29 Giugno 1994, 23° udienza, processo, Pietro Pacciani

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Mauro Buonaguidi, Italo Buiani, Salvatore De Marco, Susanna Contessini, Franco Lotti, Mario Spina

Dato che le registrazioni presentano un audio non perfetto possono sussistere errori di trascrizione, nel caso se ne trovino durante la lettura contattateci per la eventuali correzioni: redazione@mostrodifirenze.com

Presidente: Vediamo se cominciamo allora, questo signore è il signor… Vuol dare le sue generalità?
Mauro Buonaguidi: Mauro Buonaguidi.
Presidente: Buonaguidi Paolo.
M.B.: Mauro.
Presidente: Mauro, consente la ripresa televisiva o no?
M.B.: Si, si, va bene
Presidente: E’ indifferente quindi potete riprendere. Vuole leggere signor Buonaguidi



M.B.: Consapevole delle responsabilità morali e giuridiche che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è in mia conoscenza.
Presidente: Vuole dare le sue generalità per cortesia?
M.B.: Buonaguidi mauro, nato a Firenze il xx/xx/xxxx.
Presidente: Residente?
M.B.: Scandicci,
Presidente: Dove per cortesia?
M.B.: Via L. A. 17.
Presidente: Vuole rispondere per cortesia alle domande del Pubblico Ministero?
M.B.: Certo.
Pubblico Ministero: Presidente in realtà la domanda è una sola. Io non conosco il signor Buonaguidi, lo vedo come voi oggi soltanto, ho ricevuto della corrispondenza e chiedo al signor Buonaguidi se vuol raccontare alla Corte quelle cose che ha scritto in quella lettera che poi ha riferito nei dettagli alla Polizia tenendo presente che la Corte non conosce questa sua lettera, quindi deve essere più chiaro possibile per capire cosa lei ha visto, cosa ricorda e a quale proposito.
Presidente: Di questi fatti.
M.B.: Allora, io sono appassionato di motociclette e le ho sempre avute sin da vent’anni, la domenica vado sempre a fare delle girate, quel giorno dell’8 settembre 1985, nel pomeriggio…
Presidente: Era domenica.
M.B.: Era di domenica, parto da Scandicci, da casa mia, e vado a fare una girata in motocicletta, salendo lì dagli Scopeti
Presidente: Verso che ora era? Grosso modo lo ricorda?
M.B.: Verso le 15 e qualcosa, normalmente lasciavo sempre casa intorno alle  3 del pomeriggio. Notai sulla sinistra in una strada sterrata che scendeva giù in mezzo al bosco, notai una macchina francese, cioè aveva l’aspetto di una Golf, va bene? Con una targa francese e che riconobbi subito. La cosa mi incuriosì insomma, mi colpì perchè sai perchè dice – questi che sono lì dentro a cerca’ funghi? – insomma, poi proseguii, feci la mia girata, poi il lunedì appresi dalla stampa del delitto che era successo, sicchè pensai che la macchina che avevo visto probabilmente era quella dei francesi assassinati. Poi la domenica successiva, ero spinto da curiosità, allora ripresi la motocicletta e andai a fare un sopralluogo sul posto però vidi che il luogo dov’era avvenuto il delitto non era dove io avevo visto la macchina dei francesi, cioè era dopo, andando su in salita, praticamente.
Presidente: Quindi proseguendo lungo la strada. Su per la salita
M.B.: Proseguendo lungo la strada…
Presidente: Erano in posizione più sopraelevata
M.B.: Si, esatto, si.
PM: Mha, se mi è consentita la domanda, lei come può dire che la macchina che ha visto è la stessa che poi penso lei abbia visto sui giornali? Come può dire che quella Golf che ha visto lei il pomeriggio di domenica è proprio la Golf di quei francesi? ha qualche elemento nel suo ricordo? La targa, non lo so…
M.B.: Mah, la targa, il numero non lo presi.
P:M.: Beh, certo!
M.B.: Però la targa era francese.
Presidente: Come mai lei conosce le targhe francesi? No, mi permetta di…
M.B.: Il mio lavoro è quello di agente di commercio, per cui ho girato in continuazione per tantissimi anni e ovviamente tipi di macchine e targhe le conosco bene, anche quelle estere.
Presidente: E quella francese in particolare com’è fatta? Per ricordarlo a noi?
M.B.: A fondo nero con le scritte in un metallizzato, insomma…
P.M.: Quindi diverse da quelle italiane…
M.B.: Si, si, certamente.
P.M.: Il tipo di macchina quindi corrisponde
M.B.: Era la Golf primo tipo.
P.M.: Ha visto quella che lei poi ha visto sulle fotografie?
M.B.: Si esatto.
P.M.: Io non ho altre domande. Ah, chiedo scusa, solo questo, lei poi con la Polizia, giorni fa, ha fatto un sopralluogo sono state scattate delle fotografie sul punto, ecco, se la corte ritiene, se le parti hanno interesse, io ho qui le fotografie che sono state scattate dalla Polizia scientifica nel caso in cui ci fossero dei dubbi o dei motivi per…
Presidente: Se non erro, come lei ha detto, corrisponderebbe, il luogo in cui lui vide questa macchina, al primo luogo dove la Corte si fermò salendo su per gli Scopeti.
P.M.: Così scrive la Polizia scientifica dopo esserci stata con il signor Buonaguidi, che, ripeto, io vedo come loro oggi per la prima volta. Le foto sono qui, se loro credono…
Presidente: Signori, possiamo acquisire queste foto?
Avvocato Bevacqua: Le foto relative al…?
P.M.: Al racconto che il signor Buonaguidi ha fatto, penso la Polizia per evitare di aver capito male ciò che il Bonaguidi aveva scritto per lettera l’hanno portato sul posto e dove il signor Bonaguidi ha indicato di aver visto la prima volta la Golf, che corrisponde al luogo dove lei presidente ora ha ricordato, hanno scattato le foto. Le foto sono qua. Sembra che siano state scattate due o tre giorni fa, il 28, ieri l’altro, il 27.
Presidente: lo hanno portato sul posto. Le hanno viste l’avvocato Bevacqua, l’avvocato Fioravanti?
A.B.: Mi oppongo all’acquisizione delle foto.
P.M.: Sono per ulteriore chiarezza non è indispensabile, io dico ci sono…
Presidente: Si, non è che siano indispensabili,
P.M.: N… no, io le ho offerte perchè sono state fatte  e quindi…
Presidente: Nel frattempo proseguiamo, ha altre domande?
P.M.: Nessuna domanda il PM
Presidente: Signori avvocati di parte civile, avvocato Santoni:
A.S.: Un chiarimento, forse non ho capito quello che ha detto. Che distanza c’era tra il luogo in cui ha visto la macchina la domenica e il luogo del delitto?
M.B.: Circa metà strada tra il ponte degli Scopeti e il luogo del delitto.
A.S.: Quindi era a metà strada tra il ponte agli Scopeti e il luogo del delitto.
M.B.: Si
A.S.: Conosciamo la strada, grosso modo..
Presidente: Ci siamo stati…
A.S.: Ce lo possiamo ricostruire. Soltanto una conferma delle sue osservazioni, lei ha detto che era una Golf di primo tipo, lei sa distinguere, sa dire la differenza con quella di secondo tipo? Io non la conosco, lei l’ha a mente?
M.B.: Il primo tipo è spigoloso,
Presidente (fuori microfono): Il secondo è rotondo
M.B.: Cioè ci ha una carrozzeria spigolosa, poi la golf successiva è più arrotondata.
A.S.: Bene, grazie. Non ho altre domande presidente.
Presidente: La terza è ancora più arrotondata ancora
M.B.: Si, esatto.
Presidente: Eh bhe, è vero, è così. Signori di parte civile, avvocati? Nessuno? Avvocato Fioravanti prego.
Avvocato Fioravanti: Senta mi potrebbe dire signor Buonaguidi che strada ha fatto lei da via L. A., Scandicci, per arrivare agli Scopeti?
M.B.: Galluzzo, Tavarnuzze, Ponte degli Scopeti, San Casciano.
A.F.: Senta una cosa, quanto ha appreso dalla stampa dell’omicidio?
M.B.: Mah, subito dopo che è avvenuto.
A.F.: Cioè, lei se non erro, ha dato una risposta al Pubblico Ministero, ha detto “lunedì ho appreso dalla stampa”…
M.B.: No, mi son sbagliato, scusi, perchè lunedì non può essere perchè il delitto è stato scoperto lunedì, sicchè sarà stato martedì. E’ stato un lapsus mio.
A.F.: Ecco, quindi lei sa quando è stato scoperto il delitto… Quando sono stati trovati i cadaveri
M.B.: Dalla stampa, martedì, si.
A.F.: Dunque lei dice che è andato e ha visto sulla sua sinistra una stradella.
M.B.: No, sulla destra.
A.F.: Ecco, perchè erano parecchie le imprecisioni…
M.B.: Mi sono sbagliato,
Presidente: L’avevo notato anch’io, tant’è vero pensavo fosse venuto da San Casciano.
M.B.: Son venuto avanti e indietro..
A.F.: Pensavo anch’io. Nessun’altra domanda.
Avvocato Bevacqua: Quando è venuto avanti e indietro, scusi? Siamo venuti avanti e indietro con chi?
M.B.: Cioè con la Polizia.
A.B.: Lo immaginavo, senta, quando è venuto avanti e indietro con la polizia?
M.B.: Mi sembra lunedì. Due giorni fa.
A.B.: Va be’ ma questo cosa c’entra col suo ricordo di quando è andato lì nove anni fa?
M.B.: Penso non c’entri niente, comunque, sa, uno magari…
A.B.: Mi faccia capire
Presidente: Si è sbagliato nel dire avvocato.
A.B.: Presidente voglio capire anch’io perchè “siamo andati avanti e indietro” con la Polizia,
M.B.: Si, va bene,
A.B.: Capisce…
M.B.: Ritornando allora la strada è sulla sinistra
A.B.: Ma lei deve memorizzare non l’altro giorno, quando pioveva
M.B.: Si, va bene
A.B.: Deve memorizzare 9 anni fa.
M.B.: Guardi io non ho mai testimoniato in tribunale per cui lei mi deve scusare se sono anche un pochino impacciato.
A.B.: Ho capito. Senta, lei ha detto, che è salito oltre questa zona, questo vialetto, questa stradina dove vi era questa macchina ferma, che avrebbe così, visto quel giorno e dopo ha proseguito il suo viaggio e non ha notato alcuna tenda montata.
M.B.: No
A.B.: Non l’ha notata?
M.B.: No.
A.B.: Quindi lei, anche scollinando, non ha notato nulla sulla destra.
M.B.: No, niente.
A.B.: Questo è sicuro?
M.B.: Si.
A.B.: Non l’ha notata. Senta, come ha fatto, perchè non ho capito bene, forse non sono riuscito a leggere tutto, lei quando si è messo per la prima volta in contatto con l’autorità giudiziaria?
M.B.: Mha, io ho scritto una lettera il gennaio scorso.
A.B.: Nel gennaio scorso.
M.B.: Si. L’ho indirizzata al signor Canessa, presso la Procura della Repubblica, in piazza San Firenze.
A.B.: Ecco, senta, no, io, siccome non mi ricordo neanche quello che ho mangiato ieri, lei scrive un anno fa, ricordandosi quello che era successo otto anni fa, cioè nove anni da oggi, ma otto anni fa, come mai, le domando, così, lei non disse nulla subito, non ricordò, non fece memoria a nessuno
M.B.: No, del particolare della macchina me ne ricordai però pensai che la cosa non fosse, così, importante.
A.B.: Importante, invece lei allega alla lettera, va bene? Che manda al Pubblico Ministero, un pezzo di giornale, dove guarda caso c’è: “Mostro il processo dell’ambiguità” e poi si offende per le domande e fa querela all’avvocato. Se lo ricorda lei questo?
M.B.: Si, si.
A.B.: L’ha mandato lei questo, no? Quindi il fatto di far querela all’avvocato, il fatto di “Il mostro e l’ambiguità” le risveglia questa idea e lei scrive e vuole dire la sua, o no?
M.B.: No, io l’ho scritto unicamente perchè costì è incerta la data del delitto.
A.B.: Ah.
M.B.: E io avendo visto la macchina dei francesi la domenica, non potevano i francesi essere stati ammazzati il sabato a meno che qualcuno non avesse preso la macchina e si fosse messo a scorrazzare, cosa un pò improbabile.
A.B.: Ho capito. Lei quindi è sicuro che quella fosse la macchina dei francesi?
M.B.: Certamente. A meno che non ci fosse stato un raduno di macchine francesi lassù.
A.B.: Ah, ho capito, quindi sulla base di questo ha fatto questa ricostruzione e quindi, ho capito. le sono grato. Grazie.
Presidente: Altre domande signori?
P.M.: L’ultima presidente, chiedo scusa, lei dice, se non ho capito male, “andando avanti, quel pomeriggio, dopo aver visto la Golf prima, non ho visto la tenda sulla destra”
M.B.: Esatto.
Presidente (fuori microfono): La domanda che avrei voluto fare io
PM: Ma lei non l’ha vista perchè non ci ha posato gli occhi o è passato di lì…
A.B.: Mi oppongo, la domanda, la domanda…
P.M.: Scusi un attimo, io le chiedo, è andato lei, con la sua moto, in quella stradella dove poi è stato..
M.B.: No.
A.B.: Lei è passato per strada normalmente. La macchina l’ha vista perchè era sulla sua destra, visibile…
M.B.: Visibile, esatto.
A.B.: La tenda non ha destato la sua attenzione.
M.B.: No.
A.B.: Però lei non sa se c’era o meno?
M.B.: No
A.B.: Bene grazie.
M.B.: Comunque abbiamo fatto le prove con la Polizia, io sono rimasto sulla strada loro sono andati sul luogo del delitto, io non vedevo loro e loro non vedevano me.
Presidente: Però le abbiamo fatte oggi e la situazione è un pò cambiata, la cosa in se… …non è un problema, comunque, la domanda del pubblico ministero gliela volevo fare anch’io, cioè il fatto che questa tenda ci potesse essere lei non lo esclude?
M.B.: A questo punto, io… Non l’ho vista, può darsi ci fosse stata come no.
Presidente: Non destò la sua attenzione come invece la macchina.
M.B.: Esatto.
A.B.: Senta, scusi, lei ha fatto anche le prove, credo mi abbia messo, dimesso in corsa, il Pubblico Ministero…
Presidente: Prego, prego.
A.B.: Se consente la Corte, ecco, lei fece molti viaggi, addirittura anche con la pioggia? No? Con la polizia, per vedere, per posizionare le macchine, guardi me, me,
M.B.: Si, si.
A.B.: Guardi me, ecco, lei fece molti viaggi?
M.B.: In che senso molti viaggi?
A.B.: Con la Polizia per guardare i luoghi
M.B.: Siamo andati dopo la mia deposizione, siamo andati su con la Polizia dove ho indicato il luogo dove avevo visto la macchina.
A.B.: Perchè lei ha detto prima – in su e in giù a guardare –
M.B.: Cioè siamo andati sopra e poi dopo siamo ritornati ci siamo ritornati, fatto le fotografie,
A.B.: Ecco, praticamente lo disse lei alla Polizia dove si trovava questa macchina? Cioè ha posizionato lei la macchina?
M.B.: Si, si, si.
A.B.: E si trovava all’ingresso del viale, più in là…
M.B.: Un po’ in dentro, all’incirca una diecina di metri dentro la strada.
A.B.: Una diecina di metri un pò in dentro. Una diecina di metri un pò in dentro, lei sale, va bene? Lei sale con la moto…
M.B.: Si.
A.B.: E la macchina una decina di metri più in dentro, lei la vede, l’ha notata, la ringrazio. Grazie. Vede gli spigoli, vede bianco, vede…
Presidente: Avvocato!
A.B.: Presidente, non è che sto dicendo che non la vede…
P.M.: E allora i commenti li facciamo nella sede opportuna.
A.B.: Vede gli spigoli, vede tutto, mica sto dicendo altro…
Presidente: Ma perchè avvocato? Lei poi in sede di discussione…
A.B.: Siamo d’accordo, siamo d’accordo.
Presidente: Lui riferisce questi…
M.B.: No scusi, avvocato, voglio dire una cosa…
A.B.: Io non ho, io gli ho già fatto la domanda e chiuso.
Presidente: Signor Buonaguidi
A.B.: Lei ha già risposto e grazie.
Presidente: Lei risponda solo a me.
M.B.: La strada laterale corre parallela per un certo tratto alla strada asfaltata…
Presidente: L’abbiamo visto, guardi la Corte si è recata sul luogo. va bene. Altre domande signori? Nessun commento. Può andare grazie.
P.M.: Il fascicolo fotografico se…
Presidente: Non lo so, la Corte è indifferente
P.M.: Io non ho capito
Presidente: Se siete d’accordo lo acquisiamo sennò assolutamente non ci serve.
P.M.: Bene, non importa, non c’è problema.

Presidente: Buiani Italo, no è di la che deve uscire. Si accomodi prego. Venga qui. Vuol dare le sue generalità per cortesia?

Italo Buiani: Si, mi chiamo Buiani Italo, sono nato a San Casciano Val di Pesa, il xx.xx.xxxx

Presidente: E risiede dove signor Buiani?

I.B.: San Casciano Val di Pesa Via xxx, O.

Presidente: Benissimo. Senta, consente la ripresa televisiva?

I.B.: No, no.

Presidente: Allora non riprendete il signore, vogliamo legger quella formula per piacere? Dunque questo è indotto dalla parte civile.



I.B.: Consapevole delle responsabilità morali e giuridiche che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.

Presidente: Bene, signor Buiani vuole rispondere innanzitutto per primo alle domande dell’avvocato Colao e successivamente degli altri, Pubblico Ministero e altri difensori?

I.B.: Bene, si, si.

Presidente: Prego, Avvocato Colao

Avvocato Colao: Grazie presidente, signor Buiani scusi, vuole dire lei che professione fa attualmente? Cosa fa ora?

I.B.: Ora praticamente sono in pensione, dal primo maggio di quest’anno e e prima ho sempre fatto nelle ditte di trasporti, ho fatto parte il magazziniere, parte l’autista e ultimamente prima di venire in pensione ero alla società Danzas  che sono stato per 32 anni e alcuni mesi.

A.C.: Senta, mi scusi l’attività di magazziniere le comportava un certo impegno di attenzione?

I.B.: Molta attenzione, tanta!

A.C.: Senta, vuole dire alla corte com’è avvenuto che ci siamo incontrati noi? Vorrei che lei chiarisse queste modalità.

I.B.: Si, io come ho già detto, come saprete, io nell’85 feci una testimonianza in Questura, poi anche se mi doleva qualcosa ho lasciato perdere e una signora che gli avevo detto di aver fatto questa testimonianza..

A.C.: Chi era questa signora?

I.B.: Si chiama Teresa, siamo amici, G. Teresa, gli raccontai un po’ il fatto e in un secondo tempo mi disse che aveva avvertito, che aveva dato il nome però non sapeva nemmeno come mi… …ci si conosceva un po’ così, perchè l’è un annetto, che mi chiamavo Italo e disse, mi parlò proprio, che aveva dato il mio nome  a lei avvocato e che mi rintracciò tramite, per sapere, la persona del mio cognome, tramite la parrocchia di S. Andrea in Percussina dove praticamente sono molto a contatto e la domenica frequento.

Presidente: Bellissimo posto.

A.C.: Senta, scusi, venendo al fatto che lei vide, vuole spiegarci proprio per filo e per segno quale fu il giorno e in che occasione lei ritornava a casa percorrendo la via degli Scopeti? E poi dirci anche, prego in anteprima, lei se abita al termine di via degli Scopeti?

I.B.: Si, effettivamente dove abbiamo costruito prima era via degli scopeti, ora poi ha preso un altro nome perchè continua con altre abitazioni, io quando mi sposai tornai, allora era via Scopeti, la casa accanto poi ha preso un altro nome, ora attualmente si chiama Via xxx. Quel giorno inconfondibile era venerdì,  che lo ricordo benissimo per molte ragioni, perchè il venerdì facevamo sempre sulle tre ore, due ore di straordinario perchè era il fine settimana dovevamo riconsegnare tutta la merce, spedire all’estero, poi si lavorava solo per l’Europa, per l’America, tutto per l’estero, mai per… perciò veniva accumulata molta merce che venerdì si doveva tutta spedire e perciò si faceva un orario molto più lungo degli altri giorni era venerdì 6 dell’85, come poi dissi, perchè poi la domenica io ero alla gita…

Presidente: 6 di che mese?

I.B.: 6 di settembre del 1985 dovrebbe corrispondere al venerdì. Venerdì prima.

Presidente: Si, infatti corrisponde al venerdì.

I.B.: Ecco, la domenica poi io andai in gita con la misericordia, s’andò a Genga, nelle Marche, mi ricordo benissimo, con queste gite che s’era un pullman di 54 persone, il lunedì appunto poi fu scoperto questa cosa e dopo alcuni giorni, un po’, molto di mia volontà, anche pressato dai, lì dove lavoravo a Porta al Prato, da diciamo degli amici, conoscenti della Polfer che passavano sempre di lì dal magazzino a controllare, per… era il suo lavoro, s’era creato un buon rapporto e mi consigliarono di andare in Questura.

A.C.: Ecco, allora lei partì la sera del venerdì dal suo posto di lavoro verso che ora?

I.B.: Verso le nove, nove e cinque, ci avevo da chiudere a quell’epoca, ero un responsabile di quel magazzino e sicchè verso quell’ora presi la strada con la mia macchina per ritornare a cena, ci avevo anche abbastanza appetito e su, mi inoltrai verso San Casciano, prendendo la classica Porta Romana, Galluzzo, Tavarnuzze, Scopeti e a quel punto è stato lì che io ho incrociato una macchina.

A.C.: Scusi, lei su che macchina aveva? Se se lo ricorda..

I.B.: Io una Uno, a quell’epoca avevo una Uno.

A.C.: E si ricorda che tipo di fari aveva in quella circostanza?

I.B.: Mah, io non è che utilizzavo molto…

A.C.: Fari lunghi, abbaglianti o anabbaglianti?

I.B.: No, no io ho sempre usato, qualche volta mia moglie mi brontola, ho sempre usato quelli bassi. Segnalo un pò alle curve e vado su. Fari normali, fari inabbaglianti.

A.C.: Ecco, bene, allora lei arriva ad un certo punto, ci vuol precisare quale è questo certo punto?

I.B.: Non so, ora, prima della famosa piazzola, tanto quello ormai lo sanno tutti, un 350 metri, così, c’è una stradina che veniva adoperata dai trattori per portar via la legna, dall’Enel, mi uscì, appunto, all’ultimo momento, io stavo salendo, una macchina.

A.C.: Una macchina. Ho capito. Usciva da questa stradina, lei questa stradina la conosceva anche prima per esserci stato anche a piedi?

I.B.: No, l’avevo intravista solo, c’ero passato una volta o due a caccia quando ci invitava il Bandini ma non so proprio se ero passato di lì o più a valle, comunque essendo nato lassù un pochino le strade le vedo.

A.C.: Sa se questa era una strada con sfondo o senza sfondo?

I.B.: No, no assolutamente lì non c’è sfondo perchè giù c’è il fosso che si chiama noi della zona, oppure sarà il suo nome vero, a valle c’è il borro di Rimare.

Presidente: Borro di?

I.B.: Rimare, Rimare. Parlo male perchè la dentista mi ha tolto tutti i denti…

A.C.: Bene, scusi, allora, dunque lei procedeva ad una certa velocità…

I.B.: Si, perchè volevo rientrare…

A.C.: A casa con urgenza, perchè aveva fame, bene  e di punto in bianco, quindi si è immesso da questa stradina sulla strada una macchina, ci vuol dire che macchina era?

I.B.: Si, poi glielo spiego, si immesse questa macchina all’ultimo momento, io avendo fatto l’autista molto di quelle persone che quando entrano non ti danno o cosa, o tu freni o tu batti, questo gli è  il classico che, hai capito, non, di fare nulla..

A.C.: E lei cosa fece?

I.B.: Io frenai, frenai, da fermarmi completamente sennò sbattevo.

A.C.: A che distanza avrà frenato dalla macchina che si era immessa?

Avvocato Fioravanti (fuori microfono): Ha urtato il paraurti?

I.B.: Ma guardi, la passò sui due metri, due metri e mezzo, perchè il tempo di fermarmi…

A.C.: Bene grazie, ci vuol descrivere che tipo di macchina vede?

I.B.: Si, io prima di vedere, se vuole vado per gradi..

A.C.: Si.

I.B.: Prima guardai in faccia la persona come tutti quelli che succede quando ti fanno una cosa che non torna,

A.C.: Una manovra scorretta.

I.B.: Scorretta perchè io avevo la precedenza assoluta e guardai in faccia questa persona bene e poi alla fine guardai anche la macchina, come dissi anche allora all’ispettore, se non sono errato, si chiamava Sizzi e dissi che 95/90% era una Fiesta. Una Ford Fiesta.

A.C.: Di che colore era?

I.B.: Era bianca, quando io prima di ripartire riuscii, guardai bene perchè lo feci passare, mi ricordo che c’era qualcosa come un rigo rosso, qualcosa di rosso c’era, una righina rossa, questo l’ho dichiarato all’ispettore allora, sempre perchè m’è rimasto, perchè l’occhio ce l’ho bono, ce l’ho sempre avuto bono. Anche per il lavoro che facevo. Mi dica.

A.C.: Senta, scusi, dico, questa macchina Ford Fiesta che le tagliò la strada, rallentò la macchina o no? Fermò lei e basta?

I.B.: No, no, lui come se nulla fosse, non andò mai forte, non accelerò nè rallentò, fece tutto lineare, tranquillo, come quei classici, che ho detto prima, che quando partano non danno scampo alle cose…

A.C.: D’accordo, bene, allora senta, scusi, ci vuol descrivere la persona che lei vide?

I.B.: La persona io la vidi bene, una persona non di grossa statura, ma abbastanza, non vecchia ma abbastanza ben tenuta, alta, capelli poco grigi, un pò bianchi ma non molti, pettinati all’indietro…

Presidente: Non molti capelli o non molto bianchi?

I.B.: Non molto bianchi ma molti capelli. Pettinati all’indietro con questa grossa presenza che aveva, ben tenuto, alto, carnagione molto scura, questo qui, poi… E’ un flash, però mi rimase…

A.C.: Senta, scusi, una cosa, come fece ad apprezzare lei la statura se il conducente era in macchina?

Avvocato Bevacqua: La domanda per cortesia.

A.C.: La domanda è questa, più di questo!

Presidente: Avvocato! Più domanda di questa!

P.M.: C’è anche il punto interrogativo in fondo!

Avvocato Bevacqua: No, però presuppone la riposta se lui era dentro…

A.C.: No, no no, ho detto come fece ad apprezzare la sua altezza? Se era seduto come  fece ad apprezzare l’altezza?

Presidente: Lei ha detto alto.

I.B.: Era un uomo molto distinto, molto bene, coso,

A.B.: Distinto.

I.B.: Si, si molto distinto.

A.C.: Va bene.

I.B.: Molto ben tenuto.

Presidente: Per distinto cosa intende?

I.B.: Si intende che non era nè curvo nè all’indietro, era molto sul volante però un uomo molto robusto e…

A.C.: Cioè lei vuol dire impegnava la macchina tutta?

I.B.: Si, si.

A.C.: Ingombrava tutto l’abitacolo.

I.B.: Ingombrava la macchina.

Presidente: Per “distinto” lei non intende uno elegantemente vestito…

I.B.: No, no ma non era…

Presidente: Col fiore all’occhiello, ecco…

I.B.: Non era male perchè poi non l’avrei visto il fiore all’occhiello perchè, solo la parte..

Presidente: In questo senso.

I.B.: Si, si, presidente mi scuso della riposta che le ho dato, ma…

Presidente: Senta, mi scusi, lei, ebbe modo di notare particolarità del viso?

I.B.: Si, viso, era una persona, appunto, con questa testa pettinata all’indietro, naso molto accentuato, una faccia, insomma, con una certa mole…

Presidente: Una certa mole, era un uomo in carne, lei dice.

I.B.: In carne, si, si, presidente.

Presidente: Di carnagione scura? Scusi avvocato Colao se mi inserisco.

A.C.: Prego, prego, no prego Presidente, ci mancherebbe.

Presidente: Cosa intende per scura?

I.B.: No, io terrei a precisare che se vi riferite a cose che io non ho mai conosciuto, quello, io, ho lavorato sempre a Firenze, io dico quello che ho visto. Quando sono uscito, non ho mai incontrato questo…

Presidente: Vabbè, prosegua pure avvocato Colao.

A.C.: Senta, scusi, questa persona era solo o in compagnia in macchina?

I.B.: No, mi meravigliò appunto che questa macchina uscendo da quella viottola fosse solo perchè io facendo sempre quella strada ho trovato tante macchine ma generalmente erano coppie, capito? Lui era solo, come io ero solo a andare a cena.

A.C.: Quindi lei poi naturalmente passò avanti, andò a casa, poi cosa successe dopo? Nei giorni seguenti?

I.B.: Appena arrivai a casa, che vuoi, mangiare, insomma, ebbi subito, quando feci incontro, ebbi un certo presentimento, insomma, queste son cose mie personali, poi lo dissi a mia moglie, mentre mangiavo giustamente perchè era un’ora tarda, cercai di spiegarglielo anche alla moglie che avevo fatto quest’incontro, mi ricordo mio figlio era già uscito come fanno i giovani, si rimase appunto…

A.C.: Ma a a noi forse non interessa questo, lei ha detto “ho avuto un certo presentimento”, in che senso?

Presidente: Bah, va be’ avvocato, lasciamo fare i presentimenti, mancherebbe pure quelli! Andiamo avanti, veniamo ai fatti!

A.C.: Bene, nei giorni successivi lei parlò con sua moglie e cosa decise di fare?

I.B.: Si, appunto poi, si sta molto sul posto di lavoro e con la moglie, c’era lì quei, la parola giusta, quei ragazzi della Polizia ferroviaria e dei colleghi che gli raccontai l’accaduto e mi consigliarono di farmi sentire in Questura, dove però, insomma venne fuori una cosa un po’ negativa, comunque…

A.C.: Ma chi? Com’è che venne fuori una cosa negativa? Che significa? Si vuole spiegare meglio?

I.B.: Mah, io cercai di descrivere questa persona. Raccontai tutto, non venne fuori quasi niente, forse non ero capito, forse mi sarò spiegato male io, non fui preso molto in considerazione.

A.C.: Ma le fecero un identikit?

I.B.: Fecero uno schizzo, cercarono di fare un identikit che io contestai subito perchè non venne fuori quello che avevo visto.

A.C.: Quindi allora se abbiamo capito bene, lei fu deluso.

I.B.: Tanto deluso.

A.C.: Fu tanto deluso e quanto tempo gli comportò questo identikit e questo colloquio con la Polizia?

I.B.: Ci andai due sabati, un primo sabato s’andò giù alla scientifica che appunto cercavano di, poi, telefonarono a mia moglie, anche lì per sapere se avevo detto in casa, fra settimana, “Certo…” la disse mia moglie, “…che l’ha detto, perchè noi siamo una famiglia molto unita e tranquilli” e poi ritornai il sabato fui riascoltato su, mi pare allora, all’ultimo piano e gli dissi anche a loro ma mmhmm, venni via con ancor più delusione.

A.C.: Cioè lei in pratica non si presentò più, non insistette più.

I.B.: No, no, no.

A.C.: E non fu mai più chiamato.

I.B.: Si, è stata la Guarducci che mi ha incoraggiato, tramite lei, a..

A.C.: Scusi, lei ha parlato con la signoria M. Teresa L. di questo fatto. Ci può dire in che occasione lei parlò con la signora M. Teresa L.?

I.B.: Si, io quando andavo giù e ci ho un parente che lavora con lei e appunto la signora, siccome sa che sono un po’ appassionato, come un po’ tutti quelli di campagna, la voleva, come anche l’anno scorso, anche quets’anno un mazzo di asparagi, quelli di bosco e allora io andai a portarglieli e lì mentre conversavamo, allora mi sembra era già iniziato in quei giorni il processo, perchè..

Presidente. Gli asparagi sono di aprile, quindi, il processo è iniziato ad aprile!

I.B.: Si, si erano proprio quei giorni, c’era il giornale del mio parente che appunto…’nsomma gli spiegai un pò…

A.C.: E in che posto eravate, mi scusi?

I.B.: Sambuca Val di Pesa, presso la ditta Bagni, dell’olio.

A.C.: Ecco e lei cosa disse quando andò a prendere questi asparagi, insomma, se ho capito bene…

I.B.: Fu a un tratto, prima se c’era La Nazione sul tavolo, poi lei venne lì alla mia macchina a prendere gli asparagi e nel tornare ricadde il discorso sul processo Pacciani e fu lì che gli dissi che -Guarda, avevo testimoniato anche io, già a quei tempi – poi la signora la prese a cuore.

A.C.: Se ha testimoniato, si, però scusi, non le ha detto altro di più preciso alla Signora? Avevo testimoniato su che cosa?

I.B.: Io gli dissi che già a quell’epoca avevo testimoniato, che avevo visto questa macchina e tutto, come ho detto ora.

A.C.: Cioè che aveva visto la Ford Fiesta bianca.

I.B.: Si, si, si, glielo dissi e lei poi non so se è stato per una cena, per quale circostanza ha rintracciato, però come ho sempre detto pensavo d’essere chiamato e non mi preoccupavo più di tanto, poi c’è stato lei che mi ha, la signora Teresa che mi ha anticipato, dicendovi a voi quello che gli avevo raccontato e mi fa piacere d’essere stato chiamato e di essere qui da persona civile e che la giustizia debba fare il suo corso.

A.C.: La ringrazio signor Buiani non ho altre domande.
Presidente: Vogliamo continuare con quelli di parte civile e poi Pubblico Ministero?
P.M.: Come crede.
Presidente: Già che siamo sulla parte civile, se non avete nulla in contrario, avvocato Pellegrini.
Avvocato Pellegrini: Signor Buiani, allora, quando lei dice “scuro di carnagione” cosa intende? Vuole essere un attimo più preciso su questo punto? Una persona, non un africano, insomma, ovviamente, no? Una persona che ha preso il sole?
Avvocato Bevacqua: Io mi oppongo a queste domande, scusi eh presidente!
Presidente: Facciamolo dire.
A.B.: L’ha già detto, punto e basta. Vogliamo dire “come lui” (indicando Pacciani)?
Presidente: Facciamolo dire.
I.B.: Avvocato, mi scusi, io volevo dire come me, guardi, se mi consente, perchè io dico quello, spontaneamente,
A.P.: Lei si considera di carnagione scura?
I.B.: Si, piuttosto scura però son nato in Italia, la mia famiglia da 200 anni vive a San casciano.
Presidente: Può essersi anche un po’ anche abbranzato lei però eh?
I.B.: Si, perchè ora essendo in pensione…
Presidente: Beato lei
I.B.: …sono ritornato a fare tutte quelle cose…
Presidente: Allora, guardiamo bene il teste vero, naturalmente, comunque mi pare che abbia una carnagione scura ma anche mi sembra abbronzato.
I.B.: Abbronzato si.
Presidente: Va bene.
A.P.: Senta, la persona che lei vide in quella macchina, ah, intanto, questa macchina le si parò davanti da destra o da sinistra?
I.B.: Da destra, uscì da destra.
A.P.: Da destra e la si, poi, immettendosi sulla strada asfaltata girò sulla propria sinistra o girò sulla propria destra?
I.B.: La macchina che mi tagliò la strada non andò verso San Casciano ma andò verso Tavarnuzze.
A.P.: Cioè da dove proveniva lei?
I.B.: Si, esatto, da dove provenivo io, da dove venivo io, si.
A.P.: Bene, lei ha riconosciuto in qualche occasione la persona, o a ritenuto di riconoscere, la persona che vide quella sera in quella macchina, l’ha potuta identificare?
I.B.: In un secondo tempo, molto dopo, perchè io l’ho inseguita questa immagine per circa sette anni, che m’è rimasta dentro, però ero svantaggiato per il fatto, forse che lavoravo a Porta al Prato e la domenica forse non frequentavo i posti dove, o le circostanze dove, io la domenica la passavo alla Misericordia di San Casciano all’epoca e mi impegnava molto la domenica sera, il sabato ci avevo da fare sempre dei lavoretti nel mio campino che c’ho da 16 anni.
A.P.: Si e allora? Lei dice “L’ho inseguita” e poi finalmente?
I.B.: L’ho inseguita dove, appunto l’ho trovata sul giornale La Nazione di 2 anni, 2 anni e mezzo fa e ho trovato questa foto che mi ha fatto fare un sussulto quande l’ho vista.
A.P.: E cioè? Era la foto di chi?
Presidente: Non ci tenga in apprensione.
I.B.: Cioè, lì dell’imputato, che è con le figlie in un aia, in uno spiazzo, dove le figlie una c’ha un flauto e una suona la fisarmonica.
A.P.: Quindi lei ha riconosciuto in Pietro Pacciani la persona che vide quella sera?
I.B.: Si quella sera, esatto.
A.P.: Ho capito, m’è sfuggita. C’era un’altra domanda da fare. Bene grazie. Non ho altre domande.
Avvocato Colao: Se mi è consentita una precisazione che mi era sfuggita, lei ha detto che era partito alle 21:00, no, circa, al momento in cui le è stata tagliata la strada dalla Ford Fiesta che ore saranno state?
I.B.: Ma, guardi, malgrado l’ora tarda è una strada che non scorre molto, prima del Galluzzo c’è sempre tutti quei rallentamenti, c’è sempre coda, io penso saranno state le 9:25, 9e30, ma senz’altro perchè era buio.
A.C.: Era buio, ma lei con i fari ha illuminato completamente la macchina, questo è sicuro?
I.B.: Si, perchè m’è passata così, davanti, era illuminata molto bene.
A.C.: Bene, grazie.
I.B.: Prego.
Avvocato Pellegrini: Mi è tornata a mente la domanda che volevo fare presidente, se mi è consentito, lei di questo episodio, di questa macchina che le taglia la strada ha conservato per anni un ricordo preciso, c’è una relazione nella sua memoria fra questo episodio che di per se è abbastanza banale con il fatto che dopo qualche giorno si seppe dalla stampa che in quei luoghi era avvenuto un certo omicidio?
I.B.: Appunto, appunto, che la sera quando io tornai a casa, proprio i giorni seguenti, l’ho sempre seguite tutte queste cose delle coppiette, quella fu poi la goccia che fece poi traboccare il vaso e cose e il bicchiere e lo dissi, appunto coi colleghi, con quegli uomini della Polizia ferroviaria, fu di lì che andai, non mi ricordo che data, ma verso il 15, o forse prima, in Questura a testimoniare.
A.P.: Quindi si può dire, mi dica se è corretto, che l’omicidio, l’avvenimento così grave accaduto nei giorni successivi ha fissato nella sua memoria quell’episodio…
Avvocato Bevacqua: Lo dice lei avvocato?
A.P.: Chiedo se è corretto a fare questa affermazione ?!
Presidente: Avvocato questa è una conclusione, lasciamo stare,
Avvocato Bevacqua: Abbia pazienza!
I.B.: M’era già rimasto.
Avvocato Pellegrini: Si sta parlando di relazione tra questo episodio e l’episodio successivo, ecco, come le due cose, in qualche modo, nella sua memoria, nel suo ricordo, hanno un collegamento…
Avvocato Bevacqua: Ha avuto un sussulto no? Ha avuto un sussulto.
I.B.: Mi era già rimasto questa cosa perchè mi sembrava strano che uno, mi uscisse un uomo solo da questa viottola, quello mi era già rimasto.
Presidente: Quello gli era già rimasto. Lo aveva già detto prima.
Avvocato Pellegrini: Bene, grazie.
Presidente: Che età poteva avere quest’uomo?
I.B.: Ma, io, come dissi allora, era piuttosto giovanile, io dissi sui 40, così, 45.
Presidente: Bene, avvocato Santoni, prego.
Avvocato Santoni: Si ricorda com’era vestito questa persona?
I.B.: Avvocato è quasi una cosa impossibile perchè come la fotografia che si fa a mezzo busto, capito, si guarda, generalmente, si guarda verso gli occhi, verso i capelli, verso, quello si, coso, si.
A.S.: Appunto, aveva la cravatta?
I.B.: Ma, mhm questo, non glielo potrei dire, se aveva la cravatta, però, distinto, era però non gli posso dire se aveva la cravatta.
Presidente: Distinto nel senso che lei ha detto prima.
A.S.: Nel senso che prima aveva specificato. Per caso la domenica lei ritornò sulla strada di Scopeti? Cioè quella che va dal ponte a casa sua, che è alla fine della strada, mi sembra d’aver capito.
I.B.: No, ho già detto che non ci sarei andato comunque, però io la domenica ero a una gita con la Misericordia.
A.S.: Non me ne ricordavo.
Presidente: Era nelle Marche avvocato.
I.B.: Nelle Marche.
A.S.: Non me lo ricordavo presidente, mi scusi.
Avvocato Fioravanti: Le grotte di Frasassi ci sono.
I.B.: Si, bellissime.
Avvocato Fioravanti: Ha visto? Io sono marchigiano e lo so.
I.B.: Ohoo mi fa piacere avvocato che apprezzi..
P.M.: E ora siamo a posto!
A.F.: L’abbiamo spiegato, Genga…
Presidente: Ci fa piacere, le Marche tra l’altro sono una regione splendida, allora, signori avvocati di parte civile avete finito. Pubblico Ministero prego.
P.M.: Direi, Presidente, nessuna domanda, grazie..
Presidente: Nessuna domanda. Avvocati difensori prego, avvocato Bevacqua.

Avvocato Bevacqua: Grazie, senta che lavoro faceva lei prima scusi?
I.B.: Cioè quando intende? Da ragazzo o…
A.B.: Prima di essere pensionato e cercatore di asparagi.
P.M.: L’ha spiegato.
I.B.: Cercatore di asparagi è un mese.
Presidente: Ha detto, forse lei non era attento…
I.B.: Non si fa di mestiere il cercatore di asparagi avvocato!
Presidente: Faceva il magazziniere e l’autotrasportatore per conto terzi.
I.B.: Autista e magazziniere.
Presidente: Era alle dipendenze di una ditta.
I.B.: La ditta Danzas trasporti di..
A.B.: Lei ha un figlio giovane e un fratello agente di custodia?
I.B.: Esatto.
A.B.: Benissimo e quindi in casa sua è sempre stato vivo il senso della giustizia?
I.B.: Ma certo! Io ho un padre che ha fatto sette anni di guerra, quando tornò, mamma mia, se un si filava diritto!
A.B.: Benissimo. Senta una cosa, lei ricorda questo colloquio con questa signora L. M. Teresa?
I.B.: Ma certo, con la carissima amica Teresa.
A.B.: Una carissima amica, sa se questa signora L. Teresa era interessata a questioni di legge?
I.B.: Io l’ho conosciuta solo due anni fa M. Teresa anche se l’avevo intravista perchè abitava nelle vicinanze però lei da giovane, dice, voleva fare legge.
A.B.: Voleva fare il Pubblico… il giudice, cosa voleva fare?
I.B.: Si, si, insomma, voleva fare..
A.B.: Il giudice, benissimo, senta e quindi la signora si è molto interessata a questo processo vero? Tutti i giorni seguiva questo processo?
I.B.: Si a differenza, si anche alla televisione lo seguiva..
A.B.: Anche lei vero?
I.B.: No io no, pochissimo.
A.B.: Ecco, però ne ha parlato molto con questa signora?
I.B.: Io ne ho parlato, quello che gli dissi, che a sua volta avevo fatto questa testimonianza.
A.B.: Senta, lei ha conosciuto la cognata dell’avvocato Colao?
I.B.: No, io conosco
A.B.: Ma l’ha cercata…
I.B.: Io ho conosciuto l’avvocato Colao e sua figlia che me l’ha presentata, poi…
A.B.: Io non è che voglio conoscere i vostri rapporti…
I.B.: No, no, io…
Presidente: Poi ci direte che cosa c’entra tutto questo eh?
P.M.: A cosa serve…
A.B.: C’è scritto, no, vorrei capire come, no…
I.B.: Io le dico la verità, stia tranquillo anche se non fossi sotto giuramento
A.B.: L’avvocato Colao fra l’altro è un amico personale del difensore che sta parlando
Presidente: Noi stiamo a quello che dite voi eh?
A.B.: Senta però lei ha parlato con la cognata dell’avvocato Colao è vero? Per telefono…
I.B.: No, io no assolutamente.
A.B.: “Tramite l’elenco parlai con la cognata dell’avvocato Colao”
P.M.: Leggi per bene, nooo leggi sopra.
A.B.: “Tramite l’elenco del telefono parlai con…”
P.M.: E’ la donna che parla, leggi sopra.
A.B.: Allora è la donna, da che parte, son tutti e due insieme, voi avete reso insieme..
P.M.: Nooo, c’è specificato nel verbale. Prima parla lei e poi parla lui.
A.B.: Ma poi parla anche lui,
P.M.: C’è scritto, viaaa, oh leggilo e poi fai le domande!
A.B.: Scusi ma ho dovuto leggere veloce
Presidente: Va bene, va bene.
A.B.: Chiedo scusa a lei
Presidente: Non è che ha dovuto, vi siete messi in condizioni di chiacchierare tra di voi invece di leggere…
A.B.: Lo sapeva di questo…??
(Sghignazzi)
Presidente: Va bene, ecco, allora, lei è stato sentito insieme a questa signora L. che ama fare i processi a casa sua, no? Questa signora L. M. Teresa
P.M.: La domanda ci sarà?
A.B.: No, c’era questa, tutti e due.
I.B.: Si vede ci ha tempo di fare, perchè io…
A.B.: Ecco, lei non ce l’ha il tempo. Va benissimo. Io faccio un’altra domanda, senta, che macchina aveva lei?
I.B.: Io ci avevo all’epoca una Uno.
A.B.: Ma non ci aveva anche una Ritmo?
I.B.: Si, io avevo avuto, nell’80 comprai la Ritmo, appunto, mi confusi un pò, però l’avevo già venduta, data indietro e avevo preso…
A.B.: Quindi lei, si confuse un po’.
I.B.: No, no un mi confondo perchè…
A.B.: Si confuse un po’, io non voglio sapere quando si confuse un pò.
I.B.: Quando uno cosa? Io la Ritmo la comprai nell’80, l’ho tenuta tre anni, poi comprai la Uno.
A.B.: Quindi lei confuse un po’ questo ricordo che collocava la presenza in casa sua o comunque l’appartenenza a lei di questa Ritmo rispetto alla Uno. Quindi quando lei parlò con i signori della SAM, lei a un certo punto dice “io mi ricordo aver avuto una Ritmo” poi dice “no, non avevo la Ritmo avevo la Uno” è vero questo?
I.B.: Si, si, perchè dalla Ritmo son passato alla Uno.
A.B.: Va bene. Dalla Ritmo è passato alla Uno. E’ passato a miglior vita allora, andiamo avanti.
I.B.: No, però son vivo eh?
A.B.: No si guida meglio, si guida meglio!
I.B.: Sennò deve fare gli scongiuri! Per favore!
Presidente: Porta fortuna, non abbia paura…
A.B.: Si dice così, è una fortuna che io le auguro, sempre di più. Dunque, allora, lei a un certo punto sale da Scopeti, giusto? Sale da Scopeti e si apre sulla destra una stradina, è giusto?
I.B.: Si, ora lei è venuto, perchè l’altro, ho visto che eravate su, io…
A.B.: Ah, lei mi ha anche visto?
I.B.: No, io guardi io non son venuto a fare i coso, io per ragioni mia son venuto quando eravate al bivio, son passato di lì…
A.B.: Quindi lo segue questo processo lei, molto attentamente? Giustamente.
I.B.: No, no, io abito lì avvocato.
A.B.: Certamente, la domanda mia non era questa.
I.B.: Mi dica, mi dica.
A.B.: Lei sta salendo, giusto? Con la sua macchina, sono le nove e mezzo..
I.B.: Per andare a cena, si.
A.B.: Di un venerdì, vero?
I.B.: Di quel venerdì famoso.
A.B.: Perchè lei dice a un certo punto “di un venerdì della settimana precedente”, glielo spiego, “Era il venerdì della settimana precedente la scoperta dei cadaveri dei giovani francesi a Scopeti…”
P.M.: Non so se si può leggere il verbale
A.B.: Si può leggere?
P.M.: Credo di no.
Presidente: Avvocato, non si potrebbe…
A.B.: Ma non si potrebbe far nulla presidente, no, siccome lui dice qui questo, io…
I.B.: Poi gli spiego, gli rispondo io, son qui…
Presidente: Avvocato, costui sta dicendo delle cose che non conflittano con quello che sta leggendo lei…
A.B.: Era il venerdì della settimana precedente…
Presidente: Precedente alla scoperta! L’omicidio è stato scoperto di lunedì..
A.B.: Sto domandando, allora, lei sta salendo in su, giusto? E c’è questa stradina, lei l’ha vista questa stradina ora, recentemente?
I.B.: Ma certo, la vedo
A.B.: Quando siamo andati noi?
I.B.: Quella ci rimarrà sempre, penso, perchè c’è la quercia grossa e c’è questa strada che viene dal bosco.
A.B.: Ecco, questa strada parrebbe, sembrerebbe che a un certo punto è chiusa, giusto? Si ferma…
I.B.: No, no, lì non si può andare oltre, si può andare per un cinquanta metri al massimo.
A.B.: Non si può andare oltre, ho capito, ecco, questa macchina lei la vide andare a marcia avanti o a marcia indietro?
I.B.: Guardi, avvocato…
A.B.: Sto domandando, la domanda è molto chiara!
Presidente: Lei risponda anche se può sembrare una domanda che a lei sembra strana…
I.B.: Io ho fatto anche l’autista eh?
A.B.: Vabbè io sto domandando, la vide a marcia avanti o a marcia indietro?
I.B.: A marcia avanti
A.B.: A marcia avanti grazie.
Presidente (fuori microfono) Questo lo querela.
(Sghignazzi)
A.B.: E questa macchina, non si sa come è a marcia avanti, poi lo spiegheremo, va bene? Senta una cosa, lei fece anche un identikit, vero?
I.B.: Certo, non lo feci io perchè l’avrei fatto meglio senz’altro.
A.B.: Lo fecero. Ha detto che si sarebbe recato due volte, due sabati, quindi, quando c’è tempo, tanto tempo, va bene, per lei e per coloro che facevano l’identikit, si sarebbe recato per due sabati a fare questo identikit, cioè lei suggeriva, indicava a questi signori i tratti somatici della persona e questi signori descrivevano, secondo quello che lei indicava loro, questa famosa persona. Questo identikit io non so dove sia, si può avere o non si può avere?
P.M.: Certo
A.B.: C’è lì?
P.M.: Certo.
A.B.: Io non lo vedo, non ce l’ho.
P.M.: Dunque presidente qui c’è solo da decidere poi se appare opportuno alla Corte sentire questi, appunto per questo io mi limitavo a dire che c’è tutto a disposizione, si possono sentire, se non ho capito male, l’ispettore Sizzi, quello che ha fatto l’identikit o come mi sembra di capire oggi il signor Buiani, sembra addirittura ne abbia fatti due ma non era contento, io dico, perchè c’è una relazione della SAM sul punto che è stato trovato un solo identikit a quel nome, che sembra fatto su dichiarazioni del signor Buiani in quelle date lì, non è stato trovato il secondo, può darsi che non ci sia o come ci ha spiegato il teste.
Presidente: O che sia stato perduto.
P.M.: O che sia stato perduto.
Presidente: Come la relazione dello Iacovacci.
P.M.: Tutto può essere, non c’è verbale e mi sembra il signor Buiani ha già spiegato perchè, dice io mi trovai in una situazione presi e venni via, e conunque l’identikit, così come descritto, è in una relazione che io ho così come la fotografia che il signor Buiani dice aver visto successivamente su La Nazione nel quale c’era il Pacciani con le figlie che suonavano rispettivamente una la fisarmonica e una il flauto, io ho entrambi questi documenti se la Corte lo ritiene sono a loro disposizione come…
A.B.: Io chiedo che vengano acquisiti, vorrei vederli presidente!
Presidente: Avete nulla in contrario?
P.M.: Nulla in contrario, nulla in contrario.
A.B.: L’identikit lo potrei vedere?
P.M.: Certo. Per fortuna è stato il P.M. che ha chiesto di sentire questo teste, così non ci sono problemi.
A.B.: Benissimo. Benissimo.
Presidente: Quindi acquisiamolo senz’altro, serve per controllare la testimonianza, i suoi dati oggettivi, d’accordo.
P.M.: Certo, certo.
A.B.: Io dopo che ho acquisito questo identikit, la Corte, non ho altre domande al signore tranne una. Senta, lei la domenica quando è successo l’omicidio dov’era? Non ho sentito…
P.M.: E’ la terza volta che lo dice…
A.B.: Lasciamolo fare
I.B.: Io già all’epoca avevo impressione, quando andai a testimoniare, che fossi io, il…
Presidente: L’imputato…
I.B.: …l’imputato.
P.M.: E così le sembra oggi!
I.B.: Ora, ora c’è anche lei, comunque io ho già detto che la mia vita è molto lineare, vado alla messa la domenica
A.B.: Excusatio non petita, io voglio sapere domenica!
I.B.: Vado alla misericordia perlomeno… …in quel giorno ero alla gita con la Misericordia con 54 persone.
A.B.: Seeenta, scusi..
I.B.: Siamo partiti la mattina presto e siamo rientrati la sera verso le 11.
A.B.: Da dove siete partiti?
I.B.: Ma certo, da San Casciano paese.
A.B.: San Casciano? Che strada avete fatto?
(Sghignazzi)
A.B.: Le faccio la domanda seria, che strada avete fatto.?
Presidente: Avvocato non ammetto questa domanda.
A.B.: Presidente la domanda è importante, mi scusi.
I.B.: La strada è l’autostrada che si va…
A.B.: Quindi la superstrada e poi l’autostrada
I.B.: Mah, io non so…
A.B.: Si o no?
I.B.: Non so quello che si passava, noi s’andò a Firenze
P.M.: Ha detto l’autostrada avvocato, non la superstrada! La superstrada l’ha detto lei!
A.B.: La domanda è…
P.M.: Avvocato la superstrada l’ha detto lei.
A.B.: La domanda è precisa!
P.M.: No, la domanda era precisa e la risposta
A.B.: Se poi non lo rammenta è un altro discorso.
I.B.: Senta..
P.M.: Chiedo scusa, il teste ha risposto l’autostrada
Presidente: Signori, calma, calma, calma
A.B.: Un momento, la domanda aveva una finalità ben precisa
P.M.: Siii e la sappiamo benissimo, però…
A.B.: Eh allora se la sa lei non può bloccare questa domanda
P.M.: Però il teste ha detto che ha preso l’autostrada
I.B.: Purtroppo io…
P.M.: Lei gli ha detto la superstrada, no, ha detto l’autostrada
A.B.: Si, ma da San Casciano non si piglia l’autostrada
P.M.: Come no? Sono la stessa entrata! Lei non c’è mai stato! Ci siam passat…
A.B.: Io non vado a fare queste cose…
P.M.: Ci siam passati giovedì scorso è la stessa entrata, autostrada, superstrada…
A.B.: Si, ma volevo domandarle, da dov’è passato?
Presidente: Comunque la risposta è questa, ha detto…
I.B.: Io so che sono andato là, sono montato in pullman…
P.M.: Ohh bravo!
I.B.: Capito? Poi dove sono passati, ora… …saranno passati per la Cassia, e uguale, saranno passati per la superstrada non glielo posso giurare, non so cosa intende per codesto, io sono andato a questa gita, basta.
A.B.: Poi, presidente, io può darsi che sia veramente ignaro e ignorante dei luoghi
Presidente: Per carità
A.B.: Ma io non credo che da San Casciano si possa entrare subito sull’autostrada…
Avvocato Fioravanti: NOoo…
Presidente: Subito no.
A.B.: E’! E’! Scusi eh!
Presidente: C’è la superstrada
A.B.: Ohoo e allora siamo andati sull’autostrada, questo signore ha detto che sono andati sull’autostrada. Basta.
Presidente: Oppure si fa la Cassia.
A.B.: Nooo non ha detto la Cassia.
Presidente: Vabè…
P.M.: Bada, bada, birbone!
A.B.: No ma che birbone!? Se no si adatta anche lui.
Presidente: Oh piuttosto signori, noi acquisiamo soltanto la foto, l’identikit con la missiva di trasmissione
P.M.: Esatto, esatto.
Presidente: Restituiamo al Pubblico Ministero le dichiarazioni del teste qui presente.
P.M.: Perfetto.
Presidente: Salvo che non siano state usate ma non mi pare poi sostanzialmente per le contestazioni.
P.M.: Nessun tipo di contestazione.Presidente: Possiamo licenziare il teste?
Avvocato Fioravanti: Avrei una domanda presidente.
Presidente: Allora un attimo, avvocato Fioravanti, tocca a lui, credevo aveste finito, prego.
Avvocato Fioravanti: Dunque lei dice, signor Buiani, anzi, faccio la domanda, come ha fatto ad identificare la Fiesta bianca?
I.B.: Ecco, lei mi fa una domanda precisa che fino a dora non ho avuto, io a quei tempi, non c’era tutti i tipi che c’è ora, ci pensai molto a questa cosa, perchè subito l’impressione fu del 95% e infatti…
A.F.: Ecco, 95%, l’ha ripetuto, quindi questo..
I.B.: Si, si, e dissi all’ispettore che era una Fiesta, quando lui ripartì alla fine che dopo avergli guardato la faccia vidi che c’era una lineatura rossa sul dietro, sulla fiancata sinistra, questo l’ho detto all’ispettore, l’ho detto a tutti e glielo dico a lei ora. Poi io non ho mai saputo nè incontrato il teste, levato che quella fotografia, nè mai saputo quello che avesse di macchine, questo quello che ho dichiarato nell’85 all’ispettore Sizzi.
Avvocato Bevacqua: Signor presidente io faccio un’istanza, mi scusi, scusa collega, io non conosco perchè non c’ho questo atto, questo documento, l’identikit ce lo abbiamo ma non abbiamo le dichiarazioni, io non le ho, le dichiarazioni di questo signor Buiani fatte a suo tempo, evidentemente…
P.M.: Mi sembra di aver detto che non sono state trovate e il signor Buiani ha spiegato che venne via e che non l’aveva fatte.
Presidente: Non aveva fatto nulla.
A.B.: Non aveva fatto nulla?
P.M.: Era scontento dell’identikit e se ne andò.
Presidente: Era scontento di come gli facevano il disegno, sicchè disse: – m’avete fatto perdere tempo è inutile che resti qui – .
A.B.: Non c’è neanche una relazione,
P.M.: Non c’è. Quello che c’è è quell’identikit con spiegato sotto chi lo ha fatto e come. Comunque esiste un ispettore Sizzi che è in pensione lo possiamo cercare.
Presidente: E sentire.
A.F.: Eppure agli atti una verbalizzazione io l’ho vista del Buiani.
PM: Come non detto, noi l’abbiamo cercata, lei è più bravo di noi
A.F.: L’ho vista, no, non è che io sono più bravo di voi è che le cose le guardo,
Presidente: La tiri fuori avvocato.
A.F.: E le guardo da cinque anni
P.M.: Avvocato…
A.F.: Solo che ora non me la trovo perchè il Pubblico Ministero, io l’ho vista prima…
P.M.: Noi non abbiamo nessun, se è più bravo di noi
Presidente: Lei ha tutto il tempo di cercarla.
A.F.: Ma io non faccio la sfida del bravo e del somaro
Presidente: Richiameremo il teste, chiameremo questo ispettore, se necessario
P.M.: Negli atti del PM è stata cercata e non c’è, comunque può darsi che… …è stata cercata male
Presidente: Altre domande avvocato?
A.F.: Si, Signor Buiani, lei prima ha dichiarato “ho inseguito tale immagine su La nazione”, quale immagine?
I.B.: No non su La Nazione, ho inseguito questo flash di questa persona che vidi quella sera e poi l’ho ritrovata su La Nazione
A.F.: Ecco, dopo quanti anni l’ha ritrovata su la Nazione?
I.B.: Ma, circa sette anni come ho detto prima.
A.F.: Si, lei l’ha inseguita per sette anni al settimo l’ha ritrovata su La nazione? Questa immagine
I.B.: Se io questa persona non la incontravo come gli ho ripetuto e come ho detto mi sembra chiaro quando ho visto questa immagine su La nazione ho fatto un sussulto.
A.F.: In quale anno l’ha vista su La nazione?
I.B.: Mah, io ho detto, sarà due anni fa, quando… …non so se c’era il fatto delle figlie o se c’era il fatto della perquisizione, io l’ho trovata in casa, mio figlio la comprava quasi tutti i giorni
A.F.: Ecco, lei ha visto un’immagine con Pacciani le figlie ed una fisarmonica, chi è che suonava la fisarmonica?
I.B.: Una delle figlie.
A.F.: Ah, una delle figlie.
I.B.: Non so quale, una, è stata a scuola con mio, alle medie, mah…
A.F.: Ecco, l’immagine che ha visto quel giorno sul giornale, che gli ha riportato alla memoria quel fatto, come riporta le figlie? Le figlie sono grandi? Piccole?
I.B.: No, no, l’avranno, quando vanno a scuola, penso gli avranno avuto 14 anni, un lo so, piccole, non ragazze, piuttosto, adolescenti.
A.F.: E secondo lei quanti anni poteva avere Pacciani in quella foto?
I.B.: In quella foto io ho rivisto, ho ritrovato la persona che vidi in quella macchina che ho dichiarato prima. Una foto, in quella cosa, che avrà avuto 50 anni che so, così.
A.F.: Lei ha una memoria molto forte, oppure no?
I.B.: Guardi ero portato per esempio, ora anch’io son calato, nella ditta dove lavoravo per la memoria e per riconoscere i pacchi da una ditta a un’altra…
A.F.: (fuori microfono) Vicino a Piazza Savonarola… Si, si, poi devo continuare un attimo.
A.F.: Dunque mi affermava poco fa ha visto una persona sui quaranta/quarantacinque anni il 6 settembre dell’85, è sicuro che questa persona poteva avere… …lei conosce gli anni degli uomini, non come quelle degli animali che si conoscono dalla…
I.B.: Io a differenza della memoria non è mai stato proprio il mio forte di giudicare l’età, però avendo anche allora molti capelli bianchi lo giudicai più giovane di me, forse avrò sbagliato, mah…
A.F.: I capelli erano bianchi secondo lei? Di questa persona
I.B.: Ne avevo molti più io, appunto, non aveva molti bianchi, li aveva brizzolati, ma non molto.
A.F.: Quindi 1985, 6 settembre, 40/45 anni, questa è la sua impressione.
I.B.: Si.
A.F.: Lei ha inseguito quella immagine per tanti anni. Ma che domande gli hanno fatto la Polizia perchè lei non sia stato soddisfatto? Non fu soddisfatto?
I.B.: Non fui soddisfatto in tutto fuori dell’identikit che non venne nulla di…
A.F.: Ecco, ma gli fecero delle domande precise?
I.B.: Mi fecero delle domande, abbozzarono dei disegni ma…
A.F.: Ecco ma le domande furono verbalizzate? Furono scritte? Le risposte?
I.B.: Mah, mi sembra che verbalizzate no, a quell’epoca c’era un ispettore che ti interrogava e poi un mi sembra, non credo che sia stato verbalizzato
A.F.: Lei ha firmato qualcosa?
I.B.: No, no, all’epoca no.
A.F.: Ohoo, dunque, la carnagione, “ebbi un presentimento e lo dissi anche alla moglie” lei i presentimenti che ha li esprime tutti perchè sono cose precise oppure no?
I.B.: Alla moglie
A.F.: Alla moglie si dice tutto dice lei…
I.B.: No, un presentimento, l’ho detto anche prima, un brutto presentimento, a me tutte le cose se l’ho sempre avvertite anche per l’incidente di mio figlio che…
A.F.: Lei è un sensitivo?
I.B.: Si, molto.
A.F.: Quindi lei venerdì ha previsto la morte dei due francesi?
(risate)
I.B.: Ohioioioi
P.M.: Per carità avvocato!
A.F.: E’ un sensitivo, prevede!
Presidente: No, avvocato, un momento, eh, eh, eh, calma qui, intervengo io. Cosa intende per sensitivo? Lei è un ansioso?
P.M.: Sensibile.
I.B.: Nooo, un presentimento basta qui perchè io non ho mai esercitato nè andato da questi che fanno… come si può dire? Di prevedere, non ho mai previsto niente
Presidente: Lei mica aveva previsto quello che sarebbe successo?
P.M.: Non ha sentito la domanda
Presidente: No, non ha sentito. vabbè prosegua avvocato.
A.F.: No, io non ho fatto nessuna domanda. Ho solo detto se era un sensitivo e basta
I.B.: Ora ci ho anche gli orecchi lesionati, purtroppo…
A.F.: Ecco, ma la moglie che cosa le rispose quando lei manifestò questo presentimento?
I.B.: Mah, e la disse, io gli dissi che avevo trovato la macchina più che il presentimento.
Presidente: Intanto che presentimento manifestò alla moglie? Sennò, sa, questo presentimento…
A.F.: Che presentimento, dice il presidente..
I.B.: Io più che presentimento alla moglie penso proprio di non averne nemmen parlato nel momento. Gli dissi che avevo trovato questa macchina, poi… …e basta, non glielo dissi nemmeno alla moglie del presentimento, io lo pensai molto dentro di me.
A.F.: Ma perchè lei doveva giustificare un ritardo che ha trovato una macchina che gli ha tagliato la strada..
I.B.: No, no il ritardo e l’avevo già perchè avevo fatto tre ore di straordinario dopo le otto ore di lavoro perchè già ero sfinito, mia moglie lo sapeva benissimo che io arrivavo alle nove e mezzo, che vole per una frenata, n’ho fatte tante!
A.F.: L’auto che lei ha visto quando è giunto in prossimità della piazzola…
I.B.: No, prima io avevo incrociato questa macchina, sulla destra molto prima
A.F.: Non era la stradina che viene dalla piazzola?
I.B.: No, no, no, no assolutamente no.
A.F.: Ecco, quindi era una stradina 350 metri prima della piazzola
I.B.: Esatto avvocato.
A.F.: Questo lei l’ha dedotto dopo che è avvenuto l’omicidio, dopo che ha potuto ripensare, quando la Polfer lo ha consigliato di andare in Questura, cioè l’ha potuto…
I.B.: Guardi che quello, se io andavo lì la mattina dopo io gli dicevo uguale, perchè lui è uscito da quella stradina
A.F.: Si ma lui… …chi lui è uscito?
I.B.: Questa macchina
A.F.: Ah, lei, la macchina è uscita
I.B.: La Macchina
Presidente: Avvocato, via su, lui o lei… e che vuole?
A.F.: Eh no, lui è uscito
I.B.: No, perchè, una era la macchina di Italo che andava a cena e l’altra macchina che ho testimoniato, s’era noi due soli.
A.F.: E lei oggi può riconoscere quel signore che era dentro la macchina in quest’aula?
I.B.: Si può riconoscere benissimo però c’è mol… tanta differenza da allora
A.F.: C’era tanta differenza anche allora. Io non ho da chiedere nessun altra cosa. Grazie.
Avvocato Bevacqua: Scusi presidente.
I.B.: Da quella foto.
Presidente: Ce lo dica, adesso ci deve dire la differenza. Chi è il signore…
I.B.: Ora rispondere prima quella…
Presidente: No, no, lei ha detto c’è tanta differenza, naturalmente lei stava guardando l’imputato Pacciani
I.B.: Si perchè la prima volta che lo vido io.
Presidente: E’ la prima volta che lo vede. Allora lei lo trova, ha detto differente, c’è tanta differenza tra allora e ora, adesso ci deve dire e questo è chiaro, che differenza ci trova insomma.
I.B.: Quello che vidi io, vi ripeto era una persona distinta, ben tenuta, snella, così.
Presidente: Distinta, snella, lei per distinto intende snello…
I.B.: Ora si vede una persona, mi sembra, che, come, che sia, un pò curvo, un pò, molto invecchiato. Come farò senz’altro, perchè anch’io..
A.F.: In quel giorno Pacciani aveva 60 anni eh?
Presidente: Questo è un dato storico…
(Sghignazzi)
Presidente: …indiscutibile. Prego avvocato Bevacqua.
A.B.: Era distinto come lei?
I.B.: Non so se io…
A.B.: O più distinto di lei?
I.B.: La sa l’età che ci ho io no?
A.B.: No, no distinto
I.B.: Io ci ho 59 anni, quindi..
A.B.: Beato lei!
I.B.: Io non so se son distinto perchè da me non mi vedo molto

A.B.: Allora niente, la domanda è un’altra senta lei ha detto prima, si è lasciato sfuggire che un suo figlio o una sua figlia, non so…
I.B.: Un figlio.
A.B.: Un figlio, ecco, quindi ha già capito la domanda che le volevo fare io. Vero? Ha capito già?
Presidente: Avanti facciamo la domanda avvocato!
A.B.: La domanda è questa che suo figlio o sua figlia erano compagni di scuola delle figlie del Pacciani, giusto?
I.B.: Così me n’ha parlato.
A.B.: Chi glien’ha parlato?
I.B.: Mio figlio. Dopo la scuola insieme. Facevano le medie.
A.B.: Facevano le medie, quindi qualcuno andava a trovarle dai genitori ogni tanto, no?
I.B.: Io mai conosciuto nè le figlie nei i cosi, io andavo delle volte, sono andato a qualche riunione ma non credo d’aver trovato mai nessuno, nè la mamma, nè…
A.B.: Si, va be’ non vada avanti, scusi, io la domanda, mi perdoni, non si proietti in avanti.
I.B.: Io son tranquillo.
A.B.: E’, anch’io son tranquillo, sapesse quanto.
Presidente: Avvocato, avanti, prego.
A.B.: Allora senta, lei quindi ogni tanto, la domenica o il sabato, quando non andava nelle Marche, quando non andava ad asparagi girava per il paese, girava o non girava per il paese?
I.B.: No, no io nelle Marche sono stato una volta sola.
A.B.: Quando non andava, io so che lei è andato una volta nelle Marche non so le altre domeniche dov’è andato?
Presidente: Cosa faceva le altre domeniche?
I.B.: Domenica ero nel Lazio, sicchè, io vado alle gite, come…
A.B.: Quando non faceva le gite?
Presidente: Cosa faceva normalmente di domenica, voleva sapere l’avvocato
I.B.: Mi dica, mi dica.
A.B.: Dove andava lei? Girava per il paese?
I.B.: Io frequentavo la Misericordia perchè andavo a fare il turno…
A.B.: Si ho capito.
I.B.: E generalmente si stava lì più del turno a quell’epoca perchè quando non c’era molto, la domenica era il giorno più nero.
A.B.: E’ stato di turno quando il signor Pacciani ha avuto l’infarto? Lei l’ha visto?
I.B.: No.
A.B.: Non se lo ricorda.
I.B.: Non so, perchè poi, là c’è un’altra struttura della Misericordia a Mercatale.
A.B.: Ho capito, però lei girava per la città, per il paese di San Casciano?
I.B.: Poco perchè, più a Firenze perchè per lavoro, io avevo…
A.B.: Si scusi, guardi, lei mi deve dire..
Presidente: Ma la domenica?
A.B.: La domenica che faceva? Se me lo vuol dire? Andava alla messa, la mattina, andava alla Misericordia…
I.B.: E la sera andavo alla Misericordia, quando tornavo stavo in casa mia con la mi moglie.
A.B.: Quindi lei non usciva mai?
I.B.: Pochissimo.
A.B.: Quindi lei praticamente vedeva i suoi figli, sua moglie e basta.
I.B.: Il sabato lo passavo nel mio campo
A.B.: Nel suo campo.
I.B.: A coltivare, perchè le dovevo fare tutte il sabato come fa…
A.B.: Quindi lei tutti i giorni, la domenica non usciva, non conosceva nessuno di San Casciano, tranne questa signora che voleva fare il giudice, questa signora che lei conosce qua, la signora L. Bene. Grazie. Nessun’altra domanda.
P.M.: E non è di San Casciano.
Presidente: L’avvocato voleva fare?
P.M.: C’è scritto, c’è scritto.
A.B.: L’avvocato voleva fare?
P.M.: Voleva fare l’avvocato.
A.B.: Di parte civile sicuramente presidente.
P.M.: Può darsi

Presidente: Va bene, signori avete altre domande?

P.M.: Nessuna il P.M. presidente

Presidente: Possiamo licenziare il teste?

Avvocato Santoni: Due domande presidente.

Presidente: Avvocato Santoni.

A.S.: Quando andò dalla Polizia le furono mostrate delle fotografie?

I.B.: Si.
A.S.: Quante fotografie le furono mostrate? Si ricorda se le furon detti anche i nomi?

I.B.: No, l’ispettore Sizzi mi mostrò due foto ma mi coprì le generalità, fra quelle due foto non c’era niente che avesse a che vedere con quello che avevo visto in quella macchina.
A.S.: Gli furono fatti vedere anche altri identikit per caso?

I.B.: No.
A.S.: Soltanto, lei ha parlato di disegni prima o forse ho capito male.

I.B.: Prima tentarono una bozza di disegno, com’è la prassi, a mano…
A.S.: Ah, va bene, nella ricostruzione però gli furon fatte vedere due fotografie, andrà sentito questo maresciallo, ispettore, penso…

I.B.: Si ma non erano… saranno state di persone indagate ma non era quello che avevo visto io.
A.S.: Certo. Questa era la prima domanda, la seconda, lei legge i giornali?

I.B.: Si, abbastanza.
A.S.: Lei ha saputo che nel 1987/88 il signor Pacciani era stato accusato di aver violentato le figlie?

I.B.: Mha, ho saputo qualcosa ma non l’ho seguito molto.
A.S.: C’erano state delle fotografie del Pacciani sul giornale? Le ha viste?

I.B.: Non ricordo.
A.S.: Non si ricorda di questo fatto.

I.B.:  Di questo fatto no perchè quello delle figlie non l’ho seguito molto.
A.S.: Era un fatto che era avvenuto lì vicino a lei.

I.B.: Siii ma guardi, c’è, noi siamo una frazione a nord di san Casciano mentre Mercatale è a circa 10 chilometri.
A.S.: Ma suo figlio era compagno di scuola di queste ragazze…

I.B.: Ma, guardi la scuola lui andava regolarmente, ha fatto le medie a san Casciano però se anche ero lì delle volte che escano i ragazzi s’assomigliano tutti, io prendevo mio figlio e poi non l’ho conosciute queste cose e non le ho volute seguire nemmeno al processo nemmeno qui quelle testimonianze perchè non le posso vedere.
A.S.: Quindi lei al tempo non aveva seguito assolutamente il signor pacciani, collegato fotografie che vi potevano essere in paese su questo scandalo grosso che è avvenuto

I.B.: Io solo quella fotografia ma non so di che epoca era, quella si ma di altre no avvocato.
A.S.: La ringrazio.
Presidente: Signori poi chiudiamo però eh? Perchè qui mi sembra che …
Avvocato Colao: Di questo fatto, dunque, quando stamattina avevo chiesto, una precisazione che è doverosa, quando stamattina avevo chiesto l’ammissione anche della testimonianza della signora M. T. Lombardini, ho omesso naturalmente, ho stringato per andare al sodo.

Presidente: Ma certo!
A.C.: E’ chiaro che la signora consultò l’elenco del telefono e vide Colao, poichè io ho un fratello avvocato, che si chiama Giovanni, alle dieci e mezzo telefonò a casa di mio fratello Giovanni e mia cognata dette il mio numero. Questo è il primo aspetto riguardo alla cognata. No perchè c’è stato un errore forse di trasposizione fra le posizioni della signora e del signor Buiani, poi un’altra cosa, il presentimento di cui s’è parlato forse, non so, bene o male…
A.B.: La domanda per favore
A.C.: La domanda è questa, lei stava avendo uno scontro no? Se lei non frenava, diciamo, come si dice in gergo, ci stonfava dentro a questo, no? Bene, allora,

I.B.: Sono arrivato sano alla pensione
A.C.: Lei ebbe naturalmente, dovette constatare che aveva evitato uno scontro

Presidente: Beh, vabbè, questo è logico,
A.C.: Voglio dire che è chiaro che naturalmente rimase male..
Presidente: Queste sono considerazioni, licenziamo il teste, può andare. Grazie. Buongiorno

I.B.: Grazie presidente.

Presidente: Buongiorno

Presidente: Bene, prego signor Pubblico Ministero, allora…
P.M.: Ritengo si possano introdurre i tre periti che hanno provveduto ad effettuare in sede probatoria…
Presidente: Non funziona il microfono, evviva…
P.M.: Tutti e tre insieme, i periti.
Presidente: Direi senz’altro di sì.
P.M.: Fra l’altro si potrebbe – la perizia ha allega… – io ne ho delle copie, allegate delle immagini – secondo me importanti – si può usare, se i periti lo riterranno opportuno, nel darci le loro spiegazioni, le solite immagini…
A.B.: Signor Presidente mi pare che il periti dovessero essere cinque, non tre.
P.M.: Son… io ne ho citati tre Presidente e ho spiegato nella mia lista… Ne ho citati tre…
Presidente: Citati sono tre, lei parla di Calleri, Caltamura certamente?
A.B.: Si certo.
Presidente: A me non risultano citati.
P.M.: Io ne ho citati solo tre.
Presidente: Non risultano nell’elenco del Pubblico Ministero.
P.M.: E quelli io ho chiesto che venissero sentiti. Sono qui, li sentirei nei modi che ho detto, tutti e tre insieme e…
Presidente: Certamente.
P.M.: Sarebbe opportuno forse utilizzare… vediamo nel corso della deposizione…
Presidente: Non esageriamo… nel senso, tanto…
P.M.: E’ già… il documento è già agli atti della Corte.
Presidente: Appunto.
P.M.: Bene non ho… allora…
A.B.: Per correttezza erano stati indicati anche Caltamura e Santi Calleri però! Nella lista del Pubblico Ministero.
P.M.: Io oggi ne ho citati tre.
A.B.: De Marco, la dottoressa Contessini…
P.M.: Ne ho citati oggi tre, Presidente.
Presidente: E’ vero.
A.B.: È! Lotti, Caltamura e Calleri.
Presidente: Vuol dire che noi…
P.M.: Lotti, no, no… chiedo scusa, manc… Lotti, De Marco e Contessini ci sono tutti e tre, i due che mancano si fanno venire alla prossima udienza, non c’è problema.
A.B.: La prossima udienza però… va be’…
A.F.: Questa è una seconda perizia.
P.M.: Presidente, sono due elaborati completamente distinti l’uno dall’altro, nel quale l’uno ha fatto un lavoro, l’altro collegio peritale ha fatto un diverso lavoro, quindi non c’è nessun problema nel sentirli.
Presidente: Signori…
A.B.: Ma sullo stesso oggetto Presidente?
P.M.: Si, esatto.
Presidente: Questo è vero, direi.
P.M.: Si.
Presidente: Temporalmente questo è successivo poi, comunque non importa.
P.M.: Il P.M. ha ritenuto necessario…
Presidente: Se sarà necessario.
A.B.: Per tranquillità, per capire, per capire.
P.M.: Credo non ci sia nulla da capire, è una cosa chiarissima.
A.B.: Va be’.
P.M.: Vorrei sentire…
Presidente: La prima perizia non fu soddisfacente com’è noto e quindi…
P.M.: Dal punto di vista tecnico, Presidente.
Presidente: Comunque signori nessun problema vero?
P.M.: Allora vorrei sentire…
Presidente: Poi nel caso li faremo tornare tutti insieme
P.M.: Il dottor Lotti, la dottoressa Contessini e il professor De Marco.
Presidente: Questo lo voglio dire, che non c’è nessuna preclusione.
P.M.: Esatto.
Presidente: Ecco allora introduciamo i periti.
Presidente: (fuori microfono) I quali vengono sentiti come testi. 
Presidente: Buongiorno, buongiorno. Benissimo allora sulle generalità non…
P.M.: Sono ampiamente negli atti.
Presidente: Facciamogli leggere soltanto la formula dei testimoni per favore, ognuno singolarmente. Vuole cortesemente dire il proprio nome prima di tutto.
D.M.: De Marco Salvatore, consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza. Grazie.
Presidente: E’ del testimone quella? Prego, vuol dare il suo nome per cortesia?
F.L.: Lotti Franco, consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Prego.
S.C.: Contessini Salvatore Susanna, consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Bene, allora signori vi prego di rispondere alle domande che gli rivolgeranno le parti a cominciare dal Pubblico Ministero, magari, vediamo poi, a secondo…



P.M.: La domanda è una sola la farei innanzitutto al professor De Marco e poi gli altri li vediamo a seguito, risulta dagli atti che loro già conoscono che con ordinanza del GIP i periti furono incaricati di esaminare una scritta numerica che era sul blocco Skizzen nella parte retrostante del blocco, dove vi erano dei numeri, questi numeri erano 4 2 4 e 4,60 – divisi da una barretta. Vi erano poi delle scritture di comparazione, che avevano fornito due testimoni del processo – Lohman e Stellmacher – che dicevano di aver riconosciuto in queste scritte la loro calligrafia e furono loro stesse che fornendo dei saggi calligrafici di scritte fatte nell’epoca in cui risaliva, presumibilmente, il blocco – dissero: se ci sono dei dubbi circa il fatto che sia la nostra calligrafia sarebbe opportuno fare una perizia calligrafica. I periti oggi presenti sono gli autori di quella perizia che ha già in atti confermato quanto le due testi Stellmacher e Lohmann dicessero il vero nel riconoscere quelle scritte come proprie, vorrei che il professor De Marco innanzitutto descrivendo come il collegio è venuto a queste conclusioni, ci spiegasse non solo le conclusioni ma il metodo, anche perché del collegio fa parte il dottor Lotti che ha appunto una competenza specifica e fu individuato dal GIP, così almeno ho capito, come persona che poteva avere un’esperienza particolare nella rilevazione delle immagini o del calco delle scritte. Quindi comincerei col fare la domanda che ho detto al professor De Marco.
D.M.: Ecco allora…
P.M.: Se vogliamo possiamo proiettare le scritte che sono… c’è la foto di quelle… del blocco.
Presidente: Mah, se è necessario.
P.M.: No, per me non è necessario.
Presidente: Queste scritte, poi le conosciamo tutti a memoria.
P.M.: Benissimo, benissimo, volevo…
Presidente: Le abbiamo sotto gli occhi. Se volete, per l’amor di Dio… Sennò francamente…
P.M.: Il P.M. non ne ha bisogno, credo i periti nemmeno, prego Professore.
D.M.: Allora per obiettività di giudizio e considerata che questa era un’ulteriore perizia collegiale, collegialmente abbiamo richiesto se era possibile presentare elaborati separati sia perché la metodologia adottata magari poteva essere diversa, quella della collega Contessini è di un tipo, la mia è di un altro tipo, comunque tutte metodologie attendibili. Il dottor Lotti invece si occupava esclusivamente di rilevamento strumentale per fissare esattamente situazioni relative ai punti di partenza o di avvio delle conformazioni eccetera, per cui abbiamo appunto la possibilità di presentare elaborati distinti. Tengo anche a precisare che tra la collega Contessini e il sottoscritto non è intervenuto mai, neanche telefonicamente, un discorso di “io sono arrivato a questa diagnosi” ma il tutto è stato valutato al momento in cui entrambi avevamo formulato una nostra diagnosi. Questo per dare la possibilità alla Corte di valutare una valutazione tecnica veramente maggiormente attendibile. Io posso quindi far cenno alla metodologia ispettivo-confrontuale da me adottata, io opero su base grafonomica, metodologia che attualmente è considerata di maggiore attendibilità, questo è stato stabilito anche in convegno di studi per magistrati nel 1981. E, per carità, metodologia che non disattende nulla di quanto può dare l’illuminate le altre metodologie: quella grafonomica e quella grafoscopica e quella psicografica o grafologica; quindi è una metodologia rivolta alla valutazione di caratteristiche generali e di dettaglio, tutte le caratteristiche che si possono enucleare da dizioni in accertamento e da dizioni comparative. È evidente che l’attendibilità di un giudizio è subordinata alla quantità e alla qualità degli elementi che si hanno a disposizione e se è vero che un segno grafico, una firma una scrittura, rappresenta l’uomo e quindi è possibile riconoscere l’individuo è altrettanto vero che in un segno qualunque, steso da qualsiasi persona, non possiamo individuare il riflesso tutto d’uomo come personalità innata e come manifestazione. Nella fattispecie tuttavia ci troviamo di fronte ad una situazione che dal punto di vista grafoscopico è ottimale in quanto la manoscrittura in verificazione – due gruppi di numeri 4 2 4 e 6.60 – è completamente spontanea, non coartata da procedimenti simulativi o dissimulativi, quindi un prodotto estrinsecato normalmente. Nello stesso tempo abbiamo a disposizione saggi grafici redatti pur con spontaneità da due persone distinte e in parità di termini confrontuali – che cosa voglio dire? – utilizzando una matita e quindi un prodotto grafico ottenuto con un segno di grafite. Sono state esaminate i due gruppi di cifre in accertamento e già da questo esame noi abbiamo potuto enucleare elementi che avvalorano l’ipotesi che i due numeri, i due gruppi di cifre siano riconducibili a due persone distinte. Passando poi alla disamina delle manoscritture, dell’una e dell’altra persona sono scaturite convergenze di tutte le caratteristiche, sia quelle sostanziali, mi riferisco ad esempio agli indici pressori nei vari punti di tracciamento e quindi nelle varie partigrammiche a verso flessivo, estensivo, aduttivo, abduttivo; concordanze di calibro di giacitura reciproca, di spazziatura e di ovviamente indici del curvilineo; poi queste corrispondenze caratteristiche grafiche generali hanno trovato ampia convalida in numerose concordanze riguardanti peculiarità di dettaglio. A questo punto non avendo trovato nessuna caratteristica contraria, in buona sostanza un elemento che potesse costituire sospetto di un’eventuale non identità genografica è ovvio che la conclusione che abbiamo formulato era quella di, esclusivamente di identità geografica e cioè di identità di mano tra la scritta 4 2 4 e la scrittura – leggo per non dire poi… – ecco, e la scrittura di Klenner Lohman Mariane e l’identità geografica tra la scritta 4.60 e la mano di Egteton Stellmacher Annegret Magda. Potrei entrare ma non vorrei essere… appesantire – è vero – con il mio discorso, entrare a evidenziare uno per uno tutti gli elementi che giustificano un giudizio conclusivo nella fattispecie esprimibile in termini di piena certezza.
P.M.: Nessuna domanda, mi sembra che l’elaborato è già a disposizione della Corte, vorrei sentire sul fatto la dottoressa Contessini.
S.C.: Si, confermo quanto testè asserito dal mio collega professor De Marco, in effetti appunto, abbiamo proceduto ad operazioni peritali contestualmente ovviamente perché era a disposizione, appunto, tutto il materiale scritturale oggetto di indagine quindi sia, appunto, le scritturazioni da oggetto di accertamento, sia i saggi grafici e i reperti comparativi. Quindi abbiamo poi proceduto singolarmente a quelli che erano gli ulteriori accertamenti sulla scorta di quelle che sono le tecniche da ciascuno di noi adottate. Il mio metodo è un metodo che si basa su basi grafologiche e grafonomiche, quindi su quelle che possono essere anche la gestualità, l’interpretazione della gestualità, oltre appunto a quelli che sono dei dati prettamente tecnici relativi a dei requisiti che sono facilmente valutabili da un’attenta e rigorosa osservazione dei tracciamento di stessi. Quindi attraverso un esame condotto partitamente e sulle scritturazioni in verifica e su… quindi quelle apparenti sul block-notes e sulle scritturazioni autografe si è poi proceduto a un esame confrontuale in modo tale da evidenziare se sussistessero o meno delle eventuali analogie o meno. Quindi ulteriore accertamento è stato condotto tra le due cifre che erano oggetto di verifica per appurare se ci fossero tra le stesse omogeneità, analogie o discrepanze che potessero condurre a una tesi di eterogenesi compilativa. Quindi analizzate appunto tutte queste scritturazioni si è… sono giunta ad un giudizio, anche nel mio caso, di assoluta certezza che le due cifre comparenti sul block-notes in sequestro sono di appartenenza a due mani ben distinte tra loro e la cifra 4 2 4 è risultata appartenente alla gestualità grafica di Klenner Lohman Mariane, mentre la cifra 4.60 è risultata sicuramente riconducibile alla gestualità grafica di Etgeton Stellmacher Annegret Magda. Ovviamente, ecco, volevo semplicemente precisare questo signor Pubblico Ministero, che appunto oltre a quello che è stata la relazione descrittiva e deduttiva sono state anche poste incollazione delle riproduzioni riproduzioni fotografiche perché venisse agevolato anche un riscontro da parte di chi ci avesse onorato della lettura.
P.M.: Grazie, sentiamo il dottor Lotti sulla parte un po’ diversa da lui curata.
F.L.: Si, il mio compito è stato essenzialmente quello di fornire un ulteriore supporto grafico informativo ad uso dei periti grafologi, io sono un esperto di elaborazione di immagini, non un esperto di grafologia, questo mio contributo a consistito soprattutto nel mettere a disposizione del resto del collegio peritale una serie di rilevamenti effettuati con tecniche di tipo spettro-fotometrico e con tecniche di tipo computerizzato perché, com’è noto, le scritte erano state tracciate a matita sopra il retro di un blocco e quindi su un supporto di cartoncino grigio con pochissimo contrasto, più forse c’era stata anche un po’ di usura, per cui l’evidenza delle cifre poteva offrire qualche dubbio che è stato fugato con l’aggiunta del materiale documento attivo che ho messo a disposizione del collegio.
P.M.: Bene, grazie. Presidente, vorrei aggiungere una cosa che è questa: il professor De Marco, che è un esperto nell’esame di questo tipo di scritture a cui tutti noi riconosciamo la competenza, mi ha fatto presente che avendo avuto a disposizione lui il blocco per questo esame ha notato alcune circostanze che si sente in dovere di riferire alla Corte perché la Corte giudichi se appare necessario o comunque opportuno fare ulteriori esami. Vorrei che fosse il professor De Marco che dice queste cose, che le dicesse alla Corte, che non rimanesse patrimonio conoscitivo del solo P.M.
Presidente: Di che cosa si tratta professore? Dica.
D.M.: Ecco, in fase di inizio delle operazioni peritali, presenti i colleghi, abbiamo in primo luogo sottoposto a visione stereo-microscopica, ultravioletti eccetera, le cifre che figurano nel retro della cartoncino finale ma essendo un reperto e forse per questa mia… questo mio desiderio di esaminare sempre bene tutto per fornire eventualmente qualsiasi elemento…
Presidente: Questo rientrava nell’ambito…
D.M.: …che possa servire e mi pare che rientri anche se il quesito era formulato in un determinato modo, fra l’altro, suggerito un po’ dalla difesa perché in fase di formulazione del quesito da parte del GIP la difesa mi ha detto: “ma questo reperto qui porta un’annotazione del 1981 mentre il fatto è dell’83!”. Io, ricordavo questa affermazione, in fondo poteva essere questo elemento un transfert negativo per il tecnico, perché il tecnico poteva immaginare che quelle cifre non fossero provenienti dalle due persone, in quanto un reperto che non aveva niente a che vedere con l’anno 1981. Questa non è una valutazione, Presidente, che io faccio è semplicemente un desiderio di vedere il perché succedeva questo e allora disponendo il mio studio di alcune strumentazioni e nella fattispecie di illuminazioni con fasci di fibre ottiche eccetera, non dispongo di un E.S.D.A. perché è troppo costoso ma avendo una certa esperienza nel merito, senza volermi dare le arie, insomma, avendo partecipato ad altre indagini di questo tipo presso il Bundes Kriminal Amt ho cercato comunque di visualizzare un qualche cosa che anche i colleghi avevano visto, in buona sostanza delle tracce grafiche invisibili, cioè dei solchi ciechi o solchi pressione o solchi latenti, come si vuol dire, delle tracce grafiche quindi trasferite da un foglio allora sovrastante quello attualmente visibile da tutti contenente la scrittura in biro, trasferite, ripeto, e visualizzanti una determinata scrittura. Con i colleghi però abbiamo detto: – E’ inutile che noi presentiamo un elaborato in tal senso perché ovviamente a noi compete di rispondere al quesito che è stato posto dal magistrato – e allora io mi assumo la responsabilità di questo, io ho fatto alcuni rilevamenti fotografici luci radenti e ho ottenuto alcune dizioni manoscritte. Queste dizioni manoscritte porterebbero all’ipotesi, ripeto, ipotesi – perché solo un E.S.D.A. fatto molto bene, con una strumentazione idonea ci può dare un risultato attendibile – ma l’ipotesi è, da quello che ho rilevato e in parte documentato, che ci siano scritte in italiano e scritte in tedesco. Pertanto io lascio alla Corte l’eventualità, se crede opportuno, di approfondire questa indagine…
A.B.: E’ già stata approfondita, forse non lo sa il signor Consigli… il signor perito, è stata approfondita proprio dal Pubblico Ministero perché è stata fatta un esame E.S.D.A. su questo blocco, il Pubblico Ministero lo conosce, non so se lo conosce il tribunale; è stato approfondito addirittura anche per verificare se una doppia vu potesse appartenere a quel signore che è morto ed è stato del tutto negativo, è vero signor Pubblico Ministero?
P.M.: Non è proprio così, la realtà è questa: che è stato fatto un esame, è negli atti, ne parlerà diffusamente il consulente tecnico del P.M. quando sarà chiamato. Il professore, da quello che ha detto a me, faceva presente che sulle scritte in tedesco c’è un laboratorio molto più attrezzato del nostro ha Wiesbaden il quale potrebbe fugare tutti quei dubbi che sono rimasti in questo tipo di indagine sul fatto che ci siano scritte in tedesco. Mentre è pacifico, è provato e lo proverà il consulente tecnico – perché l’elaborato c’è già – è pacifico che le scritte che il professore ha rilevato, scritte latenti di una precedente scrittura per quello che riguardano le date, sono già state ampiamente documentate in un elaborato del consulente tecnico sul quale il dottor Donato sarà chiamato a testimoniare nei prossimi giorni. Sul fatto della possibilità di fare un’indagine più approfondita, che noi non abbiamo potuto fare, il professore mi ha ripetuto stamattina c’è un laboratorio, diverso dal nostro, quello di Wiesbaden che lui conosce per esperienza, che potrebbe fare quel – se la Corte lo ritiene – quell’accertamento sulle scritte latenti in tedesco che noi non abbiamo provato, per i mezzi che abbiamo, e delle quali c’è solo una traccia nelle carte del dottor Donato. E’ provato, sempre con la consulenza tecnica del P.M., che ci siano scritte ripetute, latenti, che hanno lo stesso contenuto delle scritte visibili a biro. Quindi sono due accertamenti diversi uno c’è, è pacifico è stato fatto dal dottor Donato, l’altro c’è ma non è stato potuto approfondire non avendo i mezzi che il professore De Marco stamani ci ha evidenziato. Tutto qua. Gli atti ci sono, i documenti ci sono, il dottor Donato che oggi non è potuto venire sarà sentito quanto prima dal P.M. su questo punto.
A.B.: Ecco chiedo scusa, io mi oppongo a questa sorta di introduzione anomala nel processo di una consulenza tecnica di parte senza che nessuno, né l’imputato, né i difensori ne sapessero nulla, su questo punto. E’ una consulenza tecnica abbiamo poi avuto modo di leggere noialtri…
P.M.: E’ un 359, regolarmente i atti.
A.B.: …relativa ad una attività di indagine circa una perizia spettro-grafica, con la quale perizia avrebbe rilevato l’esistenza sottostante di alcuni grafemi, uno dei quali secondo l’accusa, in particolare secondo la Polizia, poteva appartenere ad uno dei morti. Grazie a Dio, per la difesa, questa sorta di comparazione ha dato un esito del tutto negativo e quindi non so che cosa debba ancora venire a dire qualcuno, dato che vi è stato un esito di questo tipo, dato che praticamente questo accertamento è stato effettuato, va bene ai sensi del 359 ma quando noi… credo che già fosse addirittura conclusa l’indagine preliminare. Sono due cose diverse, sono due accertamenti diversi, noi non sapevamo assolutamente nulla. Quindi far venire un consulente tecnico su un accertamento, che fra l’altro per la difesa è positivo però si vorrebbe far insinuare, chiedo scusa signor Presidente se esprimo a voce alta i miei pensieri, anche al consulente d’ufficio che non è stato su questo punto interessato, addirittura che può esistere una compatibilità di una scrittura anomala o di una scrittura che si sarebbe intravista in questi fogli e che potrebbe essere compatibile con una scrittura, con un grafema di uno dei due morti, mi pare…
P.M.: No, no mi sembra che il dottor De marco non abbia detto questo avvocato.
A.B.: Va be’, siamo lì!
P.M.: No, scusi, non siamo lì! Il professore ha sempre detto, l’ha detto a me, l’ha detto alla Corte – ci sono delle scritte in tedesco, se volete vanno guardate con gli strumenti idonei –
A.B.: Ci sono già, ci sono… c’è già l’indagine su questo punto ed è negativa. Punto e basta. Sennò se ne deve fare un’altra, la Corte…
P.M.: La Corte può fare quello che crede grazie a Dio.
Presidente: Signori, un attimo di silenzio.
P.M.: Non è vincolata da me o da lei.
Presidente: Professore?
D.M.: Presidente io mi permetterei di aggiungere una nozione tecnica, esclusivamente tecnica. Quando si opera su solchi latenti e cioè su solchi di scrittura vergati su foglio sovrastante, dobbiamo ovviamente tenere presenti questi elementi: Primo. Questa scrittura era sul foglio subito sovrastante? Pppure questa scrittura era su altro foglio, cioè su un terzo foglio che ora non esiste? Perché questo? Perché è evidente che i solchi pressione lasciati direttamente da un foglio a quello successivo sono visibili e si rendono visibili con una normale E.S.D.A. mi perdoni questa… Mentre quelli invisibili eventualmente esistenti sul foglio ancor più lontano sono pressoché invisibili e richiedono da parte della polizia scientifica, io, ripeto, ho l’esperienza solamente quella di Wiesbaden avendo fatto parte del processo Ludwig in sostanza e quindi ho avuto modo di vedere… e non si limitano solo a fare immediatamente un E.S.D.A. ma sottopongono il reperto – come si può dire? – ad una… lo mettono in una specie di frigorifero, in sostanza ecco, non mi è stata data la possibilità di vedere, di scoprire cosa esattamente fanno, non deturpano niente perché non si rovina la natura fisica documentale ma con ogni probabilità potenziano quei solchi che sono troppo leggeri per essere evidenziati da un E.S.D.A.. Ecco quindi la necessità di fare un accertamento è estremamente minuzioso e quindi evidenziare determinate dizioni. Poi se le dizioni sono parzialmente visibili, anche dell’E.S.D.A., difficilmente è possibile operare una disamina grafonomico comparativa e stabilire a chi appartenga quella dizione perché abbiamo solamente una visione parziale dell’elemento e quindi un tracciamento può essere completamente – anche in buona fede – considerato valido invece è errato.
Presidente: Va be’ mi sembra che il professore abbia dato questi chiarimenti, le parti ne faranno l’uso che credono.

A.B.: Mi scusi signor pro..allora sulla base di quello che ha detto il professore, posso fargli una domanda su questo punto?
Presidente: Ma certo.
A.B.: Sul piano strettamente tecnico: se una perizia E.S.D.A., così viene detto, scusi la terminologia, effettuata dalla Polizia, da qualcuno, dal Gabinetto di Polizia scientifica, che un esame che deve in qualche modo provare la compatibilità di un grafema rispetto ad un altro, giusto? O no?
D.M.: No, mi perdoni…
A.B.: Allora mi dica.
D.M.: L’E.S.D.A. è un esame che tende semplicemente ad evidenziare su una pellicola trasparente…
A.B.: Si.
D.M.: …tutti quei solchi latenti, cioè quelle parti affossate nel foglio…
A.B.: Certamente.
D.M.: E su questa pellicola appaiono le scritte nero su… proprio come se fossero scritte.
A.B.: Oh, esattamente.
Presidente: In negativo.
A.B.: Una volta… grazie, questo volevo sapere come dato di partenza.
D.M.: Come dato di partenza.
A.B.: Dopodichè una volta evidenziata questa scrittura, questo scritto, questo grafema, si può fare una comparazione o no?
D.M.: Ecco, il discorso è questo, tutto è possibile fare, anche una comparazione, solo che il risultato può essere inattendibile per un motivo semplice, perché non è che dal risultato E.S.D.A., e quindi da questa pellicola che noi possiamo ottenere, abbiamo una totalità di tracciati sicuri nel punto di partenza, di avvio eccetera e né il percorso reale…
A.B.: Ohoo…
D.M.: Per cui secondo il mio punto di vista è inidoneo il reperto E.S.D.A., non il documento, il reperto E.S.D.A., per indicare sicuramente una paternità di quella dizione però sicuramente ci sarà la possibilità di vedere se una dizione è scritta in italiano oppure oppure se è scritta in…
A.B.: Ohooo… Ammettiamo che sia scritta in tedesco, pur essendo inidoneo, va bene?
D.M.:  Si.
A.B.: Però si può fare una sorta di comparazione a vista? Chiedo scusa per la terminologia, cioè magari poi con un’indagine più approfondita, con una tecnica più… non so…
D.M.: Lei avvocato parla di esame comparativo?
A.B.: Comparativo, esattamente.
D.M.: Certo, ripeto, si può fare un esame comparativo ma…
A.B.: Allora si può fare!
D.M.: …non è molto attendibile il risultato.
A.B.: Certo, non è molto attendibile, ecco scusi, però se per esempio questo esame comparativo di primo oggetto – scusi la terminologia assolutamente non ortodossa –  è un esame che da una soluzione del tutto negativa è da escludere ormai no? Cioè se dice questo non può appartenere, questa “W” non può essere di questo signore perché
D.M.: Bah, se si riferisce ad una “W”, che io conosco avvocato, le posso assicurare…
A.B.: Ma io glielo dico io che è o una “W” o una “S”.
D.M.: Ma se si riferisce ad un singolo elemento isolato e in più fra l’altro prodotto E.S.D.A. se è difficile già una dizione sapere chi l’ha scritta, in buona sostanza, trovare degli elementi incoercibili che individuano quella personalità, si figuri se in un segno qualunque, cioè su una “W”, c’è la possibilità di dire: “ appartiene al tale individuo”.
A.B.: Ecco, addirittura la “W”, le chiedo scusa, no, no, io non vorrei che lei vada avanti, vorrei che mi spiegasse… perché io sono un po’ tardo nel ragionare, mi perdoni, se la “W” che sarebbe stata trovata… la “W”, un’altra “W”, un’altra “M” eccetera, sarebbero state evidenziate da questa attività di recupero del grafema, diciamo così, e una volta evidenziato proprio fisicamente, nel senso visivamente, questo grafema, e si fa una comparazione, giusto?
D.M.: Si.
A.B.: …con il grafema che noi conosciamo, cioè noi sappiamo che questo grafema appartiene a Rosario Bevacqua, giusto? Va bene? Anche se non ci ha “W”, se da comparazione del grafema evidenziato dal sistema E.S.D.A. e quell’altro grafema viene subito ictu oculi, come prima diceva, evidenziato che l’uno non può appartenere all’altro allora?
D.M.: Vede avvocato, l’apparenza della perfetta identità come l’apparenza della perfetta diversità nelle scritture è ingannevole.
A.B.: E’ ingannevole.
D.M.: Perché attesa da insufficienza repertuale, che in quel caso avremmo, noi potremmo – è vero – azzeccare la verità può cadere in errore con la stessa probabilità che si ha quando si alza…
A.B.: Ohooo, io questo volevo, “azzeccare la verità”. Quindi praticamente questo metodo è assolutamente inidoneo a trovare la verità?
D.M.: Io infatti ho parlato…
A.B.: Grazie, solo questo volevo capire. Grazie.
D.M.: E solo questo io intendevo dire.
A.B.: Grazie per l’”azzecca” grazie.
A.P: Posso chiedere al professore se è stato accertato il numero delle pagine che quel blocco normalmente a quando è completo, rispetto a quelle trovate nel reperto?
D.M.: No signore. No avvocato. No perché non avevamo un reperto nuovo in comparazione per poter dire “questo aveva tot pagine” però, di sicuro, essendoci dei solchi latenti possiamo dire che un’altra pagina perlomeno c’era, che questa sia poi…
A.P: Si, si, ho capito perfettamente, lei anche ha capito che se si conoscesse il numero delle pagine originarie si saprebbe se è stata tolta una, due, tre, quattro pagine e quindi sarebbe importante accertarlo.
P.M.: Lo dirà la Polizia giudiziaria.
A.P: Certo.
P.M.: Non ha altre domande il P.M., ovviamente.
Presidente: Avvocato Fioravanti, prego.
A.F.: Io non so chi mi possa rispondere,comunque ho le conclusioni di tutti e tre i periti qui, sottomano, ma alle mie domande sono più terra, terra, più semplice. Cioè, se avete avuto sottomano le due precedenti perizie, o meglio l’unica perizia dell’avvocato Altamura e le conclusioni disgiunte dell’avvocato Altamura e Calleri prima di iniziare la vostra e durante lo svolgimento della vostra perizia.
D.M.: No, noi conoscevamo o comunque intuivamo quale poteva essere il risultato della perizia collegiale precedente in quanto nell’ordinanza di nomina veniva specificato il motivo per questo rinnovo e quindi per l’esistenza di un’ordinanza dell’ammissione dell’incidente probatorio e questo è in atti e il tribunale lo può esaminare. La nostra indipendenza di giudizio anzi è stata in questo senso favorita dalla sconoscenza, non solo della consulenza d’ufficio precedente, della perizia d’ufficio precedente, ma anche di quelle di parte. Solo alla fine ovviamente abbiamo avuto modo di sapere anche i risultati…
A.F.: Che in pratica erano alquanto discordanti dalle vostre, le conclusioni dell’avvocato Altamura e dell’avvocato Calleri – e poi ce le spiegheranno loro perché sono chiamati a testimoniare -. Ecco, io volevo sapere un’altra cosa professore, iniziando le scritture di comparazione, quando vi sono stati affidati gli incarichi vi sono state date, consegnate, delle scritture originali dell’epoca in cui vennero vergate? Oppure vi sono state date delle scritture attuali, che in base alla rogatoria avvenuta nel ’92, erano quelle di circa 10/11 anni dopo, come età, delle due esaminate?
D.M.: Guardi, per quanto riguarda la manoscrittura comparativa della Klenner Lohman Mariane avevamo un unico saggio formato da due fogli separati, ma un unico saggio che era quello che è stato acquisito dalla rogatoria, mi pare, che hanno fatto in Germania. Per quanto riguardava invece la manoscrittura autografa di Stellmacher Annegrette Magda avevamo oltre al saggio acquisito sempre alla stessa data del precedente, cioè mi pare 22.6.92 come vedo qui nella fotocopia, avevamo anche scritture del 1979 autografe di Stellmacher, ripeto, e dell’81/’82, comunque sono in atti. Evidentemente, sì come prima ho parlato, ho accennato ad una parità di termini conflittuali che per noi consulenti è molto importante, cioè se si scrive con una biro è opportuno che sia sta… fatto scrivere di saggio con una biro… se si dispone di un reperto a matita è meglio farlo scrivere a matita e così via, fosse un pennarello, un pennarello… Se per modo di dire dovessimo valutare la riferibilità di un murales, di una scrittura murales, cosa difficilissima, ma il saggio dovrebbe essere acquisito con la stessa… cioè facendo scrivere l’indagato, l’indiziato con un pennarello, quindi in piedi, eccetera… questo per realizzare condizioni prossime. Pertanto i saggi di epoca precedente o comunque scritture di epoca precedente riconducibili alla mano della Stellmacher, pur importanti perché non hanno fatto altro che confermare che gli elementi che abbiamo trovato anche nella manoscrittura comparativa erano perfettamente coerenti, tuttavia avevano meno valore, dal punto di vista tecnico, rispetto agli saggi redatti con una matita. Questo solo per una precisazione, insomma, però c’è una conferma nelle stesse identiche…
A.F.: Ecco e la sicurezza con cui avete concluso, almeno i due periti – la dottoressa Contessini e lei – la sicurezza con cui avete concluso, contrariamente alla probabilità di un perito precedente e alla certezza della non uguaglianza o non similitudine della precedente perizia, qual è stato? Cioè il fondamento di questa vostra sicurezza?
D.M.: Vede avvocato, se noi avessimo avuto a disposizione la perizia precedente e avessimo dovuto fare una disamina dell’elaborato peritale e aver quindi rilevato eventuali elementi che magari potevano non essere condivisi, noi potremmo fare una determinata discussione, un ragionamento evidenziante determinati caratteri di non convergenza dal punto di vista tecnico a prescindere dal fatto che non lo so se sia capitato ma ciò che mi ha messo in crisi, l’ho detto prima, dopo aver fatto la mia indagine, è che su quel documento, com’è stato detto dall’avvocato in udienza, c’è una scritta addirittura del 1981, il fatto risale all’83… cioè, questo scrupolo, anche, di riguardare il tutto per… pertanto, avvocato, l’attendibilità del nostro giudizio deriva, in primo luogo, dal fatto che le scritture sono spontanee, parlo dell’una e dell’altra persona perché siamo nelle stesse identiche condizioni…
A.F.: Epoche diverse…
A.B.: Anche quelle del Pacciani sono spontanee…
A.F.: Epoche diverse…
A.B.: Anche le scritture scritte nell’81?
D.M.: Non sono ancora stato interrogato, se lo vuole io esprimo il mio giudizio anche in ordine…
A.B.: Anche in ordine dell’altra persona… scusi, scusi…
Presidente: Scusate, no, no, no.
D.M.: Della Stellmacher e della Lohman
A.B.: Ah ecco, no!
Presidente: Noi parliamo di quelle scritture per le quali è stato affidato l’incarico.
D.M.: Si, si quelle, per carità! Per carità. Io non vorrei, ripeto, per tornare… non conosco la consulenza dei colleghi che hanno preceduto la nostra, insomma, però io dico, a volte i più grossi errori nelle perizie calligrafiche derivano dal fatto che agli periti vengono forniti elementi che vanno al di là della questione grafica e spesso conducono, pur in buona fede, a aprioristicamente accettare una diagnosi. Io non so se sia capitato questo, né mi permetto, però se l’avvocato mi fa una domanda del genere l’unica possibilità che ho è quella… non ho materialmente la possibilità di esaminare l’elaborato e di discutere i vari punti, certo è che attraverso la nostra indagine, separatamente, abbiamo trovato tali convergenze, e sono state documentate, noi siamo subito immediatamente qui per visualizzarle se le persone credono, insomma, talmente tali e tante, quindi ci sono condizioni quantitative e qualitative ma soprattutto c’è un’altra condizione che è estremamente importante nella valutazione ed è quella che non esiste nessun elemento contrario. Cioè se ci fosse un elemento contrario che può destare dubbio, perplessità e prudenza, fare affermazioni di possibilità o di probabilità elevata. Nella mia relazione – e ho visto stranamente, dico stranamente perché le relazioni ce le siamo passate al momento, in presenza del dottor Lotti – ho citato una parte di un intervento del dottor Tullio De Rose, ottimo collega, meraviglioso collega, un intervento che si trova in un supplemento della rivista del Consiglio Superiore della magistratura e ho fatto cenno a questo nella perizia, si Presidente, “il giudizio conclusivo della perizia deve scaturire dalle valutazioni, descrizioni, comparazioni fatte che in sostanza ne costituiscono la motivazione logica e tecnica. Il giudizio è di certezza solo se le corrispondenze grafo-dinamiche generali e di dettaglio sono tante” condizione quantitativa “e tali” condizioni qualitative “da consentire un’indiscutibile risposta di assoluta certezza”. Non mi dilungo a leggere il resto ma in sostanza il resto dice: in tutti gli altri casi il perito coscienzioso deve fornire…
Presidente: Era un’incontro di studi, era un incontro di studi.
D.M.: Incontro di studi sissignore.
A.F.: Ecco professore io volevo chiedere ancora un’altra cosa, se e nella sua perizia se ne parla a pagina 65 e a pagina 66, sono le due pagine conclusive, si parla di “indici di identità gestuale” e “giudizio di identità geografica”, ecco questi due elementi…
D.M.: Vado alle pagine 65 e 66.
A.F.: Pagina 65 e 66, pagina 65 penultimo capoverso finale…
D.M.: Si.
A.F.: “Meccanismi di tracciamento”, “Indici di identità gestuale”;
D.M.: Di identità gestuale, si.
A.F.: E pagina 66, primo capoverso fine: “Giudizio di identità genografica”, sono due espressioni che vanno di pari passo con quella certezza che voi avete rilevato conclusivamente oppure ci può essere un indice di identità genografica che è insita nella scrittura – mi limito a fare questo giudizio proprio ignorantemente – mentre l’identità gestuale non è insita nella scrittura ma nella persona? Da quanto posso rilevare, però questo giudizio non lo voglio dare, è lei che mi dovrebbe dire se sono… in questo esame – perché noi esaminiamo una scrittura con altre scritture di comparazione – se questo esame da lei fatto fa rilevare che i due caratteri, gestuale e genografica, sono uniti nella certezza delle conclusioni, sempre. Perché lo capisco nella Stellmacker, non lo capisco nella Lohmann. Perché per la Stellmacker sono state esaminate scritture, comparate, dell’epoca dei fatti o prima, mentre per la Lohmann no. Ecco, non capivo questa conclusione generica per tutte e due le persone.
D.M.: Bene, allora gli indici, come lei ovviamente rileva, di identità gestuale non sono altro che peculiarità di identificazione dinamo grafica, in buona sostanza sono tracciamenti personali che consentono di identificare una mano scrivente ma sono anche elementi – nella loro sommatoria evidentemente, perché ogni elemento unico isolato potrebbe essere indiziario per… di gestualità per due mani differenti, ecco, se lo vogliamo dire – ma vede, noi dobbiamo avere la convergenza di tutti questi meccanismi personali, due persone, in buona sostanza, possono avere il naso aquilino, le orecchie piccole, la bocca con le labbra strette ma un particolare solo è diverso: occhi neri in una ed occhi azzurri nell’altro, ebbene, nessuno può dire che si tratti della stessa persona, o forse solo chi osserva, tutto tranne gli occhi, cioè l’elemento che conduce ad un giudizio opposto. Nella scrittura questi indici di identità gestuale sono tutti quei meccanismi di tracciamento che personalizzano, per quanto attiene ovviamente le dizioni in accertamento, la personalità scrittoria di una e dell’altra mano scrivente a cui, ovviamente, alle quali appartengono le due dizioni in verifica. Dire identità gestuale e motivare il giudizio di identità genografica, cioè di identità di origine grafica di quell’elemento è la stessa identica cosa, tanto è vero che noi poi nella valutazione riassumiamo il tutto dicendo che la dizione numerica tot – tot – tot appartiene senza ombra di dubbio alla mano di… quindi proprio lo diciamo chiaramente, però come tecnici utilizziamo anche queste espressioni cioè identità genografica, unicità genografica, unicità di mano, identità segnica o altro.
A.F.: Io vorrei una risposta dalla dottoressa o professoressa Contessini. Ecco, era sul punto, forse è temeraria questa domanda professoressa, sul terzo punto già trattato insieme all’avvocato mio collega, avvocato Bevacqua, le tracce grafiche invisibili. L’ipotesi nell’album, in quella pagina, c’erano delle scritte, o nella pagina precedente, delle scritte in italiano: “Ho acquistato uno sportello del gas… 5 luglio 81 dal signor Brugi… pagato lire 18.000…” ecco, vi è venuta in mente a voi di esaminare anche quella scrittura? Perché voi avete esaminato dai segni quasi invisibili, o meglio senza che il GIP ve lo chiedesse, ve lo mettesse nei quesiti, voi avete tentato un esame di quei ricalchi – li chiamo così, è impropria la parola – avete tentato di esaminare, sarebbe una perizia merceologica, chimica penso, sull’inchiostro, sulla scrittura, sull’anzianità di quella scrittura, ma di dare un giudizio anche mentale che gli è rimasto fuori del foglio, vi è rimasto sulla penna?
S.C.: Beh, dunque avvocato ovviamente quando ci viene affidato un incarico che abbiamo a disposizione un reperto, per fortuna in originale, è evidente che fa parte del nostro compito di periti, proprio tenuti quindi rigorosamente a compiere un’indagine che possa mettere in luce tutto quanto è evidenziabile attraverso il reperto stesso, di analizzare effettivamente tutto ciò che comporta e appare nell’ambito di questo reperto. Quindi chiaramente sono state osservate appunto attraverso la strumentazione di ingrandimento, attraverso anche un’osservazione diretta, attraverso l’utilizzazione di luce radente anche queste pagine del block-notes, il quesito però era molto specifico, il quesito non lasciava ombra di dubbio su quale dovesse essere comunque la nostra risposta, negativa oppositiva che potesse poi risultare, quindi noi eravamo tenuti a rispondere solo ed esclusivamente appunto a quello che era stata la domanda, il quesito hanno posto, però è evidente che noi abbiamo avuto a disposizione questo reperto e quindi lo abbiamo analizzato con tutti chi gli scrupoli del caso.
A.F.: Si lo so ma neanche l’altro quesito vi era stato posto, cioè quello di analizzare…
S.C.: Noi infatti… non è stato riportato nell’ambito delle nostre narrative nessun elemento in relazione a questo perché esulava ma dato che appunto sono elementi che un perito grafico che si mette ad analizzare, – ad ispezionare con la rigorosità, appunto, richiesta dal caso – un determinato reperto, nel caso specifico il block notes – peraltro abbiamo analizzato con lo stesso scrupolo anche gli altri reperti comparativi, perché comunque se ci fossero stati degli elementi da osservare li avremo comunque osservati ed eventualmente se c’erano osservazioni da muovere in un secondo tempo si potevano comunque evidenziare – quindi è chiaro che avendo in mano questo originale era nostro dovere analizzarlo con grande scrupolo.
A.F.: Ecco, non è l’oggetto della vostra perizia ma lo stato di questo blocco, quando lo avete avuto in mano, l’originale, come era? Ammuffito? Sgualcito?
S.C.: No, non si presentava né ammuffito, né sgualcito, né con macchie evidenti, né appunto con segni di, non so, stropicciamento, cose di questo tipo, quindi apparentemente, diciamo così, tra virgolette in buono stato.
A.F.: Io lo vorrei chiedere al professor Marchi, se non erro…
S.C.: Professor Lotti.
A.F.: Lotti, scusi, al professor Lotti, perché deve aver esaminato queste pagine…
F.L.: Certo.
A.F.: Ecco, c’erano macchie in queste pagine? Macchie di varia natura.
F.L.: La domanda me la pongo in questo momento, perché sì ricordo di aver osservato il blocco, ovviamente con l’attenzione e lo scrupolo posto nella parte posteriore, cioè nel cartoncino…
A.F.: nell’ultimo… cartoncino…
F.L.: Quello che era oggetto di quesito, il blocco appariva in condizioni… insomma appariva un blocco vecchio, diciamo, maneggiato non malridotto, ecco, è difficile ora operare dei giudizi qualitativi e quantitativi, direi, c’era forse qualche traccia di umidità ma non a forma di macchia o di muffa; credo di ricordare, sì ricordo che è costituito da fogli staccabili, una volta staccati i quali resta una specie di, diciamo così, di matrice nella parte superiore. Non ho controllato a che punto di ordine di pagine si trovasse quella che appare la prima dopo la copertina, sicuramente non era la prima del blocco, ricordo… ma comunque può essere esaminato e confermato quindi non occorre andare per ipotesi o per ricordi, si può vedere qual’è l’ordine dei fogli e per quanto riguarda le matrici rimaste in piedi, nessuno può dire se sono state tolte le matrici, cioè anche le strisciole che di solito rimangono dopo lo strappo. Ho il dubbio, però è solo un dubbio, non so se è il caso di dirlo che in una qualche parte della copertina ci sia scritto il numero totale di fogli in originale…
P.M.: Mi sembra proprio di sì.
F.L.: Mi sembra 34, se non sbaglio, 31… una cifra del genere. Quindi quelle obiezioni fatte prima potrebbero avere una risposta da un esame semplicissimo e diretto.
P.M.: C’è scritto quanti fogli sono: 50.
F.L.: Ecco 50, allora mi sbagliavo.
P.M.: Sulla copertina del blocco.
F.L.: E’ scritto sulla copertina, almeno in originale erano 50. Quindi si può controllare se nella matrice ci sono ancora 50 fogli, in tal caso è possibile riconoscere l’ordine…
Presidente: Comunque il blocco è a vostra disposizione… se lo volete vedere…
A.F.: L’abbiamo visto più volte.
A.F.: Io ho finito, io ho finito.
A.B.: Signor Presidente io mi pongo un quesito e lo pongo anche al signor Pubblico Ministero, si tratta di questo: la relazione tecnica che io ho in atti, è quella del signor Pubblico Ministero, è relativa all’accertamento di questi grafemi, cioè della compatibilità di questi numeri – trovati questi a matita – sullo schizzo, con queste persone… con le persone che le avrebbero eventualmente fatte. Questa relazione però va un po’ oltre perché addirittura fa un’indagine E.S.D.A. ed allora il problema è questo: io pensavo che oggi ci fosse anche il consulente tecnico del P.M. il quale avrebbe dovuto eventualmente dire la sua, o le sue cose, in ordine sia all’accertamento peritale, sia eventualmente…
P.M.: Lo giudicherà il P.M. se è opportuno o meno.
A.B.: Scusi, ancora non ho finito…
Presidente: Comunque, prego.
A.B.: Ho finito? Eh? E quindi in ordine anche a questo accertamento E.S.D.A.. Che cosa succede se i signori periti se ne vanno e mi viene il dottor Donato? Il dottor Donato mi discuterà di un qualche cosa che i signori periti non hanno neppure…
P.M.: Avuto come incarico.
A.B.: Avuto come incarico. Ne hanno accennato oggi a loro e quindi io mi oppongo comunque a sentire il consulente tecnico, oggi non è avvenuto, fatti suoi. Non può essere sentito.
P.M.: Come no!
A.B.: Io lo dico subito, mi oppongo a che venga sentito…
P.M.: Si opponga.
A.B.: Io mi oppongo poi lei fa quello che crede…
P.M.: Non vedo come un consulente tecnico…
A.B.: Perché il consulente tecnico avrebbe dovuto essere presente oggi.
P.M.: Il consulente tecnico, bisogna vedere il P.M. su cosa lo vuole sentire, se non lo vuole sentire su quelli che sono l’oggetto della consulenza dei periti non vedo come dovevano essere presenti a domande diverse che io vorrò, se potrò, se riterrò e se la Corte li autorizzerà, fare al consulente tecnico. Io queste domande che abbiamo fatto ai periti nominati dal GIP ovviamente al consulente tecnico non gliele faccio perché è ovvio che concordo, quindi non vedo come io debba portare il consulente tecnico del P.M. su fatti che sono oggetto di perizia sulla quale io non ho niente da far dire al consulente tecnico.
A.B.: No ma siccome la perizia si è allargata – fra virgolette -…
P.M.: Lo abbiamo appreso.
A.B.: Lo abbiamo appreso ora e lei vorrebbe, almeno da quel che ho capito…
P.M.: No, no io non voglio nulla.
A.B.: Lei farà venire il consulente tecnico, ha detto prima, il quale discuterà…
Presidente: La perizia non si è affatto allargata, la perizia è quello che è e tale resta. Ci sono delle linee di indagine che, se riterrete di prospettare alla Corte, potete però in ipotesi di fare oggetto di… ma in ipotesi…
P.M.: E’ questo!
Presidente: Un altro accertamento peritale.
P.M.: Questo era il motivo per cui il P.M. ha ritenuto opportuno che il professor De Marco, avendo detto delle cose al solo P.M., lo dicesse pubblicamente perché se la Corte, o le altre parti, ritengono… il professor De Marco ci ha detto un tipo di indagine diversa, che non è stata ancora fatta perché ce l’hanno solo a Wiesbaden si può fare… Tutte le parti hanno tutti…
Presidente: Questo è tutto da vedere!
A.B.: Certo Presidente! Ora, siccome il signor Pubblico Ministero ha introdotto questo discorso, anzi lo ha introdotto il perito d’ufficio…
P.M.: Menomale.
A.B.: Ma il Pubblico Ministero si riservava poi insistere su questo punto, almeno così ho capito io, forse sbaglio, sbaglio sempre, sulla relazione tecnica in tema di accertamenti gravi…
Presidente: Lei sbaglia raramente avvocato.
A.B.: No, no sbaglio, io ho un po’ di naso, lungo, quasi alla Cirano De Bergerac, non come quello ma insomma…
Presidente (fuori microfono): Figuriamoci io…

A.B.: Ecco Presidente, però io volevo domandare, dato che il signor perito d’ufficio, il professore ha accennato a questo sistema, se – io gli vorrei mostrare – se questo è il sistema normale, è una fotografia…
A.B.: (fuori microfono): …
D.M.: Questa è una fotografia…
Presidente: A luce radente.
D.M.: A luce radente.
Presidente: A luce radente.
A.B.: E quindi è di questo sistema?
Presidente: No, l’E.S.D.A. è un’altra cosa.
P.M.: E’ un’altra cosa l’E.S.D.A.
D.M.: …polizia inglese, polizia scientifica inglese che avviene in questo modo: il procedimento, se la Corte ha una cortesia…
Presidente: Si ce lo racc… no… in due parole ci fa comodo anche noi saperlo.
D.M.: C’è una specie di scatola sulla quale viene appoggiato il reperto e si suppone anche avere dei solchi ciechi, questa scatola nella parte della superficie… nella parte della superficie esterna a un determinato tipo di elettricità – non so se negativo o positivo, comunque elettrostatica, quindi… facciamo conto che sia positivo – viene impressa quasi sottovuoto spinto, mi spiego? Cioè verso la superficie della tavoletta, su questo foglio viene adagiato con un rullo un sottile foglietto, sembra di plastica o cosa simile, sottilissimo il quale pure si adagia per contatto e viene spinto verso il basso, mi spiego? Dopodiché questo foglietto viene caricato con uno strumento esterno – non so quanti volt ma notevoli perché c’è il segno della morte sopra quindi è anche pericoloso l’uso, ecco bisogna stare molto attenti – viene caricato di un valore ovviamente opposto, un negativo o positivo a seconda… questo non lo posso precisare adesso, anche perché sono molto gelosi nello spiegare questa metodologia, forse come se avessero loro solamente…
Presidente: Certo.
D.M.: E su questo poi viene cosparsa una polvere… tipo la polvere che si usa nelle fotocopiatrici, un toner, penso che sia un toner… E’ una polvere sottilissima che ha una determinata carica elettrica che va a depositarsi per attrazione, diciamo, solamente nei punti che sono più vicini alla tavoletta dov’è adagiato questo elemento. Ovviamente noi ricaviamo una traccia nera…
Presidente: Riempie quei solchi…
D.M.: Dopodiché fatto questo adagiano nuovamente su questo velo di plastica sottile una specie di piano vetroso, viene incollato, levato il tutto e il reperto rimane inalterato. Se, se mi si consente questa precisazione – perché è successa allora e io posso dire alla Corte – se il reperto è il terzo o il quarto foglio, attenzione bene, rispetto a quello in cui la persona ha scritto ovviamente il segno, solco latente prodotto, è debolissimo, ecco perché mi diceva il capo della polizia scientifica francese, loro lo lasciano per un tot ore in un ambiente che penso sia umido, tutto qua, non lo so, era una specie di frigorifero, lo lasciano lì per ore… eccetera. Dopodiché effettuano il rilevamento, se non è sufficiente questo mettono il foglio, lo adagiano, su una specie di vaschetta contenente un liquido, che penso sia acqua, e sorretto da tanti punti che sporgono esternamente dall’acqua per cui il reperto rimane sempre e comunque fisicamente integro, in sostanza. Quindi questa visualizzazione è di questo tipo, quella che lei mi ha fatto vedere avvocato invece è la visualizzazione che si ottiene con luci radenti, tecnica che esisteva prima dell’E.S.D.A.
F.L.: Ci è stata mostrata una doppia foto, direi che questo…
D.M.: L’altra non so che cosa sia, se l’altra è una ricostruzione a mano libera della figura oppure se…
P.M.: E’ stato fatto con la luce radente, per questo io spiegavo all’inizio che si può fare con una tecnica che è quella che ha spiegato il professore che noi non abbiamo potuto usare.
D.M.: Queste sono fotografie a luce radente… luce radente… questa qui con ogni probabilità è il rilevamento, penso io, grafico… ecco, io posso far vedere all’avvocato e alla Corte tutti i rilevamenti analoghi a questi.
A.B.: (fuori microfono): …
Presidente: Va bene, va bene signori quindi…
P.M.: Presidente se mi consente…
Presidente: Abbiamo acquisito notizie sul…
P.M.: Sull’E.S.D.A. e sulle possibilità tecniche, le sanno tutte le parti, ora le sa anche la Corte.
Presidente: Bene.
P.M.: Io volevo fare l’ultima domanda, se mi consentono, ed è questa…
Presidente: Prego.
P.M.: I periti ci hanno detto di aver esaminato il blocco nella sua interezza e ci hanno spiegato, mi sembra il professor De Marco con molta chiarezza, come uno degli elementi che è rimasto loro impresso per lo svolgimento del lavoro è che le due cifre scritte dalle due persone identificate nell’ultima pagina hanno una caratteristica: quella della spontaneità. Il professor De Marco ci ha detto anche: – ho guardato anche le scritte interne, nessuno ad oggi mi ha fatto la domanda sulla spontaneità di quelle scritte – gliela faccio oggi io, professore. Ci può dire qualcosa?
D.M.: La scritta che appare visibile a tutti nell’attuale primo foglio del block notes, questa indicazione che parte con quella data – 13 luglio 1981, se non vado errato – ecco, esaminata profondamente, si discuteva anche con la collega grafologa, presenta un andamento quasi, a volte frazionato, cioè non una continuità che di solito si ha nella scrittura. Cioè non un prodotto diretto: – pensiero, azione scrittoria – ma quasi un prodotto indiretto quale può risultare dalla copiatura di un qualche cosa già predisposto. A tal punto che alla fine della dizione “lire 8.000” si chiudono le virgolette. Perché? Per carità, la mia valutazione, Presidente, deve essere ritenuta esclusivamente di possibilità, noi non siamo dei maghi, siamo dei tecnici e quindi è questa impressione… abituato ad esaminare molte scritture… ho fatto 1700 perizie solo nel penale, quindi di scrittura almeno 1700 ne ho esaminate, magari male, per carità, ma ne ho fatte. Per cui si acquista quella sensazione… quella sensazione lì non è non è di una scrittura immediata ma di una scrittura copiata e oltre all’elemento finale della chiusura con virgolette ci sono due “R” leggibili, lo stesso anche senza plateau di “murratura” che vengono addirittura ritoccate, quasi che si rendesse meglio leggibile. Allora siccome il perito grafico è anche chi deve esaminare il contenuto psico-grafico di un movimento, ci si può chiedere per quale motivo senta la necessità di correggere un’annotazione che è fatta – se fatta nel 1981 e non dell’83 – avrebbe avuto un ben poco senso logico. Più di questo però…
P.M.: La stessa cosa si dice anche per “8000” mi sembra, no? Sulla “8”, se vuol guardare…
D.M.: Certo, certo, certo.
P.M.: Bene grazie, non ho altre domande.
A.P: Ne avrei una…
Presidente: Avvocato Pellegrini.
A.P: Parlando appunto di queste scritture apparentemente datate ’81, per quanto è a loro conoscenza, esistono dei sistemi tecnico-scientifici che consentono di accertare l’anzianità dell’inchiostro? E se questa ricerca ha un margine di errore nell’ordine del mese, dell’anno, del biennio, del quinquennio… in modo da stabilire eventualmente se possa essere riferita all’81 o all’83 o al ’79.
D.M.: Puoi farlo tu.
F.L.: A mia conoscenza non esistono tecniche che permettono a distanza così ravvicinata di avere una discriminazione di stima temporale che possa distinguere l’81 dall’83. Inoltre si tratta di una scrittura a biro, se non vado errato, cioè con un inchiostro organico che mal si presta a datazioni come invece sarebbe stato forse più possibile con inchiostri contenenti materiali ferrosi. Ben inteso, datazioni sarebbero possibili solo con riferimenti di inchiostri contemporanei e a patto che ci siano gli elementi di confronto, quindi io direi che per mia conoscenza non esistono tecniche capaci di discriminare una scrittura a biro dell’81 da una dell’83 letta nel 1984.
A.P: Grazie.
Presidente: Altre domande?
A.S.F.: Si Presidente.
Presidente: Avvocato Santoni Franchetti.
A.S.F.: Voi avete guardato questo block notes attentamente, come lo stesso Pubblico Ministero ha detto, avete notato se questo block notes portava delle pagine, delle gore? Segni di deterioramento in parte?
S.C.: Io ho già risposto precedentemente…
Presidente: Avvocato è già stata posta la domanda.
A.S.F.: Forse ero assente, comunque andavo poi a quelle consequenziali.
Presidente: Forse lei era assente, forse era solo distratto…
A.S.F.: Mi ero alzato un momento.
Presidente: E’ stata ripetutamente fatta questa domanda, date le risposte, per cui non la ammetto.
A.S.F.: Io volevo sapere, non so se ho chiesto anche questo, se è stato parlato, se si può capire quali sostanze hanno deteriorato questo block notes. E’ stato chiesto anche questo?
P.M.: Non è deteriorato.
Presidente: Hanno detto che non è deteriorato.
A.S.F.: Non è deteriorato.
Presidente: Sostanzialmente.
A.S.F.: Perfetto. Allora volevo sapere questo, se le scritte sul retro sono facilmente o in che misura deteriorabili. Che cosa voglio dire? Si sostiene che questo block notes sia stato all’aperto, ora dico questo: quello che è stato scritto, non so se anche questo è già stato domandato…
Presidente: Domandi, domandi avvocato.
A.S.F.: Ecco, se queste scritture esterne sono facilmente, da agenti atmosferici, quindi sole – o non dico acqua perché questa è troppo evidente – o comunque altre sostanze chimiche a cui possono essere per caso stati avvicinati, se queste sostanze o agenti atmosferici possono facilmente o meno deteriorare le scritte. Ecco la domanda.
S.C.: Deteriorare nel senso di poi non poterle più leggere chiaramente?
A.S.F.: Esattamente, non leggere o addirittura scomparire.
S.C.: O addirittura scomparire.
A.S.F.: Questa è la domanda.
S.C.: Beh diciamo che comunque già una manipolazione fatta per esempio con le dita della mano sudate potrebbero in qualche modo, effettivamente, apportare delle variazioni. Ora nel caso specifico questo tipo di riscontro non c’è perché noi le abbiamo potute comunque evidenziare e poi con l’apporto, tra l’altro della strumentazione messa a disposizione dal collega Lotti, ancora di più visualizzare quelli che sono gli elementi delle profilature grafiche.
A.S.F.: Che non vi siano alterazioni era evidente, anche fra l’altro si vedeva guardandolo icto oculi, come dice il relatore, ma quello che voglio sapere, quindi sono abbastanza facilmente deteriorabili queste scritture esterne? Non sono scritture, non so, con inchiostri, come tipo biro per cui difficilmente questa scrittura va via?
Presidente: Professor De Marco risponde lei?
D.M.: Si signore se me ne dà la facoltà. Avvocato, il discorso è questo: non dobbiamo solo vedere quali sono le scritture che eventualmente vengono deteriorate ma l’ubicazione delle…
A.S.F.: Certo.
D.M.: Ora, abbiamo un’indicazione numerica, facciamo conto che questo sia il block notes, qui, in alto. D’accordo? Bene, com’è questa indicazione numerica? È scritta in matita. Di che matita si tratta? Con ogni probabilità è una 2B, cioè a grana piuttosto tenera, grafite tenera. Possiamo fare un esperimento, proviamo a prendere un blocco che abbia una certa consistenza, quindi il peso, e lo buttiamo un po’ di volte di qua e di là, sul tavolo, eccetera, magari con qualche parte umida e così via, vedremo che questa scritta sarà facilmente deteriorabile. Se la scritta fosse stata in biro sicuramente sarebbe stata meno deteriorabile. Ora, alla domanda, avvocato, io le rispondo…
A.S.F.: Ha già risposto.
D.M.: …che quella scritta non è affatto deteriorata.
A.S.F.: Questo è sicuro, non era questa la domanda, ha già risposto comunque alla domanda: se era o meno facilmente deteriorabile, cioè se gli agenti atmosferici, uso, eccetera potevano deteriorare. Era questa la domanda, è evidente che non era deteriorato: si leggeva benissimo, almeno così mi ricordo – questa volta grazia Dio Pubblico Ministero – esattamente. Quindi era molto importante sapere questo grado di deterioramento. A questo punto la difesa, Presidente, visto che nessuno, mi sembra l’abbia sollevato, fa un’istanza affinché – ha detto il perito che si può con strumenti specifici, in Germania mi sembra – fare quest’ analisi, questa parte civile che, ripeto, è per la verità, sapere cosa c’è scritto, se si può ricavare qualche cosa. Avevamo fatto delle istanze inizialmente Presidente, oggi ne abbiamo avuto una riposta – e per caso non l’avevo e mi dispiace – sentita, anche sull’analisi… per sapere se dice la verità o no Pacciani, diciamo le cose come stanno, lui dice di averlo preso in una discarica, benissimo si può sapere se è stato preso in una discarica o meno? Oggi si può sapere qualcosa di ulteriore di questo che è il reperto forse più importante che abbiamo in mano, almeno a mio avviso, ecco quindi vi è questa istanza affinché tutte quelle indagini che si possono fare in maniera più approfondita possibile siano fatte. Perché penso che sia fondamentale.
Presidente: Cioè che cosa vuole? In sostanza… specificamente avvocato le indagini…
A.S.F.: Attraverso il sistema E.S.D.A. questo sistema… che non è soltanto il sistema però, mi è sembrato di capire, da quello che ha detto il perito, che il trattamento precedente a questo tipo di lettura che è importante. Non è tanto importante lo strumento con cui si va a leggere ma il sistema precedente e quindi su questo sistema precedente mi sembra che sia usato soltanto in determinati posti, ha citato una località il perito allora io chiedo…
D.M.: Il Bundes Kriminal Amt di Wiesbaden, nella sezione proprio di manoscrittura e basta, quindi fanno scritture solo sulla mano scrittura in questa sezione.
A.S.F.: Allora io chiedo che questo block notes sia inviato in questa località, in questo istituto di ricerca, di analisi, affinché tutto ciò che si può leggere di non visibile sia letto, sia esaminato, sia scoperto, sia scovato, sia in qualche modo… se si può ricavarne qualche cosa sia ricavabile perché mi sembra che qualsiasi altro tipo di lettura non sia completo, non sia esaustivo, non sia per noi tranquillizzante.
Presidente: Avvocato non è che noi possiamo inviare il blocco laggiù, lei vorrà chiedere semmai una perizia…
A.S.F.: Eh una perizia! Ma se soltanto in questo posto si può fare questo tipo di analisi perché no mandarlo…
Presidente: Possono essere autorizzati…
P.M.: I periti ad andare laggiù.
A.S.F.: Certamente ma l’analisi si farà laggiù. Il block notes dovrà evidentemente essere portato là dove si può fare questo tipo di ricerca.
Presidente: Cosa dicono gli altri interessati? Si tratterebbe quindi di evidenziare con il sistema E.S.D.A. le scritture invisibili, chiamiamole così…
D.M.: Certo, o solchi latenti.
Presidente: Tracce cieche?
D.M.: Solchi ciechi o tracce latenti.
A.P: Io mi associo alla richiesta di perizia dando specifico incarico ai feriti che saranno a questo scopo nominati di svolgere quelle indagini con le opportune strumentazioni di cui stamattina abbiamo sentito parlare per evidenziare, perché siano evidenziati tutti quei segni latenti che per definizione, allo stato attuale, evidenti non sono. E quindi su questo punto mi associo alla richiesta del collega Santoni Franchetti. Volevo domandare, conclusivamente per parte mia, ai periti se hanno qualche cosa da aggiungere – mi sembrava che non fosse stato completato – il loro pensiero, le loro osservazioni in relazione a quelle scritture, queste sì evidenti, che appaiono sulle pagine del block notes in ordine alle quali il professor De Marco ha espresso il suo giudizio sulla spontaneità ma forse, mi par di capire che da quello che diceva la dottoressa, i periti nell’esaminarle hanno fatto anche altre osservazioni in proposito e ritengo che sarebbe utile che ce le esponessero.
F.L.: Nessuna osservazione da parte mia in quanto sono perfettamente leggibili, semmai le osservazioni sono di altro tipo, di tipo psicografico.
D.M.: Il contributo che è stato dato è notevole, dal professor Lotti, dal dottor Lotti, perché in effetti qualche traccia grafica di queste scritture, ripeto, spontanee poteva a causa della superficie rugosa di questo reperto – perché è rugosa, abbastanza, alla superficie – essere nonna chiaramente interpretata e quindi noi abbiamo avuto una più chiara collocazione dei punti di partenza, di avvio e quindi di rafforzi pressori eccetera anche grazie all’intervento e la visualizzazione…
F.L.: Forse… Tu stai parlando delle cifre sul dietro…
A.P: No, no si sta parlando della scrittura “13 luglio 81”, parlo di quelle, forse non…
D.M.: Mi perdoni, siccome ha parlato di scritture io intendevo per forza quelle.
Presidente: Signori, sentite, scusate, no, no, no, scusate perché…
A.B.: Stiamo uscendo fuori dal seminato, completamente.
Presidente: Esatto, esatto, cioè il seminato è questo: sono i numeri; quelli sul retro dell’album.
A.P: Mi permetta Presidente…
Presidente: Possiamo, naturalmente, far dire, abbiamo fatto dire che c’è ulteriore materia di indagine se vogliamo ma non possiamo fare una perizia in udienza che non abbiamo ammesso.
A.P: Ma mi pare che i periti… se si chiamano soltanto per fargli confermare la perizia già fatta è un lavoro abbastanza superfluo.
Presidente: Ma noi stiamo introducendo una nuova indagine peritale, che non abbiamo ancora ammesso.
A.P: Hanno detto che dovere…
Presidente: Loro ci possono dire che in base a quello che hanno rilevato è possibile rilevare che ci sono tracce latenti, ci sono scritture, ci sono… possono dirci che quella… ma poi basta perché sennò qui dobbiamo allora dire ALT, a questo punto nuovo incarico, se lo chiedete, se la Corte lo ritiene perché poi è tutto da vedere Eh, attenzione!
A.P: Questo è pacifico.
Presidente: Capito? Sennò qui gli facciamo fare una perizia, se siete tutti d’accordo si può anche far fare subito…
A.P: La prenessa…
Presidente: Anzi il nuovo codice vorrebbe che questo fosse…
A.B.: Entro 60 giorni.
P.M.: No anche in udienza.
Presidente: Anche in udienza, no, il nuovo codice dice in udienza, se non è possibile…
A.P: 60 giorni.
Presidente: Allora altolà. Chiariamoci.
A.P: Dal momento che questo esame, evidentemente, l’hanno fatto, che hanno ritenuto loro dovere allargare il campo di indagine a tutto quello che il blocco poteva dire, queste risposte sono sostanzialmente già pronte, quindi se lo vogliamo far introdurre al livello di domanda – e la mia domanda è ammissibile – si può porre la domanda e avremo la risposta; se lo vogliamo introdurre tecnicamente, processualmente attraverso l’affidamento di un ulteriore incarico al quale stasera, nel pomeriggio possono rispondere, mi par di capire, in questo senso, in ipotesi formulo la richiesta.
Presidente: La linea corretta sarebbe questa avvocato.
A.P: Perfetto, allora mi allineo alla linea corretta e faccio questa richiesta.
Presidente: Quindi la sua richiesta precisa qual’é?
A.P: La mia richiesta precisa: attraverso l’esame delle annotazioni, che mi pare siano due se non ricordo male…
A.B.: Sono quattro.
A.P: Sono quattro, va be’ meglio ancora, sono quattro le annotazioni che appaiono sulle varie pagine del bel blocco, quindi non mi riferisco agli numeri che sono sul retro ma alle scritte dove si dice “comprato lo sportello per il gas” eccetera… se sono… la domanda a questo punto… se sono riferibili alla mano di Pacciani Pietro; se sono scritture spontanee; se è possibile individuare qualunque altro riferimento che ci possa indicare l’epoca in cui queste scritture, queste tracce, questi grafemi sono stati tracciati sui fogli del block notes. Queste sono le richieste ed il quesito che sostanzialmente si possa affidare ai periti.
Presidente: Mah, prima, scusate, prima di tutto non chiediamo ai periti, ammesso tutto, cose a cui non possono rispondere, non so, sulla spontaneità si può anche fare un quesito specifico ma già abbiamo avuto questo giudizio che vale per quello che vale, eh attenzione bene, però quanto meno su questo punto, attraverso una perizia, sarebbe accertabile, o sì o no, naturalmente.
A.B.: Come San Pietro mentì tre volte, Pacciani quattro volte.
Presidente: Non lo so, non lo so quante volte.
A.B.: Ma San Pietro mentì tre volte, Pacciani quattro.
Presidente: Non lo so. Pacciani non mente mai secondo lui.
A.B.: No, no.
Presidente: Sono gli altri che mentono…
A.B.: Qua quattro volte.
Presidente: Invece sul resto non lo so, per esempio a quanto… all’epoca in cui può risalire io non credo che i periti possano dare questa risposta, me lo conferma?
D.M.: Per economia processuale il fatto di far fare una perizia che noi non possiamo eseguire, perché è merceologica, tendente a valutare se nella manoscrittura apparente sia riferibile all’anno ’81 o all’anno ’83 non rappresenta assolutamente possibilità e quindi una diagnosi, una valutazione potrebbe forse essere espressa in termini di estremamente possibilistici, non probabilistici. Così anche una valutazione dal punto di vista dinamografico della scrittura, della spontaneità, sì arriverebbe a quello che era stato notato, in buona sostanza direi di sì, mi dà l’impressione che… Il perito deve dire così perché ovviamente esprime una valutazione e quindi anche in termini possibilistici ma, ripeto, questo lo lascio alla Corte.
Presidente: Nulla di assolutamente oggettivo.
D.M.: Di rilevante al di là dell’E.S.D.A., che quella potrebbe essere…
Presidente: Sull’E.S.D.A…. Ho, torniamo all’E.S.D.A. perché prima di – non dico di vagare ma diffonderci in altri campi – stavamo parlando dell’E.S.D.A. di cui aveva parlato l’avvocato Santoni. Sull’E.S.D.A.? Sull’esame famoso con l’E.S.D.A.? Sulle scritture latenti o sulle tracce cieche?
A.P.: Si, su quest’esame sarebbe interessantissimo approfondire. Ma a condizione che già i periti ci possono dire se possono avere una utilità. Perché se noi veniamo a rilevare dei solchi e non si può portare alla paternità di chi ripone…
(Voce fuori microfono.
A.P.: No, voglio dire in linea di massima… perché da quanto ho capito sono semplici solchi, quindi non lo so io come si possa poi risalire alla paternità dell’uno o dell’altro. Non lo so.
A.C Quindi questo sta a voi perché se dovrebbe essere un esame lungo e laborioso e avere una cosa inutile in mano… non lo so… Quindi questo sta a voi, perché se dovesse essere un esame lungo e laborioso e avere una cosa inutile in mano, non lo so.
Presidente: Avvocato Ciappi cosa dice lei?
A.Ci.: (fuori microfono): …
Presidente: Avvocato Capanni?
A.Ca.: Si associa all’istanza dell’avvocato Santoni.
Presidente: Rosso? Si associano? Pubblico Ministero.
P.M.: Presidente, mi sembra che quello che c’è detto sul punto il professor De Marco oggi sulla possibilità di questo esame è talmente chiaro che mi sembra, in termini di economia processuale, sia veramente superflua, questo come considerazione, però se viene impostato dalle parti civili come una necessità di fare chiarezze che non ci sono – e secondo me ci sono già sul punto del blocco – io niente ho a dire, vengano tutte le verità, mi associo all’istanza fatta per la premessa.
Presidente: Signori della difesa?
A.B.: Presidente, io credo che bisogna, per un attimo soltanto, ripercorrere qualche cosa, qualche strada, cioè ricordare come nasce questo blocco e poi decidere, anche se sono le ore tarde, cioè le ore 14:00.
Presidente: No, no non è tardi a avvocato.
A.B.: Questo blocco viene trovato, Presidente, in casa Pacciani con delle scritte, viene visto più volte, dopo varie perquisizioni – quindi vi sono state perquisizioni, è stato visto – dopo varie perquisizioni viene preso ed esaminato. Questo blocco vi sono delle scritture, la polizia italiana cerca di sapere se questo blocco poteva appartenere oppure no al signor Meyer eccetera, viene sentita la sorella del Meyer la quale dice: mio fratello mi ha lasciato un blocco più grande, questo qua, dove io ho fatto dei disegni, mio fratello usava questo tipo di blocco. Quindi è un blocco diverso, non sappiamo se questo blocco già è del Meyer oppure no, giusto? Primo punto. Quindi ancora non lo sappiamo.
Presidente: E del tipo di quelli…
A.B.: Ma è più piccolo.
P.M.: Più grande.
A.B.: No, più grande è quello della sorella, molto più…
Presidente: E’ vero e più grande quello della sorella.
A.B.: Oh, quello della sorella e più grande, più piccolo quest’altro blocco.
Presidente: Si ma…
P.M.: Verrà la sorella martedì prossimo.
Presidente: Si tratta di centimetri.
A.B.: Certamente certamente, le chiedo scusa io sto arrivando al punto. Ancora noi dobbiamo sapere… quindi non abbiamo nessun dato di identificazione per cui si possa dire “questo blocco è appartenuto al signor tizio o al signor caio”. Abbiamo due numeri: 4 2 4 e 4,60, io credo che ci sia già agli atti la spiegazione di questi 4 2 4 e 4,60, chi l’ha letto l’ha letto, la spiegazione esiste agli atti, punto e basta. 4,60 vuol dire una certa cosa, vuol dire un prezzo, quel prezzo è del 1980 o ’79, punto e basta.
P.M.: Ma io posso comprare nel 1980 e tenermelo 10 anni nel cassetto e venire in Italia nell’83!
A.B.: Allora tutto è possibile.
P.M.: Per carità! Scusi lei tutto quello che ha in tasca e tutta roba che ha comprato stamattina? Il vestito l’ha comprato stamani?
A.B.: No ma l’ho comprato ieri l’altro!
P.M.: E allora per piacere!
Presidente: Signori, signori!
A.B.: No, no, no per piacere anche lei caro Pubblico Ministero.
Presidente: Non state a discutere.
A.B.: Per piacere…
Presidente: Non state a discutere del processo prima del tempo, allora avvocato concludiamo.
A.B.: Allora io mi oppongo.
Presidente: Lei si oppone.
A.B.: E allora io mi oppongo.
Presidente: Va bene, Avvocato Fioravanti.
A.F.: L’avvocato Fioravanti è concorde con il collega di difesa.
Presidente: Beh la Corte si riserva.
P.M.: Bene.
Presidente: Anche su questo. Dunque, beh a quest’ora sarà meglio sospendere.
P.M.: Fare un intervallo.
Presidente: Benissimo.
A.P: A che ora si riprende?
Presidente: 15:30 a questo punto. I periti li possiamo licenziare vero?
P.M.: Senz’altro, senz’altro, signor Presidente.
Presidente: Grazie, grazie, buongiorno, arrivederci.
Presidente (fuori microfono): Confermo, confermo perché questa è classica. Antonello non sentire tu sei una persona troppo pura, no, no per troppo puro…
Consigliere (fuori microfono): E’ di ghiaccio.
Presidente (fuori microfono): E’ troppo puro, è una persona troppo… E’ troppo per bene… è un boy-scout invece noi qui abbiamo lupi assatanati!

Presidente: Signor Pubblico Ministero ci dica.
P.M.: Si Presidente, avrei oggi pomeriggio un teste solo come avevo…
Presidente: Mi pare che come al solito il microfono non funziona…
P.M.: Funziona?
Presidente: Si.
P.M.: Un teste che è un agente di polizia giudiziaria il quale riferisce in merito alla sua attività nella sala di ascolto delle intercettazioni ambientali e vorrei far sentire una intercettazione che è relativa esattamente alla notte dopo che la Manni Angiolina era stata sentita dal P.M. che il Pacciani rimane solo. Il teste è l’agente di polizia giudiziaria Mario Spina che in quel periodo, quel giorno era all’ascolto delle telefonate, che racconterà cosa ha sentito e poi chiedo di sentire la bobina. Tutto qua.
Presidente: Un’ambientale. Era già stato ammesso vero?
P.M.: Si, si, si era nella lista testi.
Presidente: Benissimo, sentiamolo allora. Si accomodi prego. Salve. Sieda lì per cortesia. Consente le riprese televisive?
M.S.:Si.
Presidente: Benissimo, legga pure quella formula e dia poi le sue generalità.



M.S.:Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deportazione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza. Sono l’agente scelto della polizia di Stato Mario Spina, attualmente in servizio presso la Questura di Firenze, squadra mobile, criminalità organizzata.
Presidente: Benissimo, vuol rispondere per cortesia le domande del Pubblico Ministero e poi a quelle dei difensori?
P.M.: Ecco Spina vuole spiegare alla Corte qual’era il suo incarico nel periodo maggio 1992?
M.S.:Si, il dottor Perugini mi aveva affidato l’incarico di curare l’intercettazione ambientale che era stata attribuita a Pacciani Pietro.
P.M.: In che modo la curavano scusi?
M.S.:Facevamo dei turni, io insieme ad altri miei colleghi, quindi facevamo dei turni di sei ore al giorno eccetto quello della notte/sera che era raddoppiato, si montava alle 19:00 e si finiva alle 7:00 la mattina.
P.M.: E dove effettuate questo ascolto?
M.S.:Ecco, l’ascolto veniva effettuato da una postazione riservata dove erano installate le apparecchiature e consentivano di sentire tutto quello che succedeva nelle abitazioni di Piazza del Popolo e di Via Sonnino, 30. Naturalmente c’era la possibilità di registrare il tutto e naturalmente comprendeva anche l’intercettazione delle telefonate in arrivo ed in partenza.
P.M.: Quindi, se non ho capito male, voi da questa postazione potevate sentire tutte le microspie più i telefoni?
M.S.:Si, infatti.
P.M.: E registrare, quello che c’era da registrare secondo voi.
M.S.:Naturalmente si cercava di registrare quello che ci poteva dare più interesse, non facevamo girare in continuazione i nastri.
P.M.: Ecco, poi voi da lì eravate in contatto con i superiori per avvertire e chiedere… avvertire di quello che succedeva?
M.S.:Certo eravamo in costante contatto col dottor Perugini che ci aveva… avevamo il suo recapito, anche l’ispettore Lamperi… insomma eravamo sempre in contatto.
P.M.: Dunque lei affatto un’annotazione relativa all’ascolto effettuato nella notte tra il 19 e il 20 maggio del ’92.
M.S.:Si.
P.M.: Fa una lunga annotazione, che è agli atti del P.M. e a conoscenza delle parti, nella quale descrive cosa succede quella sera e soprattutto quella notte. Ora noi abbiamo già sentito la parte della intercettazione relativa al rientro della Manni Angiolina a casa…
M.S.:Si.
P.M.: Volevo che lei raccontasse quello che ha sentito lei nel corso… da quel momento lì alla notte.
M.S.:Si, cerco di…
P.M.: Nei dettagli sintetizzare e poi sentiremo… e lei guiderà coloro che fanno sentire l’intercettazione nei punti che a lei hanno destato più impressione. Se ci vuole raccontare come…
Presidente: La deregistrazione c’è?
A.B.: È! Se c’è la deregistrazione si sente la deregistrazione senza…
P.M.: No, no calma, l’altra volta abbiamo sentito una deregistrazione.
Presidente: Si, no lo chiedo perché senza deregistrazione sarà un guaio poi seguire…
P.M.: C’è il brogliaccio, direi che so… Presidente sono tutti rumori e c’è una parola sola, dico bene il Spina?
M.S.:Si.
P.M.: Quindi si tratta solo di sentire a flash dei rumori e lo Spina ci spiegherà a che ore della notte erano, se ha poi visto o sentito qualcosa. La parola da sentire è una, è già identificato il punto in cui si trova, penso che si possa senti…
A.B.: Mi oppongo fermamente alla “parola sola”. Si deve sentire tutto e quindi la parola nel contesto del tutto.
P.M.: Noi sentiamo tutto e è a disposizione…
A.B.: Sentiamo tutto.
Presidente: Quello che interessa il Pubblico Ministero è solo una parola ovviamente sentiamo tutto.
A.B.: Io voglio sentire tutto.
Presidente: Ma insomma in sostanza il contenuto qual’era? Perché…
P.M.: Ora glielo facciamo spiegare all’agente Spina che è un teste, poi la Corte deciderà cosa sentire. Io nell’annotazione, non avendo sentito la bobina per intero…
Presidente: Non è che dura un’ora vero?
P.M.: No, per carità noi possiamo sentire 30 secondi oppure due minuti per sentire terzi.
Presidente: Anche cinque minuti.
P.M.: Lei è troppo gentile.
A.B.: Anche un’ora, Presidente, tanto sono le ore 4.05…
P.M.: Presidente al P.M. interessa la deposizione del teste Spina e basta.
Presidente: Va bene.
P.M.: In più c’è la registrazione che può servire per dimostrare come il teste Spina ha sentito bene un male. Tutto qui. Bene?
A.F.: Presidente, non essendoci la deregistrazione io chiederei che almeno ci indichi la data.
A.B.: Senza deregistrazione non si può sentire.
P.M.: No, no, no l’altra volta abbiamo sentito una registrazione, tranquillamente senza opposizione di nessuno.
Presidente: Possiamo sentire il teste…
A.B.: L’altra volta fu l’altra volta.
Presidente: … sentire tranquillamente il teste poi controlleremo… se poi il materiale che ci offre il P.M. è tale che non saremo in grado di controllarle, bene, faremo in altro modo. Chiameremo un perito e lo faremo del registrare.
P.M.: Esatto, era questa la richiesta.
A.B.: Però resta agli atti, mi scusi signor Presidente, agli atti e quindi al verbale del dibattimento, restano le sensazioni e quindi le dichiarazioni, i ricordi, quindi di natura strettamente soggettiva di un ufficiale di polizia giudiziaria…
P.M.: Di un teste.
A.B.: Siccome l’ufficiale di polizia giudiziaria ha fatto… ha assistito soltanto ad un accert… ha assistito ad un atto di polizia giudiziaria…
Presidente: Può riferire in merito.
A.B.: Certamente ma siccome…
P.M.: Anzi lo ha eseguito.
A.B.: Ma c’è la deregistrazione? Si sente quella e quindi io credo che sia più opportuno questo.
Presidente: La deregistrazione non c’è.
A.B.: Non c’è.
Presidente: C’è la registrazione.
P.M.: Presidente, lei mi capisce, che lo posso spiegare ancora meglio, forse non sono chiaro. Che sei ore di rumori, io chiedo alla Corte, cosa un perito possa deregistrare; se in queste sei ore di rumori a noi interessa M.S.: Lo spiegherà lo Spina, ci farà sentire che tipo di rumori sono ed una parola, io chiedo di deregistrare solo quella parola, quindi mi sembra che…
Presidente: Facendola precedere da qualche minuto di rumore…
P.M.: Certo, certo.
A.B.: Ecco signor Presidente, noi siamo un anno e mezzo che siamo dentro e quindi sei ore di rumore non ce fanno spavento, Presidente. Sei ore di rumore non ci spaventano.
Presidente: Avvocato, non invitate la lepre a correre perché sennò vi prego qui fino ha stasera a mezzanotte.
A.B.: Certamente Presidente, non è che voglia sentire rumori, però…
P.M.: Allora sentiamo prima il teste.
Presidente: Però siamo pratici adesso.
P.M.: Ecco, infatti la mia era…
Presidente: È giusto, mi pare, non sentire quella parola…
P.M.: Nooo ma io questo ho detto. Sentiamo i punti…
Presidente: E poi è anche giusto, se lo chiedete, deregistrare, che ci dirà – rumori – rumori- …
P.M.: Perfetto, io sono, non solo d’accordo con quanto dice…
Presidente: Si era fatto l’altra volta.
P.M.: …quanto dice lei ora Presidente, ma ritengo che corrisponda perfettamente al modo in cui abbiamo operato la volta scorsa.
Presidente: Bene, via andiamo avanti perchè vedrete che poi la materia del contendere non c’è.
P.M.: E’ talmente…
Presidente: Da quel che mi pare di capire, non vorrei sbagliare.
P.M.: Spina allora ci racconta… Lei monta alle 7:00…
Presidente: Sentiamo cosa dice lo Spina.
P.M.: Lei monta alle 7:00 e le sembra una nottata particolare tant’è che fa una annotazione.
M.S.: Allora io monto alle 19:00, quindi prendo servizio, prendo le consegne che mi lascia il collega montante e mi informa che la moglie di Pacciani Pietro, Manni Angiolina, è stata convocata dal P.M. per essere interrogata quindi, preciso che quando monto io la moglie Manni Angiolina non c’è, è ancora fuori e praticamente c’era solamente il Pacciani in casa.
P.M.: In quale casa mi scusi?
M.S.: Nella casa di via Sonnino 30.
P.M.: Bene.
M.S.: Allora succede questo, il Pacciani è preoccupato…
P.M.: Scusi, scusi, nella casa di via Sonnino 30 in cui voi avete in funzione delle microspie, vuole ricordare alla Corte quali sono?
M.S.: Si, allora nell’abitazione di via Sonnino 30 c’erano in funzione due microspie: una molto particolare e a un livello tecnico molto avanzato che era stata installata dentro la presa telefonica; quindi con questa microspia si riusciva ad avere un livello ottimo di sonoro a meno che non ci fosse la televisione accesa, perché se c’era la televisione accesa riusciva a coprire gli altri rumori. L’altra microspia che era una microspia di un altro modello e aveva delle caratteristiche diverse da quella, era di un sonoro molto più scadente anche perché era installata all’interno di un contatore elettrico e quindi tante le volte entravano anche dei disturbi dovuti alla tensione.
P.M.: Torniamo a quella sera, noi in quell’appartamento, la Polizia ha due microspie.
M.S.: In questo appartamento abbiamo due microspie.
P.M.: E lei sente nella sua stanza…
M.S.: Sono collegate tutte e due perché la microspia telefonica ha questo, se si vuol chiamare, difetto: quando arriva una telefonata isola l’esterno e si basa solamente sull’apparecchio telefonico; allora quando arrivava una telefonata per non rimanere isolati su quello che succedeva in casa si ascoltava dal registratore che aveva la microspia quella radio collegata nel contatore dell’elettricità.
P.M.: Bene, per avere la completa… di tutto l’appartamento.
M.S.: Quindi c’era la completezza dell’ascolto.
P.M.: Bene.
M.S.: Allora io monto alle 19:00 come ho detto, il Pacciani sono in casa però è preoccupato, è preoccupato perché non vede tornare la moglie Angiolina…
P.M.: Scusi lei da cosa capisce che è preoccupato?
M.S.: È preoccupato perché ha un atteggiamento molto…
A.B.: Presidente mi oppongo, scusi, preoccupato… l’atteggiamento…
P.M.: Sentiamo.
A.F.: Da che cosa?
Presidente: Sono giudizi, via.
A.F.: Allora lei non li deve esprimere.
P.M.: Glielo facciamo spiegare.
A.B.: Ma come si fa a spiegare?
Presidente: Signori la stare queste…
P.M.: Io Presidente son come lei, come faccio a lasciare stare se non so cosa dice il teste?
Presidente: Allora sentiamo cosa dice il teste.
P.M.: Allora facciamo dire al teste cos’ha sentito, se dice…
Presidente: Lei cerchi di non esprimere valutazioni. Dica solo: costui diceva…
M.S.: Racconto solo il fatto, Pacciani telefona alla stazione dei carabinieri di san Casciano…
P.M.: Ecco perché è preoccupato!
M.S.: E chiede come mai la moglie non è ancora tornata.
P.M.: Ecco spiegato perché era preoccupato!
M.S.: E dice che è malata di mente, poveretta. Basta.
P.M.: Prego, vada avanti, è preoccupato per questo.
Presidente: E’ più semplice.
P.M.: Andiamo avanti.
M.S.: Poi fa un’altra telefonata in Piazza del Popolo nell’abitazione dove vivevano attualmente le figlie ma non risponde nessuno, fa un’altra telefonata ai Carabinieri e i Carabinieri gli assicurano che la moglie, chiaramente, gliela riporterà il Maresciallo Comandante della stazione. Passa un’ora ed ecco il Maresciallo Minoliti che arriva e accompagna la moglie Manni Angiolina. Il Maresciallo non fa a tempo a uscire che Pacciani aggredisce prima verbalmente…
P.M.: Ecco, racconti le parole perché lei sta sentendo, non vede…
M.S.: Certo, no, no. Aggredisce verbalmente la moglie: “Cosa gli hai detto?” – “Gli ho detto due” – “Cosa due?” – “Gli ho detto che avevi due fucili” – “Brutta puttana, di taglio il collo come una zucca”;
A.B.: Possiamo sentire questo, Presidente? Invece che ce lo riferisca lui? Così si sente anche l’inflessione…
A.P.: Così si capisce meglio…
A.B.: Si capisce meglio tutto…
P.M.: C’è una brogliaccio, se non sbaglio…
A.B.: Il brogliaccio.
Presidente: Sentiamo, sentiamo.
P.M.: Scusate ma se il teste dice di averlo sentito, per cortesia, ora crediamo il teste, poi dopo averlo sentito…
Presidente: Dopo lo sentiamo andiamo avanti.
P.M.: Dopo aver sentito diremo che il teste non è attendibile, però il teste, se permettete, io lo sento. Vada avanti tranquillo.
Presidente: Vada avanti.
M.S.: Quindi “Ti taglio il collo e ti butto nel bottino tanto è bell’e aperto”. A questo punto il Pacciani non da tempo alla moglie di dire un’altra parola e l’aggredisce fisicamente però.
A.B.: Come fa a saperlo?
A.F.: L’ha vista lei?
P.M.: Scusate…
A.B.: Ma no scusi questo non…
A.F.: Ma l’ha vista lei?
A.B.: Abbia pazienza!
M.S.: Racconto i fatti.
Presidente: Signori silenzio.
P.M.: Per cortesia!
Presidente: Come fa a dire che l’aggredisce?
M.S.: Bene perché la moglie Angiolina comincia a urlare e lancia un grido, da questa cosa scaturisce l’idea da parte della Manni Angiolina di scappare di casa.
P.M.: Da cosa lo deduce lei scusi?
M.S.: Lo dice lei stessa.
P.M.: Oh ecco!
M.S.: “Io prendo i miei stracci e vado dalle mie figliole!”
P.M.: Bene.
M.S.: Lui cerca di impedirglielo tant’è vero…
P.M.: In che modo?
M.S.: Nel modo che praticamente la butta in camera, la spinge verso la camera…
A.F.: L’ha visto lei?
M.S.: L’ho sentito.
P.M.: Chiedo scusa Presidente.
A.F.: Che cosa ha sentito?
P.M.: No Presidente, scusi.
Presidente: Non le funziona il microfono, ho l’impressione.
P.M.: Non solo non funziona ma tanto funziona alla difesa! Se loro sono così cortesi…
A.F.: Questo è meglio!
P.M.: I commenti li facciamo poi dopo.
Presidente: Bene?
P.M.: Funziona. Io vorrei magari se lasciamo parlare il teste, poi lo interrompiamo se dice…
Presidente: Signori lasciamo parlare il teste, perché naturalmente voi capite che…
P.M.: Capito? Sennò a un certo punto… Poi…
Presidente: Poi sentiamo la deregistrazione…
P.M.: O non lo crederemo.
Presidente: Se qualche cosa di quello che lui dice non va bene gliela contestiamo.
P.M.: Non lo crederà la Corte, però non si può, ogni volta che dice qualcosa che non fa comodo a noi parti lo interrompiamo! Lasciamoglielo dire poi valuteremo. Spina, lei faccia finta che non ci siamo, vada avanti via.
A.F.: Eppure ci siamo.
Presidente: Avvocato via, su!

M.S.: In questo momento arriva una telefonata, mentre, proprio nel vivo di questa colluttazione, se si vuol chiamare colluttazione.
P.M.: Di questo alterco, alterco, è un alterco.
M.S.: Comunque… è la figlia Rosanna che vuole parlare con la mamma, il Pacciani risponde al telefono e gliela nega, gli trova una scusa, gli dice che non c’è, è a cambiarsi. A questo punto l’Angiolina va via di casa, scappa di casa e va a rifugiarsi da un’amica.
P.M.: Questo lei come lo sa? Che va da un’amica?
M.S.: Questo lo so perché dopo verrà refertata dalla guardia medica del posto…
P.M.: Comunque va altrove.
M.S.: Prego?
P.M.: Va altrove, va via di casa perché lei sa che poi è andata…
M.S.: Si.
P.M.: Lei sente chiudere una porta?
M.S.: Io questo l’ho saputo dopo: che era andata da un’amica.
P.M.: Bene, allora rimaniamo…
M.S.: Perché dopo, chiaramente, i Carabinieri mi hanno fatto sapere, siccome intervenuti su richiesta nostra sul posto…
P.M.: Ecco, le hanno…
M.S.: Mi hanno riferito che era stato stilato un referto medico…
P.M.: Va bene, rimaniamo a quello che sente lei dopo che l’Angiolina è uscita.
M.S.: Bene, Pacciani rimane in casa, poi esce di casa e a questo punto io non lo sento più però sento suonare a Piazza del Popolo; io dico che sento suonare due volte il campanello a Piazza del Popolo. Non risponde nessuno perché a Piazza del Popolo non c’è nessuno, dopo circa una decina di minuti ritorna Pacciani nell’abitazione di via Sonnino 30, sta altri 10/15 minuti in casa, riesce un’altra volta e torna fuori però questa volta non va in Piazza del Popolo, esce e basta.
P.M.: Lei non sa, ovviamente, dove va.
M.S.: No.
P.M.: Bene.
M.S.: Dopo circa 15 minuti, 20 minuti…
P.M.: Scusi, tutti questi minuti, sa ora, a questo punto a che ora saremo?
M.S.: Credo le 22 e un quarto, 22:30, perché l’ho annotati sulla brogliaccio.
P.M.: Bene.
M.S.: Ora e giri, naturalmente, delle registrazioni.
P.M.: Bene, ci servirà quando le sentiamo.
A.F.: Ci può dire il giorno per favore?
P.M.: Lo abbiamo detto all’inizio è il 19.
M.S.: E’ ancora il 19 maggio ’92.
P.M.: Prego, prego vada avanti.
M.S.: Allora che succede? Succede che Pacciani è solo in casa, accende la televisione e pronuncia: “Brutta puttanaccia la m’ha fregato, brutta infame”. Pacciani non parla più, si mette lì e guarda la televisione. Verso le ore 23:30, se non sbaglio, o le 23:00, questo non me lo ricordo, Pacciani spenge la televisione e va a letto. Ora, io sono in grado di dire “va al letto” perché l’affidabilità della microspia mi consente di sentire il rumore delle lenzuola e il rumore della rete. Questa è una precisazione che ho voluto fare.
P.M.: Bene, poi?
M.S.: Qui finisce, praticamente, il giorno 19 maggio, inizia il giorno 20 maggio ’92, sono circa… è notte piena, diciamo, e sono circa le ore 3:30 del mattino…
P.M.: Del 20.
M.S.: Del 20 maggio. Pacciani si alza dal letto, sento che cammina, lo sento camminare, sento il rumore delle ciabatte che strascicano per terra, si dirige verso la cucina anche perché dalla camera non ci sono altre uscite oltre alla cucina, poi nella cucina si passa nel salottino e bagno e basta. Si sofferma un istante e poi prosegue, prosegue per non so per dove, presumo per il salotto ma correttamente dico non so. Lo sento camminare. Quello che mi ha un attimino messo in allarme è stata una serie di rumori molto forte, molto pesanti che praticamente non hanno avuto un intervallo tra di loro; c’è stato questo rumore continuato, molto lungo, di questi rumori che praticamente non sono decifrabili come rumori di uno sportello di un mobile oppure… no, roba molto più pesante che viene sbattuta, trainata, cioè rumori molto grossi e qui c’è il momento dei rumori. Ad un certo punto…
P.M.: Quanto durano?
M.S.: Durano diverso tempo.
P.M.: Minuti o decine?
M.S.: No, una mezz’ora all’incirca, buona.
P.M.: Sono tutti registrati, li possiamo sentire anche noi.
M.S.: Sì, sì, sì, sarà lungo comunque sono registrati.
P.M.: Bene.
M.S.: Allora inizia questo rumore particolare che io interpreto, io interpreto…
A.B.: No lei non può interpretare, scusi Presidente!
P.M.: Presidente!
Presidente: Lei non interpreti.
P.M.: Lei non interpreti, che rumore è? Per descriverlo a noi, no per interpretarlo, lei ci descriva il rumore era poi… eh?
M.S.: E’ un rumore particolare…
A.B.: Che fa rumore.
M.S.: E’ una cerniera lampo, è una cerniera lampo.
A.F.: L’ha vista lei?
M.S.: No l’ho sentita.
P.M.: Presidente vogliamo ricordare a tutte le parti che l’interrogatorio lo faccio io?
Presidente: Signori, signori silenzio.
P.M.: Grazie.
Presidente: Andiamo avanti tanto, capite insomma…
A.F.: Quando lo facciamo noi…
M.S.: Allora preciso, preciso questo rumore molto particolare è diverso… praticamente viene fatto due volte: la prima volta a un rumore più mite, più dolce; la seconda volta che viene fatto a distanza di pochi secondi, quindi si può sentire, è un rumore molto più forte, quindi si sente benissimo, è un rumore corto.
P.M.: Va be’. Per lei è una cerniera, andiamo avanti.
M.S.: Andiamo avanti e arriva un’altra frase: “Dove cazzo è?”
A.B.: Ohooo…
P.M.: Bene, poi?
M.S.: Poi arriva… cioè, diciamo sono stati fatti altri rumori, ricominciano altri rumori sempre molto forti, molto… si sentono molto bene solo rumori pesanti. Ad un certo punto si sentono due colpi, sono colpi particolari però perché sono colpi che iniziano con un battito leggero e finiscono con un battito forte. Sono due colpi uguali che naturalmente si potrà sentire, credo, perché… Ecco, subito dopo questi due colpi, anche se Pacciani lo dice sottovoce, però la microspia riesce a catturarlo: “In do’ la metto ora?”; Lo pronuncia in dialetto stretto toscano ma praticamente il succo è “Dove la metto ora?”
P.M.: Va bene?
M.S.: In do’ la metto ora.
A.P.: La metto.
M.S.: La metto, al femminile.
A.B.: Benissimo.
M.S.: A questo punto…
Presidente: Però non sappiamo che cosa era.
P.M.: Ah non abbiamo la più pallida idea.
A.B.: No, no ma non è “la metta”, dove lo metto.
P.M.: Per cortesia, il teste…
Presidente: Il teste ha detto “la metto” avvocato.
P.M.: Il teste dice di aver sentito…
M.S.: Io riferisco come ho sentito io.
Presidente: “In do’ la metto”.
M.S.: E’ registrata.
P.M.: Bene, quindi…
M.S.: Si sente molto bene, tra l’altro.
P.M.: Menomale, andiamo avanti.
M.S.: Quindi niente, dopo questa frase risento il Pacciani che ritorna verso la microspia, perché quando lo sento camminare praticamente lo sento molto avvicinarsi, piano, piano, sempre più vicino e poi basta. Dopo questo movimento qui…
P.M.: Quanto sarà durato in tutto da quando s’è alzato?
M.S.: Un’ora, da quando s’è alzato, il tutto è durato. Praticamente, niente, finisce il tutto e l’uomo ritorna al letto. Verso le 5:00 e un quarto lo sento tossire e sento i rumori dei lenzuoli poi io alle 6:45 ho finito il mio servizio. Questo è il tutto che è successo nella notte…
P.M.: Di quella notte, lei sa personalmente se sono stati fatti accertamenti successivi, nel corso di perquisizioni o di altri tipi di attività in casa Pacciani, per capire cosa poteva essere successo quella notte o lei non sa niente?
M.S.: No ci sono stato anch’io però…
P.M.: Avete, siete riusciti a capire se spostava la cucina perché non gli andava più quel…
M.S.: No…
P.M.: La disposizione di quei mobili…
M.S.: Le dico una cosa, le dico una cosa…
P.M.: Se l’ha visto eh…
M.S.: La microspia riusciva a captare addirittura il movimento al quarzo dell’orologio analogico che aveva alla parete, dalla sua sensibilità, quindi non sono state in grado di…
P.M.: Di capire…
M.S.: Di stabilire o di riconoscere, ricostruire i movimenti, i rumori, non sono state in grado.
P.M.: Nemmeno successivamente siete stati in grado di capire cosa poteva essere successo…
M.S.: No, no, no.
P.M.: Bene, io chiedo di sentire le bobine per i punti che possono interessare.
A.B.: Io vorrei fare qualche domanda dopo che la parte civile l’ha fatta.
Presidente: Signori di parte civile? Avvocato Colao?
A.C.: Si. Agente Spina lei è stato per molti giorni di servizio a fare le rilevazioni ambientali?
M.S.: Io ho cominciato il 2 febbraio ’92 e ho finito a maggio ’92. O i primi di giugno o alla fine di maggio, qualcosa del genere.
A.C.: Sono quattro mesi, circa, tre o quattro mesi. Una cosa, dico, si era, diciamo, abituato all’ambiente?
M.S.: Beh, direi proprio di si. Cioè più che l’ambiente ai rumori.
A.C.: Ai rumori…
M.S.: Perché io casa Pacciani non l’avevo mai vista, come non avevo mai visto Pacciani fino al giorno della perquisizione, diciamo.
A.C.: Senta, scusi, lei ha fatto anche osservazioni, diciamo, dirette, non so pedinamento, osservazioni da finestre dell’imputato?
M.S.: Guardi io di norma queste cose non le facevo, però visto che mi ha fatto questa domanda mi ricordo che una volta, pochi giorni prima che Pacciani fosse arrestato, noi avevamo predisposto giornalmente un servizio di vigilanza a Mercatale, quindi mi ricordo una volta di aver visto Pacciani che uscendo di casa andava nei pressi del campo sportivo, cioè praticamente Via dei Cofferi, con precisione, dove c’era una piccola discarica e c’erano legnami, pezzi di avvolgibili, cose così, insomma. Mi ricordo che lui insieme alla moglie Angiolina andò lì e si caricò… praticamente lui e la moglie si caricarono entrambi due grossi sacchi di legna a testa, cioè un sacco di legna a testa enormi. Tant’è vero che rimasi un attimino… vidi questa persona con questo sacco enorme, tutto piegato, che faceva rientro a casa…
A.C.: Fu una dimostrazione di forza, insomma?
M.S.: Direi proprio di sì, insomma…
A.C.: Senta, scusi, un’altra cosa, dunque, lei ci ha riferito delle fortissime offese, ingiurie e percosse che ha percepito, anche su supporto del certificato medico che poi ha potuto vedere dai suoi colleghi, che ha subito la Manni Angiolina, no? Ecco, mi disse una cosa lei che naturalmente era di casa lì perché sentiva tutti i rumori, quindi viveva quasi lì dentro…
M.S.: Direi proprio di si.
A.C.: Mi dice una cosa? Che reazioni aveva la Manni Angiolina? Ecco, protestava, si difendeva?
M.S.: Ma guardi, le offese rivolte alla moglie cominciavano alle 7:00 della mattina. Alle 7:00 la mattina cominciavano le offese alla moglie, tanto, tanto la moglie si provava a dire un qualcosa veniva aggredita subito, verbalmente naturalmente. Però molte volte la moglie addirittura non osava contraddire quello che diceva il Pacciani…
A.B.: Lei era presente, scusi?
P.M.: Lo sentiva.
M.S.: L’ho sentito avvocato, scusi sto raccontando i fatti.
A.B.: Certo.
M.S.: Cioè nel senso che tante le volte, anche l’Angiolina Manni, offendeva le figlie, cioè le offendeva lei personalmente. Le offendeva, poi però quando rimaneva sola in casa – perché devo precisare una cosa – che la Manni Angiolina usava spesso parlare da sola quando rimaneva in casa e tante le volte piangeva e diceva che voleva bene alle figlie, diceva che Pietro non gli dava da mangiare, che gli misurava il caffè, che gli misurava tante cose. Cioè si lamentava molto.
A.C.: Però avvolte le offendeva?
M.S.: Certo che le offendeva ma in presenza di Pacciani, non quando era sola.
A.C.: Allora era acquiescente al comportamento dell’imputato?
M.S.: Certo! Sennò la mangiava! Cioè lei come si vedeva che gli controbatteva una cosa, Pacciani si ribellava subito al comportamento della Manni!
A.C.: Bene, grazie, non ho altre domande.
A.B.: Senta, scusi, lei…
Presidente: Avvocato Bevacqua, prego.
A.B.: Grazie, lei ha partecipato all’introduzione delle microspie in casa?
M.S.: No, quello è stato fatto da personale della Criminalpol di Roma e credo dalla polizia scientifica di Firenze, non sono sicuro su questo.
A.B.: Come sono entrati in casa, scusi?
M.S.: Questo non glielo so dire.
A.B.: Sono entrati. Bene? Benissimo. Quindi in questa casa e anche nell’orto si poteva entrare chiunque, no?
M.S.: Mah, chiunque… bisognava attraversare quel corridoio con i due cancelli.
A.B.: In casa si poteva entrare, sono entrati in casa senza che nessuno gli aprisse la porta.
P.M.: Hanno fatto una perquisizione quel giorno, così perché evitiamo le domande…
A.B.: Non lo so se hanno fatto la… io sto facendo una domanda ben precisa!
P.M.: C’è verbale!, C’è un verbale!
A.B.: Per mettere le microspie.
P.M.: C’è un verbale di perquisizione quindi l’entrata è legittima.
A.B.: Va bene, sì ma sono entrate delle persone di Roma.
M.S.: Ma non posso rispondere a questa domanda…
P.M.: Delegate a fare la perquisizione!
A.B.: Signor Pubblico Ministero mi scusi, sto facendo una domanda legittima!
P.M.: No sta dicendo che sono entrati in casa e io sto spiegando perché.
A.B.: Lui mi sta dicendo che sono entrate in casa delle persone di Roma. Voglio sapere i nomi e i cognomi di queste persone di Roma, se risultano negli atti…
P.M.: Sono negli atti.
A.B.: Se risultano agli atti, me lo vuol dire per cortesia?
M.S.: Guardi che io, quando ho iniziato il mio servizio, era già tutto già funzionante.
A.B.: Tutto funzionante.
M.S.: Io ho preso consegna solamente dei registratori…
A.B.: Ora vedremo se esistono questi signori di Roma, se esistono agli atti, va bene…
P.M.: Esistono, stia tranquillo, vivi e vegeti.
A.B.: Ma certamente che esistono, tutto esiste!
P.M.: Possono venire qua a salutarla.
A.B.: Esiste anche Dio!
Presidente: Torniamo al processo, tutto questo non c’entra niente.
A.B.: Allora, volevo dirle una cosa, voi avete fatto un brogliaccio, avete scritto un brogliaccio, no?
M.S.: Tutti i giorni si faceva.
A.B.: L’ha scritto lei il brogliaccio?
M.S.: Quello che riguarda dal 19 al 20 si.
A.B.: Allora le leggo quello che lei ha scritto, questo brogliaccio: “si alza dal letto – non si capisce cosa stia facendo – rumori ambientali” oggi sembrava che fosse stato… non so che cosa sia successo… va be’… “sembra quasi che sposti qualcosa – cammina per la casa” invece oggi sarebbe spostato tutta la casa…
M.S.: Guardi avvocato che veramente sembrava…
A.B.: Sto dicendo quello che lei ha scritto. “A circa giri 100 il P.P. esclama ‘dove cazzo è’ oppure ‘come cazzo è’ – poi si sente il rumore di una cerniera zip, di una borsa o di un giubbotto” bene?
M.S.: Certo.
A.B.: No, io per ricordare quello che lei ha detto prima, cerniera grossa, rumore prima, rumore grosso. “L’uomo è ancora in movimento dalle ore 3:35, non si è fermato un attimo; Alle ore 4:00 Pacciani esclama: Maledetto! Sembra quasi che cerchi qualcosa che non trova, poco dopo il sottoscritto coadiuvato dall’assessore Pizzo ha udito…”
P.M.: Non è un assessore.
M.S.: Assistente.
A.B.: Speriamo che sia un assessore!
M.S.: Assistente.
A.B.: Assistente, diventerà assessore prima o dopo, “… e normalmente registrato la seguente frase pronunziata affannosamente: ‘ora dove la metto?”. E’ vero? Ohooo… io le volevo dire che il perito d’ufficio proprio su questa frase che lei dice “ora dove la mette” dice chiaramente invece in maniera diversa, bene? Ed è la bobina numero 63B numero…
Presidente: Dicevo, ma allora c’è la trascrizione!
P.M.: Mah, io volevo…
A.B.: C’è! C’è!
P.M.: Appunto, volevo arrivare al punto!
A.F.: C’è la trascrizione.
P.M.: Volevo arrivare al punto.
A.B.: E c’è! C’è! Presidente!
A.F.: Eccome!
A.B.: C’è! C’è!
P.M.: Visto? È molto semplice di quel che sembra.
A.B.: Lui ha detto altre cose, la numero 63…
P.M.: Può dire quello che ha sentito? Lei non lo creda…
A.B.: Ma lui può dire quello che vuole!
Presidente: Signori avanti, andiamo avanti.
A.B.: Io non lo posso credere!
A.F.: Ma perché deve interrompere!
P.M.: Io non gliel’ho chiesto.
A.B.: E’ allora, perché dice esattamente, “… respiro affannoso, la frase ‘in do’ la metto ora’, Pacciani finisce di lavorare alle 4:00 eccetera…” questo è quello che scrivete voi e poi c’è la bobina posizionata a giri 00, va bene? E dice esattamente: ‘Voce maschile: O in do’ lo metto ora?’ si sentono ancora dei rumori in sottofondo fino ai trecento giri richiesta” O in do’ lo metto ora? E prima di questo “Brutta puttanaccia, brutta infame, hai capito?” eccetera. O in do’ lo metto? Do lo metto ora. Va bene? Lei invece è diventato…
M.S.: No ho detto quello che ho sentito io.
A.B.: Quello che ha sentito lei.
P.M.: Per fortuna è registrato.
A.B.: Precisamente.
A.F.: Per fortuna è trascritto.
P.M.: No, per fortuna è registrato.
A.F.: E’ trascritto.
A.B.: Certamente, però… ohoo… scusi una cosa, dato che lei è così attento, avevate fatto… attivato tutta una serie di attività…
M.S.: Beh è un servizio che mi… cioè ci avevo preso…
A.B.: Certamente, guardia io non è che ce l’ho… io non ce l’ho con nessuno, io voglio capire…
M.S.: In particolar modo…
A.B.: Capisce? Io sono uno che capisce molto lentamente…
M.S.: Anche perchè con l’intercettazione ambientale è stata uno dei pochi in Italia che…
A.B.: Voglio capire, voi stavate sentendo perché volevate – certamente il vostro capo i vostri capi, lei, tutti quanti – eravate alla ricerca di qualche gingillo, giusto? Ohooo… il famoso gingillo che invece non si trova perché poi il gingillo partorisce un proiettile, va be’… aldilà del proiettile, questo gingillo… quando lei ha sentito “in do’ la metto” o “in do’ lo metto” lei dice di aver attivato “dando tempestivo avviso del fatto al dottor Perugini e all’ispettore Lamperi” è vero questo?
M.S.:E’ vero si.
A.B.: Ohooo, mentre l’assessore… eddaglielo con l’assessore! L’assistente…
P.M.: Ora viene anche il sindaco, dopo.
A.B.: “L’assistente Pizzo”, a me piace Pizzo Calabro perché c’è un bellissimo mare, “si portava all’esterno nella adiacenza di via Sonnino perseguire eventuali spostamenti dell’uomo”.
M.S.: Questo mi sono dimenticato di dirlo comunque è vero.
A.B.: Ecco, dato che c’era questo gingillo o questa gingilla in giro perché l’ispettore Lamperi…
M.S.: Ma mica l’ha detto nessuno che c’era il gingillo!
P.M.: (ride)
M.S.: Chi l’ha detto che c’era il gingillo?
A.B.: Scusi, abbia pazienza, l’abbia pazienza. “Veniva dato tempestivo avviso del fatto al dottor Perugini” quindi voi dite al dottor Perugini: questo ha detto una frase ‘in do’ la metto?’, ‘in do’ lo metto’?
M.S.: E’ vero.
A.B.: Ecco, ohooo, viene Perugini, viene Lamperi che cosa fanno?
P.M.: Non viene proprio nessuno.
M.S.: No non viene nessuno.
A.B.: Ah, non viene nessuno?
M.S.: No.
A.B.: Non viene nessuno.
P.M.: Cosa devono fare, scusi?
A.B.: “Mentre l’assistente Pizzo si portava all’esterno”…
M.S.: Si.
A.B.: Oh, quindi un assistente c’era!
M.S.: Certo.
A.B.: Non ha fatto nulla? Non è entrato?
M.S.: No, un momento! I ragazzi di Roma servivano esclusivamente per fare i pedinamenti e noi servivamo per fare le intercettazioni.
A.B.: Insomma io non so chi era che pedinava e chi intercettava…
M.S.: No, glielo dico io. Cioè è stato fatto questo qui di mia iniziativa perché per, diciamo, pedinare il Pacciani tante le volte che fosse uscito di casa, quindi lui radiocollegato con me è uscito ed è andato nelle immediate vicinanze dello sdrucciolo di Via Sonnino 30.
A.B.: Ecco, è entrato in casa? Ha bussato?
M.S.: Come ha fatto a entrare in casa?
A.B.: Le sto domandando io…
P.M.: Lo chieda a Pacciani.
A.B.: Se è entrato… No, lo devo chiedere a lui!
M.S.: Innanzi tutto se entrava in casa veniva registrato perché…
A.B.: E’ entrato in casa? E’ entrato qualcuno? Hanno fatto una perquisizione?
M.S.: No, guardi, eravamo io e lui e basta quindi io sono rimasto l’intercettazione ambientale e l’Assistente Pizzo è andato lì fuori dello sdrucciolo, però proprio sulla strada, non c’entra nulla con l’entrare in casa.
A.B.: Ohoo, va bene, quindi lei ha detto a… ha dato allarme di questa frase che aveva sentito…
M.S.: Si, certo.
A.B.: E’ venuto solo l’Assistente Pizzo che è rimasto lì…
M.S.: Ho messo a conoscenza i miei superiori…
A.B.: Fermo… e basta.
M.S.: No è andato lì, è rimasto fermo, quando poi io gli ho dato l’ok per rientrare, perché era cessato il tutto e Pacciani era tornato al letto, lui è rientrato.
A.B.: E’ rientrato.
M.S.: E’ finita lì la storia.
A.B.: E non siete entrati?
M.S.: No.
A.B.: Andati a vedere?
M.S.: No perché noi avevamo avuto disposizioni ben precise e…
A.B.: Va bene.
M.S.: Non abbiamo avuto risposta.
A.B.: Ho capito, non è che sia molto… così… tempestiva, questa attività indagativa.
M.S.: Ho capito ma io…
P.M.: Lei conosce uno strumento giuridico per entrare in casa di notte?
A.B.: Ma qualche… se ne… ma io penso che se ne entra di tutti i modi… in tutti i modi si entra…
P.M.: No, guardi, qui non è entrato nessuno.
A.B.: No, no, giuridici certamente non li conosco.
P.M.: Bene.
A.B.: Non li conosco perché io non so fare, non le faccio queste cose.
P.M.: Era per chiarirsi che hanno fatto bene a non entrare.
A.B.: Certamente, io faccio solo avvocato quindi basta, se io fossi stato però comandante di questi avrei chiesto telefonicamente al P.M….
P.M.: Non è consentito.
A.B.: E qualche volta si.
P.M.: Non è consentito.
A.B.: Specialmente quando si tratta di armi e lei lo sa benissimo.
P.M.: E noi… appunto è lì la prova, no?
A.B.: E’ la prova quando si tratta di armi, ma non c’era l’arma ma l’ipotesi c’era!
P.M.: Nessuno è entrato dentro avvocato.

A.B.: Benissimo, benissimo, allora senta, lei ha detto prima che la signorina, la signora Angiolina piangeva da sola, è vero? Quindi quando stava a casa piangeva da sola?
M.S.: Si, molto spesso.
A.B.: Molto spesso, quindi poteva piangere anche quando era in compagnia?
M.S.: No.
A.B.: Perché no?
M.S.: Perché non piangeva, non lo faceva di solito, poi se potevano non lo so. Di solito non lo faceva.
A.B.: Di solito faceva, ma lei ha detto che a un certo c’è stato una specie… Lei ha ritenuto una colluttazione fra moglie e marito, lei piangeva, no?
M.S.: Sì, io l’ho sentita proprio cacciare un urlo, gridare forte.
A.B.: Cacciare un urlo, da sola piange e può piangere, col marito può piangere e può urlare ma se piange e urla viene picchiata, secondo lei?
M.S.: Sì un momento, quando è sola più del… cioè ha dei pianti si ma di lamento.
A.B.: Ah! Va bene.
M.S.: Cioè sono dei pianti che gli vengono così, ogni tanto… si sente piangere… cioè non è che piange a lungo, fa i suoi piantini che durano poco, poi riprendono…
A.B.: Poi un’altra piantina la pianta da un’altra parte… Senta una cosa a proposito di questi piantini, lei sa, lei ha detto poc’anzi, che questa signora, la signora Manni Angiolina, sarebbe stata portata pure all’ospedale, no?
M.S.: Non credo. Credo che sia stata…
A.B.: L’ha detto lei.
M.S.: Prego?
A.B.: Un referto, l’ha detto lei.
M.S.: Si, credo che sia stata fatta intervenire la guardia medica…
A.B.: E cos’ha detto? Se lo ricorda cos’ha detto la guardia medica?
M.S.: No io non l’ho nemmeno vista.
A.B.: Lo sa se la guardia medica ha fatto… addirittura l’hanno portata in ospedale… non aveva nulla…
M.S.: No io so solamente che hanno stilato un referto medico e basta.
A.B.: E non sa nulla…
M.S.: Poi non ho visto né il referto e non so chi l’ha fatto.
A.B.: E non lo sa, lo sa se il referto ha detto che la signora non aveva assolutamente niente oppure no?
M.S.: No avvocato, non glielo so dire.
A.B.: Nessuno gliel’ha detto?
M.S.: No, non l’ho nemmeno mai chiesto, sinceramente.
A.B.: E per forza! Bene, grazie. Ecco, Presidente io vorrei sentire questa bobina 62B, grazie. Dopo, dopo.
P.M.: Senz’altro.
A.F.: Prima di sentire la bobina, signor Presidente, l’avvocato Fioravanti vorrebbe fare una semplice domanda…
A.B.: 63.
A.F.: Da quale distanza questa microspia capta?
M.S.: Abbastanza, ora la distanza… però le posso dire che, dunque, la microspia era installata in cucina e quindi anche se uno andava in salotto, diciamo, che l’ultima stanza entrando sulla sinistra… insomma si captava molto bene. Poi chiaramente dipende anche uno che cosa fa, se parla sottovoce… i rumori si captavano tutti, poi ci può essere sempre l’handicap della televisione accesa, o di una radio accesa che entra in maggioranza e quindi le altre cose vanno in sottofondo in minoranza. Però di notte… insomma non c’era niente di accesso.
A.F.: Senta una cosa, la Angiolina da sola piangeva spesso.
M.S.: Si.
A.F.: Ecco, piangeva sempre dentro casa?
M.S.: Si ma non usciva quasi mai lei. Ci sono dei lamenti, ci sono delle dichiarazioni della Angiolina registrate che dicono “Mio marito non mi fa uscire di casa, sono peggio di una carcerata”, cioè, ci sono anche queste dichiarazioni registrate.
A.F.: Sono in queste bobine qui?
M.S.: Non credo, bisognerebbe rivedere i brogliacci perché credo che mi abbia coinvolto anche in prima persona a me, credo, perché mi ricordo di questa cosa.
A.F.: Io ce li ho tutti i brogliacci qui, se vuol vedere, ma comunque…
P.M.: C’è! C’è! Ci possiamo mettere a cercarlo, c’è.
A.F.: Se avete pazienza li posso cercare anch’io.
Presidente: Nooo andiamo avanti.
A.F.: Io ne ho molta di pazienza.
Presidente: Andiamo avanti avvocato.
A.F.: Soprattutto a sentire….
Presidente: Tanto le deregistrazioni, a parte i brogliacci, le deregistrazioni sono lì.
A.F.: Io ho tanta pazienza si, Presidente, da sentire tutte le interruzioni del Pubblico Ministero anche quelle che fa a noi subito.
M.S.: Signor Presidente, se mi permette volevo fare una precisazione. E’ successo, in riferimento anche a quello che mi ha chiesto l’avvocato Fioravanti, c’è un fatto in cui Pacciani dice alla moglie “Non bisogna lasciare la casa nemmeno un minuto”, quindi Pacciani non vuole mai lasciare la casa da sola…
A.F.: Era quello che gli volevo chiedere io espressamente ora.
M.S.: Vuole sempre che qualcuno rimanga in casa e quindi l’Angiolina rimane sempre in casa.
A.F.: Ma dice qualche altra cosa Pacciani, perché non lasciare la casa da sola.
M.S.: Questo non me lo ricordo comunque…
A.F.: L’avete scritto qui nei brogliacci.
Presidente: Oh via ce lo dica lei.
A.F.: Proprio per paura che qualcuno mettesse i gingilli.
M.S.: Può darsi anche che l’abbia scritto io eh…
A.F.: Si, l’ha scritto lei
A.B.: Non se lo ricorda.
A.F.: L’ha scritto lei, comunque glielo ricordo io.
M.S.: Non mi posso ricordare sei mesi di ambientale!
A.F.: No, no non si può ricordare tutto, questo è logico!
M.S.: Comunque non c’è problemi, se l’ho scritto…
A.F.: Io volevo chiedere solo questo, se Pacciani è proprio invitava alla moglie a non lasciare la casa motivandola…
M.S.: Certo!
A.F.: E in questo senso…
M.S.: Certo!
A.F.: Ma non perché potesse andare alla polizia a scoprire un proiettile o…
(…)
A.F.: … espressamente, ma non solo la polizia, anche altra gente!
M.S.: Non mi posso ricordare… comunque se lei me lo evidenzia io glielo dico, non c’è mica problemi!
A.F.: Ora bisognerebbe…
Presidente: Ma comunque lui si era accorto che gli era stato messo…
P.M.: Ohooo questo è pacifico!
A.F.: No.
A.B.: No.
P.M.: I primi giorni…
A.B.: No Presidente, non si sa a questo punto.
P.M.: Come se si sa? Ce l’ha detto la volta scorsa.
A.B.: Ma quando?
Presidente: Scusate, non ho precisato che il momento.
A.B.: Ecco.
Presidente: A un certo punto lui se ne accorge.
A.B.: Se ne accorge perché cade qualche cosa da una certa parte
P.M.: Ci dicono…
Presidente: Mi vada a prendere la deregistrazione, il volume 16.
P.M.: C’è anche la data di quando se ne accorge.
A.B.: No la data non c’è.
A.F.: Molto dopo…
A.B.: Non tubano più gli uccelli, anzi, i colombi.
P.M.: C’è la data da quando la microspia non funziona più, Presidente, quindi non c’è problema.
A.F.: Ma era una microspia nel bagnetto fuori?
Presidente: No, nel ripostiglio.
A.F.: Nel ripostiglio, si, vicino al bagnetto.
Presidente: E lui se n’è accorto e lo dice.
P.M.: Perché lo dice espressamente, è nel febbraio.
A.B.: La porta da un tizio a vedere che cos’è…
Presidente: Questo lo ha detto Perugini.
P.M.: E c’è anche il periodo quindi così possiamo avere…
M.S.: C’è anche una mia registrazione dove Pacciani smonta la spina telefonica però non riesce a trovare il microfono…
A.B.: E quindi è tranquillo…
M.S.: E non riesce a trovare il microfono…
A.F.: E anche questa è una difesa, un’autodifesa.
M.S.: Certo.
A.B.: E quindi è tranquillo.
M.S.: Ma l’ho scritto io, perché ero io di servizio.
A.F.: Contro un tipo di aggressione, un’autodifesa. Cioè costituzionalmente lecita eh…
A.B.: Protetta non lecita. Quindi diventa lecita… va be’… Tutto diventa lecito.
Presidente: Andate avanti signori, prego.
A.B.: Vai, vai avanti.
A.F.: No ma io non ho mica da chiedere altro, perché…
P.M.: Allora possiamo sentire le bobine, Presidente? La bobina.
A.F.: Ecco, chi ha scritto qui nel brogliaccio, io ce l’ho in fotocopia, il brogliaccio del 20 maggio ’92, giri a 300, alle ore 03:35… dalle ore 03:35 alle ore 04:05 a margine – e questa è dopo le fotocopie –
M.S.:E’ mia, è mia!
A.F.: C’è scritto “Importantissima” con due frecce.
M.S.: Si e le spiego anche perché. Perché questo brogliaccio viene fatto in tempo reale, non viene fatto riascoltando la bobina, viene fatto in tempo reale quindi ci possono essere sia delle imprecisioni e poi, diciamo, va riascoltato per fare la trascrizione, diciamo, nel modo migliore che si può. Però questo qui viene stilato in tempo reale, quindi anche la calligrafia non è delle migliori proprio per non tornare indietro con i nastri, anche perché non si potrebbe. Prego?
A.B.: Per non pensarci sopra.
M.S.:
P.M.: Lasci Spina, lasci.
A.B.: No, no, nooo, scusi eh… non ho…
M.S.: Ma lo sa quante volte l’ho sentita io quella bobina?
A.B.: Questa volta non volevo essere malizioso, nel senso che quello che lei dice è la sensazione immediata di quello che lei sente.
M.S.: Certo ma infatti…
A.B.: Quindi quando lei dice “ho sentito un rumore, una zip di una borsa” è un rumore di una borsa, immediatamente lei trascrive questo punto
M.S.: Sì, però se lei ci fa caso…
A.B.: Quindi quando lei dice “rumore ambientale” è rumore ambientale, che si sposta una sedia non si sposta tutta la casa, capisci?
P.M.: Ma lo sa lui cosa ha scritto.
A.B.: No ma scrive… lui sta dicendo che sta mettendo…
P.M.: E poi il brogliaccio… la trascrizione la fa un altro.
A.B.: La dice lui che… la scrive lui.
M.S.: Si, la scrivo io però ci possono essere sia delle differenze come non… sulla trascrizione.
A.B.: Certamente. Ora si piglia le distanze, siamo d’accordo.
M.S.: No, le sto spiegando, avvocato, senno…
A.F.: Come mai il brogliaccio riporta al femminile e la trascrizione fatta dal perito del tribunale, dal perito del GIP, riporta al maschile?
M.S.: Questo lo deve chiedere al perito.
A.F.: No io lo chiedo…
M.S.: Io l’ho sentita anche ieri pomeriggio la bobina, io la continua a sentire al femminile la frase.
Presidente: Eh allora vedremo.
M.S.: Il perito può darsi che la senta al maschile.
A.F.: Il perito era una donna quindi l’ha sentita al maschile.
M.S.: No avvocato, non lo so questo.
A.F.: No, no, scherzavo.
M.S.: Naturalmente ci fosse stata la possibilità di ripulire i nastri forse sarebbe stato meglio.
P.M.: Si può ripulire se necessario, non si preoccupi. Se necessario si fa ripulire.
(La Corte legge le trascrizioni)
Presidente: Va bene signori, comunque qui c’è questa deregistrazione in cui…
A.B.: Se la sentissimo forse…
Presidente: No, no Pacciani parla di questo microfono che ha trovato nel ripostiglio, qui però bisognerebbe localizzarla temporalmente.
P.M.: Si può localizzare con i brogliacci, Presidente.
Presidente: Si appunto.
P.M.: In alto c’è il numero dei giri, c’è la bobina e sui brogliacci c’è la data e l’ora.
Presidente: Dunque qui… si quando viene convocato… e lui dice “devi dire questo, devi dire quell’altro”… no ma qui credo che sia… bobina 62B.
A.B.: B?
Presidente: 62B.
A.B.: 62B è questa, 63B è questa Presidente.
Presidente: Questa è la 62B.
A.B.: Quale? Quella della?
Presidente: Quella di quando lui dice che gli hanno piazzato il microfono, perlomeno…
P.M.: Chiedo scusa comunque abbiamo la testimonianza della polizia giudiziaria sul fatto che l’ha portato a far vedere a qualcuno, possiamo risalire da lì. Quando ha portato la microspia a farla vedere, così ci togliamo questo tipo di dubbi.
Presidente: Bobina 62B… però non so bene i giri, qui non riesco a capire bene che giri siano.
A.B.: 62B è quella in cui dice. “Ti scanno, hai detto due fucili, infame, la m’ha fregato questa puttanaccia” sembrerebbe che ancora lui non avesse scoperto questa… perché se la vuole scannare…
Presidente: No, no lo dice espressamente avvocato. Se non che io qui francamente… vi posso dire la pagina della deregistrazione… “Ora l’hanno preso e nascosto in un altro posto e lo metton dentro e lo copron lì, brutti infami avvelenati”… Però non so bene… proviamo a retrocedere un pochino… comunque qui c’è proprio la deregistrazione… “Lei deve essere convocata dai carabinieri” lui gli dice “Tu devi dire son malata, non so nulla…”
P.M.: Dunque quanto deve essere convocata dai carabinieri siamo un paio di mesi prima di quando è convocata dal P.M.
Presidente: “sono malata” questo è un discorso lungo…
P.M.: Presidente penso che si possa chiedere a chi ha fatto l’operazione da quando quella microspia non era più funzionante così abbiamo la prova della data.
A.B.: Veramente io non so se si può risalire Presidente perché…
Presidente: La bobina viene… allora, sentite: “Si procede all’ascolto della bobina 62B si da atto che… … la bobina viene posizionata a giri 00 e questa…” Dopo circa 17 pagine c’è questo discorso e la bobina e la 62B.
P.M.: Chiediamo poi quando è stata registrata.
A.B.: Cosa dice questo discorso? Scusi non ce l’ho sotto gli occhi. Mi scusi Presidente…
Presidente: Avvocato, dice un sacco di cose, poi a un certo punto dice: “Vedi che tutti fanno…” dice il Pacciani, “…gli avean messo perfino il microfono dentro al ripostiglio, là, di qui a San Casciano e di laggiù da Firenze lo sentono sai? Ora l’hanno preso e l’hanno nascosto in qualche altro posto, vedi? Capito? E lo metton dentro un.. e lo copron lì, brutti infami avvelenati”.
P.M.: Comunque questo…
Presidente: E’ a pagina… dunque qui ci sono varie pagine…
A.B.: Va be’ 19.05.92 questo.
Presidente: 19 maggio?
P.M.: Presidente, mi scusi, è il momento in cui Pacciani parla di questo con la moglie, a noi interessa sapere – almeno al P.M., lo dimostrerà al momento opportuno – quando lui se n’è accorto, quando non ha funzionato più, non ha niente a che vedere con il momento…
Presidente: Sicuramente il 19 maggio se n’è accorto.
P.M.: Lo aveva… lo riferisce alla moglie il 19 maggio. Se loro credono si può sentire la bobina.
Presidente: Scusate ma era una cosa che non localizzano bene e quindi…
P.M.: Bene Presidente sarà cura…
Presidente: Vogliamo sentire la bobina allora? Mi pare siamo tutti d’accordo.
P.M.: Certo.
A.B.: Certo.
Presidente: Vogliamo spegnere i condizionatori per avere più silenzio? Forse è meglio. Ecco, il teste che è qui presente ci aiuterà illustrandoci le fasi, riferend… in riferimento a quello che lei ha detto e noi controlleremo se bianco, se è vero, se il rumore di quello, di quell’altro o se non si capisce assolutamente niente.
P.M.: Proviamo se riusciamo a sentirla dall’inizio poi deciderà la Corte quali parti saltare, penso che… Lei ha registrato per tutte le ore di seguito?
M.S.: No io ho registrato…
(Viene fatta partire la bobina)
P.M.: Allora, scusi, la interrompo, lei riconosce che rumori e che momento possiamo essere?
M.S.: Dovrebbe essere prima del rumore della… di quella che io chiamo zip.
A.B.: L’ha sentita ieri sera, quindi…
Presidente: Lo spero bene avvocato.
A.B.: No l’ha sentito ieri sera.
Presidente: Se non l’ha sentito ieri sera stiamo freschi noi!
M.S.:E’ il frigorifero che s’è attaccato.
Presidente: E fa questo rumore? Questo è l’orologio?
M.S.: Si questo è… vedete quant’è sensibile la microspia…
Presidente: A che distanza era l’orologio dalla microspia?
M.S.: Era a un paio di metri sopra, diciamo, sulla stessa parete. Forse gli dava noia anche la vibrazione.
A.B.: Questo è lo spostamento dei grandi mobili… rispetto al rumore dell’orologio…
M.S.: Certo. Sentite come si sente bene quando si avvicina dove c’è la microspia che proviene da un’altra stanza, non dalla cucina.
A.B.: Certo se uno è messo sotto controllo e uno guaio!
Presidente: Questi cosa sono secondo lei?
M.S.: Ha trascinato una cosa però…
Presidente: Può essere anche una seggiola?
M.S.: Nooo
A.B.: Può essere anche una scopa…
M.S.: No.
A.B.: Non è una scopa. Delle tazze…
M.S.: Mi sa che qui siamo molto prima però del rumore eh… Frigorifero.
A.B.: Il frigorifero fa questo rumore?
M.S.: Si, quando si accende il compressore. Sentite che non è una sedia?
Presidente: Verso che ora si svolgeva tutto questo?
M.S.: Saranno state le 4:00, lui si è alzato alle ore le 3:30 di notte…
Presidente: Di notte.
M.S.: Diciamo, il tutto è durato un’ora.
A.B.: Lo zip? Lo zip?
M.S.: Arriverà. Ci si dovrebbe quasi essere eh… Ferma qua. Ecco, se volete tornare un attimo indietro, allora il primo rumore si sente leggermente quindi ci va fatta più attenzione; il secondo che viene… c’è pochissima distanza…
Presidente: Ma il primo rumore quale sarebbe? Lo zip di apertura?
M.S.: Si, secondo me sì. Non so se di apertura o di chiusura, comunque il primo rumore, diciamo, che io interpreto come zip si sente molto chiaro mentre successivamente, subito dopo poco si sente molto forte.
A.F.: Interpretazione…
M.S.: E questo è il secondo.
Presidente: E questo è del secondo, a quanto pare.
A.B.: E questo cosa potrebbe significare?
A.F.: Ah, questo sarebbe un…
A.B.: No, nell’idea… dell’immaginario sociale qual è? Processuale…
Presidente: (ride) Avvocato…
P.M.: Molte sedie che si muovono in mezzo a cinture lampo.
A.F.: Anche tante cartucce.
Presidente: Sentiamo, sentiamo.
A.F.: Che buttano per terra.
M.S.: Questo era il secondo però eh…
P.M.: Possiamo andare avanti.
Presidente: Va be’ questo era il secondo, ci basta. Quello “In do’ lo metto?”
M.S.: Ora ci dovrebbe essere la frase “Dove cazzo è”.
Presidente: Fra quanto? Quanti giri è?
M.S.: Si, non dovrebbe mancare molto.
Intercettazione – Pietro Pacciani: Dove cazzo è?
M.S.: Torna indietro.
P.M.: S’è sentita…
M.S.: Sentito?
A.B.: Come? Ho sentito “il pazzo”
Presidente: Avvocato…
A.B.: Ma no, no, ho sentito quella roba là…
P.M.: Va be’ ognuno sente quel che deve sentire.
A.B.: Certo.
Presidente: Risentiamolo ancora, avanti risentiamolo ancora.
A.B.: Però non ho sentito “dove”, “dove” non l’ho sentito e neanche…
Presidente: Risentiamolo quattro o cinque volte.
Intercettazione – Pietro Pacciani: Dove cazzo è?
Presidente: Sussurra ma si sente. Chiarissimo no?
P.M.: E’ abbastan.. Più che chiaro. Vogliamo andare avanti sentiamo la frase dopo?
Presidente: Si, andiamo pure avanti. Ha detto: “Dove cazzo è”
P.M.: Lo Spina non è sordo allora. Chiedo scusa mi dicono quei ragazzi che prima della frase successiva ci sono ancora moltissimi giri, li vogliamo saltare? Vogliamo torturarci? Vogliamo sentire…
Presidente: Signori fate pure, la Corte è a vostra disposizione.
A.B.: I testimoni dovrebbero andare là dentro.
P.M.: Sono veramente molti ci, 80 giri ancora prima di arrivare, corrispondono a diverse decine di minuti…
Presidente: Signori, se vogliamo andare avanti bene sennò…
P.M.: Io vorrei… propongo di avvicinarci, diciamo così, tra virgolette, ai giri che ci interessano.
Presidente: Siete tutti d’accordo?
A.B.: Avviciniamoci….
Presidente: Bene, allora avviciniamoci.
A.B.: Avviciniamoci alla verità, Presidente.
Presidente: La verità avvocato, non lo so.
(Qualcuno applaude)
Presidente: Signori non facciamo gli spiritosi. La verità la sa il Pacciani, se ci dice cosa faceva quella notte…
A.B.: L’ha già detto Presidente, è innocente.
Presidente: No ma…
P.M.: Che faceva quella sera.
Presidente: Se ci aveva mal di stomaco, perché camminava per la casa…
A.B.: Ah non lo so.
Presidente: Perché effettivamente era molto movimentata quella notte. Va bene, allora vediamo un pochino se le nostre orecchie si sono salvate…
A.B.: Ce lo dice il Pacciani.
A.F.: Ce lo dice Pacciani.
Presidente: Un momento, poi dopo glielo facciamo dire.
Pietro Pacciani (fuori microfono): …
Presidente: Parli piano, parli piano che qui si sente.
A.B.: Ha detto “cavolo” Presidente.
A.F.: Sta dicendo cose normali.
A.B.: Ha detto non ci ha capito un cavolo di questa cosa.
P.M.: Menomale se non ci ha capito lui…
M.S.: Si sente addirittura il respiro. Dovremmo quasi essere…
Intercettazione – Pietro Pacciani: …
M.S.: Questa è una frase… che lui inizialmente dice o “maledetto” o “maledetta”, poi dice altre cose però non si è a comprendere. Ecco, subito dopo questa frase ci dovrebbe essere l’altra.
A.B.: Vorrei risentire la maledizione.
Presidente: Allora risentiamo… esatto. “Disgraziato”… “disgraziata”… Dice un’imprecazione “disgraziato”… qualcosa del genere… C’è un’imprecazione…
M.S.: Non è chiaro.
Presidente: Non è chiaro. “Disgraziato”… “bastardo”… “Disgraziati bastardi” sembra parli… sembra eh…
A.B.: Sembra la disperazione sua…
Presidente: E’ un’imprecazione… mi pare eh… Va be’ comunque questo ha il significato… andiamo avanti, sentiamo poi… ci dovrebbe essere…
M.S.: Eccolo eh… Attenzione…
Intercettazione – Pietro Pacciani: In do’ lo/a metto ora…
M.S.: Ecco, attenzione ai due colpi che lui batte perché sono particolari. Cioè sono battuti in un modo particolare, questo se la Corte…
Intercettazione – Pietro Pacciani: In do’ lo/a metto ora…
M.S.: Cioè praticamente è un doppio colpo, sono due doppi colpi, non è un colpo.
Intercettazione – Pietro Pacciani: In do’ lo/a metto ora…
P.M.: A me sembra che lo Spina abbia sentito bene.
Intercettazione – Pietro Pacciani: In do’ lo/a metto ora…
P.M.: Mi sembra che i dubbi che abbiamo ce li siamo tolti e lo Spina ha sentito molto bene e io direi che è il perito che forse non l’ha sentito a fondo… Comunque risentiamolo ancora.
Presidente: La Corte ha sentito, tutta la corte, “la metto”, vogliamo risentirlo…
P.M.: Noi parti di qua da quel tavolo pure Presidente.
Intercettazione – Pietro Pacciani: In do’ lo/a metto ora…
P.M.: E’ un “la” via!
Presidente: Ancora, ancora, facciamolo risentire due volte.
Intercettazione – Pietro Pacciani: In do’ lo/a metto ora…
P.M.: E’ inutile che vi spieghi che la “O” avrebbe un suono talmente diverso che…
Presidente: va be’, poi… signori qui poi ognuno…
P.M.: Cambia poco, no, no…
Presidente: Ognuno può trarre le conclusioni che vuole…
P.M.: No, era solo per far… perché lo Spina aveva sentito bene, tutto qui.
Presidente: In questo caso effettivamente… per quello che risulta…
P.M.: Noi poi proveremo a dire cosa pensiamo di aver capito, nessuno è intervenuto perché nessuno…
Presidente: Io non andrei avanti in questa…
P.M.: No, no, no, senz’altro, il P.M. non ha nessun motivo di andare avanti, grazie. Non ho altre domande da fare al teste.
A.B.: Il Pacciani vorrebbe parlare.
Presidente: Certamente, possiamo stoppare la registrazione. Il Pacciani vuol fare dichiarazioni spontanee, prego, dica.
Pietro Pacciani: Mi scusi signor Presidente, volevo precisare…
Presidente: Io non ho nulla da scusarle.
Pietro Pacciani: Voleo precisare, voleo precisare, io siccome soffro di questa angina pertores e la circolazione, m’arzao da letto, mi facevo un po’ di caffè, certamente sbatteo gli sportelli pigliando la tazzina, pigliando il caffè di dentro ma non c’è mica nulla di… di… tutta roba normale. Ora siccome viene amplificato il volume… eppoi batte così e aumenta… chissà i che gliè! Sembra una cannonata, unnè mica… icche è? Cosa voi che avessi io lì? Ero solo, mi pigliava questo male, mi facevo un po’ di caffè, lo scardao, un po’ di tempo ci vuole. E tutto lì, lo sportello quando aprio e chiudeo, perché ci ha la molla a scatto, fa il rumore, fa sack… insomma amprificandola e si sente il rumore forte. Grazie eh… mi scusi.
Presidente: Prego. Diamo atto ovviamente che questi rumori sono amplificati, certamente.
P.M.: Si, si ma…
Presidente: E’ un fatto pacifico.
A.B.: Anche in relazione al tictac e alla…
Presidente: Al tic-tac dell’orologio, al rumore dell’orologio che serve proprio come parametro di misura direi.
A.B.: E anche l’apertura del frigorifero, Presidente.
M.S.: Se vi interessa l’amplificazione della microspia, si può controllare dal registratore. C’è una manopola apposta.
A.B.: Quindi ora può essere anche stato più amplificato o meno?
M.S.: Di solito si teneva a zero perché uno più aumentava la sensibilità e più fruscio entrava. Cioè non veniva uno sonoro…
A.B.: A sentirlo si può aumentare o si può diminuire…
M.S.: Beh, non sarà mai come il nastro, diciamo, la prima volta. La prima volta si sente ancora meglio.
A.B.: Ah.
P.M.: Non ho altre domande. Nessun’altra domanda il P.M.
Presidente: Vi sono altre domande? Vi sono domande vostre signori?
A.P.: No, grazie.
A.F.: E c’è un’istanza dell’avvocato Fioravanti ma è un’istanza che reitera una istanza precedente di altre udienze. L’art. 149 e cito soltanto per i giudici popolari perché…
Presidente: No, lo citi anche per noi.
A.F.: …il Presidente e gli altri lo conoscono bene…
Presidente: Noi lo guardiamo…
A.F.: Nelle attuazioni e attuazioni del codice di procedura penale…
Presidente: Attuazioni.
A.F.: “L’esame del testimone deve avvenire in modo che nel corso dell’udienza nessuna delle persone citate…”
(…)
A.F.: Quindi io chiedo…
Presidente: Chi c’è di abusivo allora?
A.F.: Io chiedo… no, no, no… io chiedo al Presidente, al tribunale che tutti i testi indistintamente, tutti testi debbono essere fuori dell’aula e non ascoltare.
Presidente: Questo si è sempre detto avvocato.
A.F.: E purtroppo però i testi sono anche dei tecnici dell’audio, delle registrazioni e di altro quindi hanno ascoltato completamente tutto.
M.S.: Mah e l’hanno fatte loro!!
A.F.: Ma almeno… ma sono testi che devono deporre! Qui l’articolo 149 parla chiaro, ora c’erano due testi che erano di là e sono ancora di là contro la porta aperta e tranquillamente ascoltano.
P.M.: Presidente, scusi eh… Se non capisco male, perché qui vado interpretando, due agenti di polizia, che sono lì nella stanza, sono quelli che unici conoscono i nastri ma li conoscono così bene che non c’era bisogno di sentirli oggi, sono stati solo utilizzati perché senza di loro non era possibile trovare quel punto.
Presidente: Poi lei li vuole sentire? No.
A.F.: Non certo su questo argomento quindi…
A.F.: Ma li sente come teste di questo processo!
P.M.: Non su questo argomento!
Presidente: Avvocato Fioravanti, senta, questo… l’articolo 149… ha tutte le ragioni del mondo, lei le può invocare ma che ora lei mi faccia questa questione… senza costoro noi ci dobbiamo rivolgerle a chi? A Gesù?
P.M.: No ma Presidente, io sull’argomento “registrazione”…
Presidente: Cosa vuole che significhi! Quelli li sanno a memoria le registrazioni!
P.M.: Non solo, poi su questo argomento non saranno sentiti.
Presidente: Piuttosto, invece, io vorrei ricordarti una cosa: guardate che a seguito anche della nostra ispezione dei luoghi che è stata molto utile per tutti, eccetera… e alle deduzioni della difesa, dell’accusa, c’è il discorso che il ricordo delle famose – e le fotografie, rilievi fotografici, le bobine filmate delle perquisizioni –
P.M.: Io Presidente senza farla andare avanti reitero l’istanza che ho fatto, oramai tre o quattro volte, se non cinque, di vedere…
Presidente: Ve lo dico anche perché…
P.M.: Di vedere le bobine relative alle perquisizioni e le foto…
Presidente: Non solo, io dico questo: la stessa difesa ha tutto l’interesse a vedere certe…
P.M.: Questo Presidente…
Presidente: Certe cose… vi ricordo la cartuccia calibro 22, com’è stata trovata, perché noi poi lì – vi ricordate – vi mancano i rilievi precedenti.
P.M.: Presidente, io avevo – il giorno stesso in cui feci quell’istanza – fatto presente a tutte le parti
Presidente: La famosa acacia!
P.M.: L’acacia… io tutto. Comunque Presidente io l’ho già fatta…
Presidente: E’ tutto materiale che…
P.M.: Se necessario la reitero, le bobine ci sono, ricordo a me stesso e a questo punto la Corte che se crede – quando sarà il momento – al termine dell’acquisizione delle prove ex 507 la Corte è libera di…
Presidente: Ve la prospetto già da ora questa situazione.
P.M.: Presidente, non so se lo prospetta a me perché io sono l’unico ha insistito fino al primo momento!
Presidente: Io ve lo prospetto, ve lo prospetto.
P.M.: E io se la prospettazione serve a sapere cosa ne penso oggi, a distanza di alcune udienze, insisto perché quelle bobine siano viste, quei filmati siano visti interamente, così come tutte le fotografie di cui ho chiesto l’acquisizione, ne approfitto perché io chiesto tante acquisizioni, ovviamente insisto per tutte.
Presidente: Avete altre deduzioni signori? Nulla…
P.M.: Io avrei, scusi… se abbiamo finito con il teste, perché…
Presidente: Il teste, si possiamo licenziarlo.
P.M.: Lo possiamo licenziare.

29 Giugno 1994 23° udienza processo Pietro Pacciani

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