. C’è tutto. Sì, sì, ha fatto tutto lei.  
R.L.: No, c’è una discordanza sul prezzo. Se le interessa.  
A.B.: No, sul prezzo non c’è dubbio. A me interessa che questo dato, sopra, è 13 luglio ’81. Sopra.  
R.L.: Sì, non torna il prezzo indicato sull’appunto.  
A.B.: Sì, ma certamente. Il prezzo non torna mai. Poi sotto c’è: “per mettere il telefono, chiamare la mattina”, sotto.  
R.L.: Sì.  
A.B.: Quindi sembrerebbe dopo. E non c’è data. Però la data, mi scusi, che è da lei accertata, in cui il signor Pacciani ha fatto domanda per il telefono è sicuramente…  
R.L.: Sì, c’erano gli allegati.  
A.B.: … 01/12/81. Quindi dopo il 13 luglio ’81. A questa gli possiamo dare praticamente una prossimità temporale del dicembre del 1981. Gliela potremmo dare.  
R.L.: Gliela pò…  
A.B.: Logicamente. Se poi, capisce…  
R.L.: Lì, manca la data. Io so che alla SIP viene fuori l’accertamento come lei l’ha letto.  
A.B.: Ecco, cioè ha fatto – la prego di confermarmi – se il signor Pacciani Pietro, ha fatto domanda per il telefono nella sua abitazione di Mercatale, Piazza del Popolo, 7, in data 01/12/1981.  
R.L.: La domanda è questa, e la risposta è sì.  
A.B.: Grazie. Non ho altre domande.  
P.M.: Vogliano fornire tutti i documenti, io non ho problemi, eh. Se lei crede, al di là della domanda di fornire i documenti, io non ho assolutamente alcun problema. Mi impegno a trovare quelle, le fotocopie.
R.L.: Le fotocopie sono di pessima qualità, perché gli atti che fornisce la SIP sono…  
P.M.: Le parti si accordano per fornire gli originali.  
R.L.: … dei lucidi che sono come dei fotogrammi ingranditi. E quindi non è possibile avere delle fotocopie nitide.  
A.B.: Non ho altre domande. 

Presidente: Bene. Avvocato Fioravanti.  
A.F.: Ispettore Lamperi, lei prima ha parlato, rispondendo all’Avvocato mio collega, avvocato Bevacqua, di un sequestro di una scatola di matite rinvenuta con la perquisizione del 13 giugno del ’92. Ecco, lei ha fatto indagini…  
Presidente: No, no, no. Scusate un momentino. Qui bisogna un momentino però essere…  
P.M.: Meno male!  
Presidente: Signori, attenzione! L’imputato ha diritto di avere due difensori, però, attenzione, bisogna che dividiate il lavoro tra di voi, non possiamo ricominciare dalle matite 
P.M.: Su cui ha già risposto.  
A.F.: No, no, no. Presidente, era un altro aspetto. Io ho fatto la premessa, ma la domanda era un’altra.
Presidente: Mah, su questo però vi esorterei naturalmente a mettervi d’accordo…  
A.F.: Ecco, l’oggetto… No, no, no, ma io non ripeto…  
Presidente: Soprattutto quando si parla di testi importanti come questo.  
A.F.: Non ripeto assolutamente quello che ha detto l’avvocato Bevacqua. Rispondendo all’avvocato Bevacqua, ha parlato del sequestro di una scatola. Ecco, lei ha fatto mai indagine sulla scuola frequentata dalle figlie del Pacciani?  
R.L.: No, ripeto anche…  
A.F.: Il luogo, il luogo?  
R.L.: No. Ripeto anche che tutto ciò che attiene gli accertamenti sulle matite, io non li ho fatti. Perché poi hanno investito, hanno riguardato la rogatoria tedesca, dove io non sono stato, non ho preso parte.  
A.F.: Siccome lei mi ha detto, ha detto prima che in Mercatale non è stato venduto nessuno dei 72 astucci.  
R.L.: Sì. Ascolti, io ho detto questo perché risulta da una informativa ufficiale della SAM al magistrato del 9 luglio; però questo non vuol dire che l’abbia redatta io.  
Presidente: Comunque non ha fatto indagini.  
A.F.: Non ha fatto le indagini…  
R.L.: Non ho fatto le indagini…  
Presidente: …sulla scuola.  
A.F.: E la località frequentata dalle figlie per istruirsi.  
R.L.: No, io personalmente non le ho fatte.  
A.F.: Ecco. Si, va bene. No, siccome aveva parlato di questa scatola di colori. 
Presidente: Non le ha fatte.  
A.F.: Ecco, non le ha fatte. Oh, sul viaggio insieme alla Rosanna mi potrebbe dire perché la scelta di fare questo viaggio verso la località dove era la Bugli è caduta sulla Rosanna, e non sull’altra figlia?  
R.L.: La risposta è semplicissima. Se lei fa mente locale, non sempre le due ragazze erano disponibili, perché una stava in paese, l’altra lavorava presso una famiglia; lavora tuttora. Era molto più semplice fare un’attività del genere con Rosanna che con Graziella, perché Graziella era libera al fine settimana. Questo è il motivo.  
A.F.: Lungi da me ogni giudizio temerario, ma la Rosanna in quel periodo stava bene o male?  
R.L.: Vede, Avvocato, io non ho le capacità tecniche per stabilire se stesse bene o male. Per me era una creatura, una persona che soffriva, ha sofferto e soffre moltissimo. Però non ho la capacità tecnica per dire se stesse bene o male.  
A.F.: No, ma la mia domanda era questo: se in quel momento poteva ricordare bene o male.  
P.M.: O che domanda è? Se poteva…  
A.F.: Non le chiedo… Io faccio la domanda, il Presidente me la annulla o me la impedisce…  
Presidente: Avvocato, lui non era certamente un tecnico del ramo.  
A.F.: Io ho detto… Ho chiesto se era in quel momento in buono stato di salute, se lui l’avesse…  
R.L.: Le posso rispondere cosi, che se io avessi avuto la benché minima percezione che non era attendibile, che non era il caso, non lo avrei fatto.  
A.F.: Ecco, allora…  
R.L.: Perché sono corretto.  
A.F.: No, no, io…  
P.M.: E l’ha dimostrato.  
A.F.: Ma io non ho detto mai che è scorretto.  
Presidente: Avvocato, Avvocato, per favore, per favore! Proseguiamo con le domande, grazie.  
A.F.: Sì, proseguiamo. Ma non mi fa proseguire il Pubblico Ministero. Dunque…  
P.M.: Forse il Presidente, lei non ha capito che è stato il Presidente.  
A.F.: No, no, ho capito bene.  
Presidente: Signori, non fatemi perdere tempo.  
A.F.: Ho capito bene. Ecco, dove fu portata, in quale luogo fu portata la Rosanna?  
R.L.: Fu portata in due occasioni con la macchina di servizio: una è la gita, il tragitto che ho ripercorso, diciamo, con l’avvocato suo collega; in un’altra occasione fu portata nel Comune di Scandicci. Ovviamente noi, sempre per un fatto di correttezza, non dicevamo mai il motivo per il quale si facevano queste girate. Erano girate dove lei veniva volentieri perché, grazie a Dio, non c’è un cattivo rapporto con la ragazza; anzi, potrei dire che c’è quasi un rapporto di rispetto, di correttezza. E allora lei è venuta spontaneamente. Arrivati a Scandicci noi sapevamo, eh, sapevamo dove la Bugli aveva abitato per alcuni anni, cioè in via Donizetti al civico 87, mi pare.  
A.F.: Vicino alla casa… 
R.L.: Però, ovviamente, non dicemmo nulla. Però Rosanna ricordo che a circa 100-150 metri, insomma nei pressi di questo civico, in una perpendicolare, in via Vivaldi, disse: ‘Qui mi pare che ci si fermava col babbo, perché venivamo spesso a far girate a Scandicci, anche di domenica pomeriggio, con la Ford Fiesta’. Questo mi sembra sia riportato nell’annotazione. Questo è quanto.  
A.F.: Sì. Circostanza poi non confermata dalla Bugli. Ecco, io volevo chiedere un altro argomento. E poi basta, perché domande ne ha fatte tantissime il mio collega. La cartuccia. Lei era presente.  
R.L.: Sì.  
A.F.: Nell’orto. E mi sembra che non abbia toccato questo argomento, vero, lei, Avvocato? È venuto fuori, qui…  
P.M.: Testimonio io che non l’ha toccato. Via, andiamo avanti.  
A.F.: Ecco, c’è un lungo verbale firmato da 12 persone, che sono tutti quelli della SAM.  
P.M.: Meno male!  
A.F.: Meno che da Pacciani, va bene, ma non è obbligatoria la firma su un verbale di perquisizione, anche se il Pacciani era presente.  
P.M.: La perquisizione non l’ha fatta il Pacciani, quindi è chiaro che…  
Presidente: Andiamo avanti.  
A.F.: No, io vorrei però che il Pubblico Ministero, signor Presidente, non mi interrompesse. Io sono un tipo emotivo.  
Presidente: Avvocato, mi perdoni. Però anche lei, invece di far la domanda, fa una lunga premessa. Il Pubblico Ministero, che è un buontempone, evidentemente ha tempo da perdere, lui, si inserisce. Quindi faccia la domanda, per favore.  
A.F.: Io sono emotivo e mi condiziona qualsiasi…  
Presidente: Mi dispiace che lei sia emotivo.  
A.F.: Ecco.  
Presidente: Noi non lo siamo, veramente nessuno…  
A.F.: Voi non lo siete, il Pubblico Ministero tanto meno. Io chiedevo questo. È stato consegnato questo verbale di perquisizione unitamente – sono tutti e due firmati da lei, anche, eh! – unitamente al verbale di sequestro, o no?  
R.L.: Allora, Avvocato, se lì sopra – io bisogna che lo guardi, o me lo dice lei – c’è scritto “perquisizione e sequestro” allora l’imputato ha copia. Se c’è scritto solo perquisizione non ce l’ha, e ha solo quello di sequestro.  
P.M.: A deposito, al deposito da parte del P.M. Lo dice la Legge. Comunque io sono un buontempone, quindi… glielo dico così…  
A.F.: Il deposito da parte del P.M. fatto, eccolo qui, è stato ritirato dall’avvocato Fioravanti con le relative marche…  
P.M.: E allora?  
A.F.: Può essere presentato anche alla Finanza.  
P.M.: Ecco. Eh, allora è vero quello che dice il Presidente, che perdiamo tempo.  
A.F.: No, ma io non sto perdendo tempo. È lei che mi fa perdere tempo.  
Presidente: Signori, ma voi proprio vi divertite a battibeccare fra di voi!  
A.F.: No, ma lui si diverte. 
Presidente: Eh, mi pare di sì.  
A.F.: Lui si diverte. Allora, io torno al dunque.  
Presidente: Oh, benissimo.  
A.F.: Alla pagina quarta di questo verbale di perquisizione, cioè, il giorno… due giorni prima, si comincia – e questo l’ha steso lei, è firmato anche da lei – si comincia a parlare, il 27 aprile, del famoso paletto spezzato. Si parla di altre cose: di paletti messi in piedi, di come venivano fatte le perquisizioni e gli scavi in quel giardino, in pochissimi righi. Il giorno 27, 27, si parla a lungo di quel paletto spezzato. Si parla ancora più a lungo di quel paletto spezzato nella perquisizione, ed è logico, del 29 quando fu…  
R.L.: Trovato…  
A.F.: … visto quel luccichio in quel famoso giorno di pioggia. Ecco…  
R.L.: Non pioveva di pomeriggio, eh.  
A.F.: Non pioveva di pomeriggio…  
R.L.: No.  
A.F.: … ma era coperto da una tettoia. Io l’ho vista perché ci sono stato…  
Presidente: L’abbiamo vista anche noi.  
A.F.: … era coperto da una tettoia, quindi la luce già era attenuata per il tempo coperto.  
R.L.: Il luccichio forse va inteso come del metallo che affiora nel terreno. Ecco, in quel senso lì, penso.  
A.F.: “I paletti metallici e le reti di recinzione, nonché i pali di cemento armato di sostegno alle viti…” e poi continua per una pagina e mezzo sempre su un paletto. Ora io chiedo su questo: se verificando queste precise domande scritte tra virgolette, sono state riferite da un ufficiale della SAM, o sono state messe in bocca a Pacciani. Ma non voglio dire che avete fatto dire qualcosa di diverso…  
R.L.: Se me le rilegge, perché sennò non…  
A.F.: Ecco, allora…  
R.L.: … comprendo. 
A.F.: … io gliele rileggo.  
R.L.: A che pagina è del verbale?  
A.F.: Oh, dunque, alla penultima… è la… il 27… il 29. La pagina dove parla del 29.  
R.L.: Sì, vada avanti, sì.  
A.F.: Qui si dice: “Pertanto, successivamente si procedeva alla cauta rimozione della cartuccia dalla sua sede ed alla pulitura del fondello. Però in precedenza – ecco qui – è il caso di precisare – è la domanda che mi interessa a me – che fin dall’inizio il Pacciani Pietro, costantemente presente, veniva coinvolto tanto nell’attività di osservazione, che in quella di repertamento. Nella circostanza, lo stesso, mantenendosi a distanza, commentava: ‘o che gli è? una cucciniglia? Che saranno velenose?”. L’ha detto Pacciani, o l’ha detto un altro questa…  
R.L.: Confermo, con la più assoluta certezza e serenità, non solo le frasi che lei ha detto, ma anche che ha detto “gli è un chiodo, l’è gobbo…”  
Presidente: 162, eh, ricordatevi…  
R.L.: Questo lo confermo, e come me penso non ci sia nessun problema, da parte di tutti coloro che hanno firmato quel verbale.  
A.F.: Signor Presidente… 
Presidente: Ricordatevi il noto 62 del Codice di procedura penale.  
R.L.: Sono assolutamente certo… 
A.F. fuori microfono: Aspetta un attimo, aspetta un attimo.  
P.M.: Abbiamo sentito comunque il sonoro, ieri.  
Presidente: Avvocato, abbiamo sentito, no? Vi ricordate? Nel sonoro abbiamo sentito più o meno cos’è avvenuto questo discorso della coccinella.  
A.F.: Ecco, io vorrei che il Tribunale, cioè che la Corte di Assise rivedesse, risentisse, le verbalizzazioni delle deposizioni del signor Perugini, del dottor Perugini. Il dottor Perugini ebbe a riferire qui, e…  
Presidente: Sì, va bene, Avvocato, scusi, ma lei ora ci sta introducendo un argomento…  
A.F.: No, no, no, io dicevo… io dicevo…  
P.M.: Da requisitoria… chiedo scusa, da arringa.  
Presidente: Va bene. Comunque il punto è quello che lei ha trattato. Noi lo conosciamo. Ieri poi tutti abbiamo visto e sentito, e quindi…  
A.F.: Ecco, c’era anche il Vice Ispettore o ispettore Calistri presente?  
R.L.: Dunque, forse lei allude all’assistente…  
A.F.: All’assistente, ecco.  
R.L.: Di Genova Callisto.  
A.F.: Callisto, forse. Ecco, perché sembrerebbe – e questo me lo riferisce l’imputato – che quella frase messa tra virgolette e detta da lui, sembrerebbe fosse stata detta da un’altra persona, e non da lui.  
R.L.: Dunque, la frase… lei si riferisce alla “Cocciniglia che è velenosa”?  
A.F.: Sì, cocciniglia.  
R.L.: No, quella c’è anche in sonoro. Basta riascoltare il VHS.  
Presidente: E quindi, siccome l’abbiamo già sentita…  
R.L.: Però non tutto può magari risultare nel sonoro per uno spostamento della videocamera, ma io ricordo, come altri miei colleghi firmatari di quel verbale, “gli è gobbo”.  
Presidente: Va be’.. .  
A.F.: Ecco, tra gli oggetti sequestrati, cioè visti in quel giardino, c’era per caso una tanica di acido?  
R.L.: Non me lo ricordo. Non me lo ricordo. Se c’è qualche atto firmato posso prenderne visione. Non me lo ricordo.  
A.F.: Dovrebbe risultare, quantomeno, dal filmato precedente alle perquisizioni e precedente anche al ritorno di Pacciani dal carcere. In merito al ritorno di Pacciani dal carcere, il giorno che Pacciani è uscito dal carcere, mattina del 6 dicembre, lei se lo ricorda, perché c’era, ecco, la perquisizione avvenne, si, sugli oggetti che portava Pacciani in quella stanza a piano terreno, vicino all’ufficio matricola, ma avvenne anche in uno stipetto che era chiuso nella stanza, nella cella dov’era il Pacciani?  
R.L.: Guardi, su questo posso ribadire che nella cella andarono il tenente Sangiuliano del ROS e il maresciallo Daidone che… il maresciallo Daidone sicuramente è già stato sentito e ha potuto, in prima persona, riferire ciò che ha fatto nella cella, perché io non ci andai, neanche Perugini.  
A.F.: Va bene. Un’altra cosa. E questa è fuori processo, ma è nel processo, anche.  
Presidente: Lei aveva detto che era l’ultima domanda un quarto d’ora fa, Avvocato.  
A.F.: E l’ultima è questa che sto facendo, Presidente, ma sono stato breve, eh. Dunque, lei ha ricevuto una denuncia querela ed un esposto dai due Avvocati per le minacce che ricevevano in merito a questo caso.
R.L.: Sì. Ho ricevuto la vostra denuncia, sì.  
A.F.: Sì. Personalmente da me…  
R.L.: Sì.  
A.F.: … e l’ha ricevuta lei, l’ha firmata lei. Oh, io, quando mi hanno manomesso la macchina ero al…  
P.M.: Insomma, c’entra qualcosa?  
A.F.: C’entra, è il caso Pacciani.  
P.M.: No. La manomissione della…  
Presidente: Avvocato, questo non c’entra assolutamente niente.  
P.M.: … macchina Fioravanti, scusi.  
Presidente: Non ammetto domande su questo punto.  
A.F.: E allora io chiedo, è stata fatta un’indagine al carcere dov’era Pacciani? Se c’era stata la presenza dell’avvocato Fioravanti da lei? Sui registri del carcere?  
R.L.: Sì, è stata fatta… è stata fatta alla Matricola del carcere. Certamente.  
A.F.: Se io ero presente, quel giorno nel carcere.  
R.L.: È stata una cosa che non è documentata, perché mi è bastato ciò che hanno riferito i colleghi della Matricola, certamente.  
A.F.: Sì. Dopo che io avevo presentato la denuncia.  
R.L.: Certamente.  
A.F.: Grazie.  
P.M.: Io non ho capito… comunque non ha im…  
A.F.: E l’ho capita io.  
P.M.: Meno male, meno male!  
R.L.: Cioè, ha capito? Noi…  
Presidente: Bene. Signori, possiamo licenziare il teste?  
P.M.: Sì, senz’altro, Presidente.  
A.B.: Signor Presidente, io devo fare una… soltanto… non al teste, un’istanza velocissima. No, no, il teste no.  
Presidente: Possiamo mandarlo via?  
A.B.: Sì, si, certo.  
Presidente: Ah, benissimo.

A.B.: Mi scusi, signor Presidente, io ho riferito al signor Pubblico Ministero che giorni fa ho avuto notizia della morte, per suicidio, di un certo… morte per suicidio di un certo signore che aveva avuto anche dei problemi, pare, mi è stato detto, con la giustizia. E questo signore era possessore di una pistola calibro 22 modello 71 che aveva una sigla: F23290, con sette cartucce “H”. Quindi Winchester, eccetera. Ho fatto un lungo… cioè, ho esaminato tutte le pistole, perlomeno i numeri di matricola di questo… che sono stati esaminati, delle pistole che sono state esaminate dai vari periti, e questa qua non risulterebbe. Io…  
P.M.: Mi scusi, come fa l’Avvocato a sapere atti segreti della Procura della Repubblica di Firenze, con tanto di numeri di matricola…  
A.B.: No, non so nulla di questo, io.  
P.M.: E allora come fa a sapere i numeri di pistola?  
A.B.: No, no, F23290. 
Presidente: Va be’, comunque, insomma…  
A.B.: Non lo so. Io volevo…  
Presidente: …dagli accertamenti che ha fatto, dice che…  
A.B.: Scusi, Presidente, le indagini…  
P.M.: accertamenti fatti…  
A.B.: … le facciamo anche noi. Certo, mica…  
P.M.: Se è un’indagine coperta…  
Presidente: Non le risulterebbe tra quelle note, vagliate.  
A.B.: Non mi risulterebbe… Io domando al signor Pubblico Ministero se è stata effettuata, non lo so, una indagine sul punto e una compatibilità, oppure no, fra questa pistola e i proiettili, e quelli che sono stati sparati.  
Presidente: Però, però, scusate, tutto questo non ve lo dovete fare in udienza. Ve lo fate fuori.  
P.M.: No, no, ce lo siamo già fatto. Diamoci atto reciproco che questa domanda me l’ha già fatta.  
Presidente: La Corte non ne sa nulla.  
A.B.: Io volevo sapere se è già stata fatta, o no.  
P.M.: Io le ho già risposto. Ma direi, che non solo è stato fatto l’accertamento, ma abbiamo la fortuna, o ha la fortuna, se interessa a qualcuno, l’avvocato Bevacqua, di avere la persona, qui accanto a me, che ha fatto l’accertamento e se la Corte lo ritiene opportuno – secondo me siamo talmente di fuori – per dire qual è stato l’esito dell’accertamento. Faccio presente che si tratta di atto coperto da segreto, in quanto oggetto di indagini della Procura di Firenze. Però, se gli interessa, chi ha fatto l’indagine, se si ritiene…  
A.B.: Scusi…  
P.M.: …libero dal vincolo che ha. Perché l’accertamento lo ha fatto su un altro procedimento, è qui il dottor Donato. Per quello che riguarda i rapporti fra me e l’avvocato Bevacqua gliel’ho già detto.  
Presidente: Signori, la Corte non ammette nulla di questo.  
P.M.: Perfetto, perfetto.  
Presidente: Assolutamente.  
P.M.: Perfetto. Io volevo essere onesto fino in fondo.  
A.B.: Come tutti. Presidente, possiamo…  
P.M.: Ho capito, ma… su cose…  
Presidente: Voi mi capite, perché sennò qui non si finisce… se dobbiamo inseguire tutti i proiettili della serie “H”… ce ne saranno centomila in giro. Delle pistole 22 ce ne sono migliaia…  
P.M.: A sacchetti.  
A.B.: Signor Presidente, possiamo fare un break di un’ora, un’ora e mezza?  
Presidente: No, perché la Corte, per propri impegni – purtroppo ogni tanto la Corte ha anche degli impegni propri – non può andare al pomeriggio. Quindi sospendiamo dieci minuti. Piuttosto, chi dobbiamo sentire?  
A.B.: Minoliti e il mio consulente tecnico.  
Presidente: Certo. E allora, dieci minuti, vi offro un caffè se volete…  
A.B.: Grazie.  
P.M.: Possiamo fare… invertire. Possiate fare il consulente che è venuto… se non ho capito… insomma, viene da fuori. Minoliti, alle tre… lo possiamo fare domattina, insomma, se la Corte…  
A.B.: Non c’è problema.  
P.M.: … ha impegni. Comunque sono presenti tutti e due. Si può invertire… 

DOPO LA SOSPENSIONE  

Presidente: Allora, chi avete deciso di sentire per primo, signori?  
P.M.: Noi ci saremmo anche accordati. C’è il consulente tecnico-balistico della difesa, che si sentirebbe, e il maresciallo Minoliti che è… si può fare domattina, insomma.  
A.B.: O anche stasera.  
P.M.: È un po’… se non si fa nel pomeriggio. Dato che è una cosa… si può benissimo fare domattina.  
Presidente: Domani mattina ricordiamoci che abbiamo De Fazio, se non…  
P.M.: Soltanto quel teste lì.  
A.B.: De Fazio… no, sono tre più uno.  
Presidente: È!  
P.M.: Sì, no, come persone, ma è una sola… Io, comunque, se andiamo avanti…  
Presidente: Di altro che cosa c’è, poi?  
A.B.: Mah, ci sono da sciogliere le riserve sui testimoni, signor Presidente.  
Presidente: Va bene. Quelli di oggi.  
A.B.: Che non sono venuti, che non son venuti. C’è questa Simonetti Anna Maria… e poi di altro…  
P.M.: Il P.M., al di là del teste Minoliti e del professor De Fazio e gli altri due, non ha assolutamente…
Presidente: Tanto per capire un pochino.  
P.M.: Qualche istanza, anzi, una sola, ma in cinque minuti… in un minuto la faccio.  
Presidente: C’è De Fazio, che poi sono tre più uno, il consulente, ovviamente.  
A.B.: Poi ci sarebbe… no, c’era stata…  
Presidente: Oltre…  
A.B.: … c’era stata, mi scusi, signor Presidente.  
Presidente: Prego.  
A.B.: Una richiesta della difesa. Cioè era stata preannunziata una persona che avrebbe dovuto testimoniare nel caso in cui la Corte l’avesse ritenuta opportuna ai sensi del cinquecento…  
Presidente: Sì, lei ce l’aveva preannunziata…  
A.B.: Io ce l’ho. Ci ho anche il fax di questa persona, però ci voglio parlare io, un attimo.  
Presidente: No, anche perché, vi rendete conto? Uno viene qui con una incolpazione.  
A.B.: Lei dice di aver… da quello che mi dice il collega, questa signora dice di aver saputo da una persona, che è la moglie di un tizio, che questo tizio sarebbe… anzi, addirittura aveva anche i pezzi, eccetera, anatomici. Va bene?  
P.M.: Quindi, l’accertamento, anche se fosse vero, oggi è un po’ poco segreto, eh! Andare a fare questo accertamento oggi, dopo che l’abbiano… è stato detto un po’ a tanti, è pericoloso. Pensare che li abbia tenuti per noi questo signore, in attesa di una perquisizione…  
A.B.: No… 
Presidente: Va be’, va be’, comunque d ‘ accordo.  
A.B.: Comunque io…  
Presidente: Ne parleremo.  
A.B.: Ecco, grazie.  
Presidente: Oltre a questo abbiamo la teste Simonetta., che è malata, vero? Mi pare.  
P.M.: È qui il suo certificato.  
A.B.: C’è un certificato medico…  
P.M.: Addirittura per un mese, dice.  
A.B.: Sindrome depressiva ansiosa.  
P.M.: Però abbiamo sentito, di fatto, il… anche indiretta…  
Presidente: Comunque, sulle circostanze…  
P.M.: Oramai…  
Presidente: …abbiamo largheggiato…  
P.M.: Ha largheggiato anche il P.M., al fine… 
A.B. fuori microfono: …  
Presidente: Ecco, direi, semmai. Quindi va bene. Allora, Minoliti si potrebbe sentire domani, eh? Va be’. 
P.M.: Per primo domattina, oppure per ultimo. Insomma, non… Lo possiamo sentire subito, eh, io non ho problemi di orario. Per me…  
Presidente: Sentiamo intanto il consulente balistico.  
P.M.: Il maresciallo Minoliti è qui. Lo possiamo sentire oggi stesso, subito dopo. Se riusciamo a contenerci, sentiamo…  
Presidente: Vediamo. Si accomodi, prego.  
P.M.: Chiedo scusa, c’è un elaborato del consulente? Se c’è un elaborato scritto io lo vorrei vedere prima, sennò… eh, allora… insomma, me lo potevano dire che c’era un elaborato scritto e si guadagnava tempo. Io, senza conoscere l’elaborato, non vedo come si possa fare… Chiedo scusa, Presidente…  
A.B.: Sentiamo Minoliti allora, via.  
P.M.: No, è un elaborato che… insomma, le pagine le vedono da soli.  
Presidente: Va be’, sentiamo cosa ci ha da dire.  
A.B.: È un elaborato. Sennò non sarebbe un elaborato.  
P.M.: No, ma credo che le parti abbiano diritto di vederlo, no? Sennò che domande gli posso fare?
Presidente: Va be’, non lo so. Lei ha il suo consulente lì vicino. C’è il dottor Donato.  
P.M.: Ma non sappiamo il contenuto…  
Presidente: Ce lo dirà…  
P.M.: Bene, bene, bene. Presidente, pur di facilitare… non c’è problema.  
Presidente: Dirà che quello non è il proiettile che è stato nella canna di quella…  
P.M.: Presidente, Presidente, questo lo so già, ma che c’entra!  
Presidente: Arriviamo a bomba…  
A.B.: Non è mica detto.  
P.M.: Questo è ovvio che non… No, questa è una battuta del Presidente, io, che vuole?  
Presidente: Si accomodi. Ora scherzavano naturalmente…  
P.M.: Cercavamo di… Sono le una e mezzo, ci capisca chi ci sente.  
Presidente: Sentiamo un pochino, e poi, se del caso… Allora, avvocato Bevacqua, è il suo consulente. Sentiamo intanto… nome e cognome, per cortesia.  
M.M.: Marco Morin, nato a Xxxxxxx il XX/XX/XX, residente a Xxxxxxx, Xxxxxx, XX.



A.B.: Professione?  
M.M.: Libero professionista.  
Presidente: In particolare, lei come mai si interessa di queste cose? Ha una specializzazione particolare, ecco, tanto per sapere…  
M.M.: Si, io ho una specializzazione particolare. Ho un diploma di specializzazione rilasciato dalla Forence Science Society, in possesso a soli cinque esperti italiani.  
P.M.: In che cosa, scusi, questa specializzazione?  
M.M.: In balistica giudiziaria.  
P.M.: Grazie. No, no, mi era sfuggito.  
M.M.: Se vuole ho la copia del diploma.  
P.M.: No, perbacco, perbacco! Ci mancherebbe, ci mancherebbe…  
Presidente: No, no…  
M.M.: Comunque sono stato il consulente…  
P.M.: Noi lo conosciamo per fama, quindi non c’è bisogno.  
M.M.: Sono stato consulente del giudice Falcone e ho fatto il caso Dalla Chiesa e il 1817.  
P.M.: E tanti altri, Dottore, quindi non c’è problema.  
Presidente: Benissimo, benissimo e quindi… Era solo per inquadrare la sua personalità.  
M.M.: Certo.  
Presidente: Chiaramente la Corte non la conosceva. Grazie. Avvocato Bevacqua, prego.  
A.B.: Ecco, mi scusi, Dottore, o ingegnere. Ingegnere?  
M.M.: No, né l’uno, né l’altro.  
A.B.: Esperto.  
M.M.: Esperto.  
A.B.: Senta, le volevo domandare, lei ha già visto, ed è stato presente anche quando sono stati effettuati, da parte del signor Pubblico Ministero, effettuate le richieste di esame degli elaborati dei signori consulenti dell’Ufficio del Pubblico Ministero, relativamente…  
P.M.: Del GIP.  
A.B.: Del GIP, sia in relazione alle varie comparazioni dei bossoli dei vari delitti, sia in relazione alla possibile compatibilità di quel proiettile, anzi, di quella cartuccia che era stata rinvenuta nell’orto di proprietà del signor Pacciani, con la possibilità che questa cartuccia fosse stata esplosa o introdotta nell’arma misteriosa dei duplici delitti. E poi anche in relazione al tempo, alla durata di interramento di questa stessa cartuccia. Se lei crede, se il signor Presidente me lo consente, se la controparte me lo consente, può parlare a ruota libera, se crede, se il Presidente…  
Presidente: In maniera stringata, per piacere.  
A.B.: In maniera stringata su tutto… 
Presidente: Poi tanto è chiaro che ci consegna l’elaborato…  
A.B.: Certamente, certamente.  
Presidente: Quindi direi… Dottore, lei…  
M.M.: Nell’elaborato che…  
Presidente: … percorrere per le linee maestre, naturalmente.  
M.M.: Nell’elaborato che verrà depositato non viene trattata la parte relativa alla perizia balistica riguardante la comparazione dei reperti relativi agli otto duplici omicidi. Perché non ne ho avuto tempo e perché, tutto sommato, non credo che abbia grosso interesse. Si tratta di un lavoro fatto bene, considerando i mezzi a disposizione, dai periti Salza e Benedetti. E ci sono molti casi di comparazioni positive chiaramente accettabili. Ce n’è qualcheduno un po’ dubbio, ma sempre a livello di fotografia, perché premetto che io non ho mai visto, il mio intervento tardivo, non ho mai avuto la possibilità di vedere i reperti stessi, e quindi di esaminarli personalmente. Dalle fotografie prodotte insieme alla perizia -parlo Salza-Benedetti – ritengo provate molte positività e alcune, da un punto di vista fotografico sono forse un po’ dubbie ma comunque se questo potesse avere interesse nell’economia del processo, si può sempre ripetere con una strumentazione più adeguata questa indagine. Cioè con un microscopio elettronico a scansione, che avendo una profondità di campo molto superiore a quello ottico, permetterebbe di esaminare con molta più cura l’impronta di percussione che è stata quella esaminata dai periti. Ecco, questo per quanto riguarda la perizia Salza-Benedetti. La perizia invece…  
P.M.: Mi scusi, per semplificare, lei concorda o non ha niente da dire circa le conclusioni?  
A.B.: Di solito è il contrario…  
M.M.: Voglio dire, io cerco di essere molto chiaro, signor Pubblico Ministero… 
P.M.: Per capire.  
M.M.: … io ho visto solo le fotografie.  
P.M.: Eh, era quello che io volevo… Lo ha già sottolineato da solo.  
M.M.: Certo.  
P.M.: Lei né i reperti, né bossoli, né proiettili… non ha visto niente.  
M.M.: Non li ho potuti vedere.  
Presidente: Teoricamente ha fatto il suo lavoro sul lavoro degli altri. Quindi ovviamente ha approfittato delle ottime fotografie, tra l’altro.  
P.M.: Ecco.  
M.M.: Ritengo che, buona parte delle comparazioni positive affermate trovino una indiscutibile dimostrazione.  
P.M.: Perfetto. Era…  
M.M.: Alcuni potrebbero… a me lascerebbero qualche dubbio, solo dubbio, parlo. E…  
P.M.: Le foto.  
M.M.: Sì, le foto, perché non ho visto…  
P.M.: Lei non ha visto…  
M.M.: … se io avessi potuto vedere i…  
P.M.: I proiettili.  
M.M.: No, i bossoli.  
P.M.: In questo caso bossoli e anche…  
M.M.: Più che altro i bossoli, perché i proie…  
P.M.: E anche le pallottole c’erano.  
M.M.: Sì. Sarei più tranquillo, però questo è sempre possibile eventualmente farlo, se ci dovessero essere dei dubbi per l’economia, diciamo…  
P.M.: Io credo… a noi no. Come P.M., no, comunque… Prego, prego.  
A.B.: Però i dubbi ci posso essere. È stato molto onesto.  
Presidente: Andiamo avanti, andiamo avanti.  
P.M.: Quindi…  
A.B.: Mi pare che anche lo stesso suo consulente ha nutrito qualche perplessità.  
Presidente: Benissimo, andiamo avanti.  
P.M.: Si è strappato tutti i capelli, mi dispiace.

M.M.: Passando invece alla perizia Benedetti-Spampinato, bisogna subito dare atto che gli stessi non, perlomeno nel rapporto scritto, non danno la certezza di queste comparazioni positive. Questo va a loro onore, evidentemente hanno avuto dei dubbi. Qui il discorso si fa un po’ complicato, io cercherò di tenerlo, di stringerlo al massimo. L’impronta che viene lasciata dalla… in fase di incamerazione – detta anche impronta di spallamento – è un’impronta particolare che dovrebbe, in teoria, ripetersi con una certa precisione su cartucce o bossoli incamerati nella medesima arma. Non è stato fatto nessuno studio particolare su questo genere di impronta perché, in genere, i reperti, soprattutto i bossoli, hanno delle altre impronte tipo quella di percussione, estrazione, espulsione, quella lasciata dalla superficie di otturazione, che sono molto più facilmente leggibili. E quindi l’attenzione degli specialisti, in genere, va verso questo tipo di impronte. Nel caso specifico ci si è occupati di questa impronta, in quanto era, non dico l’unica, ma una delle due presenti sul bossolo della cartuccia rinvenuta nell’orto del signor Pacciani. Dunque, il discorso…  
A.B.: Quali erano, scusi… ci può dire quali sono questi due? Mi perdoni.  
M.M.: Dunque, da quello che io ho visto, sia dalle carte delle perizie, sia… sì, no, dalle carte delle perizie, si è…  
P.M.: Lei non ha visto il bossolo trovato in casa Pacciani? La cartuccia, scusi. 
M.M.: Io ho già detto che purtroppo non ho visto…  
P.M.: Sì, sì, era… no, per aver capito bene io.  
M.M.: Ecco, io ho visto le fotografie presentate nella perizia e ho visto un disegno e le fotografie contenute nella relazione tecnica fatta dal dottor Giancarlo Mei, per quanto riguarda la…  
A.B.: Dezincificazione.  
M.M.: Esatto. In quest’ultima perizia abbiamo… chiedo scusa, abbiamo un disegno che evidentemente è stato fatto dal Gabinetto di Polizia Scientifica, pagina 9, dove è segnato – disegno 3, figura 1; figura 1, disegno 3 – ed è indicata una impronta come impronta di estrazione. Quindi, evidentemente c’è anche una impronta di estrazione.  
P.M.: No, no, scusi, eh. Probabilmente non è cosi, eh. Se vuole…  
A.B.: No, è cosi, è cosi.  
P.M.: Non l’ha fatto certamente il Gabinetto di Poliz…  
Presidente: Signori…  
P.M.: Ma non l’ha fatto il Gabinetto di Polizia Scientifica.  
Presidente: Signori, diamo atto che c’è scritto “estrazione”. Poi ognuno…  
P.M.: Bene, bene. No, è quell'”evidentemente” che non vorrei creasse dei dubbi.  
Presidente: Va bene. Comunque, signori, stiamo al dato obiettivo che risulta di qua. Lì c’è scritto “estrazione”.  
P.M.: C’è il disegno, quindi.  
Presidente: Se poi è non è… capito?  
A.B.: Vediamo, se lo facciamo parlare.  
Presidente: Lui però… Prego.  
M.M.: Io devo basarmi solo sulle carte, e quindi non ho altra…  
Presidente: È naturale.  
M.M.: Dunque, i periti hanno comparato queste… solo le impronte lasciate dallo spigolo inferiore della superficie di otturazione, al momento in cui la cartuccia viene sfilata dalle labbra del serbatoio e spinta verso la canna. Notiamo che la cartuccia, in origine, si trova ad un livello più basso rispetto all’asse della canna, e viene portata in alto grazie ad una rampa presente sotto… se avessimo una pistola qui pres…  
A.B.: Posso, posso disegnargliela io.  
M.M.: Ah, beh, non c’è bisogno. Comunque questo credo che anche il consulente del Pubblico Ministero concordi. C’è una rampa d’invito che fa sollevare la punta della cartuccia e la manda verso l’interno della canna. Quindi, la cartuccia stessa ha un moto dall’alto verso il basso, con una applicazione differenziata di pressione, perché ovviamente il fondello si piega al momento in cui la cartuccia si alza per entrare, e quindi queste impronte lasciate non sempre però dal… da questo spigolo vivo, prendono la forma di strie, microstrie che vanno dal bordo del – come abbiamo già visto – dal bordo del fondello verso l’interno. Ad un certo punto spariscono perché è finita l’azione. Dunque, queste impronte non sono mai state studiate, da quello che mi risulta, proprio perché c’erano, in genere, ci sono altre impronte più chiare e più caratterizzanti. Queste impronte, infatti, possono molto facilmente essere confuse… possono essere prese come impronte caratteristiche quelle che sono impronte di classe. Cioè, tutte le pistole di un certo modello, ricevono un determinato trattamento durante… subito dopo la fabbricazione, durante o nel corso della fabbricazione, e pertanto quello spigolo ha dei segni che non è facile distinguere, a meno che non ce ne sia uno particolarmente marcato che possa servire da punto di riferimento. Questo è un problema che si ha anche con i proiettili che passano attraverso la canna. E questo problema è stato studiato dagli scienziati del settore, soprattutto per quanto riguarda i proiettili. Io non voglio fare un discorso ora troppo tecnico. Ricordo soltanto che in un’opera che io cito e riporto parzialmente in allegato, ci si è accorti che, su proiettili sparati dalla stessa, dalla stessa arma, si possono trovare sino a un 40, 50 – ora non ricordo – per cento, di microstrie coincidenti. Mentre pistola della stes… su proiettili sparati da pistola della stessa marca e dello stesso modello, ma diverse, questa percentuale può arrivare fino al 20 per cento. I dati precisi sono i seguenti: allora, per proiettili sparati da armi differenti, sono state frequentemente trovate dal 15 al 20 per cento di strie corrispondenti; mentre, per proiettili sparati dalla stessa arma, la percentuale poteva andare dal 21 al 24 per cento. Quindi abbiamo un uno per cento di differenza. Allora mi si chiederà come è possibile fare delle comparazioni positive. Comparazioni positive vengono fatte tenendo conto non delle singole microstrie, ma di famiglie di strie che devono coincidere e devono coincidere per un certo numero. Questo numero è già stato indicato nel lontano 1930 in un lavoro italiano dove si dice che almeno due terzi, fra strie e gruppi di strie, devono coincidere. Allora noi ci troviamo di fronte – questo discorso, sia ben chiaro, vale per i proiettili sparati dalle canne, usciti dalle canne ricordiamo che il proiettile, quando esce dalla canna, raccoglie le impronte lasciate da asperità varie presenti su tutta la lunghezza della canna. Quindi sono estremamente caratterizzanti. Nel caso invece in oggetto noi abbiamo una impronta lasciata da un unico punto. Quindi, a maggior ragione, ci dovrebbe essere una perfetta coincidenza di microstrie molto superiori a quella che si può riscontrare nelle canne. Questo è stato sviluppato in maniera più lunga – ora non voglio tediare la Corte – in questa consulenza che verrà depositata. Il discorso finale è questo, per quanto riguarda queste comparazioni: le comparazioni presentate, allegate alla perizia Benedetti-Spampinato, hanno certamente molte microstrie coincidenti ma ritengo che non siano sufficienti per dare la certezza di equiprovenienza della cartuccia incamerata e dei bossoli corpo di reato. Questa stessa chiaramente ce l’hanno avuta anche i periti, che non hanno detto con certezza questa cartuccia è stata incamerata. E questo, ripeto, va a loro onore. Loro hanno parlato sempre di buona identità che non è un criterio scientifico. Una buona identità non vuol dire niente. O una buona coincidenza delle microstrie più profonde. Anche questo non dice niente. Alcune microstrie si trovano in posizione reciproca coincidente. Anche questo scientificamente non è possibile. Una perizia, per poter avere un valore probatorio, cioè per assumere il rango di prova, deve dire, deve dire: questa cartuccia è stata camerata da una determinata pistola, o non lo è stata. In casi molto rari i periti possono dire: non siamo in grado di dare una risposta. Perché anche questo può avvenire. Quindi, ritengo che, per quanto riguarda le comparazioni che io ho visto in fotografia, ripeto, e che quindi posso giudicare soltanto sulla carta, non vi è la prova che quella cartuccia sia stata incamerata dalla stessa pistola che ha sparato le cartucce a cui appartengono i bossoli in reperto. Non si può escludere, ma, ripeto, non c’è una prova scientifica. Le fotografie presentate non lo permettono. Io ho allegato alcune fotografie di comparazioni positive di questo genere d’impronte, sicuramente positive, e loro, confrontando quelle presenti nella perizia d’ufficio e queste qua, potranno vedere la differenza e potranno vedere forse in maniera più comprensiva quanto io sto affermando. Ho notato poi una cosa che mi ha lasciato molto perplesso. A pagina 15 della relazione peritale troviamo questa affermazione. I periti descrivono un’impronta presente alla base del corpo cilindrico, del bossolo in prossimità della faccia interna del collarino. Cioè quella che in questo disegno, che forse io erroneamente ho attribuito alla Polizia Scientifica, ma che, allegato nel… Ha fatto benissimo, per carità!  
P.M.: Lo avrà fatto il perito.  
M.M.: Non credo, perché il perito non… continua a parlare di proiettile, quando in realtà è una cartuccia…
Presidente: Va be’, comunque, storicamente è quella a pagina 9 della perizia Mei, d’accordo?  
M.M.: Sì.  
A.B.: Estrazione.  
M.M.: C’è un’impronta… c’è questa impronta qua…  
A.B.: “Quest’ultima non può essere attribuita all’estrattore dell’arma, perché è molto più larga di quella che quest’organo ha prodotto sui , bossoli repertati.” 

M.M.: Ecco, qui, questa cosa, questa frase, è una frase che mi ha lasciato di stucco.  
P.M.: Ma la frase del Mei?  
M.M.: No, la frase dei periti.  
P.M.: Ah, perfetto.  
M.M.: Qui c’è un vizio logico in questa frase. Credo che…  
P.M.: Ci vuol ridire la frase?  
M.M.: La frase è questa.  
P.M.: Pagina 15?  
M.M.: Pagina 15. Descrivendo quest’impronta dicono: “Quest’ultima non può essere attribuita all’estrattore dell’arma perché – vedi foto numero 40 bis – è molto più larga di quella che quest’organo ha prodotto sui bossoli repertati”. Qui mi pare che i periti danno per scontato che quella cartuccia è stata incamerata nella pistola con cui sono stati sparati i bossoli. Cosa che invece loro dovrebbero provare. Non so, mi pare che ci sia questo vizio logico. Lascio la decisione…  
A.B.: No, no, scusi, eh. Abbia pazienza, questa decisione, certo, è della… Però, se loro dicono che è molto più larga di quella che quest’organo ha prodotto sul bossoli repertati, evidentemente è diversa.  
M.M.: Sì, ma loro… no, ma loro dicono che non è que… Cioè, loro fanno l’affermazione “non è l’impronta di estrazione…”  
A.B.: Sì.  
M.M.: Stia attento al loro passaggio logico. “Non è impronta di estrazione, perché è più larga di quella presente sul bossolo…”  
A.B.: Ma invece è l’impronta di estrazione, qui.  
M.M.: Come?  
A.B.: Ma invece è l’impronta di estrazione.  
M.M.: Questo non lo so, io non l’ho vista. Però…  
P.M.: No, no, forse, dato che lei non l’ha vista, dato che il problema è strettamente tecnico, sarà bene sentire il dottor Donato che lui l’ha vista. Sennò…  
A.B.: No, un momento, scusi. Qua c’è, mi perdoni, qua c’è… Sicuramente il dottor Mei ha visto, il dottor Mei ha visto questa pallottola, tant’è che l’ha disegnata a pagina 9, dove si parla di estrazione.  
M.M.: Sì.  
A.B.: Giusto? Oh. E loro fanno riferimento a questo punto, “estrazione”…  
P.M.: No… Non è cosi.
A.B.: E certamente…
P.M.: Non è cosi. Il dottor Mei non è un balistico, è un chimico. Come può parlare di estrazione?  
A.B.: Ma è un dato oggettivo che si vede.  
P.M.: No, no, no.  
A.B.: Si può vedere? Mi scusi, Presidente.  
Presidente: Scusatemi…  
A.B.: La pagina… la foto 40 bis.  
Presidente: Di quale perizia state parlando, adesso?  
A.B.: Io sto parlando, il signore, il consulente tecnico della difesa, sta parlando della pagina… foto 40 bis della consulenza Salza-Benedetti.  
M.M.: No, io quella non l’ho vista.  
A.B.: Non l’ha vista.  
M.M.: No, io ho letto, ho letto la frase.  
A.B.: Il punto, e basta.  
M.M.: Il punto.
Presidente: Noi la dobbiamo andare a prendere, allora.  
P.M.: Eh, sì, Presidente, sennò non si riesce a capire nemmeno noi…  
Presidente: Al solito, ogni tanto…  
P.M.: Non si riesce a capire nemmeno di cosa si parla.  
M.M.: Ma comunque… comunque…  
P.M.: Prendiamola…  
M.M.: Sì, ma mi scusi, comunque la cosa è stranissima, perché si dice, si afferma che non può essere impronta dell’estrattore dell’arma perché sui bossoli…  
P.M.: Però non si capisce quale, scusi. Perché se non c’è… Prendiamo la foto, scusi. Finché non abbiamo la foto non si capisce di cosa si parla.  
A.B.: Loro dicono, i signori periti parlano che quest’ultima impronta non può essere attribuita all’estrattore dell’arma…  
P.M.: Ma quale? dove è questa impronta…  
A.B.: Foto 140 bis.  
P.M.: No, vediamola sul proiettile.  
A.B.: Scusi, posso farlo io… Posso chiedere io al mio consulente…  
P.M.: Come no!  
A.B.: E poi lei faccia tutte le considerazioni.  
P.M.: Perfetto.  
A.B.: Allora…  
P.M.: Io ho chiesto che sullo stesso punto venga sentito il dottor Donato perché è l’unica persona che, oggi presente, l’ha visto.
A.B.: Certamente. Però…  
Presidente: Un attimo. Adesso prendiamo le sacre carte.  
P.M.: Sennò si parla di cose che…  
A.B.: Signor Presidente, siccome pare che in questa perizia, si dice la perizia Salza-Benedetti, eccetera, che quest’ultima impronta, che poi è quella indicata a pagina 9…  
P.M.: È questa qui. Ce l’hanno spiegata a lungo i periti.  
A.B.: I bossoli repertati sono un altro, mica questi.  
P.M.: Come no?  
M.M.: No, io… forse non sono stato abbastanza chiaro.  
Presidente: Ecco, Dottore, lei faceva riferimento alla pagina della perizia Salza-Benedetti… No, dico…  
M.M.: Spampinato-Benedetti; Benedetti-Spampinato, alla pagina 15.
Presidente: Allora non ci siamo, perché qui abbiamo invece… Questa è Salza-Benedetti.  
P.M.: È quando i periti ci hanno spiegato cosa poteva essere quel segno…  
Presidente: Sì, ho capito, ma…  
P.M.: … laterale.  
Presidente: Anche questa qui ha preso il volo per altri fascicoli.  
P.M.: No, no, come?  
Presidente: Nel senso che è di la e dobbiamo cercarla.  
M.M.: Comunque io ho scritto ripetendo verbatim quello che era… quello che c’era sulla perizia. Loro fanno riferimento ad una impronta presente alla base del corpo cilindrico del bossolo in prossimità della faccia interna del collarino. 
P.M.: L’hanno spiegata e hanno fatto vedere anche…  
M.M.: Che è la tipica posizione dell’estrattore. Loro scrivono: “quest’ultima non può essere attribuita all’estrattore dell’arma perché è molto più larga di quella che quest’organo ha prodotto sui bossoli repertati”. Quindi qui loro, in pratica, dicono che, essendo… che sui bossoli repertati l’impronta è più piccola, qui è più larga, e allora non può essere l’impronta di estrazione. In questo modo loro danno già per scontato che l’arma è sempre quella. Perché? Perché se noi andiamo a vedere il disegno fatto dagli stessi periti… scala 20 ad uno, a fogliazione 59 della perizia Salza-Benedetti, vedremo che la larghezza dell’estrattore della Beretta 70, 71 e di tutta quella serie, è di circa… è superiore ai 4 millimetri. Soltanto che la superficie che viene a contatto con il bossolo varia, secondo l’asperità, secondo come è stato limato l’interno di questo estrattore. E loro hanno segnato con un… tratteggiando la zona in cui la pistola che ha sparato le cartucce a cui appartengono i bossoli repertati nei vari delitti, ha lasciato l’impronta. Che è molto più piccola, come loro potranno vedere, rispetto all’estensione totale dell’estrattore. Ma questo non vuol dire che in un’altra pistola ci possa essere o un’impronta addirittura più piccola, o una molto più larga fino a coprire tutta la dimensione dell’estrattore stesso, se questo è stato lavorato bene.  
P.M.: Ma loro hanno fatto un esperimento. E lo spiegano.  
M.M.: Su tre pistole. Un esperimento non si fa su tre pistole. Non è scientifico. E non hanno dato le dimensioni. Hanno dato solo la posizione dell’impronta. Ecco, questa qui è una cosa che lascia molto perplessi.  
A.B.: Cioè, secondo lei… Scusi, eh, per… questa striatura che c’è, quella là, quella che secondo loro non potrebbe essere, perché è più larga rispetto ai bossoli, invece è la zona comunque compatibile con l’estrattore.  
M.M.: Certo. Da quello che si vede, dai disegni in mio… dal disegno in mio possesso…  
A.B.: Ecco, perché questo…  
M.M.: … è compatibile. E anche dalla fotografia è compatibile, perché non dimentichiamo che l’estrattore nelle pistole a chiusura labile come sono queste qui, più che funzione di estrattore, ha la funzione di cerniera al momento dell’espulsione. Cioè, quella che, quando il bossolo è tornato indietro, o la cartuccia in questo caso, incamerata, è tornata indietro, incontra l’espulsore e quindi gira in quel punto e fa da perno, e lascia questa impronta proprio caratteristica, come sembrerebbe dalla fotografia che abbiamo visto, potrebbe essere quella. Io, ripeto, finché non vedo il reperto non posso dare… 
A.B.: Comunque quella…  
P.M.: L’importante sarebbe vedere il reperto, dice lei.  
A.B.: Comunque quella fotografia mostra un… mostra questo segno, che è il segno dove normalmente c’è l’estrattore…  
M.M.: Certo.  
A.B.: … e comunque questo segno, cosi come dicono gli stessi consulenti, è diverso per grandezza, rispetto a tutti gli altri segni che ci sono invece nei bossoli.  
M.M.: Sì, certo.  
A.B.: Quindi è un segno non solo di identificazione, ma di diversità assoluta.  
M.M.: Potrebbe essere. Bisogna esaminarlo.  
A.B.: Cioè, scusi, se questo segno…  
P.M.: Per forza! Non si può…  
A.B.: Mi perdoni. Se noi dovessimo dire, cosi come nid quod perumque accidit, va bene? questo segno che là viene lasciato nel bossolo o, nel caso di specie, nella cartuccia, è il segno tipico dell’estrattore, se questo segno tipico dell’estrattore ha lasciato… è di ampiezza diversa rispetto a tutti gli altri segni che sono identici per lunghezza dei vari bossoli, evidentemente questo segno indica una diversità.  
M.M.: Certamente.  
A.B.: Oh. Questo volevo dire.  
M.M.: Sì.  
A.B.: Una diversità di arma, una diversità di estrattore.  
M.M.: Estrattore.  
P.M.: Se è estrattore.  
M.M.: Se è estrattore.  
P.M.: Questo ancora nessuno… lei non l’ha visto e non l’ha potuto accertare.  
M.M.: Ma io faccio presente al signor Pubblico Ministero che io mi sono basato su quello che hanno scritto i periti…  
P.M.: Ma loro hanno anche scritto che non è estrattore, signor Morin.  
M.M.: Ma no, ma loro hanno detto che non è estrattore, per quale ragione?  
P.M.: L’hanno documentato che non è estrattore.  
M.M.: No, loro hanno detto che non è estrattore perché la dimensione è diversa, non per altro. Se loro…  
M.M.: Non sono… non sono mica dei mesticatori, sono della gente che guarda quel tipo d’armi. L’ingegner Benedetti, non so, è 25 anni che è a Gardone. Se proprio lui dice non è estrattore, avrà fatto il suo accertamento, no?  
A.B.: Mi scusi, l’accertamento…  
P.M.: Quindi, se ha detto che non è estrattore, non è che l’ho detto io. Ne conviene?  
M.M.: No…  
P.M.: E lui, mi scusi, ha visto il proiettile.  
A.B.: Signor Pubblico Ministero, il discorso è molto diverso.  
P.M.: No, no…  
A.B.: Il problema è questo: o in quella zona normalmente si lasciano impronte dell’estrattore, oppure no. In quella zona si lasciano impronte dell’estrattore. Quindi il signor consulente, suo consulente, non ha dato…  
P.M.: No, no, il mio consulente? Quello è consulente del GIP.  
A.B.: Consulente del GIP e non ha dato…  
P.M.: E non ha…  
A.B.: Non ha dato una spiegazione.  
Presidente: È perito, eh. Perito, chiamiamolo col suo nome.  
P.M.: Perito, perito.  
A.B.: Il perito non ha dato una spiegazione, non ha detto che questo è stato ammaccato.  
P.M.: Ma saprà lui che cos’è un estrattore. L’avrebbe detto, no? se era un estrattore.  
A.B.: No, non l’avrebbe detto, non l’ha detto. Lui ha detto che è un estrattore, ma diverso.  
P.M.: No, no, no.  
A.B.: Come no?  
Presidente: Se del caso, riconvocheremo i periti.  
P.M.: Perfetto.  
Presidente: Anche perché poi tutto questo sarebbe stato meglio farlo in un unico contesto.  
P.M.: Ecco, io questo dicevo.  
Presidente: Lo so, lo so. Ma non è colpa di nessuno.  
A.B.: Presidente, ma non è colpa di nessuno…  
Presidente: Non è colpa di nessuno, certamente.  
A.B.: … perché anche il Pubblico Ministero l’ha mandato dopo il suo…  
P.M.: No, no, calma. È stata fatta una perizia dal GIP. Ma che scherziamo? In cui sono stati dati avvisi a tutti. Io il mio consulente me lo sono nominato.  
A.B.: … spiegato, non…  
Presidente: Noo, non avete capito!  
P.M.: Perbacco.  
Presidente: Nel dibattimento sarebbe stato forse meglio.  
A.B.: Il dibattimento è un’altra cosa.  
Presidente: Sentirli tutti insieme. È chiaro.  
P.M.: Ma quando c’erano i periti, il consulente tecnico era presente. Quindi se lo voleva dire, lo poteva dire. Quindi non è certo addebitabile a me. Chiarissimo? Ecco. No, siccome mi si dice che andava fatto in un unico contesto, il signor Morin era presente, se aveva qualcosa da dire lo diceva in faccia al Benedetti. Non si viene a dire dopo mesi, dopo dieci giorni.  
Presidente: Va bene, va bene, andiamo. Lasciamo perdere le polemiche.  
P.M.: No, siccome si dice che andava fatto e andava fatto meglio…  
A.B.: Ma Pubblico Ministero…  
P.M.: Bene.  
A.B.: Ma dobbiamo… lei è parte imparziale del processo, no? Lei deve apprezzare la verità.  
Presidente: Comunque se ci sono dubbi, se ci sono dubbi…  
P.M.: Io sono… appunto. Ecco, ecco. Esatto, quello, non si può mettere in dubbio l’attività dei periti stando lontani, e loro non ci sono. Bisogna contestarlo a loro, insisto. Poi chi contesta deve averlo visto. Siccome quelli l’hanno visto, eh! direi, chiamiamo loro, ecco. Questo è il succo della vicenda. 
Presidente: Va bene, se necessario li richiameremo.  
P.M.: Certo, se necessario, ovviamente.
Presidente: Allora, vogliamo…  
M.M.: Signor Presidente, se…  
Presidente: Scusi, prego.  
M.M.: Signor Presidente, se mi permette una precisazione.  
Presidente: Ma certo.  
M.M.: Perché qui stavamo litigando per una cosa che mi pare non esiste.  
Presidente: Ma non stiamo litigando.  
P.M.: Non stiamo litigando, no, no.  
M.M.: Io… se i periti avessero scritto qui: l’impronta non è, quella impronta non è di estrattore per questo e quest’altro motivo, io non avrei avuto alcuna ragione di contestare. Siccome loro hanno detto che non è l’impronta di estrazione perché sugli altri bossoli è più piccola, allora, mi scusi, io non posso accettarlo. Mi devono dare una ragione, è una questione logica.
A.B.: Ohooo…  
P.M.: Loro hanno detto che non è addebitabile a un’arma, se non sbaglio.  
M.M.: Prego?  
P.M.: Se non sbaglio, hanno detto in aula che non era per loro addebitale al meccanismo, al congegno di un’arma. Ora, mi scusi, se dicono apertamente, sia nella relazione che qui davanti alla Corte, a domanda del sottoscritto, che quel segno non è addebitabile ad alcun congegno di un’arma – e loro lo hanno visto – mi scusi, alcun congegno di un’arma comprende anche l’estrattore. Quindi loro l’hanno detto in quest’aula ed erano presenti molte parti. E mi scuso perché glielo faccio presente, era presente anche lei. Quindi questo dato glielo doveva contestare lì. Oggi dico: facciamolo quando loro ci sono, facciamoli venire e diciamoglielo al signor Benedetti, all’ingegner Benedetti.  
Presidente: Sì, però attenzione, signori. Non possiamo, onestamente, contestare questo al consulente. Perché? Perché nel nostro modo di sentire i periti alla fine non c’era probabilmente rimasto neanche più tempo per fare le osservazioni, eh.  
P.M.: Bene, si, sì.  
Presidente: A onor del vero, va detto.  
P.M.: Sì, sì.  
Presidente: Comunque, non c’è problema. Vuol dire che convocheremo tutti un giorno, sulla base di questa…  
P.M.: Se lei ritiene.  
Presidente: Se necessario, naturalmente.  
P.M.: Io ritengo non sia necessario, e l’ho già spiegato, perché i periti…  
Presidente: E a quel punto li sentiremo in contraddittorio.  
P.M.: Presidente, io ho già spiegato che i periti in quest’aula hanno detto…  
Presidente: Anzi, se è indispensabile.  
P.M.: Hanno detto che quel segno non era addebitabile ad alcun congegno di arma. Quindi comprende l’estrattore. Quindi nessuno in quel momento è andato a contestargli questo; e allora, dico, loro l’hanno detto apertamente.
A.F.: Hanno detto che non possiamo dare…
M.M.: Io non potevo contestarlo perché non avevo…
 P.M.: Loro lo hanno detto, signor Morin.  
A.B.: Va be’, lo hanno detto.  
Presidente: Va bene, va bene.  
A.B.: Ma non è che hanno detto che è sicuro cosi. Loro hanno detto non è…  
P.M.: Sì, sì, non è addebitabile…  
A.B.: Va be’, e allora lo sentiremo, scusi.  
P.M.: No, l’hanno già detto in quest’aula.  
A.B.: Ci devono dire che cos’è.  
A.P.: Posso fare un’istanza molto semplice, signor Presidente?  
A.B.: No, vogliamo, vorrei…  
A.P.: Possiamo far vedere la pallottola in questione a questo consulente? Cosi sciogliamo il nodo e la riserva che lui sta facendo. 
Presidente: Avvocato…  
P.M.: In questo momento…  
Presidente: A parte che la pallottola in questione deve essere stata fatta a pezzetti, credo.  
P.M.: Sì e comunque se è, quello che c’è è ai corpi di reato. Non è qui.  
Presidente: No, la pallottola è qua.  
P.M.: Ah, è qui. Chiedo scusa, chiedo scusa.  
Presidente: La pallottola è qua e sotto chiave.  
A.P.: Si discute se è o non è un segno di estrattore, ma non sa dirci…  
Presidente: Però vi ricordo, se non ricordo male, è stata tagliata, tra l’altro, per fare la perizia Mei.  
P.M.: Esatto, esatto.  
Presidente: Credo sia stata tagliata in maniera che probabilmente i segni rima…  
P.M.: È documentato come tagliato.  
Presidente: Credo che non sia più quella.  
A.P.: Quel che c’è rimasto. Non so, vediamo.  
Presidente: E poi non è che con una lente di ingrandimento il consulente può oggi venirci a dire se è o se non è.  
P.M.: No, oggi qui occorrerebbe… I periti hanno detto cosi, il consulente dice cosi.  
Presidente: Se fosse assolutamente indispensabile, vuol dire che noi riconvochiamo i periti.  
P.M.: Esatto.  
Presidente: E facciamo allora un esame in contraddittorio con i consulenti.  
P.M.: Perfetto, Presidente. A.B.: Certo.  
Presidente: Va bene?  
A.B.: Se può andare avanti ancora su… ?  
M.M.: Beh, io credo che la mia conclusione è quella che per quanto io possa dire, per quanto ho visto solo sulle carte, su quanto è stato allegato come corredo iconografico, eccetera, non mi sembra assolutamente in grado, cioè non mi sembra corretto ipotizzare quanto hanno detto i periti d’ufficio, ecco. Cioè che loro hanno dato, mi pare… qui c’è un grado di incertezza che secondo me è molto superiore a quello che loro sembra danno nella perizia. Ecco, questa qui è la mia conclusione. Io non posso dire altro se non vedo i reperti. Se io potessi vedere i reperti, la mia risposta sarebbe ben diversa. O tacerei…  
A.B.: Ecco, scusi, ma sulla base delle fotografie, sulla base dei dati iconografici, come giustamente dice lei, che ha rilevato lei, che ha guardato, che ha esaminato, e quelli relativi a questa comparazione, va bene? di microstrie, e in riferimento a tutti gli studi normalmente eseguiti su questo tipo di indagine, che cosa ci può dire? Cioè quegli studi rispetto a questi dati, a questi risultati, che cosa danno?  
M.M.: Gli studi più recenti, e io ne posso citare uno che è apparso nel luglio del ’92 ed è intitolato “The probability of corresponding ‘Strie’ in Toolmarks”, cioè la probabilità di corrispondenza di impronte nei segni lasciati da attrezzi. E in questa è compresa anche, ovviamente, l’arma. C’è una serie, questo qui è l’ultimo, da un punto di vista cronologico, di questi studi… Sulla base di tutti questi studi, si sarebbe con il corredo iconografico allegato alle perizie, non si potrebbe certo dare neppure un… Cioè, sarebbe molto più giusto dire che non è provata.  
A.B.: Non è provata?
M.M.: Non è provata questa identità.  
A.B.: Lei ha parlato prima…  
P.M.: Non si può escludere, ha detto lei?  
M.M.: Prego?  
P.M.: Non si può escludere?  
M.M.: Ma io ho detto prima che nei paesi dove le scienze forensi hanno un grado di attendibilità elevato, la risposta di un laboratorio – perché non esiste, nei paesi, l’istituto della perizia – il laboratorio di scienze forensi in genere deve dire: è, non è, e solo in casi estremi dire: non siamo in grado di dare una risposta. Qui direi che sarebbe, con questo materiale messo in mano ad un laboratorio inglese o tedesco, la risposta, molto probabilmente con le fotografie – non con i reperti, perché i reperti possono, potrebbero venire fuori cose ben diverse – ma con le fotografie che ci sono …  
P.M.: Anche opposta.  
M.M.: … con le fotografie che ci sono, un laboratorio di questi qua direbbe: non c’è niente, cioè la nostra risposta è negativa. Anche se qualche dubbio potrebbe sussistere. Proprio perché ci deve essere un valore, diciamo, o si o no.  
A.B.: Ecco, e quindi lei ha fatto, ha portato alla Corte – io penso che lei produrrà quella documentazione con la sua consulenza – una serie di fotografie e di fotogrammi da cui risulta, invece, delle comparazioni di microstrie.  
M.M.: Certamente positive.  
A.B.: Dove le microstrie si vede che sono sicuramente dell’uno e dell’altro.  
M.M.: Sì, certo.  
A.B.: Nel caso in parola, nel nostro caso, le microstrie che sono state adottate per verificare la compatibilità o meno – microstrie dei bossoli rispetto alle microstrie trovate nella…  
M.M.: Cartuccia.  
A.B.: … cartuccia, che compatibilità danno?  
M.M.: Dobbiamo premettere che una parte delle microstrie sui bossoli corpi di reato sono obliterate dalla sovrastante impressione del percussore. Questa impressione del percussore cancella, ovviamente, una parte di microstrie per tutta la sua larghezza e può far deviare per lo spostamento del metallo una parte di quelle presenti ai bordi dell’impronta stessa. Quindi è una indagine obiettivamente difficile. Però, con quello che c’è presente, con quello che è presente, direi che le probabilità sono molto, molto ridotte. Non posso quantificarle perché non è mia abitudine. Se io dovessi giudicare sulla base delle fotografie disponibili, direi non è dimostrato. Quindi : no. Sempre riservandomi, però, di dare un altro giudizio, vedendo al microscopio i reperti stessi.  
P.M.: Dopo tocca a me, avrei qualche domanda; mi sono allargato anche troppo, quindi aspetto il mio turno.  
Presidente: Avvocato Fioravanti, prego.  
A.F.: Sì. Una domanda semplicissima, professor Morin. Lei prima ha affermato che non è scientifico un esperimento fatto solo su tre pistole. Cosa ci può dire sulla scientificità di un esperimento? Su quanti campioni dovrebbe essere fatto?  
M.M.: Esiste una scienza particolare – invito eventualmente a sentire un esponente più qualificato di me – e questa scienza studia la validità dei risultati di una determinata indagine. Io ricordo il problema della statistica, che se io mangio un pollo e sono insieme a lei, la statistica dice che abbiamo mangiato mezzo pollo a testa. Perché? Perché il discorso è stato fatto su un campione troppo ristretto. Il campione deve essere molto più largo. E va studiato volta per volta. Io in questo caso non ho avuto il tempo di farlo, ma se la cosa può interessare, è fattibile, per poter dare una risposta accettabile.  
A.F.: Grazie.  
A.B.: Quindi sulla base di quello che lei ha visto, ha letto, delle relazioni peritali, lei ritiene che questi dati non sono assolutamente, sotto un profilo probatorio, tali da potere affermare che quella cartuccia, che quella cartuccia possa essere stata sparata dalla stessa arma…  
M.M.: Incamerata.  
A.B.: Incamerata dalla stessa arma che invece avrebbe sparato quei bossoli. È da discutere.  
M.M.: Qui, come del resto hanno fatto anche nella parte scritta i periti…  
A.B.: In maniera più riduttiva.  
M.M.: Ma perché il concetto è un po’ diverso. Il concetto di scientificità è un po’ diverso, fra quello mio e quello loro. Io sono più rigoroso, diciamo che la mia scuola è la scuola anglosassone dove sono un pochino più…  
A.B.: Quella del dottor…  
A.F.: Benedetti.  
P.M.: La stessa usata dal dottor Donato.  
A.B.: È quella del dottor Donato.  
P.M.: Il quale è andato a conclusioni opposto. Ma questo è il gioco delle parti.  
A.B.: È il gioco delle parti, però…  
P.M.: È il gioco delle parti.  
A.B.: Però anche il dottor Donato ha avuto le stesse perplessità per quanto riguarda…  
P.M.: No, no, sulla microstria è assolutamente…  
A.B.: No, sulla microstria per forza. Si immagini.  
P.M.: Sennò non sarebbe di parte.  
A.B.: Ma ha avuto le stesse perplessità.  
Presidente: Signori, e allora? Per… eh?  
A.B.: Va be’, quindi questa è una. Devo andare avanti oppure il signor Pubblico Ministero deve fare… ? Presidente: Non lo so io.  
A.B.: No, no, io ho un’altra domanda su un altro punto.  
Presidente: La difesa è bene che concluda l’esame.  
P.M.: Concluda lei.  
A.B.: Certo.  
Presidente: Poi passiamo al controesame.  
A.B.: Allora senta, Dottore, lei ha guardato anche, ha esaminato anche i risultati della perizia del dottor Giancarlo Mei sul…  
P.M.: Perché è anche chimico il signor Morin? No, sennò…  
A.B.: Posso dirla?
M.M.: Signor Pubblico Ministero, il problema…  
P.M.: No, perché il perito era un chimico lì.  
A.B.: È un consulente di parte.  
M.M.: Il problema dei bossoli…
AW. Fioravanti: … è un consulente nostro.  
Presidente: Signori! Pubblico Ministero, lasciamo che il difensore ponga la domanda.  
P.M.: Io ho voluto chiedere. Non ci aveva detto che era un esperto su questo.
A.B.: Lei ha guardato… Guardi, io non sono né chimico, né fisico, né balistico, né niente. Però mi sono il carico di disegnare qualche cosa…  
Presidente: Faccia la domanda, Avvocato, non perdiamo tempo.  
A.B.: … per capire anch’io.  
Presidente: Faccia la domanda.  
A.B.: Dunque, allora lei ha letto questa relazione tecnica del dottor Giancarlo Mei.  
M.M.: Sì.  
A.B.: E le sue relative conclusioni. Le domando, siccome l’ho fatta questa domanda anche al dottor Mei a proposito del famoso ordine di grandezza, va bene? di grandezza in fisica, lei sa, le conclusioni le conosce, non voglio far perdere tempo alla Corte. Secondo lei, sulla base di quello che è la sua esperienza, perché è perito balistico – sa qualche volta evidentemente, credo, penso che abbia fatto delle indagini collegate a questo tipo di indagini – questo dato temporale “non più di cinque anni”, ricollegabile a questo ulteriore dato “ordine di grandezza infe… di… almeno superiore o inferiore” o, a secondo da che punto si guarda un ordine di grandezza, che dato, che indicazione mi dà sul piano temporale? Più tranquillizzante.  
Presidente: Questo però non è campo suo, eh, Avvocato.  
M.M.: Dunque, premetto che l’osservazione del Pubblico Ministero è corretta: io non è che abbia alcuna veste scientifica in questo settore. Però ricordo che il problema relativo ai reperti balistici è qualche cosa che dilaga in ogni settore, nel senso che il problema della corrosione dei bossoli è stata già trattata in balistica. C’è un articolo, ad esempio, il primo che mi è capitato tra le mani, pubblicato nel giorno dalla Forence Science del 1977, intitolato “Corrotion of new fight 22 caliber Long Rifle Brass Cartridges” che…
P.M.: Sembra fatto apposta, sembra fatto apposta per noi.  
M.M.: Sì. Il titolo è fatto apposta; beh, i tempi sono diversi. Cioè il problema è trattato anche dai balistici, perché è un problema più che altro di criminalistica. Dopo ci si serve del chimico e del fisico per avere i risultati di laboratorio. D’accordo?  
P.M.: Certo.  
M.M.: Allora, questo problema è stato già affrontato. Io ho letto la relazione del dottor Mei e vedo che mette un limite superiore, non mette limiti inferiori. Però certamente il bossolo presenta uno stadio di corrosione che denota una certa permanenza in questo terreno. Però, giustamente ha detto il perito, non può dare dei risultati più precisi perché gli mancano molti parametri. Aggiungo…
P.M.: È stato molto onesto.  
M.M.: … che ce n’è uno, un parametro, che secondo me è importantissimo. Da quello che ho capito proprio oggi leggendo gli atti, questa cartuccia è stata trovata in un foro di un paletto…  
Presidente: Di cemento.  
M.M.: …di cemento armato ripieno di terra: nell’interno c’è questo, c’era questa cartuccia. Questo paletto era a delimitazione di un…  
A.B.: Giardino.  
M.M.: … vialetto.
A.F.: Vialetto.  
M.M.: Di un sentiero. Qui non abbiamo il problema della cartuccia interrata, perché al sole il cemento si scalda molto di più e quindi se cede, se a un certo punto cede l’umidità presente nel terreno, nella terra intorno alla cartuccia, questa qui evapora molto più rapidamente rispetto a quello che potrebbe avvenire per la terra, per, diciamo, la terra vera e propria.  
A.B.: Per terra, la terra per terra.  
M.M.: Quindi questa qui è una cosa da tenere presente. Il perito, poi, non ha tenuto presente un’altra cosa, un’altra cosa molto importante. Che qui lui ha fatto riferimento al processo di dezincificazione dell’ottone del bossolo, riferendosi a dei lavori pubblicati su ottone sepolto in terra, eccetera. Però qui la situazione è diversa, perché oltre all’ottone del bossolo c’è presente anche il piombo del proiettile che è a contatto strettissimo con il…  
Presidente: Con l’ottone.  
M.M.: Ora, dato che esiste quello che viene chiamata li “Serie delle tensioni elettriche degli elementi”, noi troviamo lo zinco che è in posizione quattordici ed ha un potenziale di 0,76 volts; troviamo il rame che è al ventitreesimo posto ed ha meno 0,34. Questo qui è conosciuto da tutti quelli che si ricordano un po’ di fisica, che la pila zinco-rame dà una differenza di tensione di 1,1 volt, che è la somma algebrica di questi valori che ho letto. Però in mezzo a questi due, al ventunesimo posto, esiste il piombo che ha lo 0,13 di potenziale. Cosa succede? Questo processo di ossidazione, come ha detto correttamente e molto meglio di me, ovviamente, il perito Mei, è un processo legate allo spostamento di correnti elettriche. Correnti elettriche che però, in questo caso, non sono, non interessano solo dell’ottone, ma interessano anche del piombo. E quindi il processo di ossidazione dell’ottone del bossolo dovrebbe risultare – qui possono chiamare uno specialista; io l’ho interpellato e me l’hanno confermato – molto più lento proprio per la presenza del proiettile di piombo, che muta la situazione nell’ambito di questi elementi, di questi metalli presenti. Quindi abbiamo un rallentamento di questo processo di corrosione; processo di corrosione che come tutti i processi di corrosione sono esponenziali, cioè iniziano lentamente, e questo chiunque ha una barca di metallo lo sa: il buchetto piccolo prima che si formi ci vuole molto, poi la cosa dilaga rapidamente. Quindi la parte, diciamo, iniziale della corrosione di questa cartuccia è stato certamente lento. Ora, sulla base di quel poco che è stato pubblicato e da quello che ho potuto sentire interpellando degli specialisti, direi che la cartuccia è stata certamente abbastanza tempo, quantificabile in un paio di anni come minimo, per arrivare poi a un massimo che non si ritiene possa essere molto vicino a quello dato dal perito, che lo dà comunque come limite massimo. Grossomodo può essere fra i due e i quattro anni, da quello che si è riusciti a capire. Però, ripeto, qui occorrerebbe uno specialista.  
P.M.: Non sono dati suoi.  
A.B.: Comunque lei ha parlato con uno specialista del settore.  
M.M.: No, io ho parlato…  
P.M.: Facciamo venire lo specialista, via, sennò gli parliamo per telefono.  
A.B.: Se lei me lo consente, io lo chiamo subito. Perché io…  
P.M.: Ma lo doveva portare, su!  
A.B.: No, io lo porto.  
P.M.: L’incidente probatorio è di due anni fa.
A.F.: Ma come si fa…?!  
A.B.: Presidente, l’incidente probatorio, non c’ero io, abbia pazienza.  
P.M.: E be’, che ci posso fare?  
Presidente: Andiamo avanti.  
A.B.: E be’, capito? la difesa non è che sia almeno ricca: non c’era.  
P.M.: Va be’, però lo poteva portare.  
Presidente: Questo è ciò che dice…  
A.B.: No, signor Presidente.  
P.M.: Bene.  
A.B.: È ciò che dice il signore. Io ho il mio consulente, l’avevo già indicato. Però il Pubblico Ministero mi ha fatto delle opposizioni perché non l’avevo indicato prima. E ha ragione, per carità.
P.M.: Appunto! E allora?  
A.B.: Io non dico mica che non ha ragione.
P.M.: Io non ce l’ho il consulente; mi consulto da solo, che devo fare?
A.B.: Lei sa tutto.  
P.M.: No, per carità.
A.F.: È bravo: 10!  
A.B.: Ecco, per ora mi cheto.  
P.M.: Allora potrei dire… chiedere qualcosa.
Presidente: Altro, signori?
A.B.: No.  
Presidente: Allora, il Pubblico Ministero.
P.M.: Allora io cerco di essere…
A.F.: Più bravo…  
P.M.: … più breve possibile. Senta, rimaniamo su questo ultimo argomento in cui lei ci ha spiegato il limite della sua competenza, il limite della sua indagine. Il perito Mei, a dir la verità, nelle sue lunghissime premesse che fece in quest’aula, disse che tutte le considerazioni che si possono fare sui cinque anni di corrosione devono tener presente quei parametri che lui ha indicato e che lei ha riportato. E poi ci disse: ‘Guardate, una cosa è la letteratura. Cinque anni sui proiettili, che il primo giorno fabbricato va lì, e sappiamo in che condizioni viene tenuto; e diverse sono le conclusioni quando noi abbiamo certezza di come è tenuto, quanto tempo prima è stato costruito e, avendo parametri sicuri di questo tipo, possiamo dire: un anno, cinque anni, quattro anni’. Tant’è che lui ci disse: ‘Guardate, io non so, prima di andare in quel paletto, che tipo di corrosione aveva, quanti anni è stato o in un altro terreno o in una tasca o in una mano. Quindi io cosa vi posso dire – ci disse – di quei cinque anni o un anno? Perché se, come è possibile nel caso nostro, questo proiettile siccome noi si dice ovviamente come tesi accusatoria – è perlomeno costruito un venti anni fa, non chiedete a me, Mei, di dirvi cosa era successo sul proiettile nei quindici anni prima di quell’interramento, ecco’.  
Presidente: Premesso questo?  
P.M.: Premesso questo, cioè il discorso che la corrosione, cosi come misurata, può essere valutata nei cinque anni, nei due anni o nei quattr’anni, quando si hanno tutti questi termini precisi o è assoluto? Cioè noi si può parlare di due anni, quattro anni anche se non si sa quando è stato fabbricato o come è stato conservato nei venti anni prima? Insisto, il perito Mei dice, ci disse: ‘Se è stato tenuto in una mano, al sudore, per un certo periodo, ha un tot di corrosione. Quindi io poi lo devo sommare quando calcolo i cinque anni’. È cosi o noi non abbiamo… ?
A.F.: Presidente…  
A.B.: Questo non l’ha detto il perito.  
P.M.: Sì, ha detto cosi.  
A.B.: No.  
P.M.: Ha detto anche che la corrosione può essere…
A.F.: Ma come si fa…?!  
Presidente: Comunque la domanda…  
P.M.: … è talmente chiaro.  
A.B.: Questo non l’ha detto, Presidente.
Presidente: La domanda è impostata cosi. Lei prescinda da quello che può aver detto il perito. La domanda comunque è impostata in questa maniera.  
M.M.: Diciamo che a lume di naso e di logica, quello che dice…  
P.M.: Il mio è la logica e il naso è so…  
M.M.: Sì, ma è anche implicito in quello che ho detto io: questi qui sono tutti dei calcoli. Io, quello che ho fatto, è stato fatto sulla stessa base, cioè sulla stessa base di quella di Mei.  
P.M.: Certo.  
M.M.: Cioè in mancanza di tanti altri parametri. Perché se lì passava un cane e faceva pipi – chiedo scusa – cambiava il PH e…  
P.M.: E in quattro giorni, come ha detto Mei, potrebbe essere arrivata tutta la corrosione. Lui cosi ci ha detto. Poteva essere una corrosione che è arrivata a quel grado anche in quattro giorni soli.  
M.M.: Le variabili sono troppe.  
P.M.: Bene, bene. Era questo. L’altra domanda è questa: lei è venuto e ci ha fatto una prima considerazione dopo averci spiegato cosa aveva esaminato, cioè che lei si era limitato per forza di cose al momento a esaminare soltanto le fotografie, dice: ma io devo riconoscere che i periti si sono comportati bene, hanno fatto un buon lavoro – mi scusi – perché hanno giustamente concluso: ‘non c’è la prova e però non si può escludere ‘. E lei dice: ‘È un lavoro fatto bene, io condivido come metodo’. Ha fatto questa premessa. Ho capito male.  
M.M.: Sì.  
P.M.: Benissimo.  
M.M.: Facevo riferimento alla perizia Salza-Benedetti.  
M.M.: Ah, ecco. In cui, però, non concludevano, mi scusi: non si può escludere, ma non c’è la prova. Concludevano al contrario, quindi…  
M.M.: No. Ho detto, per quanto riguarda la frase che lei ora riferisce, ho detto che i periti correttamente hanno fatto questa affermazione. Ma lì mi sono fermato.  
P.M.: Ma lì hanno fatto l’affermazione che c’è la prova, nella Salza-Benedetti.  
M.M.: Nella Salza-Benedetti, sì. Io ora sto parlando di quella successiva.  
P.M.: Oh, vede? Vede, allora stiamo dicendo la stessa cosa. Loro hanno detto: non si può escludere, non c’è la prova. E lei ha detto: ‘Anch’io concludo’. Poi a domanda finale ha cambiato, dice: ‘No, non è vero, non c’è la prova’. Io le chiedo: si può escludere o no, secondo lei?  
M.M.: Il problema è diverso, signor Pubblico Ministero. Io non ho visto i reperti. 
P.M.: Oh, e questo era…  
M.M.: Io devo dire soltanto…  
P.M.: La sua lealtà è indiscutibile, l’ha detto dall’inizio.  
Presidente: Va bene. Facciamogli ripetere quello che ha già detto.  
M.M.: Io ho detto soltanto che la perizia Benedetti-Spampinato, secondo me, non prova assolutamente niente. Cioè, anzi, dalle fotografie che ci sono si direbbe, se noi le diamo a un laboratorio…  
P.M.: Inglese.  
M.M.: Probabilmente direbbero quello che dico io.  
P.M.: Le daremo a un laboratorio inglese.  
M.M.: Però, con questo non posso escludere, perché se non vedo…  
P.M.: Oh!  
M.M.: Ecco, è questo qua.  
P.M.: Ecco, che non si possa escludere. Benissimo. Grazie, non ho altre domande.  
A.B.: Ecco, però le fotografie sono la dimostrazione visiva di quella che loro ritengono sia una base di identità, o no?  
M.M.: Ma questo qui è la Corte che lo deve decidere.  
A.B.: No, no, dico sul piano grafico e fotografico e iconografico, è quello? O no? Cioè loro ci fanno vedere: guardate qua, ci sono questo punti vicini, eccetera, assomigliano.  
M.M.: Questi presenti lì non sono prova.  
A.B.: Non sono prova. Grazie.  
P.M.: Per lei.  
M.M.: Però non si può escluderlo.  
P.M.: Non si può escluderlo. Certo, certo.  
A.B.: Ecco, a proposito della pipi del cane, mi scusi, mi perdoni, anche il Pubblico Ministero…  
P.M.: No, l’ha introdotto il Mei. Non ha detto la pipi del cane, ha detto: ‘in quattro giorni può avvenire la corrosione’.  
A.B.: Ecco, secondo lei…  
P.M.: Poi noi, ognuno di noi ha pensato a cose, a eventi simili, insomma. Lei è stato più chiaro di noi.  
A.B.: No, l’ha detto qualcuno: se il cane fa qualche cosa, eccetera. Però…  
P.M.: Se non si sa quanti cani ci sono passati, non si possono trarre conclusioni.  
A.B.: Io non so il PH…  
Presidente: Per favore!  
A.B.: Non so il PH dell’orina del cane, non lo conosco.
M.M.: Dipende da quello che ha mangiato.  
A.B.: Da quello che ha mangiato il cane.  
P.M.: Benissimo, questo è il livello di scientificità sul problema.  
A.B.: Però il PH…  
Presidente: Lasciamo stare il cane, via.  
A.B.: Ecco, se ci fosse, cosi, una situazione particolare – acidi che vengono buttati lì, non lo so, cani, gatti, qualcosa del genere; che poi non sarebbe stata, pare, rinvenuta nell’esame del terreno, perlomeno nessuno ci dice questo.  
M.M.: Se dopo ha piovuto, ovviamente…  
A.B.: Comunque questo acido eventuale – guarda strano – in quanto tempo può dare…? Dico, ci sono sempre dei tempi.  
P.M.: Ma anche quanti cani.  
A.B.: Cioè non un giorno, due o tre, come dice il Pubblico Ministero.  
P.M.: Ma quanti cani ci potrebbero esser passati…  
A.B.: Non lo so.  
P.M.: … e quanta pioggia? Cioè, non lo sappiamo.
A.B.: No, ma io sto dicendo…  
M.M.: Non sono in grado di dare una risposta scientificamente accettabile.  
A.B.: Dico, non è che quel tipo di dezincificazione, cosi come viene ritenuta là e cosi come viene data, se un cane o quello che sia ci passa, dopo una settimana, un mese o due mesi, succede quello lì.  
P.M.: O un fulmine, anche.  
M.M.: A occhio e croce dovrebbe essere più lenta, perché, come è indicato in perizia, non è generalizzata: interessa solo alcune parti. Se ci fosse stata una grossa situazione, o acida o basica, avrebbe interessato tutto il bossolo. Quindi evidentemente, in realtà, la situazione deve essere stata abbastanza normale.  
A.B.: Cioè cosi…  
P.M.: Però nei venti anni prima, non lo sappiamo.  
A.B.: Questa dezincificazione si è manifestata lentamente?  
M.M.: Solo in alcune parti, perlomeno stando a…  
A.B.: In alcune parti ha dimostrato una lentezza di…  
M.M.: Questo lo deve chiedere a uno specialista.  
A.B.: Bene, grazie.  
M.M.: Io, basandomi su quello che ho letto qui, sembrerebbe di si.  
P.M.: Forse era una perizia che non poteva avere grandi risultati scientifici. Questa è la verità, eh? Forse è stata… Si pretendeva da un perito – Mei, non certo lei – qualcosa che non ci poteva dire perché, come ci ha detto lui, mancavano il 90% dei termini. È così?  
A.B.: Comunque, il perito… stavo parlando io.  
P.M.: Io ho provato a interferire.  
A.B.: Certo, lei prova sempre.
A.F.: Ha provato, sì.  
P.M.: Va be’.  
Presidente: Ognuno dice quello che vuole.  
A.B.: Il perito Mei ha detto: ‘non un giorno più di cinque anni ‘. Lui esclude che possa essere un giorno più di cinque anni. Di meno sicuramente, ma un giorno più di cinque anni, no.  
P.M.: Senza pipì, ha detto.  
A.B.: Senza pipì. Ammettiamo che…  
P.M.: Con la pipi, ha detto quattro giorni il perito Mei.  
Presidente: Va bene, signori.  
A.B.: Va bene.  
Presidente: Siamo in grado di valutare tutti.  
A.B.: Grazie. Lei dà…  
Presidente: Quindi…  
P.M.: Quindi non lo facciamo dire al…  
A.B.: … una valutazione sulla base, chiedo scusa, dei dati scientifici rilevati dal dottor Mei, che sono questo ordine parametro… un ordine di grandezza inferiore, va bene? Sicuramente. E quindi c’è un ordine di grandezza che è commisurato in fisica, commisura sulla base anche di quello che è stato rilevato. E cioè è stato rilevato, credo, 2,5 o qualcosa del genere mi pare, no? Secondo lei, sulla base di questo dato scientifico, al di là della pipì eccetera, di questo dato in questo ordine di grandezza, è da due a quattro anni questo?
M.M.: È fatto con lo spannometro, come è fatto con lo spannometro la perizia di Mei.  
P.M.: Oh, meno male che è lo spannometro, cosi abbiamo risolto il problema. Apprezziamo.  
M.M.: Però mi permetto allora di dire un’altra cosa. Che questa perizia Mei…  
P.M.: Abbiamo sbagliato a dargliela, io lo ammetto.  
M.M.: No, c’è una cosa che mi ha lasciato estremamente perplesso, e che è verificata, mi ha dato una… Mi ha fatto scoprire, nella tabella 1, “Microanalisi chimica quantitativa”, qui vedo che dà, a pagina 31, dà tre valori decimali di percentuale. E premetto che io ho una certa conoscenza di questa attrezzatura, perché ho introdotto io in Italia il famoso sistema dello “stoob”.  
P.M.: Lo “stoob”. Oramai più noto, oggi no.  
M.M.: Famigerato. E purtroppo devo rammaricarmi di averlo fatto, perché credo che abbia fatto più vittime quello…  
P.M.: Più danni che…  
M.M.: Esatto.  
P.M.: Eh, va be’. Quando l’ha introdotto non pensava a questo.  
M.M.: No, eravamo nel ’78, quindi…  
P.M.: Lo so, lo so.  
M.M.: I tre dati decimali, le tre cifre decimali le microsonda non li dà assolutamente. La microsonda – questo me l’hanno, lo sapevo…  
P.M.: Come ha fatto a misurarli, insomma, lei dice.  
M.M.: Esatto. Lo sapevo già perché le conoscevo, ma ho telefonato alla ditta importatrice e mi hanno detto che il massimo è una cifra decimale.  
P.M.: Quindi è una misurazione che lascia anche perplessi.  
M.M.: Quindi, niente.  
P.M.: È proprio uno spannometro all’ennesima potenza.  
A.B.: Bene. Un altro dato ancora ho di certezza del processo. Grazie, Presidente.  
Presidente: Altre domande, signor Pubblico Ministero?  
P.M.: Nessuna il Pubblico Ministero.  
Presidente: Avvocato Colao, prego.
A.C.: Prego, scusi, io sono semplicemente avvocato e non sono un esperto. Però ho seguito con molta attenzione quello che lei ha detto riguardo al proiettile e all’interramento dello stesso in quella concavità del paletto di cemento. Lei, lasciando stare la perizia precedente, no? lei ha detto che aveva, era ben conservato perché il terreno circostante si prestava a una buona conservazione, se ho capito bene, perché non era nel terreno. Se fosse stato nel terreno, avrebbe assorbito più umidità. Forse ho capito, o bene o male, che è l’umidità quella che accentua la corrosione; quindi, in ultima analisi, questa cartuccia era conservata bene. E allora, se ho capito bene, dalle sue osservazioni mi aspettavo addirittura che lei andasse al di là, come tempi, rispetto a quelle che poteva essere la precedente perizia. Cioè di una conservazione temporale più lunga in base a questo stato in cui si trovava. Non lo so, se mi vuol precisare questo. Perché due o quattro anni mi sono sembrati poi incongrui rispetto a tutta l’analisi che aveva fatto.  
M.M.: Forse non mi sono spiegato bene. Io ho detto semplicemente che la cartuccia era immersa in terreno, contenuto in questo buco di questo paletto. Quindi a tutte le variabili già indicate dal perito Mei nella sua perizia, andava aggiunta anche questa: cioè che i raggi del sole o la temperatura ambientale agiva più rapidamente, poteva agire più rapidamente – ma sia in senso positivo, sia in senso negativo – sul terreno, e quindi sul fenomeno di corrosione. È solo per dare un’idea della difficoltà incontrata nel dare una risposta a questo genere di quesito.
A.C.: Però, scusi, le condizioni erano ideali o no, per la conservazione? Cioè se fosse stata nel terreno invece che nella concavità, il tempo, lei avrebbe dato otto anni o un anno? Ecco, questa è la mia domanda.  
M.M.: Io non gli avrei dato niente, perché…
A.C.: Rispetto a quello che ha detto. Ma mi pare pertinente però. Se invece di essere nella concavità, fosse stata nel terreno, le corrosioni sarebbero state più marcate o no?  
M.M.: Guardi, è tutto relativo. Io ho indicato questa circostanza per sottolineare la difficoltà nel dare una risposta. Ma bisognerebbe fare degli esperimenti.  
P.M.: Mi sembra che sia stato oramai cosi chiaro che, insomma, si può anche…
A.C.: Va bene, grazie.  
Presidente: Altre domande, signori?  
P.M.: Nessuna il P.M., Presidente.  
Presidente: Bene. Allora, mi sembra che per oggi non si possa fare nient’altro, penso.  
P.M.: Possiamo rimandare a domani.  
Presidente: E allora domani siamo d’accordo col programma. Ci vediamo alle 9.00 domani mattina.  
P.M.: Senz’altro, grazie.  
Presidente: Ovviamente il consulente produce la relazione, che viene allegata al verbale sull’accordo di tutti. Grazie, buongiorno.  
P.M.: Buongiorno.  
Presidente: L’udienza è tolta, buongiorno.

14 Luglio 1994 29° udienza processo Pietro Pacciani

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