12 Luglio 1994, 27° udienza, processo, Pietro Pacciani

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Antonio Amore, Angiolina Manni, Roberto Papi

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Presidente: Bene, signori, buongiorno. L’udienza è aperta, l’imputato è presente, i suoi difensori lo stesso, il Pubblico Ministero e gli avvocati di parte civile.



P.M.: Ci siamo, Presidente.  
Presidente: Bene, signori, se non ricordo male c’erano i testi a difesa.  
A.B.: Sì, ne ho citati dieci, per stamattina, però…  
Presidente: Dieci. Quanto?  
A.B.: … non so quanti ne siano arrivati, perché uno è già partito per l’aldilà, ed è il signor Bastianacci Adriano per il quale io produco la dichiarazione resa a suo tempo ai Carabinieri e produco anche il certificato di morte che mi è stato mandate via fax dalla sua famiglia. Io ho citato per stanarli, perché pensavo fossero… Per la difesa c’è il maresciallo…  
Presidente: Va bene. Cominciamo a sentire…  
A.B.: …e anche la signora… la moglie del Pacciani.  
Presidente: Magnifico. Allora cominciamo…  
A.P.: Presidente, mi scusi, è possibile…  
Presidente: Ah, l’acacia famosa, sì, sì, ricordo, ricordo. Allora, avvocato Pellegrini.  
A.P.: Presidente, mi scusi, soltanto per chiedere questo: mi pare di aver capito che il signor Pacciani è disposto a sottoporsi all’esame.  
A.F.: Questo lo diremo noi, dopo.  
A.P.: Bene.  
Presidente: Questo veramente non mi risulta.  
A.P.: No, si è sempre… L’altro giorno si parlò di esame…  
Presidente: È stato ammesso il suo esame.  
P.M.: Richiesto.  
Presidente: Se poi lui vuole o no rispondere, questo non lo so.  
A.P.: Bene. Allora, siccome le disposizioni di attuazione imporrebbero di eseguire l’esame prima di iniziare l’escussione dei testi a difesa, forse sarebbe il momento di chiederlo in via definitiva, in modo che si sappia… Oppure si stabilisce di fare una deroga a questa disposizione, se è consentito.  
Presidente: Signori, scusate un momento. Mi pare che ci eravamo messi d’accordo – ma come è logico che fosse, in un processo come questo – proprio per venire incontro alle esigenze di tutti, comprese quelle della Corte che sono gravissime. Anche perchè la struttura in cui stiamo è in condominio. C’è un Collegio ritirato di là, un GIP che aspetta di venire la prossima settimana… Quindi se non ci veniamo incontro… Quindi si era detto.. .  
A.P.: Per carità! Farlo prima o dopo non è che i testi aumentano.  
Presidente: Si era detto di venirci incontro, per cui, per esempio, il Pubblico Ministero ha ancora qualche teste da sentire.  
P.M.: Sì, Presidente, ho già detto… fino a venerdì.  
Presidente: Ecco, e quindi ci eravamo incrociati…  
P.M.: Ero… il P.M. aveva detto…  
Presidente: Il discorso dell’esame del Pacciani, posto in termini rigidi non ha senso.  
P.M.: Il P.M. aveva fatto presente…  
A.P.: Stabiliamo di derogare. Basta prenderne atto. Io non avevo afferrato… non avevo afferrato.  
Presidente: Avvocato Pellegrini, veramente era… questo era stato…  
A.B.: Eravamo d’accordo. Se siamo d’accordo mi pare che…  
P.M.: Il P.M. è d’accordo a qualsiasi deroga.  
Presidente: Può darsi che lei in quel momento non ci fosse.  
A.P.: Può darsi. Non sempre io sono stato presente.  
Presidente: Appunto, perché infatti ci eravamo messi d’accordo proprio per venire incontro alle esigenze di tutti, di derogare, come è consentite d’altra parte, alla regola.  
A.P.: Va bene. Ne prendo atto.  
Presidente: Se poi Pacciani vorrà o no rendere l’esame, questo non lo so.  
A.P.: Ne prendo atto.  
Presidente: Ecco, allora eravamo rimasti all’acquisizione…  
A.B.: Grazie. Del…  
Presidente: …di questo verbale. Il certificato di morte…  
P.M.: Bastianacci Adriano, vero? è questo teste…  
Presidente: Bastianacci Adriano.  
P.M.: Bene, grazie.  
A.B.: Era regolarmente citato, indicato nella lista testi.  
Presidente: L’avvocato Bevacqua ha citato tutti i suoi testi.  
A.B.: Cioè, non sono tutti, signor Presidente. Chiedo scusa, signor Presidente, non sono tutti, perché io ne avevo 34. Ne ho citati dieci stamattina pensando di arrivare a dieci…  
Presidente: Va bene, va bene.  
A.B.: … perché siccome, chiedo scusa, signor Presidente, domattina il signor Pubblico Ministero dovrebbe fare…  
P.M.: Alcuni testi di Polizia Giudiziaria, domani mattina.  
A.B.: … alcuni testi pubblicati. Dopo, venerdì, mi pare che ci siano i periti, vero?  
P.M.: Sì, sì, qualcuno domattina io, e qualcuno giovedì mattina, insomma.  
A.B.: Quindi ancora ce ne sono da sentire, Presidente.  
Presidente: Sì, però vediamo di chiudere venerdì, eh.  
A.B.: Se io so esattamente…  
Presidente: Questa è una preghiera che vi rivolgo.  
A.B.: Le chiedo scusa signor Presidente, proprio per andare avanti. Se lei ci vuole anticipare le udienze prossime…  
Presidente: Io vorrei chiudere venerdì 15. Ve lo dico proprio…  
P.M.: Il P.M. non…  
Presidente: E vi spiego perehé. Perché martedì lei è occupato e purtroppo siamo occupati anche noi perché ieri abbiamo dovuto rinviare per l’ennesima volta un famoso processo a martedì. Mercoledì, giovedì e venerdì, l’intero bunker…  
A.B.: C’è il GIP. Lo so, lo so.  
Presidente: … verrà occupato dal GIP.  
A.B.: Il processo Aiello, eccetera.  
Presidente: Lei sa il processo di che si tratta…  
A.B.: Va be’, allora, signor Presidente, dovremmo andare a dopo anche per altri testi, perché non ce la facciamo.  
Presidente: Comunque, io… Vediamo, vediamo un momentino.  
A.B.: Va bene, va bene.  
Presidente: Cerchiamo di tirare le somme in fondo a questa settimana. Va bene?  
P.M.: Il P.M. non ha nessun problema. È disponibile e pensa di farcela senz’altro per venerdì mattina con i propri testi.  
Presidente: Vediamo, vediamo un pochino. Va bene?  
A.B.: Perché io… chiedo scusa, signor Presidente, ci ho da sentire alcuni ufficiali di Polizia Giudiziaria, il Vice Questore, o Questore, Cimmino. Tutta una serie di testimoni…  
P.M.: Li possiamo citare anche per domattina, non c’è nessun problema.  
A.B.: Io non ho problemi. Se me li cita lei…  
P.M.: Io non l’ho chiesto, il dottor Cimmino non l’ho chiesto, quindi non lo cito. 
A.B.: No…  
Presidente: Magari il Pubblico Ministero si attiva cortesemente.  
P.M.: Non c’è nessun problema. Per quello che riguarda poi gli ufficiali di Polizia Giudiziaria mi dice quando e quali, ci penso io.  
A.B.: Va bene. Benissimo, benissimo. Grazie, molto cortese.  
Presidente: Bene, oh! Questo sì. Questa è collaborazione. Molto bene, molto bene. Allora possiamo cominciare intanto con uno dei suoi testi, di quelli che sono venuti.  
A.B.: Il maresciallo Amore, se c’era, perché aveva problemi di Polizia Giudiziaria.  
Presidente: Amore c’è. C’è l’amore!!  
A.B.: L’amore è sempre presente!  
Presidente: Buongiorno, Maresciallo. Prego, si accomodi lì. Ecco, sistemiamogli il microfono per bene.
A.A.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto a mia conoscenza”.  
Presidente: Vuol dare le sue generalità, Maresciallo, per cortesia?

A.A.: Amore Antonio. Nato a Frassotelesino 02/01/51.  
Presidente: Attualmente presta servizio?  
A.A.: Presso la Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Prato.  
Presidente: Molto bene. Allora lei è stato indotto dall’avvocato Bevacqua e dall’avvocato Fioravanti, quindi risponda, per cortesia, alla domanda del difensore.  
A.B.: Maresciallo, le chiedo che attività lei svolge.  
A.A.: Faccio strettamente Polizia Giudiziaria.  
A.B.: Come… ?  
A.A.: Come ufficiale di Polizia Giudiziaria.  
A.B.: Maresciallo dei Carabinieri?  
A.A.: Sì.  
A.B.: Presso quale reparto?  
A.A.: Attualmente sto presso la Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Prato.  
A.B.: Procura di… Nel 1984-’85, dove svolgeva attività lavorativa?  
A.A.: Presso il Nucleo Operativo della Compagnia di Prato.  
A.B.: Si è interessato delle indagini relative al duplice omicidio dei due francesi, del 1985?  
A.A.: No.  
A.B.: Ha avuto modo di interrogare persone, in ordine a questo omicidio?  
A.A.: Sì.  
A.B.: Si ricorda se ha interrogato il signor Vigilanti Giampiero?  
A.A.: Mi ricordo una cosa del genere, però non ricordo bene il particolare.  
A.B.: Cioè, quello che a me interessa è se è vero che questo signor Vigilanti era stato, ad un certo punto delle indagini, ritenuto possibile autore di alcuni delitti del mostro.  
A.A.: Mi pare di ricordare di sì.  
A.B.: Ma non è tanto questa la domanda, quanto il resto. Se è vero che in casa del Vigilanti furono trovati tutta una serie di giornali, in particolare “La Nazione” di Firenze…  
P.M.: Presidente, chiedo scusa se interrompo. Vorrei che si guardasse un attimo la lista testi e controllare maresciallo Amore, numero 16, qual è l’oggetto delle domande…  
Presidente: Sul rinvenimento…  
A.B.: Sparse sull’asfalto.  
Presidente: ”Sul rinvenimento… “  
P.M.: Cosa c’entra Vigilanti Giampiero?  
Presidente: “… anonima di numero 32 cartucce di calibro 22 LR serie H sparse sull’asfalto di una viuzza che collega Poggio a Caiano a Carmignano”. 
A.B.: Sì, va be’, questa è la domanda che dovevo far dopo, sulla base…  
P.M.: No, sembra che la domanda…  
A.B.: … mi avrebbe risposto prima. Certamente, Pubblico Ministero.  
Presidente: Sì, cerchiamo… Dio mio! Signori…  
P.M.: Sì, sì, si può…  
Presidente: Ricordo a tutti che… Nessuno è stato…  
A.B.: Il Pubblico Ministero ha fatto tutto quello che ha voluto.  
P.M.: Non c’è problema, non c’è…  
Presidente: Nessuno è stato aderente ai capitoli.  
P.M.: Presidente, volevo dire che…  
Presidente: La Corte e il Presidente non hanno fatto questioni…  
P.M.: No, no…  
Presidente: … perché, per amore della verità… Basta non divagare, ovviamente.  
P.M.: Ecco, io dicevo, almeno partiamo da quello che è il capitolo, sennò…  
A.B.: Va bene, certamente. Allora, la domanda è questa: se è vero, se ricorda che un certo giorno fu trovato esattamente… furono trovati, a seguito di una segnalazione anonima, in quel di Poggio a Caiano, 32 cartucce calibro 22 LR serie H.  
A.A.: Lo confermo.  
A.B.: Si ricorda la data?  
A.A.: La data non me la ricordo. Comunque è moltissimo tempo fa, mi pare. Mi pare, mi pare nel mese di settembre… non ricordo bene se ’84 o ’85, insomma, perché sono passati tantissimi anni.  
A.B.: Gliela posso fare… Signor Presidente, posso fare vedere gli atti?  
Presidente: Prego, Avvocato.  
A.A.: Sì, esatto. La data allora è 29 settembre dell’85.  
A.B.: Ricorda se queste cartucce furono rinvenute a seguito di una telefonata, di una segnalazione anonima, pervenuta in caserma il giorno 29 settembre?  
A.A.: Sì, lo confermo. In effetti il Comandante della Stazione di Poggio a Caiano, aveva ricevuto una telefonata anonima e che fu proprio lui a portarsi sul posto e poi chiamò noi come Nucleo Operativo che ci recammo poi successivamente, mi pare di ricordare, in via Granaio o Granaia, insomma, una località campestre di Poggio a Caiano.  
A.B.: Senta, ricorda se in occasione di questo rinvenimento, e prima, furono effettuate anche su impulso della Autorità Centrale vostra, cioè di Firenze, credo, furono effettuate delle indagini un po’ più ampie.  
A.A.: In effetti furono… Comunque, sempre rimanendo al rinvenimento, per cercare di trovare altra… qualche altra traccia, furono… cioè, la zona fu ispezionata anche con un metal detector, oltre che rinvenire quelle 32 cartucce, Long Rifle, serie H. Poi, a seguito di questo dispositivo col metal detector, non furono… trovate nulla. Furono anche, così, sentite le persone che abitavano in quella zona per cercare di avere qualche elemento per potere avviare le indagini. Ma tutti questi accertamenti hanno dato esito negativo.  
A.B.: Ecco. Ricorda se un certo Esposito Nicola che era un, credo, un poliziotto, o comunque guardia giurata, venne da voi e dichiarò di aver ricevuto nel 1981, da un tizio molto alto, 1,80 circa, corporatura robusta, con pancia in avanti, spalle larghe, eccetera, delle cartucce Long Rifle come queste, H, eccetera, che vi dette poi tre cartucce e che questo signore, questo signore alto, disse all’Esposito che ne aveva altre cinque o seicento.  
A.A.: Mi ricordo vagamente questa circostanza, però vado un po’ a naso, perché…
A.B.: Posso dare questo … ?  
A.A.: Se posso consultarlo, sì.  
Presidente: Prego.  
A.A.: Sì, è il Tenente, allora Tenente Fichera.  
A.B.: Ricorda allora questa circostanza che le ho poc’anzi memorizzato?  
A.A.: Sì, lo ricordo.  
A.B.: Ecco. Cioè questa persona, l’Esposito Nicola…  
A.A.: Era una guardia giurata.  
A.B.: Guardia giurata, vi disse che cosa?  
A.A.: Disse in sostanza di aver ricevuto quelle cartucce in dono da quella persona alta – la descrizione che ha fatto lei poc’anzi – e che questa, sempre questa persona gli avrebbe detto che aveva altre cinque o seicento cartucce, insomma, ecco.  
A.B.: Ricorda se in quell’occasione – in quell’occasione dell’85, cioè l’11 settembre ’85 – il signor Esposito Nicola vi dette, vi consegnò le…  
A.A.: Sì, lo confermo.  
A.B.: … i tre bossoli, i tre proiettili, anzi. Calibro 22 con fondello…  
A.A.: Long Rifle.  
A.B.: … H.  
A.A.: Sì, lo confermo.  
A.B.: Grazie. Faccio riferimento alla domanda che ho fatto poc’anzi a proposito del signor Vigilanti che fu da voi vigilato, va bene? nel senso che fu da voi sentito, la domanda era questa: questo signore era sospettato, almeno si dice qui, di potere essere uno degli autori, o un autore di questi misfatti, e in casa sua furono trovati – questo soltanto per notizia – furono trovate tante edizioni straordinarie de “La Nazione” dell’84, dell’84, dell’85… alcune del ’74, dell’84, tutte relative agli omicidi che erano stati consumati nel territorio fiorentino, ai duplici omicidi. Se la ricorda questa circostanza?  
A.A.: Sì, mi ricordo questo. Però voglio aggiungere anche un altro particolare, se mi è permesso…  
A.B.: Certo.  
A.A.: È vero questa circostanza che furono trovati questi ritagli di giornale, però è anche vero che lo stesso deteneva, se non ricordo male, altri giornali di un… perché lui era un… si era arruolato nella legione Straniera, altri giornali relativi ad operazioni che lui aveva fatto in Africa.  
A.B.: Sì, se è vero che questo…  
A.A.: E, chiedo scusa, e questi giornali riportavano anche degli episodi delittuosi che venivano commessi a quell’epoca.  
A.B.: Sì. Se è vero, per quel che lei può sapere, ma dovrebbe saperlo, che questo signore lavorava presso l’impresa Onoranze Funebri, l’OFISA, va bene? e che era persona, diceva, di avere girato molto per Firenze. Voglio sapere soltanto questo.  
A.A.: Sì, era una persona che aveva girato il mondo, in genere ed anche Firenze.  
A.B.: Va bene. Io non ho altre domande, signor Presidente.

Presidente: Avvocato Fioravanti, prego.  
A.F.: Sì, volevo sapere se il racconto del signore da lei interrogato, cioè di Vigilanti, che riferiva di essere stato nella Legione Straniera, si riferiva a periodo recente o meno.  
A.A.: Era un periodo comunque passato. Molto prima rispetto a…  
A.F.: Passato. Quindi non ha rapporto assolutamente con i giornali, i ritagli di giornali che risalivano tutti ad un’epoca molto ristretta.  
A.A.: Mah, io ricordo così, insomma, che a casa trovammo parecchi ritagli di giornale. E la mia attenzione fu attirata appunto su quella del “mostro”. In particolar modo quando riportarono la notizia relativa ai duplici omicidi, eccetera. Ma la stessa cosa, la stessa attenzione, fu attirata anche di articoli di giornali di epoca passata, insomma, relativa ad un periodo che lui era stato nella Legione Straniera.  
A.F.: Ecco, in un altro interrogatorio, e precisamente 16 settembre 1985, alle ore 10.40, lei chiedeva il possesso, la giustificazione del possesso di un’arma da voi trovata al Vigilanti, che era una pistola calibro 22. Lei ricorda quale era la data di acquisto di questa pistola che…?  
A.A.: No, non lo ricordo di sicuro.  
A.F.: No. Dunque, il Vigilanti dichiarava – e lei mi può dire se è vero – che questa pistola da lui fu acquistata nell’ottobre dell’84, e utilizzata presso il poligono. A voi risulta che era uno che si esercitava presso il poligono?  
A.A.: Adesso non ricordo il particolare… Ricordo la questione dell’arma, però non ricordo i particolare che lei mi sta dicendo. Se potessi consultare gli atti, magari posso essere più preciso.  
A.F.: Ecco, in merito ai giornali di cui si parlava prima, che parlavano del duplice omicidio, soprattutto a quello verificatosi nell’84 a Vicchio, è vero che il Vigilanti rispose che lui conosceva molto bene la famiglia Stefanacci?  
A.A.: Questo non lo ricordo, questo particolare.  
A.F.: Ecco. Comunque lei ricorda che le date di questi giornali si riferivano tutte ai delitti del mostro, e poi c’erano anche altri citati da voi, elencati tutti, ma sicuramente ce n’erano parecchi che si riferivano alle date dei delitti del maniaco di Firenze.  
A.A.: Sì, c’erano senz’altro questi. Però onestamente le date non ricordo quali date fossero relative ai ritagli dei giornali.  
A.B.: Le possiamo dire?  
A.F.: Si possono anche… si possono anche dire.  
P.M.: Si può far consultare… dirglieli noi.  
A.F.: Ce l’hai te sottomano?  
A.B.: Eccolo qua.  
Presidente: Bene. Dia un’occhiata a quegli atti, Maresciallo.  
A.A.: Allora, l’edizione straordinaria de “La Nazione”, 26/01/84, 27/01/84, 25/12/84… Le elenco tutte le date? 27/12/84, 28/12/84, 30/12/84. “Corriere dello Sport”, “Stadio”, 30/12/84. “La Nazione” 30/05/85, 23/06/85, 10/09/85, 14/09/85, 15/09/85. Poi ancora, pagina 5 de “La Nazione” del 17/09/74. Poi 11/08/84. La Nazione 16/09/74; foglio di giornale pagina 5 de “La Nazione” del 14/07/84; “La Nazione” di Firenze 29/07/84; “La Nazione” 05/08/84; “La Città” del 15/12/83, del 16/12/83, 30/12/83, 30/07/84, 10/08/84. Non so… forse sono andato molto veloce? Voce fuori microfono: No, no, no, si registra tutto.  
A.F.: Maresciallo Amore, lei ricorda di aver sentito in un interrogatorio del 12 settembre, qualche giorno prima di questo interrogatorio, proprio nell’immediatezza del delitto avvenuto agli Scopeti, un certo Faggi Tiziano?  
A.A.: Di persone – a quell’epoca – ne ho sentite tantissime. Dovrei guardare, anche in questo caso, il verbale.  
A.F.: Ecco, io chiedo alla Corte se è possibile mostrare il verbale di quell’interrogatorio, e se ci può descrivere la macchina usata da questo signore.  
Presidente: Vediamolo, via.  
A.F.: Un’ALFA ROMEO Giulietta, se non erro.  
A.A.: Sì, in effetti ho sentito questo signore, Faggi Tiziano, il 12 settembre dell’85.  
Presidente: Ma il Faggi era l’amico del Pacciani, no? Mi pare.  
P.M.: Non era Tiziano, Presi…  
A.F.: È un altro.  
A.A.: Faggi Tiziano del ’44.  
Presidente: Va be’, comunque andiamo avanti. Credevo fosse quello…  
A.A.: E questa persona infatti dice che: “La mattina della domenica dell’8 corrente sono partito da Prato verso le ore 13.00” – non si legge bene poi…  
P.M.: L'”8 corrente”, scusi, ci può dire l’anno?  
Presidente: Millenovecento… ?  
A.A.: Il verbale è stato aperto il 12 settembre del 1985, alle 12.30. Quindi la mattina “8 corrente”, quindi si presume quella mattina stessa. Chiedo scusa, guardo un pochino meglio perché non…  
P.M.: “8 corrente” sembrerebbe 8 settembre.  
A.A.: Domenica 8, cioè, chiedo scusa, la domenica precedente.  
P.M.: Prego, prego.  
A.A.: La domenica precedente al 12, quindi qualche giorno prima.  
P.M.: Era domenica 8 settembre.  
A.A.: Mi pare che sia stato domenica.  
P.M.: Sì, si.  
Presidente: Ma questo verbale l’ha ricevuto lei?  
A.A.: Sì, l’ho fatto io.  
Presidente: Ah, ecco. Ricorda la circostanza?  
A.A.: Sì, sì, ricordo.  
Presidente: Ce lo legga però, lei…  
A.A.: Sì, ve lo leggo. Perché in questa fase ho sentito anche altre persone, insomma, ecco.  
Presidente: Maresciallo, adesso lei dia un’occhiata a quel verbale.  
A.A.: Lo posso leggere?  
Presidente: Ecco, ma non ce lo legga a noi.  
A.A.: Ah.  
Presidente: Lo legga lei. Poi ci riferisca in merito quello che lei sa. Dunque, allora, cosa c’entrava con questa storia questo Faggi Tiziano?  
A.A.: Stavo finendo di leggere il…  
Presidente: Mi sembra stiamo divagando comunque, eh.  
P.M.: Ampiamente. Ma ognuno poi trae le sue conclusioni.  
Presidente: Comunque, ripeto, vediamo fin dove arriviamo… non molto oltre. Allora, che cosa c’entra questo Faggi Tiziano?  
A.A.: Faggi Tiziano fu sentito, ora non ricordo perché… Furono, mi fu fornito un elenco di persone da sentire, da parte del Comando di Firenze e tra questi vi era, appunto, il signor Faggi.  
Presidente: Tra questi, ma “tra questi” tanti.  
A.A.: Tra queste persone che poi furono sentite insomma, no? E quindi io ho sentito il signor Faggi. E dopo che mi ha spiegato, appunto, quella domenica che cosa aveva fatto: era stato al ristorante eccetera con la famiglia, era andato al poligono di San Donato. Al ritorno, mentre tornava verso Prato, quindi verso Firenze e Prato, un suo amico aveva sbagliato la manovra e in una piazzola di sosta, mentre facevano inversione di marcia, aveva intravisto un’ALFA ROMEO.  
P.M.: Nell’85?  
A.A.: Sì, nell’85.  
P.M.: Dove, scusi? Non ho capito. In che località?  
A.A.: San Donato, nei pressi di San Donato, in quella zona lì, mentre tornava verso Firenze; Firenze e poi Prato insomma, ecco, nei pressi dello svincolo autostradale.  
A.F.: Ecco, maresciallo Amore, in merito a quest’ALFA ROMEO e a un uomo alto, superiore di altezza a 1,80, voi avete fatto un altro interrogatorio -17 del mese di settembre – e una persona vi riferiva di questa ALFA ROMEO. Lei ricorda questo interrogatorio? Lo so, lei mi dice ha sentito tante persone in quel periodo. Ma ricorda una verbalizzazione fatta al Bettazzi Maurizio?  
A.A.: Io torno a ripetere sempre, i miei ricordi sono molto sfumati. Quindi, insomma, se posso consultare gli atti, mi posso ricordare.  
Presidente: No, no, basta, perché qui siamo completamente al di fuori, completamente al di fuori del seminato.  
A.B.: Certo. Mi scusi, signor Presidente, siamo d’accordo. E su questo Bettazzi, di cui parlava il collega, volevo domandare al maresciallo Amore se era venuto da lui un ex Carabiniere, il quale aveva fatto, a suo modo, le indagini nei riguardi di un certo Bani, che era imbalsamatore di Vicchio. Ricorda questa circostanza?  
A.A.: Ricordo il particolare dell’imbalsamatore, in particolar modo. Però non ricordo il resto, insomma.  
A.B.: Che questo imbalsamatore era piuttosto alto, che secondo lui, secondo il vostro Carabiniere, poteva essere… Va be’, sono delle ipotesi.  
A.A.: Ricordo la circostanza dell’imbalsamatore, perché è un fatto particolare. Però non ricordo bene la…  
A.B.: Va bene. Nient’altro, signor Presidente.  
A.F.: Grazie.  
Presidente: Va bene. Signori? Signor Pubblico Ministero?  
P.M.: Sì, grazie, Presidente. Vorrei andare un attimo con ordine, ma abbastanza telegrafico. Maresciallo Amore, innanzitutto, per quelle 32 cartucce trovate a Poggio a Caiano, avete avuto qualche possibilità di risalire a chi le aveva gettate o perse?  
A.A.: Io, in effetti, come ho accennato poc’anzi, tutti gli accertamenti atti ad individuare la persona che le aveva buttate o, comunque, smarrite, diedero esito negativo. Perché consultammo, cioè sentimmo, cosi, informalmente, le persone che abitavano in quella zona, ma nessuno ci seppe dare elementi utili per poter iniziare un’attività di indagine.  
P.M.: Quindi non avete ottenuto, all’epoca, alcun elemento per dire se quelle cartucce avevano niente a che fare, o meno, con l’autore degli omicidi?  
A.A.: No, erano dello stesso tipo. L’unica…  
P.M.: Ecco, l’unico elemento è quello lì.  
A.A.: L’unico elemento era questo.  
P.M.: Ecco. C’è pieno il fascicolo del P.M., ma questo non ha niente a che vedere. È un teste indotto dalla difesa. Ne prendiamo atto. Un’altra cosa, Maresciallo. Tutte queste persone che lei ha sentito, per delega di Firenze o autonomamente, erano sospettate di qualcosa? Prima domanda. Secondo: avete fatto indagini o stabilito se questi signori avevano niente a che fare con gli omicidi di Firenze?  
A.A.: Cioè, una buona parte di queste persone sentite erano state fa… cioè, le avevo esaminate su richiesta, appunto, di Firenze. Mentre su altre indagini di iniziativa abbiamo…  
P.M.: La mia domanda è…  
A.A.: Prego?  
P.M.: Sì, si, finisca, scusi.  
A.A.: Su altre indagini di iniziativa abbiamo noi avuto dei sospetti su certe persone, però non si sono concretizzate minimamente.  
P.M.: Ecco, avete avuto qualche possibilità di stabilire se questi signori avevano niente a che fare con gli omicidi?  
A.A.: No, nessuna di queste persone – perlomeno per le indagini che ho fatto io – aveva dei riferimenti con i duplici omicidi.  
P.M.: Nessun riferimento. Mille grazie.  
Presidente: Signori Avvocati di parte civile, avete domande?  
A.A.: Niente, grazie.  
Presidente: Bene, allora il teste può andare.

A.B.: Signor Presidente, la prego cortesemente se, invece di sentire un altro teste della difesa, si può sentire – se il Pubblico Ministero è d’accordo – la signora Manni Angiolina, che ha necessità di ritornare…
Presidente: Può andare, Maresciallo. Ci sono problemi sulla audizione della Manni Angiolina?  
P.M.: Nessuna.  
Presidente: Nessuna, vero? Perché, più o meno, si era detto che se veniva l’avremmo sentita. Allora introduciamo la signora Manni Angiolina.  
A.B.: È una teste del Pubblico Ministero, la signora Manni Angiolina, indotta da lui.  
P.M.: E sarà sentita in quanto tale.  
Presidente: Era una teste del Pubblico Ministero?  
P.M.: Sì, Presidente.  
Presidente: Benissimo. Ora non lo ricordo, scusate, sul momento… Allora introduciamo la Manni. Venga signora, venga. Buongiorno.  
A.B.: Vuole essere… Forse non vorrà essere ripresa.  
Presidente: Sì, non riprendiamo la signora, eh? La signora non deve essere ripresa. Ecco. Sieda pure, signora, si accomodi. Buongiorno. Si metta pure comoda. Sta comoda così? È comoda?  
A.M.: Sì.



Presidente: Bene. Senta, io le dico quello che le dissi l’altra volta, cioè lei è moglie dell’imputato Pacciani Pietro, vero?  
A.M.: Sì.  
Presidente: E allora, essendo la moglie dell’imputato, se lei non vuole testimoniare, può astenersi dal deporre. Può dire: ‘Non voglio testimoniare’. Ha diritto di astenersi. Se invece intende testimoniare, deve dire la verità, naturalmente. Allora, vuole testimoniare?  
A.M.: Mah, non lo so.  
Presidente: Non lo sa. (Ride) Senta, siccome è già la seconda volta, per me faccia quello che crede. Ha capito bene, però? P.M.: Presidente…  
A.M.: Sì, ho capito.  
Presidente: Ecco, vuole rendere la testimonianza?  
A.M.: Mah, che devo dire?  
A.B.: Quello che gli domanda…  
Presidente: Quello che gli domanda il Pubblico Ministero, gli Avvocati, l’avvocato Bevacqua. Dare delle risposte. Se poi a un certo punto dice ‘Non voglio più rispondere’, vediamo cosa fare. Faccia come crede, signora.  
A.B.: Mi scusi, signor Presidente.  
Presidente: Prego.  
A.B.: Signora Manni, signora Manni.  
Presidente: Senta l’avvocato Bevacqua.  
A.B.: Signora Manni, sono l’avvocato di suo marito.  
Presidente: Facciamo intervenire i difensori, che la conoscono meglio.  
A.B.: Sono l’avvocato di suo marito.  
P.M.: Però è un teste del P.M.  
A.B.: Siamo gli avvocati di suo marito. Lei ha detto a noi, e ha detto anche alla Corte, quel giorno che siamo venuti tutti quanti nei giardini…  
Presidente: Che sarebbe venuta, in effetti.  
A.B.: … che sarebbe venuta.  
A.M.: (incomprensibile)  
P.M.: Microfono.  
A.B.: Signora, si ricorda quando siamo venuti nel giardino, da lei? Si ricorda?  
A.M.: Mmh, mmh.  
A.B.: Si ricorda che le dissi che …  
A.M.: Mmh.  
A.B.: Vuole parlare oggi lei?… Quello che sa…  
A.M.: Quello che non so, non dico nulla.  
Presidente: Va bene. Allora, signora, senta me adesso. Senta, signora, signora Manni, senta. Allora, lei vuole rispondere. Su quello che sa naturalmente; su quello che non sa non dice nulla. Vuole rispondere?
A.M.: Va bene, si.  
Presidente: Ecco, bene. Allora, il Pubblico Ministero, il dottor Canessa, le fa qualche domanda. E lei risponda, come sa e come può. Va bene?  
A.M.: Come la… mi risponde…  
Presidente: Certo, certo. Allora… magari a voce alta.  
A.M.: Sul marito…  
P.M.: Signora, quando si è sposata lei col signor Pacciani?  
A.M.: Quando mi sono sposata?  
Presidente: In che anno? Se lo ricorda?  
A.M.: Eh, che mi ricordo. Io ho una testa sbadata, non me ne ricordo mica più nulla io.  
P.M.: Dove abitava quando si è sposata?  
A.M.: Eh, stavo lassù, in montagna.  
P.M.: Dove, signora?  
A.M.: Lassù in montagna, al Muraglione.  
P.M.: Perché lei dove è nata? Non è di lì?  
A.M.: No.  
P.M.: Di dove è, signora?  
A.M.: Lassù, dei miei posti.  
P.M.: I “suoi posti” quali sono?  
A.M.: Eh, lassù dove ero nata.  
P.M.: Come ha conosciuto il Pacciani, signora?  
A.M.: Così, a vista.  
P.M.: Dove?  
A.M.: Il fatto viense lui a cercarmi.  
P.M.: Dove, signora?  
A.M.: Lassù, nei miei posti, come si chiama? Al Muraglione, avanti…  
P.M.: Ma i suoi posti sono del Muraglione o non del Muraglione?  
A.M.: No, avanti ancora. Ci vuol tanto a andare nei miei posti.  
Presidente: Oltre il Muraglione, signora?  
A.M.: Sì.  
P.M.: Lei è nata a San Godenzo?  
A.M.: Non mi ricordo nemmeno. Sì, a San Godenzo.  
Presidente: A San Godenzo. Infatti lei si sposò a San Godenzo, il 26 giugno ’65. Può essere?  
P.M.: È così, signora?  
A.M.: Sì.  
Presidente: Ecco.  
P.M.: Sapeva che suo marito era stato in carcere, quando si sposò? Gliel’aveva detto?  
A.M.: No, no.  
P.M.: Quando gliel’ha detto?  
A.M.: Non me l’ha detto mica.  
P.M.: Non gliel’ha mai detto? Che aveva ucciso un uomo glielo disse?  
A.M.: No.  
P.M.: E quando l’ha saputo lei? 
A.M.: L’ ho saputo… lo so.  
P.M.: I suoi familiari lo conobbero prima del matrimonio? Sapevano di questo fatto, o no?  
A.M.: Quando mi sposò?  
P.M.: Sì.  
A.M.: Quando mi sono sposata?  
P.M.: Sì.  
A.M.: Sì.  
P.M.: Loro lo sapevano che lui aveva ucciso un uomo?  
A.M.: Mah, loro lo sapevano, io non lo so.  
P.M.: Non sa se lo sapevano?  
A.M.: Eh, loro lo sapevano. Io non lo so, io non so nulla.  
P.M.: Non ho capito quando l’ha saputo e se l’ha saputo, da lui.  
A.B.: Signor Presidente, non so se questa… Siamo d’accordo che tutto si deve… Non so se questo sia, faccia parte del capitolato. Per carità, mi rendo conto che vogliamo capire tutto. Ma mettiamo in difficoltà anche la teste, che già è in difficoltà di per sé…  
P.M.: Si tratta di capire poi se è attendibile o meno. Le domande…  
A.B.: Ah, ho capito.  
Presidente: Vediamo, vediamo. Un attimo, controlliamo.  
A.F.: Bisognerebbe farle a tutti queste domande. Anche…  
P.M.: E noi le facciamo tutte le volte che riteniamo utile all’Accusa farle, Avvocato. Presidente, se crede, andrei avanti.  
Presidente: Sì, un attimo solo, Pubblico Ministero.  
P.M.: Grazie.  
A.B.: “Un involucro rosa portato fuori di casa alle 5.00 di mattina e gettato nell’immondizia, su cui.. . “ 
P.M.: Ne abbiamo già parlato di… con l’altro teste e ci siamo reciprocamente concessi di spaziare. Non vedo perché ciò che le ho concesso cinque minuti fa ora lei lo nega a me, Avvocato.  
A.B.: No, no, no, non nego, io, nulla a nessuno.  
P.M.: E allora, per cortesia. . .  
A.B.: Io sono estremamente leale.  
Presidente: Bene, allora usiamo il metro che è stato usato con tutti.  
A.B.: Sì.  
Presidente: E cioè diamo una certa libertà di azione, senza però divagare, come per esempio stavano facendo i difensori prima.  
P.M.: Bene.  
Presidente: Però lei non si metta quella strada, Pubblico Ministero.  
P.M.: No, no, sto arrivando, sto arrivando pian piano. Signora, lei ha conosciuto Petroni Nello?  
A.M.: Come?  
P.M.: Ha conosciuto Petroni Nello?  
A.M.: No, non conosco nessuno.  
P.M.: È stato prodotto dal difensore di suo marito un interrogatorio in cui lei dice di aver avuto una relazione, di aver fatto l’amore con questo Petroni Nello.  
A.M.: Mah, io… io non lo so.  
P.M.: Lo ricorda o no?  
A.M.: No, non me ne ricordo.  
P.M.: Ma ha fatto l’amore con una persona diversa da suo marito?  
A.M.: No, io con nessuno. Non ho fatto l’amore con nessuno, io.  
P.M.: Ma è stato prodotto dal difensore, è un interrogatorio relativo a un vecchio processo che ha avuto suo marito.  
A.M.: Mah, io non credo.  
P.M.: Non lo ricorda? O lo esclude.  
A.M.: Non me ne ricordo io.  
P.M.: Lo esclude, signora?  
A.F.: Ma ha detto “non lo ricordo”. Che esclude?  
Presidente: Avvocato! Avvocato!  
A.F.: Eh, sta a insistere. Eh, no. 
Presidente: Avvocato…  
A.F.: Ha detto “non lo ricordo”. E il Pubblico Ministero, “Lo esclude?”. È impossibile, questo.  
P.M.: Ha mai fatto l’amore, signora, con un certo Bruni di Dicomano?  
A.M.: No, io no.  
P.M.: Mai?  
A.M.: Non lo conosco nemmeno io.  
P.M.: Suo marito dice il contrario: che fu costretto a venir via da Dicomano perché sorprese lei a far l’amore con questo Bruni in una capanna.  
A.M.: Boh, lui è… è…  
P.M.: Lo dice suo marito, signora.  
A.M.: Lui sogna, vedi.  
P.M.: Suo marito sogna.  
A.M.: Mentre io ero in casa, serrata nell’uscio come… e passavano in tondo di sotto alle case, e le porte sono chiuse. Come fanno a entrare le gente? 
 P.M.: Lo dice suo marito, che la sorprese in una capanna a far l’amore con questo Bruni.  
A.M.: In capanna?  
P.M.: Lo dice suo marito, signora.  
A.M.: Lo dice lui perché non gli funziona il giudizio.  
P.M.: A suo marito non funziona il giudizio?  
A.M.: Sì. Perché io in capanna non son mai andata con un uomo, mai!  
P.M.: L’ha detto in questo processo e l’ha scritto.  
Presidente: Va be’, lei lo nega.  
A.M.: Non ci crede. .. non è vero che sono andata con un omo.  
P.M.: Signora…  
A.M.: Io a guardar gli uomini… e mi turo gli occhi per non guardarli, mi fanno schifo.

P.M.: Quando abitava a Mercatale, signora, una mattina è stata vista da delle persone mentre alle 05.00 insieme a suo marito andavate a buttare un involucro piuttosto ingombrante nell’immondizia.  
A.M.: Io non ho portato via nulla.  
P.M.: Allora, è stata vista trasportare un involucro piuttosto ingombrante, sulle spalle, insieme a suo marito. E andar via di casa alle 05.00 di mattina. Cosa c’era in quell’involucro?  
A.M.: Io? Io non ho visto nulla. L’avrà portato via lui, mica io.  
P.M.: Non l’ha visto? Era lei, signora, non doveva…  
A.M.: No, io no.  
P.M.: Lo esclude?  
A.M.: L’avrà portato via lui. Io non ho portato via nulla.  
P.M.: Ma lei era con suo marito?  
A.M.: Sì, ero con mio marito, tornai in casa io.  
P.M.: Tornò in casa.  
A.M.: E lo lasciai lui.  
P.M.: Lo lasciò lui. E cosa portava in quell’involucro?  
A.M.: Non lo so mica io.  
P.M.: Ma ce l’aveva sulle spalle lei, signora, quell’involucro.  
A.M.: Si, sì, sulle spalle… io non ci avevo nulla sulle spalle.  
P.M.: Ci sono stati due testimoni che hanno deposto in questo processo, e vi hanno visto.  
A.M.: Io non ho visto nessuno.  
P.M.: No, non è che lo deve aver visto lei, signora.  
A.M.: Questa roba, non ho visto nulla io. Non ho visto.  
P.M.: Però perché la porta…  
A.M.: Eh, ora basta, eh! Io sono bell’e stufa! I nervi mi vanno nel cervello e non so che dico.  
A.F.: Angiolina…
A.M.: Allora basta, falla finita!  
Presidente: Si calmi, signora. Stia tranquilla.  
A.M.: Dai, dai, Avvocato, la viene, io voglio andar via, ho bell’e parlato anche troppo. Voce fuori microfono: Ecco qua, sistemata.  
A.F.: Aspetti, Angiolina. Aspetti.  
Presidente: Signora, signora, non se ne vada. Venga qui, venga qui. Stia calma, stia calma. Venga qui, su. Naturalmente è un soggetto del tutto particolare, come voi vedete.  
A.M.: Io ho bell’e parlato.  
A.B.: (incomprensibile)  
Presidente: Sì, via, ora si calmi, signora. Sì, venga qui, via. Non si arrabbi. Stia calma, stia tranquilla.  
A.M.: Io non ho voglia di ragionare, sa? Io non ho voglia.  
Presidente: Stia tranquilla, via, si calmi. Stia tranquilla, via. Andiamo avanti piano piano.  
P.M.: Signora, lei ha detto…  
Presidente: Se le cose poi non le sa, lei dice ‘Non le so’, e basta.  
P.M.: Se non ho capito male, signora, lei ha detto che questo involucro lo portò via lui e lei lo lasciò andare. È così?  
A.M.: No, io lo lasciai andare, sì, lo portò via lui, io non ci sono andata.  
P.M.: E dove lo portò lui, signora, questo involucro?  
A.M.: Non lo so mica io.  
P.M.: Ma tornaste a casa insieme!  
A.M.: Insieme? Viense da sé, mica insieme. Io andai in casa.  
P.M.: Ma era la mattina presto alle 05.00, signora, che siete usciti. Sembrò un po’ strano a questi vicini che stavano sopra di voi, che usciste così, con un involucro che lei teneva sulle spalle.  
A.M.: No, io non avevo nulla. L’aveva lui.  
P.M.: Ecco, l’aveva lui. Si vede che questi signori…  
A.M.: Io andai in casa.  
P.M.: E lui dove andò?  
A.M.: Lui, dove si va a buttare via… come si chiama? il sudicio, nel cassone.  
P.M.: L’immondizia. Ma come mai alle 05.00 di mattina buttò via questa cosa? Cosa c’era dentro?  
A.M.: Nulla c’era.  
P.M.: E allora come mai buttò via…?  
A.M.: Non c’era nulla, perché era vuoto.  
P.M.: Era vuoto. Era vuoto. Cos’era che era vuoto?  
A.M.: Nulla, io dico che non c’è nulla.  
P.M.: Dentro. Ma fuori, di cosa si trattava? Se era vuoto vuol dire che c’era almeno un contenitore. Il contenitore cos’era?  
A.M.: Il bischero, vede, e c’era.  
P.M.: Chi è bischero?  
A.M.: C’era il sudicio.  
Presidente: C’era del sudicio, dice lei.  
A.M.: Che si spazza in terra.  
P.M.: Signora, ma era una coperta?  
A.M.: Una coperta?  
P.M.: Almeno di fuori, si.  
A.M.: Una coperta?  
P.M.: Un qualcosa che sembrava una coperta.  
A.M.: Io non lo so.  
P.M.: E il sudicio che si spazza in terra lo porta via suo marito insieme a lei alle 05.00 di mattina in una coperta?  
A.M.: Erano le 5.00… Io non ci sono andata alle 5.00.  
P.M.: Però lei dice che l’ha portato via lui.  
A.M.: L’avrà portato via lui, eh? Io non ho portato via nulla.  
P.M.: Ma l’episodio lo ricorda?  
A.M.: Io sarò in casa per fare le mie faccende, e vo’ a vedere lui che fa io? Io guardo per me, le mie faccende. Guardo lui i’ che fa io?  
P.M.: Senta, signora, questo argomento mi sembra un po’ difficile. Passiamo ad un altro. Quando suo marito era in carcere per le figlie, veniva gente a trovarla in casa, o no? Venivano estranei?  
A.M.: No, non veniva nessuno. Io…  
P.M.: Lei chiudeva la porta, il cancello, o lasciava tutto aperto?  
A.M.: No, io chiudevo il cancello. Lo chiudevo il cancello. Perché lo dovevo lasciare aperto?  
Presidente: Scusi un attimo, signora. Nella concitazione e nelle raccomandazioni… ci siamo dimenticati di fargli leggere la formula, però.  
P.M.: Mi sembra anche a me, Presidente. Ha ragione. Mi sembra che abbiamo fatto lo stesso errore che fece il Pubblico Ministero a suo tempo, dando per scontato del fatto che rispondeva…  
Presidente: Le abbiamo fatto l’intimazione, ma non le abbiamo fatto leggere la formula…
P.M.: Bene, Presidente.  
Presidente: Allora, a questo punto signora, vuole leggere quella formula… Faremo una sanatoria.  
P.M.: Sì, sì, per me…  
Presidente: Mi scusi, signora, mi sono fatto, mi sono dimenticato di farle leggere la formula.  
A.M.: Io non so mica leggere, io. P.M.: Forse non sa leggere la signora…  
Presidente: Ecco, lei ripeta le parole… Non sa leggere, va be’. Gliela legge lei, Romano.
Sig. Romano: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto a mia conoscenza.”  
A.M.: Consapevole della assumperità… morale e giuridi… la mia… di… zione… verità… e non nascondere nulla… di quanto… scienza…  
Presidente: Va bene. Allora, signora, dovremmo ripetere l’esame, ma tutto quello che ha detto, fino ad adesso… Va bene? tutto quello che ha detto fino ad adesso era la verità. Va bene? Scusate, eh. C’è stato questo piccolo contrasto. Prego.  
P.M.: Signora, stavamo parlando di quando suo marito era in carcere perché ebbe quel processo relativo alle figlie. Lo ricorda?  
A.M.: No, non mi ricordo.  
P.M.: Quando è stato in carcere?  
A.M.: Per le figlie? Che hanno fatto le figlie? Cosa hanno fatto? Non hanno fatto mica nulla.  
P.M.: No. Il processo, quello di suo marito in carcere relativo all’episodio delle figlie. Era in carcere lui, non le figlie. Lo ricorda? Quando lui era in carcere.  
A.M.: Io…  
P.M.: Non si ricorda quando lui è stato in carcere?  
A.M.: Io ci ho una testa, non mi ricordo più nulla.  
P.M.: Però di non conoscere Bruni…  
A.M.: Sono un po’… un po’ sbadata, io di testa e non mi ricordo…  
P.M.: … e il Petroni se lo ricorda? Ora è sbadata, non… A.B.: Svagata.  
Presidente: Va be’.  
P.M.: Svagata. Va be’. Proviamo ancora qualche domanda, Presidente. Senta una cosa, quando suo… Facciamo così: quando suo marito non c’era, in casa lei faceva entrare qualcuno?  
A.M.: No, non facevo entrare nessuno.  
P.M.: Mai? Nell’orto?  
A.M.: No.  
P.M.: Lei cosa faceva? Chiudeva la porta, chiudeva il cancello?  
A.M.: Chiudevo il cancello, chiudevo le porte, ogni cosa.  
P.M.: E non veniva mai nessuno?  
A.M.: No.  
P.M.: Ne è sicura, signora?  
A.M.: Sì. Sono sicura, sì.  
P.M.: Che non è mai entrato nessun estraneo nell’orto?  
A.M.: Sì.  
P.M.: Sicura? Senta… Va be’, se è sicura, mi va bene così. Nell’orto c’erano degli alberi piantati da suo marito, o gli alberi che c’erano erano quelli…  
A.M.: Li ha piantati mio marito.  
P.M.: Li ha piantati suo marito. Quando avete preso la casa e l’orto non c’erano alberi.  
A.M.: Sì, quando si è comprato la casa.  
P.M.: Prego?  
A.M.: Quando ho comprato la casa.  
P.M.: Sì. Gli alberi nell’orto li ha piantati suo marito, o c’erano già? Proviamo cosi.  
A.M.: No, li avrà piantati mio marito.  
P.M.: Ha piantato tutto lui. Lei ricorda che alberi ha piantato?  
A.M.: No, non mi ricordo io.  
P.M.: Nessun albero si ricorda, in particolare?  
A.M.: No.  
P.M.: Ne è sicura?  
A.M.: Sono sicura, si.  
P.M.: Non è che dopo si ricorda…  
A.M.: Son sicura. Io…  
P.M.: … in un secondo momento di qualche altro albero?  
A.M.: No.  
P.M.: No. Lei non si ricorda di alberi.  
A.M.: No.  
P.M.: Che alberi ci sono ora lo sa?  
A.M.: Ora no, non lo so.  
P.M.: Io non ho altre domande, grazie. Gli volevo chiedere di un’acacia, ma se non se lo ricorda mi sta bene così.  
Presidente: Signori Avvocati di parte civile? Avvocato Pellegrini.  
A.P.: Signora, quando suo marito si sentiva male durante la notte, gli faceva male il petto, gli faceva male il cuore, chi si alzava a fargli in caffè?  
A.M.: No, io non mi alzavo mai. Stava lì, e si teneva il male senza dire ‘vai a farmi un po’ di roba’. Non me l’ha mai detto.  
A.P.: Ma non si alzava da sé a farselo?  
A.M.: No.  
A.P.: Grazie, non ho altre domande.  
Presidente: Altre domande, signori Avvocati? Allora avvocato Bevacqua, prego.  
A.B.: Sì. Signora Angiolina, signora? Guardi me, guardi…  
Presidente: Signora, guardi.  
A.B.: … guardi. Senta, quando lei, quando suo marito era in carcere, lei dove abitava? Nella casa dove c’è il giardino, o in quell’altra casa?  
A.M.: In quell’altra casa. Io stavo con le mie figlie, prima.  
A.B.: In quell’altra casa.  
A.M.: Con le mie figlie.  
A.B.: Con le sue figliole. Va bene. Senta, le volevo domandare questo: suo marito cosa faceva il giorno? 
A.M.: Il giorno?  
A.B.: Si.
A.M.: I’ che faceva? I’ che aveva da fare in giardino. Pulire il giardino.  
A.B.: E quando lavorava, dove lavorava?  
A.M.: Lì in ca… in giardino.  
A.B.: No, era dipendente di qualcuno lui?  
A.M.: Ma, io…  
A.B.: Senta, aspetti…  
A.M.: Io non lo so, io non mi ricordo…  
A.B.: Aspetti, signora. Aspetti un attimo. Aspetti.  
A.M.: A lavorare.  
A.B.: Oh. Stava a lavorare. Lo hanno detto anche le sue figliole, che tornava verso le cinque, le sei… Non lo so. Tornava a sera.  
A.M.: Eh, tornava alle cinque… Quando smette le gente, smette alle cinque…  
A.B.: Smetteva di lavorare. Quando tornava lui a casa, che cosa faceva? Si lavava… Non lo so.  
A.M.: Si lavava e… poi stava lì. Guardava la televisione, e poi dopo quando gli pigliava sonno andava a letto.  
A.B.: Senta, suo marito beveva acqua, beveva vino, beveva birra…  
A.M.: No, beveva… un po’ d’acqua immischiata con un po’ di vino. Ma poco.  
A.B.: Ma vino lo beveva, o no?  
A.M.: Il vino ce lo metteva poco. Ci metteva un po’ d’acqua.  
A.B.: Ma vino ne beveva?  
A.M.: Ma poco lo beveva.  
A.B.: Lei mi ha detto che beveva… parecchio vino. O no?  
A.M.: Ma io, quando era lì con me ne beveva poco.  
A.B.: Ah. Senta, signora, e andava a letto… in genere andava a letto presto…  
A.M.: Andava a letto presto. Stava lì a guardare la televisione…

A.B.: Oh. Senta, signora, l’altro giorno, quando noi siamo venuti, quando tutta la Corte di Assise, con i giornalisti…. anzi, i giornalisti non c’erano, con il Pubblico Ministero, con me, siamo venuti là, sul posto, dove fu indicato dal dottor Perugini, lo conosce il dottor Perugini, lei?  
A.M.: Mi pare… Lo conosco così…  
A.B.: Il capo della Polizia, quello che veniva spesso. Lo conosce? Se lo ricorda?  
A.M.: Mah, io non me lo ricordo.  
A.B.: Quando il dottor Perugini indicò il luogo, il punto esatto dove sarebbe stato rinvenuto, dove fu rinvenuto il proiettile… Signora, se lo ricorda? Io le domandai se suo marito, se c’era una acacia. L’acacia. Sa cos’è l’acacia?  
A.M.: Sì, la c’era, ma l’aveva tagliata perché dava noia, allora l’ha tagliata.  
A.B.: Chi l’ha tagliata?  
A.M.: Il mi’ marito, eh.  
A.B.: Oh. E quando l’ha tagliata, questa acacia?  
A.M.: Quando era lì a quella casa dove sto io.  
A.B.: Cioè, dopo che è uscito dal carcere?  
A.M.: Sì, dopo che è uscito in carcere.  
A.B.: Ecco. E l’acacia dove stava, esattamente?  
A.M.: L’ha tagliata e dopo si è bruciata…  
A.B.: No. Dove era sorta, dove… dove stava lì, l’acacia?  
A.M.: Come, stava?  
A.B.: Dove era piantata questa acacia?  
A.M.: Lì, dove era quel pino. Non l’ha visto? Vicino al pino.  
A.B.: Ecco. Dove c’è… dove finisce, praticamente, il… o dove inizia, a seconda di dove si parte…  
A.M.: Lì, lì, ecco.  
A.B.: Eh?  
A.M.: Sì.  
A.B.: E suo marito l’ha estirpata. C’è stato parecchio a tagliarla, a pulirla…  
A.M.: Eh, c’è stato parecchio. L’ha tagliata e…  
A.B.: Perché c’è stato parecchio?  
A.M.: Poi la si è bruciata.  
A.B.: Poi si è bruciata. Senta, signora, suo marito i soldi che ha guadagnato, cosa ha fatto dei soldi?  
A.M.: Non lo so mica io. Non ci guardo mica io. Non ci guardo mica io che fa…
A.B.: No, ho capito…  
A.M.: … coi soldi. Io guardo i mia, i sua li guarda da sé.  
A.B.: Se li spendeva, ha comprato qualcosa…
A.M.: Comprava i.. .  
A.B.: Ha comprato la casa?  
A.M.: La roba che ci voleva in casa…  
A.B.: L’ha comprata la casa alle figlie? Sì, o no?  
A.M.: Come?  
A.B.: L’ha comprata la casa alle figlie?  
A.M.: Sì, l’ha comprata, sì.  
A.B.: Ecco. Senta, le faccio un’altra domanda, se se lo ricorda. Suo marito andava a giro, a cercare, a raccattare cose nelle discariche?  
A.M.: No. No.  
A.B.: Non se lo ricorda questo?  
A.M.: No.  
A.B.: Qualcosa portava a casa?  
A.M.: Come?  
A.B.: Portava della roba a casa?  
A.M.: No, non portava nulla.  
A.B.: Non portava nulla. Bene, brava, signora.  
A.M.: Non è vero.  
A.B.: Bravissima.  
P.M.: Chi è causa del suo mal…  
A.F.: Senta, Angiolina…  
P.M.: Avrei qualche altra domanda.  
A.M.: Via, via…  
Presidente: Avvocato Fioravanti.  
A.F.: Senta, Angiolina. Semplice, semplice…  
Presidente: No, aspetti, signora, via.  
A.F.: Già ha detto tutto. Ha detto tutto?  
A.M.: Ora basta, eh.  
Presidente: Signora, aspetti, via…  
A.F.: Non deve dire più niente?  
Presidente: Venga qua, signora, via.  
A.F.: Angiolina, Angiolina, una domanda, una domanda sola, via! Si metta lì.  
Presidente: E perché vuole mortificare l’avvocato Fioravanti, eh.  
A.F.: Una sola. Angiolina… Dio bono…  
Presidente: Via, su…  
P.M.: … anche a loro, perché a noi e basta, signora?  
A.M.: (incomprensibile)  
A.F.: Una domanda, via. Angiolina… Angiolina!  
Presidente: Via, venga  
A.M.: (incomprensibile)  
A.F.: Angiolina, Angiolina…  
A.M.: (incomprensibile)  
Presidente: Signora, per favore, via…  
A.M.: Il cervello mi fa male.  
Presidente: Guardi, le prometto che dopo queste domande dell’avvocato Fioravanti…  
P.M.: No, il P.M. deve fare delle domande, eh.  
A.M.: (incomprensibile)  
Presidente: Su, via, signora, via.. . Sia buona ancora per un pochino.  
A.M.: Io ho parlato abbastanza, eh, ho parlato… Perdio ! Ah…  
Presidente: Ancora un pochino, via. Poi stia tranquilla.  
A.F.: Presidente, posso restare qui a fare la domanda?  
Presidente: E resti qui avvocato.  
A.F.: E poi gli do il microfono.  
Presidente: Se lei ritiene che sia…  
A.F.: Senta, Angiolina, ora le do del “lei”. Noi ci si da del “tu”, ma io le do del “lei”. Senta, Angiolina, lei si ricorda, quando fecero la perquisizione in casa, si ricorda tutta quella gente che c’era…  
A.M.: Sì.  
A.F.: C’era…  
A.M.: Buttarono all’aria…  
A.F.: Buttarono all’aria tutto…  
A.M.: Sì, sì…  
A.F.: Ecco. No, no, no. Lasci stare, lasci stare.  
A.M.: (incomprensibile)  
A.F.: No.  
Presidente: Avvocato, scusi…  
A.F.: No, le chiedevo, le chiedevo…  
A.M.: (incomprensibile)  
A.F.: Ecco, ecco, ma si ricorda quella Madonnina che c’era lì al muro?  
A.M.: Sì, sì.  
A.F.: Ecco. Che l’ha rimessa a posto Pietro…  
A.M.: L’ha rimessa a posto lui… l’avevano sciupato il muro e ogni cosa.  
A.F.: Ora… Hanno sciupato il muro, va bene. Si calmi un attimo.  
A.M.: L’hanno scalcinato la casa e l’ha accomodata lui…  
Presidente: Avvocato… però alla teste…  
A.F.: Senta una cosa…  
A.M.: (incomprensibile)  
Presidente: Il microfono, bisogna… capito? No, lo tenga pure in mano…  
A.M.: La gente ci mettono tanto sudore e tanta fatica ad accomodarla!  
A.F.: Senta una cosa, Angiolina, quando hanno fatto la perquisizione, lei si ricorda? c’era un vialetto nel giardino, e c’erano dei paletti di cemento per terra…  
A.M.: Ma io…  
A.F.: Aspetti, aspetti. Un attimo, un attimo…  
A.M.: Sì, sì…  
A.F.: Ecco, si ricorda che in questi vialetti c’erano quei paletti e trovarono qualcosa che luccicava in uno di quei paletti. Se lo ricorda?  
A.M.: Chi si ricorda? Io ho un cervello sbadato…  
A.F.: Non se lo ricorda.  
A.M.: Ho un cervello sbadato… Non mi ricordo più, non mi ricordo nulla io.  
A.F.: È svagato, è svagato. Senta una cosa, passiamo ad un altro argomento. Quando parlammo una volta con lei, è vero che lei ci disse che Pietro beveva il vino a mezzogiorno e alla sera con quel boccale che aveva? Un boccale al giorno e uno alla sera.  
Presidente: Avvocato, lei gli sta suggerendo quello che deve dire.  
A.M.: Un pochino, ma mica di molto. Un pochino… un pochino di vino ci vuole. 
P.M.: Ha detto che ci metteva l’acqua.  
A.B.: È un controesame, Presidente. Credo che si possa quasi fare.  
Presidente: Eh, ma qui, direi… Non è una domanda suggestiva, quindi…  
A.B.: Ma guardi.. .  
P.M.: Se non è un suggerimento…  
A.B.: Presidente, se fossi io che mi chiamo Bevacqua, ma è l’avvocato Fioravanti, la può fare.  
A.F.: È controesame.  
P.M.: Anche perché c’era l’acqua nel vino, ci ha detto.  
Presidente: Andiamo avanti, via.  
A.F.: Sì, ma io non ho fatto nessuna osservazione al Pubblico Ministero. Ora si è calmata… Si è calmata…
Presidente: Andiamo avanti…  
A.F.: Cerchiamo di ragionarci.  
A.M.: Non è vero? Mischiava col vino, che fa il vino?  
P.M.: Nulla, signora.  
A.M.: Ci mette un po’ d’acqua…  
A.F.: E non fa male.  
A.M.: Non fa mica male.  
A.F.: Senta una cosa, Angiolina, Pietro, alla sera, quando tornava a casa dal lavoro, alle cinque e mezza, sei, che cosa si metteva a fare?  
A.M.: Stava lì a mettere a posto il giardino… i’ che c’era da fare. Il giardino o… a cosar le viti, la frutta… Bah, i’ che c’è da fare nel giardino.  
A.F.: E subito dopo, la cena chi la preparava?  
A.M.: Eh, io, o… mi aiutava anche lui… si… tutti e due, via.  
A.F.: Ecco. Quando vi mettevate a cena, era accesa la televisione?  
A.M.: Sì, la si accendeva, sì.  
A.F.: E dopo cena, che cosa faceva Pietro?  
A.M.: Stava lì, sulla cava, lì. Dormiva quando era stufo di guardare la televisione andava a letto.  
A.F.: Ecco. Lei si è accorta mai che Pietro si sia alzato da letto…  
A.M.: No, no, no. Io sono sempre… ho dormito sempre con lui, non si è mai alzato. Dormiva e russava, sembrava… Madonna bona! Se russava!  
A.F.: Ecco. Va bene. Senta, signora Angiolina, lei si ricorda che nell’angolo di quel giardino, o meglio, in quel… Lei ha detto nell’angolo, c’era un’altra pianta vicino all’acacia. Che pianta era?  
A.M.: C’era l’acacia solo.  
A.F.: C’è una pianta di pino, vicino all’angolo?  
A.M.: No non c’è nulla.  
A.F.: Una pianta di pino, vicino alla porta.  
A.M.: Pino?  
A.F.: Sì.  
A.M.: C’è il pino solo, ho visto io.  
A.F.: Ecco. Ora c’è il pino. Vicino…  
A.M.: All’acacia?  
A.F.: Vicino… l’acacia, la pianta di acacia.  
A.M.: Eh. L’ha tagliata perché era grande, poi gli dava noia a ogni cosa quella…  
A.F.: Ecco. Per tagliare quell’acacia, ha scavato una buca, o no?  
A.M.: Non lo so io. Avrà scavato una buca, per cavare le barbe…  
A.F.: Io non ho nessun’altra domanda.  
Presidente: Allora rimettiamo a posto il microfono. Il Pubblico Ministero voleva fare qualche altra domanda?  
A.F.: Grazie.  
P.M.: Sì, innanzi tutto…  
Presidente: Un attimo, signora, stia tranquilla.  
A.M.: Ora falla finita, eh, io bono! Questo…  
Presidente: Sì, ma ora solo un attimo…  
A.M.: Perché io sa, sono bell’e stufa.  
P.M.: Sono domande brevi. Signora, suo marito che guardava la televisione, è mai uscito dopo cena?
A.M.: No. 
P.M.: Mai, sempre…  
A.M.: No. No, sempre in casa.  
P.M.: Sempre in casa.  
A.M.: Non è mai uscito. Sempre lì a guardare la televisione e quando era… cascava dal sonno, si appoggiava lì alla tavola e dormiva.  
P.M.: Lei si ricorda da quanti anni siete sposati e da quanti anni avete la televisione?  
A.M.: No, non mi ricordo nulla io…  
P.M.: Non se lo ricorda. Però in tutti gli anni…  
A.M.: … ho una testa… non mi ricordo quando sono nata.  
P.M.: Ecco. In tutti gli anni del matrimonio non è mai uscito dopo cena.  
A.M.: No.  
P.M.: Lo dice lui. Va be’. Senta una cosa, signora: lei invece ha una pensione. Una pensione. Quando gli nacque la prima figlia, e lei rimase invalida, gli dettero una pensione, la pensione.  
A.M.: Sì.  
P.M.: Va riscuotere alla posta. Quanto prende di pensione?  
A.M.: Uhm… poco.  
P.M.: Quanto, signora?  
A.M.: Eh, chi si ricorda? Poco mi danno. Mi danno pochino, perché…  
P.M.: Da quando…  
A.M.: … io ora che devo pagare tutte le bollette… mi ci vogliono tutti.  
P.M.: Ora. No, no, ma io dicevo…  
A.M.: La luce, il coso… il telefono, che il telefono…  
P.M.: Signora, quando suo marito lavorava, era in casa, i soldi della pensione, li prendeva suo marito o li teneva lei?
A.M.: Li prendeva lui.  
P.M.: Li prendeva lui. E non si ricorda questa pensione quanto è?  
A.M.: No. Non mi ricordo, no.  
P.M.: Un milione, cinquecentomila lire?  
A.M.: Io… non lo so, non lo so.  
P.M.: Comunque lei la dava a suo marito.  
A.M.: Non mi ricordo io. Io sono…  
P.M.: La dava a suo marito. Un’ultima domanda, solo l’ultima: lei ricorda quando, lei ci ha detto l’acacia l’ha tagliata, ha fatto la buca, era vicina al pino – poi io ho un’istanza, preciso alla Corte, così leviamo ogni dubbio sull’acacia – lei ricorda quando l’ha tagliata? se prima…  
A.M.: Quando usci in prigione.  
P.M.: Ecco, dopo che è uscito dal carcere. Non ho altre domande, grazie.  
Presidente: Possiamo mandarla via, vero?  
P.M.: Per il P.M. senz’altro.  
Presidente: Bene. Signora, allora ora può tornare a casa, eh. Stia tranquilla. Ha visto?  
A.M.: Eh, ora basta, eh? È un po’ maiala, sudicia…  
A.F.: Signor Presidente, signor Presidente…  
Presidente: Avvocato…  
A.F.: Signora, signora. . . Angiolina.  
Presidente: Non facciamogli altre domande, per cortesia.  
A.F.: No, signor Presidente, io chiedevo, se era possibile, siccome ha espresso il desiderio di poter avere un colloquio, dopo la testimonianza, col proprio marito.  
Presidente: Va bene, va bene. La possiamo tenere qui. Nell’intervallo…  
A.F.: Ecco, nell’intervallo…  
Presidente: Può tranquillamente parlare.  
A.F.: … se non si è innervosita troppo.  
Presidente: Se non si è innervosita troppo. Voi capite che è un soggetto particolare, che fa molta pena, naturalmente.  
A.B.: Signor Presidente… La signora vorrebbe conferire…  
P.M.: L’ha già detto…  
Presidente: Sì, si, me l’ha già detto l’avvocato Fioravanti. Io ho autorizzato il colloquio, non c’è nessun problema.  
A.B.: Grazie. Gli ha portato anche due rose rosse al marito.  
P.M.: Chissà chi le ha comprate!  
Presidente: Le nostre mogli…  
A.B.: Non le ho comprate io.  
Presidente: … ce le dovranno portare allora a noi.  



P.M.: Presidente, avrei un’istanza. Io credo che questa volta è indispensabile che tutte le parti la prendano bene in considerazione. Nel filmato del 1990… ’91, anzi, fatto dalla Polizia, in occasione della prima perquisizione, si vede bene dov’è l’acacia, o una pianta che assomiglia molto ad una acacia, vicino al pino.
Presidente: La prima perquisizione in che data fu, Pubblico Ministero, me lo ricorda?  
P.M.: Ben volentieri. ’91… no, ’90, chiedo scusa. ’90, 1990. E fu fatto un filmato. In quel filmato si vede. Ovviamente il P.M. ne ha interesse perché è ben lontano quell’acacia e quel pino da dove abbiamo visto in quelle foto, o in quella descrizione che ci è stata fatta dagli operatori della Scientifica, dal punto dove Pacciani fu visto nel gennaio di quell’anno ’92, o… ’92, a fare la buca. Quindi direi, al di là delle testimonianze, abbiamo un filmato dal quale sono state estratte anche delle foto che si vede molto bene dove si trovava e quanto distante fosse dalla buca. Allora io dico, insisto perché si veda il filmato, o quantomeno… o quantomeno si chieda alla Polizia Scientifica di estrapolare da quel filmato le foto dove si vede l’acacia. Così…  
Presidente: Dove si vede l’orto.  
P.M.: Dove si vede l’orto e dove si vede il punto che – insisto, ma questo è una valutazione del P.M. – è ben lontano da dove il Pacciani stava facendo la buca. Insisto quindi che si veda quel filmato, o quantomeno si estraggano le foto che, se non sbaglio, la Polizia Scientifica, non le ho qui ora, ha già, per praticità, stampato.
Presidente: Va be’, quindi lei si riporta ad un’istanza che aveva già fatto.  
P.M.: Sì.  
Presidente: Che aveva già formulato.  
P.M.: Sì, e comunque la modifico nel senso, se non vogliamo vedere tutto il filmato, ci sono le foto di quel filmato che mostrano dove era quella pianta. E chiedo che, quantomeno, quelle foto siano acquisite al verbale. Sennò, se vediamo il filmato, meglio ancora.  
Presidente: I difensori di parte civile?  
A.P.: La parte civile si associano alla prima richiesta, subordinatamente, ovviamente, alla seconda. Ma principalmente alla prima.  
Presidente: Signori difensori dell’imputato?  
A.B.: La difesa non è che si oppone perché non vuol vedere la verità. Non sa esattamente quando questo filmato è stato realizzato. Né sa esattamente quando le fotografie sono state fatte. Quindi mi pare che il Pubblico Ministero abbia già dato per assodato che esisteva una acacia, e quindi fatto già importante, per la difesa…  
P.M.: Non l’acacia, una pianta.  
A.B.: Una pianta che assomiglia ad una acacia.  
P.M.: Non lo so. Io chiedo di vederla, così ci leviamo il dubbio se…  
A.B.: Io mi oppongo. Comunque la Corte, faccia, creda… Se crede opportuno, per… ai sensi del 507, di doverla predisporre…  
Presidente: La Corte si è già riservata.  
A.B.: Si è già riservata. Va bene.  
Presidente: Sì. Ovviamente…  
A.B.: Comunque…  
Presidente: Vogliamo andare avanti adesso coi suoi testimoni?  
A.B.: Grazie, signor Presidente.  
Presidente: Prego.  
A.B.: Se c’è un altro testimone…
Presidente: Buongiorno. Lei è il signor?  
R.P.: Pabi Roberto. 

Presidente: Vuol dare le sue generalità complete, per cortesia?  
R.P.: Sì. Pabi Roberto, nato a Xxxxxxxx, XX/XX/19XX.  
Presidente: Residente?  
R.P.: Residente a Xxxxxxxxxx in via Xxxxxxxx XxX.  
Presidente: Che numero è Avvocato, scusi?  
A.B.: È il numero…  
P.M.: 31.  
A.B.: 31.  
Presidente: 31. Grazie. Vuole leggere quella formula, per piacere?  
R.P.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia disposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza”.  
Presidente: Vuole rispondere, per cortesia, alle domande del difensore?  
R.P.: Sì.  
A.B.: Buongiorno.  
R.P.: Buongiorno.  
A.B.: Signor …, lei dove è nato l’ha già detto. Nel 1993, non so se è ancora, lei è vero che era segretario della commissione esami per il rilascio di certificati? 
R.P.: Sì.  
A.B.: Lo è ancora?  
R.P.: No, sono in pensione da quattro mesi.  
A.B.: È in pensione da quattro mesi. Ricorda di essere stato interrogato da alcuni signori della Squadra antimostro di Firenze?  
R.P.: Sì.  
A.B.: E quante volte?  
R.P.: Sì.  
A.B.: Quante volte?  
R.P.: Sono venuti lì un giorno, un giorno o due.  
A.B.: Un giorno, però fu interrogato due volte.
R.P.: Un giorno, sì. Un giorno o due, non mi ricordo.  
A.B.: Ecco. Senta, le fu chiesto se era possibile che il signor Pacciani avesse potuto presentare una domanda per ottenere il porto di fucile.  
R.P.: No, il certificato di abilitazione.  
A.B.: Il certificato di abilitazione, ecco. Ecco, io la domanda che le faccio è questa: se lei riuscì a trovare nei vostri registri, nei registri della commissione, la domanda del signor Pacciani.  
R.P.: Sì.  
A.B.: Ecco, può dirci la data?  
R.P.: Non me lo ricordo.  
A.B.: Ecco, se io gliela mostro?  
R.P.: Sì, la riconosco. Là c’è l’originale.  
A.B.: È possibile 21 luglio? Ce l’ha l’originale?  
R.P.: L’originale è là.  
A.B.: SI, ma io ci ho una copia. È possibile 21 luglio 1980? Aspetti, eh! Gliela faccio vedere…  
Presidente: Sì, però se lei parla così, guardi.  
P.M.: Noi non si capisce niente, Presidente.  
R.P.: C’è il certificato di abilitazione, ques…  
A.B.: L’ho prodotto già…  
R.P.: È il certificato firmato proprio dal presidente Ravà, mi sembra, del ’70… non mi ricordo, ’73…
Presidente: Scusate, gli abbiamo fatto leggere la formula, vero? Il giuramento? Sì, sì.  
R.P.: Sì, l’ho letto, l’ho letto.  
A.B.: Presidente, … prodotto quando la signora della caccia e pesca una volta disse che aveva inoltrato la domanda soltanto nell’82-’83. E allora gli mostrai questo documento che era datato ’81.  
P.M.: Ma non è la domanda, Avvocato. È per favorire la ricostruzione dei fatti.  
A.B.: …  
P.M.: Sì. La domanda non è mai stata trovata?  
Presidente: Cos’è? L’abilitazione all’esercizio venatorio?  
R.P.: Esatto, è proprio il certificato. Questo non dice niente.  
Presidente: “Il Presidente, visto l’articolo 21,…  
R.P.: Esatto.  
Presidente: … attesta che il signor Pacciani Pietro è abilitato all’esercizio venatorio”.  
R.P.: In che anno?  
Presidente: 12 settembre ’81.  
R.P.: Va bene.  
Presidente: È questo qui?  
R.P.: È codesto. Ma posso vederlo?  
Presidente: Certo, venga. Questo è una copia di quello che avete prodotto voi.  
R.P.: Questa è la copia dell’originale. Perfetto, e questa è la firma mia, vede?  
Presidente: E questa è la firma sua. “… per copia conforme a fare”. Ecco.  
R.P.: …  
Presidente: Ho capito.  
A.B.: La domanda è questa. … di sapere…  
Presidente: Vada al microfono, per piacere.  
A.B.: Se è vero, se risulta da quegli atti che lei ha in copia, che la domanda fu inoltrata, comunque sarebbe stata registrata, la domanda del Pacciani, il 21 luglio 1980. C’è un timbro, in alto.  
R.P.: Sì, eccola qui: la 513.  
A.B.: Esattamente, è la numero 513. Quindi sicuramente a voi è pervenuta…  
Presidente: Questo dove lo vede?  
A.B.: Questa domanda, ecco, Presidente, io gliela darei, gliela…  
Presidente: Ah no, questo no. Allora questo è un documento che io non ho.  
R.P.: Ad ogni modo questo non conta, conta codesto. Questo non conta, cioè è codesto che conta. Questo è il registro delle presentazioni delle domande.  
Presidente: Anziché…  
A.B.: Credo che sia questa, 21 luglio…  
R.P.: La data deve essere dopo. L’esame quando l’ha fatto lui? Dopo?  
A.B.: 21 luglio ’80, non c’è qua.  
Presidente: 513?  
A.B.: … 513 è questa.  
R.P.: No.  
A.B.: Questo è 203.  
Presidente: Pacciani Pietro… deve essere codesta.  
R.P.: Il certificato non porta il numero della domanda, Presidente.  
Presidente: Quando fu fatto idoneo. Poi c’è un 198 che corrisponde, poi, a questo qua.  
A.B.: Questo: 21 luglio…  
R.P.: Lui la domanda l’ha fatta prima.  
A.B.: … fu registrata la domanda del Pacciani.  
Presidente: 21 luglio ’80. Ecco, questo 21 luglio ’80 che compare in alto, qui, che data è?  
R.P.: La presentazione della domanda deve essere.  
Presidente: Presentazione della domanda…  
R.P.: Il certificato, ora che mi ricordo, il certificato…  
Presidente: Da parte di tutti questi signori che seguono.  
R.P.: Esatto. Il certificato deve essere datato dopo. Vede, in fondo.  
Presidente: 21 luglio. Ecco, quindi…  
R.P.: Quando l’ha fatto l’esame lui? Vede, io ora non mi ricordo tutto.  
Presidente: 21 luglio ’80 quindi sarebbe la data di presentazione della domanda.  
R.P.: Esatto, esatto. E il certificato ha data posteriore.  
Presidente: Il certificato in data posteriore: 7 settembre ’80.  
R.P.: Va benissimo: un paio di mesi.  
P.M.: In realtà è 12 settembre il rilascio del certificato. È l’esame, il 7 settembre ’81.  
R.P.: Ecco, esatto.  
Presidente: In quella data lui, poi, lui venne respinto però qui: 26 novembre ’80, respinto.  
A.B.: Il 26 novembre ’80 fu respinto.  
Presidente: Fu respinto.  
A.B.: Comunque, certamente il 21 luglio 1980 fu presentata da qualcuno, da loro, la domanda anche di Pacciani. Questo è sicuro?  
R.P.: Eh, va be’, dai fogli…  
A.B.: Risulta.  
R.P.: Non c’è problemi, cioè.  
A.B.: Non ci sono problemi.  
R.P.: Ci sono ancora là tutti gli originali.  
A.B.: Benissimo. Allora, lei ha detto, se lo vuole… cioè la domanda che le faccio è questa: cosa doveva essere allegato, allora, nella domanda, oltre i certificati? Quali tipi di certificati dovevano essere allegati?
R.P.: Alla domanda? Alla domanda, certificato medico e certificato di residenza. E basta. Per la domanda per noi.  
A.B.: Per voi.  
R.P.: Al momento del certificato di abilitazione, in Questura si deve portare certificato medico, versamenti e tutto. Ma è la Questura che dà poi il porto d’armi, non noi.  
A.B.: Si ricorda se le domandarono se fosse possibile che il 10 luglio ’80 il Pacciani avesse dato incarico – 10 luglio ’80, va bene? – avesse dato incarico a qualcuno di mandarvi la denunzia… la richiesta di…  
R.P.: Per far gli esami?  
A.B.: Esattamente.  
R.P.: Può succedere perché non solo gli interessati portano la domanda, ma chiunque può portare la domanda, presentare la domanda.  
Presidente: Per qualcun altro.  
A.B.: Quindi è compatibile il 10 luglio ’80 con la domanda presentata sicuramente, questo è certo, il 21 luglio ’80. Questo volevo sapere.  
R.P.: Cioè io…  
A.B.: Quindi lei ha detto che osservando bene la pagina del registro, questo registro, che posso produrre eventualmente in copia fotostatica, si capisce in maniera chiara che la data del 21 luglio ’80 – che compare in alto ed in basso nella colonna di sinistra – è quella della presentazione della domanda rispetto al 10 luglio, che è la data in cui il Pacciani avrebbe, forse, dato incarico ad una agenzia.  
R.P.: Questo…  
A.B.: Ci sono delle agenzie incaricate di questo?  
R.P.: Sì, sì. Anche delle agenzie, dei negozi di caccia e pesca.  
A.B.: Negozi di caccia e pesca.  
R.P.: Che portano le domande. Però, prevengo, io non ero segretario a quei tempi. Sono divenuto nell’87 segretario. Sicché io ho ricostruito tutto questo perché mi fu chiesto e riuscii a trovare quello che ho trovato.
A.B.: Comunque, la circostanza che a me sembra importante e rilevante ai fini probatori è che comunque la domanda di Pacciani è stata presentata a voi il 21 luglio 19…  
R.P.: Come c’è costì.  
A.B.: Conferma la circostanza?  
R.P.: Sì, sì.  
A.B.: Grazie. Nessun’altra domanda.

Presidente: Altro, signori?
P.M.: Sì, Presidente. Se mi consente.  
Presidente: Signor Pubblico Ministero, a lei.  
P.M.: Stava, il signor Pabi, elencando i certificati che erano necessari. Io gli richiedo, mi sembra l’abbia già detto, ma gli richiedo: era necessario presentare a voi il certificato penale?  
R.P.: No.  
P.M.: A chi andava presentato?  
R.P.: Alla Questura.  
P.M.: Alla Questura. In un secondo tempo, solo coloro…  
R.P.: Col certificato di abilitazione.  
P.M.: … coloro che ottenevano l’abilitazione.  
R.P.: Bravo.  
P.M.: Lei ha visto dai suoi atti, che ha mostrato alla Polizia e che ora sono alla Corte, che nell’80 – il 21 luglio, lei dice, risulta lì – presentò una domanda e che nello stesso anno fu respinto, nel 1980. Quindi non c’era motivo nell’80 per presentare a voi il certificato penale. È così?  
R.P.: No, noi no.  
P.M.: Addirittura fu respinto. Non è necessario mai?  
R.P.: Mai.  
P.M.: Fu respinto. Voi non vi occupate del successivo rilascio della licenza da parte della Questura?  
R.P.: No.  
P.M.: Voi fate solo l’esame di abilitazione.  
R.P.: E gli diamo…  
P.M.: Che è propedeutico al rilascio del— bene? Quindi per voi è solo necessario certificato medico e Questa domanda.  
R.P.: E residenza.  
P.M.: Residenza e questa domanda. Io le chiedo: le domande originali fatte da Pacciani – questa 21 luglio ’80 – lei la trovò?  
R.P.: Ora non mi ricordo.  
P.M.: Lei ha dichiarato che la domanda originale – glielo ricordo io – non la trovò perché sono documenti che distruggete.  
R.P.: Ecco, si, esatto.  
P.M.: Quindi lei è risalito a questo 21 luglio ’80 dal rilascio, dal fatto che avete visto che era stato bocciato. Però la domanda originale non ce l’avete. Senta una cosa, le è stato mostrato, o comunque le è stato detto, un appunto elencato dal signor Pacciani, un appunto suo, nel quale viene scritto – io vorrei mostrarlo, se la Corte non se lo ricorda; sennò lo leggerei io, perché così al teste è stato fatto – le è stato mostrato un appunto in cui c’erano delle frasi di Pacciani, o le è stato solo riferito? Non se lo ricorda.  
R.P.: Eh, non me lo ricordo.  
P.M.: Esiste un appunto su un certo blocco in cui lui dice: “Pagato lire 16.000 alla signora della caccia e pesca della domanda per la caccia, fra la quale certificato medico, libro per conoscenza animali, domanda di ammissione alla scuola, allegato il foglio di congedo…”, voi chiedete il foglio di congedo?  
R.P.: No, non ci interessa.  
P.M.: No. “… fotocopia e il certificato penale”. Voi non l’avevate richiesto?  
R.P.: No, questo…  
P.M.: Queste sono cose che riguardano la Questura.  
R.P.: Sì, ma le chiedono chi… il negozio di caccia e pesca.  
P.M.: Non voi.  
R.P.: Richiede queste cose qui.  
P.M.: Ovviamente.  
R.P.: Per poi averle lì per poi, dopo…  
P.M.: La signora della caccia e pesca ci ha detto che non gliel’ha chiesto, quindi è un altro paio di maniche. Io le chiedo: quando dice “lire 16.000”, può corrispondere a cifre che chiedevate voi all’epoca per questa pratica?  
R.P.: No, noi non chiediamo niente.  
P.M.: Assolutamente.  
R.P.: Niente. Sono, magari, quella della caccia e pesca chiede per le marche da bollo e con quelle…  
P.M.: Va be’, la signora ha detto non ne sa nulla. Senta una cosa, può essere che a questa domanda fosse allegato il certificato penale, ad esempio? 
R.P.: Potrebbe anche darsi, ma può darsi il mio collega, la mia collega gliel’abbia restituito.  
P.M.: Se c’era. 
R.P.: Perché noi si restituisce, almeno mi hanno….  
P.M.: Ecco, se ci fosse stato.  
R.P.: Noi l’a…  
P.M.: Non era uno dei documenti indispe…  
R.P.: I documenti non nostri non si trattengono, si restituiscono subito.  
P.M.: Non ho altre domande, grazie.  
Presidente: Signori Avvocati di parte civile, avete domande?  
A.P.: No, grazie.  
A.B.: Ecco, lei ha precisato, su domande…  
Presidente: Avvocato Bevacqua.  
A.B.: … insistite dei signori della SAM – perché lei fu interrogato alle ore 12.40 del 30 marzo e alle ore 10.40 del 30 marzo; prima alle 10.40 e poi alle 12.40.  
P.M.: Perché nel frattempo cercarono i documenti.  
A.B.: Certo.  
P.M.: Non c’è nessuna insistenza. Leggiamoli per bene i verbali: non c’è insistenza. Alle dieci e mezzo, loro cercano…  
A.B.: Pubblico Ministero, ma alle…  
P.M.: … alle 12 e…  
Presidente: Andiamo avanti!  
P.M.: No, lei sta dicendo “domande insistite”: non c’è nessuna domanda insistita.  
A.B.: C’è il verbo esistere e il verbo insistere.  
P.M.: No, qui non c’è nessuna insistenza.  
Presidente: Signori, sono le 11.00. Quindi andiamo avanti, forza!  
P.M.: Bene. Non c’è nessuna insistenza, è un dato di fatto che nel secondo verbale si dà atto che ci hanno messo due ore per cercarli, in cantina. E andarono quelli della Questura. È vero o no?  
Presidente: Ecco, va bene.  
A.B.: Ma non volevo…  
P.M.: Oh, allora che insiste?  
A.B.: Non volevo offendere nessuno, Pubblico Ministero.  
P.M.: Ma è l’insistenza che dà fastidio, è…  
Presidente: Signori, per favore. Per favore, ve lo chiedo per favore. Sono già le 11.00, andiamo avanti. 
P.M.: Bene. Il favore sarà senz’altro accordato.  
A.B.: Presidente, chiedo scusa per questa insistita mia insistenza.  
Presidente: Non facciamo commenti, di nessun genere.  
A.B.: Assolutamente.  
Presidente: Né da una parte, né dall’altra.  
A.B.: Presidente, non volevo assolutamente…  
Presidente: Facciamo solo le domande. Quindi, Avvocato, formuli la domanda.  
A.B.: Certamente. Il signor Pubblico Ministero le ha domandato quali erano le domande o i documenti che dovevano corredare questa domanda. Lei disse allora, nel primo interrogatorio delle 10.40 del giorno 30 marzo, che le domande dovevano essere… c’erano tre marche da bollo da 2000 lire ciascuna, che dovevano essere portate, dovevano essere messe alla domanda.  
R.P.: Può darsi. Io, glielo ripeto, nell’82 non ero io che facevo questa cose.  
A.B.: Per fare la domanda ci volevano in totale tre marche da bollo da lire 2000 ciascuna. Mi sembra che una andasse sulla domanda, una sul certificato medico e una sulla fotocopia del congedo militare. Giusto?  
R.P.: Può darsi.  
A.B.: No, l’ha detto lei, io glielo do.  
R.P.: Sì, sì. Può darsi a quei tempi ci voleva anche il congedo militare. Non ricordo, io.  
A.B.: Oh!  
R.P.: Non ricordo io questo, perché è chiaro…  
A.B.: Ecco. E lei disse: “Le domande potevano essere portate direttamente dall’interessato oppure da agenzie che svolgevano questo tipo di pratiche amministrative”.  
R.P.: Sì.  
A.B.: Questo l’ha detto? Conferma questo?  
R.P.: Sì, sì, va bene.  
A.B.: “Il certificato medico doveva essere rilasciato da un medico che fosse il medico condotto o l’ufficiale sanitario, e non il medico di famiglia”.  
R.P.: Esatto.  
A.B.: È vero anche questo?  
R.P.: Esatto.  
A.B.: Oh! Poi le fecero questa domanda: che cosa poteva intendere la scritta, di cui le ha parlato il signor Pubblico Ministero, “Oggi, 10 luglio ’80, mi deve arrivare la risposta per esame”. E allora lei ha detto questo: “Può essere che il 10 luglio ’80 la signora della caccia e pesca abbia preso l’impegno con il Pacciani di fargli sapere quando sarebbe dovuto andare per sostenere gli esami per la caccia. Se così fosse, potrebbe essere credibile la data del luglio ’80 perché, in effetti, il Pietro fu respinto di fatto il 26/11/1980″. Va bene? Questo ha detto lei.  
R.P.: Sì, sì.  
A.B.: “E passano sempre alcuni mesi tra quando viene presentata la domanda – 21 luglio ’80 – e quando si deve sostenere gli esami” 
R.P.: Sì, esatto.  
A.B.: L’ha detto lei, lo conferma?  
R.P.: Sì.  
A.B.: Grazie, non ho altre domande.  
Presidente: Bene, signori, possiamo licenziare il teste?  
P.M.: Nessuna domanda il P.M.  
Presidente: Grazie, può andare. Buongiorno.  
A.B.: Signor Presidente, io non so se ci sono gli altri testi.  
Presidente: Romano… Non so. Sig. Romano: No, non ce n’è altri.  
A.B.: Non c’è nessuno?  
Presidente: Non abbiamo altro, signori. Non ditemi di no.  
P.M.: Presidente, io avevo preso… oggi toccava.  
Presidente: Sospendiamo un quarto d’ora, nel frattempo.  
P.M.: Bene, grazie.  
A.B.: Così possiamo vedere di… Possiamo venire da lei, signor Presidente?  
Presidente: Certo, naturalmente.  
A.B.: Per orientarci anche sul modo di… Può stare il signor Pacciani con la moglie?  
Presidente: Sì, sì, certamente. Però non in aula, fateli accomodare là.  
P.M.: Presidente, sarebbe bene che il colloquio fra questi signori fosse privato e che non ci fossero, penso, foto, giornalisti, telecamere.  
Presidente: Questo è assolutamente escluso.  
P.M.: Se vuol dare lei disposizioni alla scorta perché questo colloquio sia privato, a tutti gli effetti.  
Presidente: Naturalmente. Dunque, allora: nessuno deve seguire Pacciani in cella, nessuno deve riprenderlo, fotografarlo, tantomeno durante il colloquio con la moglie. Sorvegliate, naturalmente visivamente, l’imputato, che è pur sempre detenuto durante il colloquio. Questo lo dico per i Carabinieri. Sospendiamo cinque minuti, signori.  
P.M.: Bene Presidente, grazie.

– DOPO LA SOSPENSIONE –

Presidente: Dunque, allora, facciamo il punto della situazione. La difesa del Pacciani aveva citato per oggi numerosi testi, ma ne sono venuti solo alcuni. Peraltro…  
P.M.: Solo tre.  
A.B.: Solo tre, uno è andato via.  
Presidente: Uno sì, eh va be’. Gli altri però non ci sono, mi confermate che non c’è più nessuno. E quindi, siccome dobbiamo stringere i tempi perché non possiamo sfilacciare così l’udienza, per domani li facciamo accompagnare. Signor Pubblico Ministero, lei mette a disposizione la Forza Pubblica.  
P.M.: Non c’è problema, sì, sì. Magari facciamo, non so, Presidente, giudichi lei, una cosa… li facciamo avvertire dalla P.G. o li facciamo accompagnare? Perché non so quanto abbiamo la prova in atti che sono citati per stamani.  
A.B.: Avvertire magari, Presidente.  
Presidente: Facciamoli avvertire, anzi, diffidare.  
P.M.: Diffidare a venire domattina.  
Presidente: Diffidare.  
P.M.: Mancando la prova che hanno ricevuto la raccomandata. Se avessimo questa prova, senz’altro li possiamo fare accompagnare; altrimenti…  
Presidente: La P.G., tanto per cascare in piedi, li diffida severamente per domani mattina.  
P.M.: Per domattina. Alle brutte, abbiamo la possibilità di accompagnarli giovedì, se qualcuno non si presentasse.  
Presidente: Però cerchiamo… ecco. Domani poi il Pubblico Ministero curerà che siano presenti…  
P.M.: Tutti i testi di P.G. già citati, tranne due che saranno sentiti comunque giovedì.  
Presidente: Esattamente.  
P.M.: Venerdì, abbiamo già detto.  
Presidente: Per domani, lei aveva citati – per domani, dico – altri testi, avvocato Bevacqua?  
A.B.: No, signor Presidente, perché io…  
P.M.: I consulenti tecnici.  
A.B.: Solo i consulenti, li cito da me.  
Presidente: Va bene.  
A.B.: Li cito per venerdì, mi scusi, signor Presidente, i consulenti?  
P.M.: Forse giovedì, che l’udienza è vuota.  
Presidente: Signori, se non avete motivi particolari per citarli venerdì, vi esorterei a citarli prima.  
P.M.: Anche perché, faccio presente, solo così, perché lo sappia la Corte…  
Presidente: Venerdì dovrebbe essere l’udienza di chiusura, ricordavo.  
P.M.: Mentre giovedì, così facendo, rimane vuota l’udienza.  
Presidente: Eh no, assolutamente.  
A.B.: Presidente, io credevo fosse venerdì. Quindi ora cercherò di parlare con i consulenti e farli venire per giovedì. Però se viene il professor De Fazio giovedì?
P.M.: Sì, quelli relativi al professor De Fazio, senz’altro venerdì.  
Presidente: Beh, quelli ovviamente.  
A.B.: Venerdì…  
P.M.: Venerdì.  
A.B.: Ah.  
P.M.: Io ho sentito parlare di consulente balistico.  
Presidente: Quelli relativi a De Fazio, be’, è logico.  
A.B.: Va bene.  
Presidente: Gli altri, per favore, prima.  
A.B.: Va bene, vediamo. Se è possibile, senz’altro.  
P.M.: Presidente, un’altra cosa. Io non ricordo, però mi sembrava che la parte civile Santoni, che oggi non vedo, avesse ancora qualcuno. Non lo so, ecco.  
Presidente: Sapete nulla di Santoni Franchetti?  
A.F.: È a Bologna.  
Presidente: È a Bologna.  
P.M.: No, come citazioni.  
Presidente: Aveva detto che era a Bologna. Va be’, vediamo un po’ come fare poi. In ogni caso, allora, chi sono quelli che dovrebbero essere diffidati per domani?  
A.B.: Sono sei, sarebbero: il signor Nencini…  
P.M.: Può dare il foglio?  
A.B.: No. Nencini, Pieraccini Maria, Corti Franchi, Bardazzi Baldo, Iandelli Guido, Matteuzzi Pancrazio, Forasassi Carlo, Simonetti Anna Maria nei Giani. 
Presidente: Va bene, tutti questi saranno diffidati dalla P.G….  
P.M.: Prendo copia di quel…  
Presidente: … a presentarsi domani. Ove poi, dalle cartoline di ritorno, risultasse…  
A.B.: …  
Presidente: Benissimo, sì, sì. Va bene, va bene, Avvocato. Abbiamo già controllato, d’altra parte. … risultasse che nella realtà sono stati citati regolarmente, se non vengono saranno accompagnati.  
P.M.: Bene, d’accordo, Presidente.  
Presidente: D’accordo così?  
P.M.: Senz’altro.  
Presidente: Comunque la P.G. domani ci darà poi il resoconto dell’operato.  
P.M.: Domani mattina, di tutte le avvenute citazioni. Le possiamo fare per telefono.  
Presidente: Benissimo. Allora, con la raccomandazione di operare con la massima sollecitudine. Mi pare che non ci sia altro per oggi, vero?  
P.M.: No, per oggi, il P.M  
Presidente: Almeno per l’udienza pubblica. Va bene? D’accordo, signori.  
P.M.: La mancata comparizione ci costringe a questo.  
Presidente: L’udienza è tolta. E’ rinviata a domattina alle ore 9.00. Buongiorno.  
P.M.: Grazie. Buongiorno, Presidente.

12 Luglio 1994 27° udienza processo Pietro Pacciani

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