26 Maggio 1994, 13° udienza, processo, Pietro Pacciani

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Gina Cencin, Rolando Castrucci, Mario Lasagni, Mario Vanni, Giovanni Faggi

Dato che le registrazioni presentano un audio non perfetto possono sussistere errori di trascrizione, nel caso se ne trovino durante la lettura contattateci per la eventuali correzioni: redazione@mostrodifirenze.com

Presidente: Allora l’imputato è presente, tutti i difensori, il Pubblico Ministero sono presenti e allora signor Pubblico Ministero?
Avvocato Bevacqua: Signor Presidente, chiedo scusa, prima di iniziare il dibattimento…
Presidente: Prego
A.B.: In relazione alle produzioni che ha fatto ieri, se non erro, il signor Pubblico Ministero relativamente a quel testimone che è deceduto, Petroni Nello, ed anche in relazione al fatto che la signora Manni Angiolina si è avvalsa della facoltà di non rispondere io produco un documento, ai sensi dell’articolo anche 511 bis
P.M.: Manni Angiolina non ho prodotto niente eh per ora…
A.B.: Si ma è la posizione Petroni.
P.M.: Bene.
A.B.: Petroni dice che lui non è stato mai amico della signora Manni Angiolina ma la signora Manni Angiolina non abbiamo potuto sentirla, io ho un documento che è un verbale di sommarie informazioni di un altro procedimento, relativo a dichiarazioni fatte dalla Manni Angiolina su questo punto e quindi io chiedo che venga prodotto, che venga acquisito agli atti ai sensi anche dell’articolo 511 bis del codice di procedura penale.
P.M.: Nessuna opposizione Presidente.
Presidente: Benissimo, benissimo. Possiamo acquisirlo non c’è problema. Ecco, allora introduciamo il primo teste Pubblico Ministero.
P.M.: E’ inutile negare che c’è qualche difficoltà, ho un paio di certificati medici, non vorrei fosse, oltre il caldo, qualche problema dovuto alla criticità di questo dibattimento.
Presidente: Verifichiamo questi certificati medici, li verifichi lei…
P.M.: Si, sto… Era solo per l’ordine… Castrucci Rolando, invertiamo l’ordine e via… Allora la signora Cencin grazie. Questo teste non vuole essere ripreso lo dico subito Presidente.
Presidente: Non vuol essere ripresa?
P.M.: No, no, no.
Presidente: Benissimo.
P.M.: Così mi ha detto ieri.
Presidente: Ecco signora si accomodi pure lì, buongiorno, ecco si metta comoda, non vuole essere ripresa?
G.C.: No
Presidente: Ecco va bene. Allora il solito discorso per tutti. Ecco signora vuole leggere per cortesia quella formula?
G.C.: Si.
Presidente: Si metta pure gli occhiali.
G.C.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.



Presidente: Ecco vuol dare le sue generalità signora?
G.C.: Cencin Gina
Presidente: Nata a…
G.C.: Greve in chianti
Presidente: Il?
G.C.: Il x del ’xx, xx/xx del ‘xx
Presidente: xx xx 19XX, residente?
G.C.: A Tavarnelle.
Presidente: Ecco, benissimo allora signora risponda prego alle domande del Pubblico Ministero.
P.M.: Signora volevo chiederle una cosa innanzitutto, lei ora abita a Tavarnelle vero?
G.C.: Sambuca
P.M.: Ecco, in passato ha abitato in Via Chiantigiana?
G.C.: Si.
P.M.: Vicino alla signora Malatesta?
G.C.: Si
P.M.: La Sperduto?
G.C.: Si.
P.M.: Per quanto tempo? Così come lo ricorda…
G.C.: Dunque fino al ’69 però da quando ci son tornati loro io preciso non me lo ricordo l’anno che ci sono tornati loro.
P.M.: Quindi lei è stata vicina di casa della signora Malatesta/Sperduto per un congruo numero di anni.
G.C.: Si.
P.M.: Suppergiù?
G.C.: Eh.. Un..
P.M.: Un po’ di anni.
G.C.: Mah io laggiù c’ero tornata, ci sono stata sette o otto anni.
P.M.: Ecco. Senta signora e in questo lungo periodo ha avuto modo di vedere chi frequentava casa di quella signora?
G.C.: Si.
P.M.: Ricorda qualcuno in particolare?
G.C.: Eh ce n’erano tanti.
P.M.: A me interessa innanzitutto se lei ha avuto modo di vedere se frequentava quella casa il signor Pacciani
G.C.: E una Cinquecento bianca la c’era spesse volte. Il pomeriggio in particolare. Non tutti i giorni ma diverse volte.
P.M.: Lei sapeva che… Di chi era questa Cinquecento?
G.C.: No.
P.M.: Ha mai visto il proprietario?
G.C.: Beh io l’ho intravisto così… Se passavo, mentre poteva scendere ma poi si chiudevano subito in casa
P.M.: Ma le volte… No quello che succedeva in casa ovviamente… Era il signor Pietro Pacciani?
G.C.: Mah secondo me si.
P.M.: Aveva una Cinquecento bianca
G.C.: Si
P.M.: Era a volte in compagnia del postino Vanni?
G.C.: Si.
P.M.: La signora Malatesta su queste visite le ha mai detto niente?
G.C.: No.
P.M.: ha mai visto se questa macchina veniva anche di sera o si tratteneva anche la sera?
G.C.: Ehh non si sa, a volte c’era di giorno, di notte…
P.M.: Ecco era questo che mi interessava a volte c’era di notte.
G.C.: Si.
P.M.: Ovviamente lei non stava sempre alla finestra e quindi…
G.C.: No e poi io dal ’79 mi sono sposata… ’69 mi sono sposata e questa macchina però la ci veniva ancora.
P.M.: Veniva lo stesso.
G.C.: Però io laggiù ci tornavo giustamente qualche volta a ritrovare i miei genitori.
P.M.: Certo. Senta una cosa, a volte sentiva delle discussioni in casa quando c’erano queste persone diverse?
G.C.: Mah…
P.M.: Quando rientrava il marito?
G.C.: Quando rientrava il marito si.
P.M.: Che tipo di discussioni?
G.C.: Si sentivano vociare però proprio le parole non si capivano perché io ero da un’altra parte.
P.M.: Certo. E quando c’era la Cinquecento bianca con questo signore c’erano discussioni?
G.C.: Mah…
P.M.: O quando c’era stato?
G.C.: Quando c’era stato.
P.M.: Quando usciva lui…
G.C.: O a volte quande c’era i’ marito gli era costretto a risortire.
P.M.: Quando c’era il signore con la Cinquecento bianca, che lei dice il signor Pacciani, il marito era costretto a uscire
Avvocato Bevacqua: Questo lo dice il Pubblico Ministero.
P.M.: L’ha detto la signora.
A.B.: Quando c’era uno con la Cinquecento bianca, lei ha creduto di vedere Pacciani, può darsi, scusi. Faccia la domanda precisa.
Presidente: Poi vediamo questo particolare. Perché lei ha detto. Era Pacciani? Per me si… E allora su questo poi vedremo. Prego.
P.M.: Ha da dire qualcosa di più preciso se quel signore con la Cinquecento bianca era Pacciani o meno?
G.C.: 
P.M.: Perché dice per lei si?
G.C.: Ma perché rivedendolo ora mi sembra veramente che fosse stato lui.
P.M.: Bene, grazie. E le discussioni… Cioè lei ci ha detto che quando c’era questo signore, che lei ora dice, rivedendolo, era Pacciani, comunque aveva una Cinquecento bianca e a volte era con Vanni, a volte il marito era costretto a uscire.
G.C.: Si. Perché lei la chiudeva la porta.
P.M.: Prego?
G.C.: La si chiudeva dentro
P.M.: Lei si chiudeva dentro. Senta una cosa, il Vanni, il postino, veniva insieme al Paccia… al signore che lei crede di avere identificato oggi in Pacciani o veniva da solo?
G.C.: A volte gli è venuto anche da solo.
P.M.: A volte veniva. A volte anche col…
G.C.: Si
P.M.: Venivano insieme, con questo signore. Lei sa, o ha visto il Vanni che in questi incontri, o ha saputo, nel caso l’ha solo saputo da chi, portava oggetti in gomma? Falli cose di questo genere? Giornali pornografici…
G.C.: Mah.. Giornali pornografici si. Saputo lì da Fabbrica, dove abitavo io, perché lui si intratteneva a volte lì. Quando portava la posta si metteva a sedere con la sua Lambretta o Vespa insomma quello che era, ora non ricordo, giornali ce gli aveva sempre, si.
P.M.: Lei ha detto, cioè non l’ha detto, ha detto che ci andavano diverse persone, per ora ci ha detto il Vanni, postino, ci ha detto questo signore con la Cinquecento bianca che lei crede oggi di riconoscere in Pacciani e poi ha detto, cioè, altre persone, ricorda qualcuno in particolare? Aldilà dei nomi? Qualcuno innanzitutto che ha visto poi con questi due, con il Faggi… Chiedo scusa, con il Vanni e col Pacciani?
G.C.: Mah che vuole ricordarseli tutti…
P.M.: Non i nomi signora, volevo vedere
G.C.: Ce ne andavano diverse persone, ogni tanto la cambiava tipo di persona, diciamo.
P.M.: Ecco ma lei ha visto in quella casa persone che poi ha visto insieme al Vanni e al postino?
Presidente: Al Vanni e?
P.M.: Vanni postino… al signor con la Cinquecento bianca… Insieme a loro.
G.C.: Mah…
P.M.: Che li ha visti altrove o insieme, che li ha riconosciuti come amici…
G.C.: No io fuori da lì no, non li ho rivisti…
P.M.: Lei, le è stata mostrata la foto di una persona, dalla Polizia, lei ha detto: si questa persona l’ho vista a volte in compagnia di questi signori e a volte in casa della Malatesta, indipendentemente dal nome, se la ricorda questa persona?
G.C.: Mah ora no.
Presidente: Si ricorda questa foto che le fu mostrata?
G.C.: Si ma così vagamente la ricordo.
P.M.: Ricorda vagamente la persona?
G.C.: Si
P.M.: Però nella foto
G.C.: Se la dovessi rivedere non… Non penso di conoscerla.
P.M.: Scusi lei nella foto riconobbe una persona…
G.C.: Mhm
Presidente: Ricorda vagamente la foto…
G.C.: La foto.
P.M.: Quindi se noi le rimostriamo la foto le riviene in mente?
G.C.: Beh può darsi
P.M.: Allora la domanda è questa: in sede di deposizione davanti alla Polizia giudiziaria le fu mostrata una foto e lei disse di aver riconosciuto questa persona come compagna di loro, lo ricorda questo?
G.C.: Si.
P.M.: E ricorda che questa persona l’aveva vista anche a San Casciano con il Vanni e con il Pacciani?
Avvocato Bevacqua: Faccia la domanda signor Pubblico Ministero.
P.M.: Ricorda se questa persona…
A.B.: Ricorda che cosa ha visto?! Scusi.
Presidente: Ricorda se questa persona…
P.M.: …l’ha vista con il Pacciani e con il Vanni a San Casciano?
Presidente: Con il Pacciani, con la persona
P.M.: No… Ora è col Pacciani, scusi, ora la domanda è con Pacciani… eh? Lo ricorda signora?
G.C.: Si.
P.M.: Ricorda di averli visti tutti e tre a San Casciano?
G.C.: Si.
P.M.: Quindi erano sicuramente a San Casciano Pacciani, Vanni/postino e questa persona che lei riconobbe nella foto?
G.C.: Si.
P.M.: Ricorda di aver mai visto il Malatesta con gli occhi neri? Picchiato…
G.C.: Si.
P.M.: Ricorda se nello stesso periodo, lo stesso giorno in cui lo vide picchiato la persona con la Cinquecento bianca era andata in casa?
G.C.: 
P.M.: In quel periodo, in quei giorni…
G.C.: In quei giorni, proprio il giorno preciso…
P.M.: Esattamente no.
G.C.: Esattamente no.
P.M.: Relativamente a questa terza persona che la Polizia in quel verbale disse essere Faggi Giovanni, lei è sicura di quello che mi ha già detto o vuole rivedere la foto?
G.C.: 
P.M.: Cioè è sicura di averli visti tutti e tre insieme?
G.C.: Si.
P.M.: Non ho altre domande per il momento grazie.

Presidente: Signori avvocati di parte civile? Vi sono domande alla teste? Avvocato Pellegrini.
Avvocato Pellegrini: Soltanto una, se le risulta e se le risulta eventualmente in che modo, che Vanni e Pacciani facevano con la Sperduto Malatesta l’amore anche in tre.
G.C.: Questo non lo so.
A.B.: Collega
P.M.: la Sperduto Malatesta….
A.B.: Ah credevo che fossero… Come facevo a saperlo?
Presidente: La signora ha detto che quello che avveniva poi non lo sapeva. Avvocato Bevacqua prego.
A.B.: Grazie. Senta signora io non sono toscano e quindi non so dov’è via Chiantigiana, che zona è della Toscana?
G.C.: In che zona è della Toscana?
A.B.: Si.
G.C.: San Casciano.
A.B.: San Casciano. Ohoo, dunque, lei ha detto che stava a San Casciano in questa via Chiantigiana numero 10 fino a quando non si è sposata, cioè fino al ’69…
G.C.: Si.
A.B.: Lo ricorda questo?
G.C.: Si.
A.B.: Ecco e poi ha detto nel suo verbale che ha reso… A chi l’ha reso? Ai Carabinieri, alla Polizia? A chi l’ha reso signora?
G.C.: Il mio verbale?
A.B.: Si. Quando è stata chiamata lei da chi è stata chiamata?
G.C.: Io sono stata chiamata a Tavarnelle e a Firenze.
Presidente: Dai Carabinieri e dalla Polizia? Dall’uno, dall’altro…
G.C.: Io chi erano… Io sono stata a Firenze laggiù… Non so come si chiama… In pretura, non so come si chiama.
A.B.: In pretura!
Presidente: In procura.
G.C.: Procura, non lo so.
A.B.: Perché lei ha detto che aveva visto questa Cinquecento, va bene? Che poi dice che era guidata, condotta da un signore che lei aveva ritenuto di ravvisare nella persona del signor Pacciani, anche nel ’65, negli anni ’65, lei ha detto, ah?
G.C.: Nel ’65 stavo ancora lì di casa.
A.B.: Quindi lei ha visto questa Cinquecento, giusto? Va bene? Nel ’65 ha visto questa Cinquecento bianca con queste persone, era la solita Cinquecento bianca
P.M.: Gli leggiamo la parte del verbale dove c’è scritto nel ’65?
A.B.: Io sto domandando questo, poi lo faccia lei…
Presidente: Signora tenga presente che…
P.M.: No gli ha contestato nel ‘65
Presidente: Tenga presente che
A.B.: ’65 e anni successivi.
P.M.: Dov’è la parte del verbale dove dice la signora?
Presidente: L’avvocato può farle anche domande per metterla fuori strada quindi lei…
A.B.: 83, pagina 83
P.M.: Dove c’è scritto che è nel ’65?
A.B.: Allora glielo dico signora guardi
Presidente: E quindi lei deve rispondere la pura e semplice verità ma non si lasci suggestionare perché questo è bene… Vorrei sempre dirlo ai testi questo.
P.M.: Grazie.
A.B.: “Per attenermi a quanto io ho visto personalmente”, questo è lei che lo dice e il Pubblico Ministero mi può confortare sul punto, “l’epoca della frequentazione del vanni Mario e del suo amico con la Fiat Cinquecento bianca io la colloco negli anni ’65 e successivi” è vero signora?
G.C.: 
A.B.: Si o no?
G.C.: Si.
A.B.: Si, ohoo, allora lei vedeva questa Cinquecento dalle sue finestre o no?
G.C.: Si.
A.B.: Perché poi dal ’69, quando si è sposata, giusto?
G.C.: Si.
A.B.: Lei si è allontanata da quel luogo ed è andata ad abitare a due, tre, quattro, non lo so chilometri di distanza. E’ vero?
G.C.: Si.
A.B.: Quindi lei non poteva vedere questa Cinquecento da due, tre chilometri di distanza, oppure la vedeva?
G.C.: No.
A.B.: Bene. Lei ha detto anche che il signor Vanni era spesso ubriaco, è vero?
G.C.: Si.
A.B.: Lei è stata indicata come amica del signor Malatesta. È vero?
G.C.: Si.
A.B.: Cioè era l’amica del signor Malatesta che poi si impiccò per cui lei era evidentemente nemica della signora Sperduto
G.C.: Si.
A.B.: Ohoo
Presidente: No, si che cosa?
G.C.: No nemica, io non ero nemica era la signora Sperduto che andava a dire che io andavo con suo marito ma non era assolutamente vero.
A.B.: Comunque c’era questa diceria, che non era dell’untore…
G.C.: Diceria perché lei le diceria ce l’aveva con tantissime persone.
A.B.: Ho capito.
G.C.: Lei l’era gelosa di tutto.
A.B.: Lei era gelosa di tutto?
G.C.: Si.
A.B.: Senta signora lei ha detto però che presso questa signora Sperduto, oltre la Fiat Cinquecento bianca, oltre il signor Vanni che veniva in Vespa, qualche volta accompagnato dalla Fiat Cinquecento bianca, comunque da colui che la conduceva, vi erano anche tante altre persone che frequentavano quella casa e quella zona…
G.C.: Si la casa e quando lei la sortiva per andare a fare la spesa, in qualsiasi posto l’andava.
A.B.: Per quanto riguarda i litigi che lei ha ascoltato, ha sentito, è stata presente, non lo so, questi litigi in casa della signora Malatesta, o Sperduto che dir si voglia, erano sempre litigi che lei sentiva dalla sua finestra, dalla sua casa
G.C.: Si.
A.B.: Quindi questi litigi erano litigi che potevano datare massimo fino al 1969 o no?
G.C.: No io laggiù ci son ritornata per mia sfortuna tutti i giorni perché ci avevo il babbo infermo a letto e andavo ad aiutare la mamma.
P.M.: Bene grazie signora. L’aveva già detto avvocato.
A.B.: Ecco. Il babbo quand’è morto signora?
G.C.: Nel ’71.
A.B.: Nel ’71.
G.C.: No aspetti, nel ’72.
A.B.: Nel ’72, benissimo signora grazie. Noi non c’eravamo ancora, grazie, buongiorno.
P.M.: Signora mi scusi, onde capire meglio noi i tempi, lei dopo che andò via da quella casa, aldilà del fatto che ci tornava per suo babbo, aveva qualche altro parente lì?
G.C.: Ci avevo… Noo, ci avevo i’ mi’ fratello. Fratello e la cognata.
P.M.: Quindi lei ha continuato a frequentare quella casa?
G.C.: Si.
P.M.: Fin quando?
G.C.: Finchè loro sono stati laggiù di casa che…
P.M.: Cioè fino?
G.C.: Non me lo ricordo ora. Fino a quande si sono spostati di casa…
P.M.: Glielo ricordo io, l’aiuto io, quando morì il Malatesta, se non sbaglio il marito della signora…
A.B.: Faccia la domanda signor Pubblico Ministero.
P.M.: La domanda è questa: Quando morì il Malatesta
A.B.: …morì il Malatesta… e la signora risponde..
P.M.: Mi faccia fare la domanda! Sennò quando?
Presidente: Avvocato Bevacqua per favore la vedo molto elettrico, guardi che non c’è nessun motivo di esserlo…
P.M.: Oh grazie. Perché è da ieri…
Presidente: La mattina è abbastanza agitato.
P.M.: Forse certe testimonianze rendono tutti noi più elettrici.
Presidente: No forse ha preso un caffè.
P.M.: Tutti noi elettrici.
Presidente: Due, tre. Ne deve prendere uno solo.
P.M.: Ne basta uno.
Presidente: Prego.
P.M.: I testi dicono, speriamo la verità, e chi di dovere giudicherà, noi dobbiamo solo…
Presidente: Non facciamo commenti ma solo domande!
P.M.: Era questa la domanda, chiedo quando morì Malatesta e qualcuno mi dice non è una domanda!
Presidente: Quando morì Malatesta signora?
G.C.: L’anno?
Presidente: Si, grosso modo.
G.C.: Eh io l’anno non me lo ricordo.
Presidente: Lei lo sa?
P.M.: Si, nell’80. Anni ’80. Io le chiedo solo questo: quando morì Malatesta lei ebbe modo, era ancora il periodo in cui, per le ragioni che ci ha detto, andava in quella casa?
G.C.: Ci avevo sempre il fratello laggiù e la mamma.
P.M.: Quindi fino a quel periodo lì lei quella casa la frequentava?
Presidente: Non tutti i giorni però
G.C.: No, giustamente, ogni quindici giorni, ogni otto giorni, quando avevo la possibilità di tornare a vedere la mamma.
P.M.: Non ho altre domande
Presidente: Non così assiduamente come quando purtroppo lei aveva il babbo…
G.C.: Da quando morì il babbo io laggiù ci ritornavo…
Presidente: Frequentazione familiare
G.C.: Familiare.
Presidente: Va bene. Signori avete altre domande per la teste? No? Grazie può andare signora, buongiorno.
G.C.: Buongiorno.
Presidente: Può tornare a casa.
Presidente: Chi abbiamo signor Pubblico Ministero? Chi c’è?
P.M.: Dei numerosi testi di stamani abbiamo qualche difficoltà, ora vediamo se pian piano arrivano, qualche certificato medico ce l’ho.
Presidente: Questo signore è il teste?
P.M.: Castrucci Rolando
Presidente: Prego si accomodi. Sieda pure. Lei è il signor? Il suo nome per favore…
R.C.: Castrucci Rolando



Presidente: Castrucci Rolando. Vuol dare le sue generalità per cortesia? Come si chiama, dov’è nato, in che data, dove risiede… Ci sente poco…
R.C.: Son sordo. Sento poco io.
Presidente: Certo. Dov’è nato signor Castrucci?
R.C.: A Firenze.
Presidente: In che data?
R.C.: Il 21 d’agosto 1922
Presidente: 21 o 22 agosto?
R.C.: 21 d’agosto 1922.
Presidente: Residente dove?
R.C.: A Montefiridolfi Val di Pesa, comune di San Casciano.
Presidente: A Montefiridolfi, basta così. Vuol leggere… Ci legge bene? La vuol leggere ad alta voce?
R.C.: Bah, la posso anche leggere…
Presidente: Si, legga, legga
R.C.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Ecco, bene, grazie. Senta signor Castrucci adesso vuole rispondere alle domande del Pubblico Ministero? Magari vuole voltarsi verso di lui per capire meglio? Ecco, mettiamogli il microfono… Ecco magari cerchiamo di alzare la voce… Va bene…
P.M.: Signor Castrucci lei ha detto ora abita a Montefiridolfi, ha sempre abitato lì o solo da un certo periodo?
R.C.: Sempre lì.
P.M.: Sempre abitato a Montefiridolfi. Che mestiere faceva se ora è in pensione o che mestiere fa ora? Quale è stato il suo lavoro? O quale è?
R.C.: Ero titolare di un’impresa di costruzioni. Ci avevo un’impresa di costruzioni.
P.M.: A Montefiridolfi?
A Montefiridolfi.
P.M.: Ha conosciuto Pacciani Pietro lei?
R.C.: Si l’ho conosciuto perché ho restaurato la casa su ordine del marchese Rosselli. Ho restaurato la casa dove abitava lui.
P.M.: ha mai visto se Pacciani dipingeva?
R.C.: Si.
P.M.: Le è rimasto impresso?
R.C.: 
P.M.: O cosa dipingeva?
R.C.: No eh beh, questo non lo so.
P.M.: Allora, quando ha visto che dipingeva cosa dipingeva? Perché se l’ha visto…
R.C.: Si…
P.M.: Faceva quadri? Dipingeva sui muri?
R.C.: No, no…
P.M.: faceva quaderni?
R.C.: No l’ho visto… Ho visto dei quadri.
P.M.: Che faceva lui?
R.C.: Mhm.
P.M.: E li faceva lui personalmente, lei l’ha visto o gli ha detto sono quadri miei?
R.C.: Ah questo non lo so.
P.M.: Lei come mai ha il ricordo che lui dipingesse? Gliel’ha detto Pacciani? E ha visto dei quadri?
R.C.: Che vole… le son cose successe più di vent’anni fa e come si fa a ricordarsene?
P.M.: Ha ragione.
Presidente: Certo, certo.
P.M.: Vediamo in altro modo. Io le ho fatto la domanda: sa se Pacciani dipingeva, lei mi ha detto di si.
R.C.: Si.
P.M.: E ha visto dei quadri.
R.C.: Si.
P.M.: E’ stato Pacciani che le ha detto questi quadri li ho fatti io?
R.C.: Senz’altro gli è stato lui, io penso di si.
P.M.: Lei non l’ha mai visto dipingere?
R.C.: E un me lo ricordo.
P.M.: Ha mai visto se in casa aveva attrezzatura per dipingere?
R.C.: 
P.M.: Pennelli, colori,
Presidente: Cavalletto, che so?
R.C.: Ehh.. uh… mah…
Presidente: Non se lo ricorda
R.C.: Come si fa a ricordarsi?
Presidente: certo, certo.
P.M.: Mi scusi, erano…
R.C.: Di tutti questi particolari? Non è possibile!
P.M.: Ha perfettamente ragione. Ha lei è rimasto impresso di aver visto dei quadri.
R.C.: Si, quelli si.
P.M.: Erano quadri di paesaggi o di persone? O raffiguranti persone?
R.C.: No, persone no. Mi sembra di no.
P.M.: Erano paesaggi.
R.C.: Si.
P.M.: Erano a colori o in bianco e nero?
R.C.: A colori mi sembra.
P.M.: Erano in casa attaccati alle pareti o erano da qualche parte?
R.C.: Si alle pareti. Si.
P.M.: C’era qualche quadro che raffigurava paesaggi toscani, Montefiridolfi ad esempio?
R.C.: No.
P.M.: Non lo ricorda.
R.C.: Non mi ricordo di gente particolare.
P.M.: Erano numerosi i quadri o era un solo quadro in tutta la casa?
R.C.: E chi lo sa?
P.M.: Non lo ricorda. Passiamo ad un altro argomento. Pacciani le ha mai mostrato una pistola?
R.C.: Si, nell’essere a lavorare, è questo che mi son sempre ricordato, nell’essere a lavorare mi fece vedere una pistola.
P.M.: Si ricorda, può collocare nel tempo questa volta in cui le mostrò la pistola?
R.C.: Quando c’ero a lavorare, a restaurargli la casa.
P.M.: Allora proviamo con i suoi ricordi a vedere quando fu questo restauro della casa? In che anni o in che anno fu?
R.C.: Eh
P.M.: Non ci riesce…
R.C.: Un c’è più nemmen le fatture! L’è più di vent’anni…
P.M.: Con il suo ricordo in che epoca il proprietario, Rosselli Del Turco, fece restaurare questa casa? Lei cosa faceva? Aveva l’impresa da solo? Aveva degli operai?
R.C.: Ce l’avevo insieme co’ un altro. La ditta era Castrucci e Lotti.
P.M.: Ecco. Erano… Era tanto tempo che il Pacciani abitava in quella casa o era appena arrivato?
R.C.: Non lo so. Un lo so questo.
P.M.: Non lo sa. Vediamo di ricostruirlo poi in altro modo. Le mostrò questa pistola, lui era in casa?
R.C.: Si.
P.M.: Quindi la pistola l’aveva in casa?
R.C.: No quando l’aveva in casa, l’aveva in mano quando me la fece vedere.
P.M.: L’aveva in mano. Di questa pistola lei ricorda qualcosa o no?
R.C.: No.
P.M.: Era una pistola molto piccola o molto grande?
R.C.: No era piuttosto piccola.
P.M.: Era chiara o brunita? O scura?
R.C.: Non posso dire…
P.M.: Io non le voglio far dire…
R.C.: Come l’era, non lo posso dire
P.M.: Se lei si ricorda…
R.C.: Non mi ricordo.
P.M.: Non lo ricorda.
R.C.: Non me lo posso ricordare di certe cose.
P.M.: Giustamente.
Presidente: Nessuno gli dice nulla.
P.M.: Nessuno pretende signor Castrucci che lei lo ricordi.
Presidente: Non si preoccupi.
P.M.: Stia tranquillo cerchiamo solo di vedere
R.C.: Ma e un posso dire una cosa pe’ un’altra.
Presidente: ma nessuno lo vuole (sorridendo).
P.M.: Non deve dire una cosa per un’altra signor Castrucci, lei deve dire quello che ricorda, se lo ricorda. Allora proviamo in un altro modo.
R.C.: L’ho detto.
P.M.: Mi permetta ancora un attimo. Come mai il Pacciani nel discorso le mostrò la pistola? Parlavate di qualcosa? Lei stava restaurando la casa lui arriva dice: Oh guarda ci ho una pistola! Oppure era un discorso che in qualche modo poteva…
A.B.: La domanda signor Pubblico Ministero.
P.M.: Come mai… L’ho fatta prima. Come mai…
Presidente: In quale occasione? Come mai le mostrò questa pistola?
R.C.: Così… Non so… Non ce l’ho la parola giusta per rispondere a questo fatto.
P.M.: Stavate parlando di caccia? Non lo so, di…
A.B.: La domanda signor Pubblico Ministero.
P.M.: Stavate parlando di caccia?
A.B.: Nooo questa presuppone la risposta.
P.M.: Stavate parlando di armi?
A.B.: Di cosa stavate parlando? Questa è la domanda giusta.
Presidente: Di che cosa stavate parlando?
A.B.: Scusi eh?
P.M.: Prego.
R.C.: Di lavoro.
Presidente: Di lavoro.
R.C.: Di lavoro, si.
Presidente: Quindi in pratica il motivo…cioè il motivo, lo spunto…
R.C.: No… Può darsi che questa pistola, non lo so, l’abbia avuta in una camera in dove c’era da lavorare…
Presidente: Ecco.
R.C.: … e ni’ levare la mobilia che c’era, la roba che c’era, l’è uscito fori anche…
Presidente: …la pistola.
R.C.: Questa pistola.
Presidente: Capisco.
R.C.: Può esse’ quello, non lo so.
Presidente: Ecco, è un’ipotesi sua
R.C.: Altre cose…
Presidente: In realtà questa potrebbe essere un’ipotesi, quindi non lo ricorda. Va bene.
P.M.: Lei ha mai visto, a parte quella volta, una pistola in vita sua?
R.C.: 
P.M.: A parte la volta in cui gliela mostrò Pacciani, forse nei modi che lei ora ci ha descritto, ha mai visto in vita sua altre pistole? O era la prima volta che vedeva una pistola?
R.C.: Le pistole l’aveo viste, poerini…
Presidente: In guerra?
R.C.: E son finito anche. Ho fatto i’ partigiano co’ i presidente Pertini. Ci ho ancora una pallottola addosso.
Presidente. Ah, figurati allora le pistole le conosce!
P.M.: ha visto! Allora è la persona adatta per vedere di capire che pistola era.
R.C.: No.
P.M.: Lei ha detto: “Era piccola”.
R.C.: No.
P.M.: No, non è la persona adatta perché forse…
R.C.: No, no, no.
P.M.: Perché forse la vide poco.
R.C.: Non me ne intendo per niente..
P.M.: Non se ne intende. Se era una pistola a tamburo, lei sa cos’è una pistola a tamburo?
R.C.: E anche questo non me lo ricordo.
P.M.: Però ha fatto questa ipotesi alla Polizia, lei ha detto: forse era una pistola a tamburo.
R.C.: Può darsi.
Avvocato Bevacqua: Scusi signor Pubblico Ministero faccia la domanda per cortesia.
P.M.: Era una pistola a tamburo?
Presidente: Non se lo ricorda?
P.M.: Io le dico: è vero che alla Polizia ha fatto questa ipotesi? Che fosse una pistola a tamburo?
R.C.: Può darsi, può darsi che l’abbia detto anche in quella maniera.
Presidente: Ora un se lo ricorda?
R.C.: E gli è più di un anno…
P.M.: Non ho altre domande grazie.

Presidente: Signori avvocati? Nessuna. Allora avvocato Bevacqua. L’avvocato vuol farle qualche domanda anche lui.
A.B.: Ma più che farle domande io mi permetto di rileggere quello che lei disse
P.M.: Mah, non lo so…
A.B.: Faccio le domande.
P.M.: Grazie. Sennò lo leggo io.
A.B.: Di fatti lo leggo io. E dunque lei come fu chiamato? Da chi fu chiamato? E perché fu chiamato?
R.C.: In dove?
A.B.: E non lo so me lo dica lei dove. Cioè in questa vicenda, per questa vicenda
Presidente: Fu chiamato da chi? Carabinieri, Polizia, vuol dire l’avvocato, per deporre, per testimoniare, per raccontare quello che sapeva.
R.C.: Sono andato, si, dai Carabinieri ma mi ci hanno portato la Polizia, dai Carabinieri.
A.B.: Ecco il primo contatto che lei ha avuto con loro è stato di sua iniziativa oppure su iniziativa dei Carabinieri? Cioè è andato lei da loro o son venuti loro da loro, da lei?
R.C.: Non lo so. Son venuti loro da me.
A.B.: E’ e mi dica che cosa le hanno detto.
R.C.: M’hanno fatto montare su una macchina e m’hanno portato in giro.
A.B.: In giro?
R.C.: Si in giro e hanno detto un sacco di barzellette.
Presidente: Sentiamo.
R.C.: Le inventavano di tutte per sapere qualcosa da me. Un no so icchè voleano sapere…
Presidente: Cosa le avevano raccontato? Ce le racconti anche a noi così stiamo allegri. Cosa le raccontavano?
R.C.: E dopo siamo andati dai…
A.B.: No mi dica una barzelletta di queste, via ci racconti un po’ di questi… Il Presidente vuole sapere le barzellette, quello che le hanno raccontato.
Presidente: Cioè cosa…
R.C.: Barzellette… Le ho detto barzellette per modo di dire… Cose così…
A.B.: Se la ricorda qualcosa di queste, così? Mentre giravate, giravate, giravate… Cosa le raccontavano? Cosa le dicevano? E lei su questo, lei se lo ricorderà
R.C.: Volean sapere l’amicizia che ci potea esse’ fra me e questo signor Pacciani, io ho avuto quell’occasione di conoscerlo perché gli ho restaurato la casa per ordine del marchese Rosselli, in dove abitavano, poi non ci ho avuto più contatti con lui, sicchè…
A.B.: E le hanno domandato tante altre cose? O no? Che tipo era? Che carattere aveva? Se era focoso? Le hanno domandato tutte ‘ste cose? Volevano sapere da lei qualcosa di preciso? O no?
R.C.: Io… Prima di tutto non capisco… Non le capisco tutte quelle…
Presidente: Bisogna lei
A.B.: Ma non posso toccare perché mi hanno vietato di non toccare proprio… Sennò mi piglio la scossa
Presidente: Bisogna avvocato non vada troppo veloce nelle domande
A.B.: Guardi me.
Presidente: Lo guardi si.
A.B.: Lei quando è entrato in questa macchina, il primo approccio, sa cosa significa l’approccio? Siamo entrati, dice: Venga signor Castrucci in macchina la dobbiamo portare… Lei ha avuto un po’ paura o no?
R.C.: M’hanno detto Polizia criminale, m’hanno fatto vedere i documenti e gli avevo da andare con loro.
A.B.: Polizia criminale?!
Presidente: Criminale.
P.M.: Forse hanno detto Criminalpol, si fa prima.
Presidente: Criminalpol.
P.M.: No, no, per evitare magari suggestioni.
Presidente: Le hanno fatto vedere il tesserino, naturalmente…
P.M.: Che c’era scritto Criminalpol eh?
A.B.: Quindi erano persone in borghese?
P.M.: Quindi si son qualificate per fortuna.
A.B.: Si certo.
Presidente: Erano in borghese?
R.C.: Si erano in borghese.
A.B.: E la macchina era una macchina così detta Civetta, una macchina in borghese anche quella. Una macchina civile.
R.C.: Si.
A.B.: Civile. Le macchine non sono in borghese. Ci sono anche quelle in divisa. E allora che fa lei? Ci racconti un pochino perché…
P.M.: Non l’hanno intimorito.
A.B.: No, scusi, Pubblico Ministero lasci parlare, mi lasci fare…
Presidente: Per favore perché sennò già…
A.B.: …il mio lavoro con modestia…
Presidente: Già che ci sono problemi di udito, figuratevi se ora… Proseguiamo.
A.B.: Senta lei entra in questa macchina e, boh… lei gli domanda: Ma cosa volete da me? O non glielo domanda? Lei glielo domanda a loro cosa vogliono?
R.C.: Naturale.
A.B.: E loro cosa gli dicono?
R.C.: Io penso d’aveglielo domandato e poi dopo una mezz’ora mi portarono dai Carabinieri.
A.B.: Ohoo in questa mezz’ora cosa avete detto? Cosa vi siete detti? Cosa avete fatto? In questa mezz’ora, perché lei in questa mezz’ora gira, gira, gira, capisce? O no?
R.C.: I che s’è fatto? Nulla. Siamo andati a finire a San Casciano dai Carabinieri.
A.B.: Dopo.
R.C.: si.
A.B.: Quindi avete girato mezz’ora da casa sua per andare dai Carabinieri.
R.C.: Si.
A.B.: Da casa sua ai Carabinieri quanto c’è di strada?
R.C.: Ma non è i’ fatto di esserci… Sono otto chilometri sicchè…
Presidente: Quanto?
R.C.: Otto chilometri. Da Montefiridolfi a San Casciano…
A.B.: E quindi in quanto ci si arriva normalmente?
R.C.: Dieci minuti
A.B.: Dieci minuti e invece ci siete stati mezz’ora. O no? Ci siete stati mezz’ora?
R.C.: 
Presidente: Quindi, dice l’avvocato, andavate molto piano?
R.C.: Eh?
Presidente: In questa mezz’ora che cosa avete fatto’ Perché se ci voleva dieci minuti per andare dai Carabinieri perché ci avete messo mezz’ora?
R.C.: Non me lo ricordo perché erano tutte frasi diverse da i’ vero contenuto… Ecco, per parte mia.
A.B.: Ecco quali erano queste frasi diverse dal vero contenuto?
Presidente: Ecco, cioè provi un pochino a ricordare qualche cosa…
R.C.: Nooo
A.B.: Non vuole oppure non se lo ricorda?
R.C.: Non me lo ricordo.
A.B.: Non se lo ricorda. Diciamo non se lo ricorda.
Presidente: Ma insomma cercavano di farle dire qualche cosa…
R.C.: Si, cose che le un conoscevo, insomma ecco.
Presidente: Su cui lei non sapeva nulla.
R.C.: No.
A.B.: E loro insistevano a che lei le conoscesse oppure no? Volevano che lei… Insomma…
R.C.: Sennò un ci si metteva mezz’ora!
A.B.: Grazie. Allora andiamo avanti con la sua deposizione. Dunque lei viene interrogato, evidentemente viene portato alla stazione di San Casciano, va bene? Da questi signori con i quali avete parlato di barzellette per mezz’ora e viene interrogato e lei fa questa dichiarazione, voglio sapere se lei la conferma: ” Ricordo anche che io Pacciani l’ho rivisto alcuni anni dopo in Mercatale in Piazza del popolo e che mi trovavo lì per effettuare dei lavori in una casa ubicata vicino alla sua abitazione, nella circostanza ricordo che egli ebbe modo di mostrarmi una pistola, non so ricordare se mi chiamò nel suo garage, se mi fece salire in casa o quale fosse l’occasione”, qua non capisco bene, “ricordo però di questa pistola né posso dire da dove egli la prese, dove la ripose, né se c’erano famigliari o altre persone presenti”, questo l’ha detto lei. Quindi io non capisco, è caduta dall’aria questa pistola? Perché lei non vede né dove l’ha presa, né dove la ripose, né se c’erano famigliari, tant’è che, glielo spie… glielo dico: “Mi rendo conto di suscitare delle perplessità” alle stesse persone con cui lei aveva parlato prima di barzellette “col mio racconto ma io non ricordo di essere entrato in particolari discorsi con il Pacciani Pietro tipo la caccia, le ferie, le frecce, il cibo o altro” non capisco bene. Poi le mostrano delle pistole, giusto? Se lo ricorda lei?
R.C.: Si.
A.B.: Quante gliene mostrano di pistole?
R.C.: Quattro o cinque.
A.B.: Ecco innanzitutto lei mi conferma questa circostanza che le ho detto prima io? Che le ho letto?
R.C.: Io confermo quello che ho già firmato.
A.B.: Cioè che lei non sa da dov’è venuta, ad un certo punto lei vede Pacciani con una pistola in mano: guarda che ci ho la pistola! O no?
R.C.: 
A.B.: Si o no?
R.C.: 
Presidente: Va be’ avvocato, cioè, dice, a un certo punto lei ha visto il Pacciani che aveva questa pistola in mano?
R.C.: Si.
Presidente: E’ vero o no?
R.C.: Si.
A.B.: E da dove l’ha presa questa pistola?
R.C.: Che lo so da dove l’ha presa?
A.B.: Dove l’ha messa la pistola?
R.C.: E che ne so io? Mi sembrava d’avello già detto prima!
Presidente: L’avvocato glielo vuol richiedere, ha capito? Ognuno fa il suo gioco.
R.C.: In do’ la teneva non lo so mica io!
A.B.: Questo non credo sia, purtroppo, un gioco, purtroppo credo non sia un gioco.
Presidente: E’ un gioco processuale
A.B.: E’ un gioco un po’ alterato Presidente, chiedo scusa.
Presidente: Dal caldo forse.
A.B.: Presidente siamo d’accordo. Un po’ alterato nei presupposti.
Presidente: Andiamo avanti.
A.B.: Allora mi scusi, a lei sono state fatte vedere delle pistole, varie pistole, giusto?
R.C.: Si.
A.B.: Però le hanno fatto vedere, glielo dico subito, una Beretta calibro 7 e 65, una Bernardelli calibro 22, lei è stato ferito perlomeno i proiettili li riconosce no? Un revolver calibro 38 marca Astra con guanciale in legno di colore marrone nonchè una pistola Beretta calibro 22 LR. Il Castrucci ha indicato che le dimensioni della pistola potevano essere… Si ricorda quale? Lei disse una, lei… Cosa disse?
Presidente: Ne indicò una. Ne indicò una.
R.C.: Si come colore.
A.B.: Come colore.
R.C.: Mi sembra come colore, più chiara…
A.B.: Senta però non le hanno
Presidente: Io non so perché non ci ho quel verbale in mano…
P.M.: Poi lo diamo Presidente.
A.B.: Lo diamo se c’è contestazione se no non lo diamo.
P.M.: Come no?
A.B.: Lei si ricorda cosa le fecero vedere? Gliela fecero vedere una scacciacani fra queste? Non gliela fecero vedere…
R.C.: No, no, non capisco…
Presidente: Se tra le pistole che le fecero vedere ve n’era una scacciacani, di quelle a salve.
R.C.: Ah, non lo so perché scacciacani la poteva essere anche quella…
Presidente: …che le mostrarono. Lei non sarebbe stato in grado di distinguerla.
R.C.: No, no, no. Non mi hanno fatto vedere nulla…
A.B.: le fecero vedere… Lei…
R.C.: La carica… Insomma i proiettili, nulla.
A.B.: Lei disse che forse poteva assomigliare alla pistola Astra, si ricorda nulla? No?
R.C.: Non lo so.
A.B.: Poi invece al Pubblico Ministero dice: Mah forse era una pistola a tamburo; se lo ricorda questo?
R.C.: La pistola a tamburo un mi sembra di averla vista.
A.B.: D’averla vista. Però lei al Pubblico Ministero ha detto che era una pistola a tamburo.
R.C.: 
A.B.: Insomma io volevo sapere se lei veramente questa pistola l’ha vista o non l’ha vista.
R.C.: 
A.B.: Non m’interessa più. Grazie.
P.M.: No lasciamolo rispondere.
A.B.: Non m’interessa più né la domanda né la risposta.
P.M.: A me si.
Presidente: Allora gliela faccia lei.
P.M.: Le vorrei far ricordare soltanto… lei una pistola, ci ha detto, l’ha vista, è vero o no? La pistola, una pistola, l’ha vista si o no?
R.C.: Si.
P.M.: Bene, non ho altre domande, grazie.
Presidente: Senta e sempre per restare in questo campo, mica gliela fece prendere anche in mano il Pacciani? Pacciani questa pistola mica gliela fece anche prendere in mano?
R.C.: No, no, no, no.
Presidente: Quindi lei la vide e basta.
R.C.: No, no, no.
Presidente: Nessun’altra domanda?
P.M.: Nessuna grazie.
Avvocato Pellegrini: Questa, a proposito di pistole, sarebbe in grado di riconoscerla adesso quella pistola che vide se gli fossero mostrate?
R.C.: Io no di certo.
Presidente: No di certo.
Presidente: Può andare signor Castrucci, può andare. Può andare via, può tornare a casa.
R.C.: Grazie.
Presidente: Stia attento a non cascare lì, grazie, arrivederci.
A.B.: Alle barzellette stia attento. Quando raccontano le barzellette bisogna stare molto attenti.

Presidente: Ecco allora un altro teste, si accomodi prego. Le sue generalità per favore?
M.L.: Lasagni Mario, nato a Firenze, il xx aprile 1928.
Presidente: Residente?
M.L.: A Firenze, via Xxxxxx Xxxxxxxx, 38.



Presidente: Vogliamo fargli leggere quella formula per cortesia
M.L.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Bene. Risponda prego alle domande del Pubblico Ministero.
P.M.: Signor Lasagni lei ha detto abita a Firenze se non ho capito male.
M.L.: Si.
P.M.: Ma ha mai abitato o avuto case in campagna?
M.L.: Si.
P.M.: Dove?
M.L.: Allora in località S. Anna prima di entrare a Mercatale e poi in fondo chiamato Terzona di proprietà del… Beh, ora ve lo dirò… Non mi viene in mente.
Presidente: Va bene. Le rinfreschiamo poi la memoria.
M.L.: Rosselli Del Turco.
Presidente: Rosselli Del Turco.
P.M.: In che epoca? Lo ricorda?
M.L.: Si più o meno nell’80 a S. Anna sopra, poi lasciammo quella casa lì e andammo giù in Terzona sarà stato l’81 e siamo stati fino all’83, alla fine dell’83.
P.M.: Era una casa dove lei andava… quindi una seconda casa?
M.L.: Si ci andavamo soltanto la domenica.
P.M.: Con la famiglia? Con gli amici?
M.L.: Con gli amici, bravo si.
P.M.: Quindi andavate solo la domenica o…
M.L.: Solo la domenica e verso le sei e mezzo, le sette, a seconda delle giornate si faceva più tardi e si tornava a casa, quando si poteva andare…
P.M.: Mentre d’estate tornavate via a buio, più tardi?
M.L.: Si, più o meno… A buio mai perché fino alle nove l’era sempre giorno.
P.M.: Al massimo alle nove/nove e mezzo
M.L.: Si, si, si.
P.M.: Senta una cosa in queste sue visite a questa casa ha conosciuto il Pacciani?
M.L.: Si.
P.M.: Come mai?
M.L.: E’, stava di fronte di casa.
P.M.: Ecco stava di fronte
M.L.: Anche a non volere… Ho parlato molte volte con lui… così…
P.M.: Con i familiari? Le figlie? La moglie?
M.L.: Mah con la moglie e la figlia abbiamo parlato poco.
P.M.: Come mai?
M.L.: Non uscivano quasi mai.
P.M.: Nemmeno la domenica quando voi andavate lì?
M.L.: Era molto difficile che uscissero, anzi un paio di volte siamo riusciti a chiamarle e a portarle dove si mangiava su il parto, qualche biscotto o qualche cosa, però dopo un pochino andavano via…
P.M.: Come mai questo atteggiamento? Glielo avete chiesto?
M.L.: Glielo abbiamo chiesto si, loro non dicevano niente.
P.M.: E cosa vi hanno risposto?
M.L.: Si capiva che l’avean paura, non so perché forse…
P.M.: Paura di voi?
M.L.: No di noi no.
P.M.: Paura di chi allora? Chi c’era?
M.L.: Penso del signor Pacciani.
P.M.: Ma era presente?
M.L.: No, no, no.
P.M.: Avevano paura anche se lui non c’era?
M.L.: E infatti… No paura, avean paura di escire
P.M.: Di uscire?
M.L.: Almeo quello che…
P.M.: …che avete capito voi. E il Pacciani lo vedevate uscire?
M.L.: Siii ci ho parlato tante volte del più e del meno…
P.M.: E lo vedevate tornare?
M.L.: No, quello difficilmente, ora sa… A parte…
P.M.: Cioè quando andavate via voi la sera normalmente lui non era ancora rientrato, è questo?
M.L.: Si questo si, più o meno così però a volte…
P.M.: A volte tornava.
M.L.: Non potrei giurare perché l’abbiamo visto anche di giorno.
P.M.: Cioè in parole povere queste donne erano impaurite, anche se lui non c’era…
M.L.: Si, noi… Io… Almeno personalmente penso che fossero impaurite perché non doveano escire di casa, perché sennò non era possibile
P.M.: Perché lui a volte l’avete visto tornare all’improvviso? Non lo so…
M.L.: No.
P.M.: Erano impaurite indipendentemente dalla sua presenta
M.L.: Penso che lui non volesse che stessero fuori, che vedessero persone, poi naturalmente…
P.M.: … il motivo lei non lo sa. E in queste domeniche, quando voi andavate via, normalmente lui non era rientrato?
M.L.: No.
P.M.: D’estate era… Fino… Insomma fino all’ora… Lei ha detto le nove… Finchè non faceva buio…
M.L.: Finche non faceva buio.
P.M.: Era il vostro modo di…
M.L.: A volte siamo andati via prima…
P.M.: Raramente l’avete visto rientrare…
M.L.: Si.
P.M.: Senta una cosa, fra le persone che erano con lei cosa c’era? Sua moglie, degli amici?
M.L.: Si, moglie e amici.
P.M.: E la signora Ceccarelli Miranda chi è?
M.L.: La signora Ceccarelli Miranda è vedova del signor Anichini
P.M.: E’ una vostra conoscente?
M.L.: Si un’amica proprio…
P.M.: Senta una cosa, a lei il Pacciani ha mai offerto animali da imbalsamare o imbalsamati?
Avvocato Bevacqua: Domandiamolo a lei Presidente.
P.M.: No a lei signor Lasagni.
A.B.: Va bene.
M.L.: No a me no, personalmente no, ma non credo che… Mi sembra una volta questa signora Miranda…
A.B.: Lo domandiamo alla persona.
Presidente: No, no, no, no.
A.B.: Va bene, va bene.
P.M.: Un attimo, io lo domando poi… le sembra che la signora Miranda Ciccantelli…
M.L.: Si perché la signora avesse una donnola, non son sicuro se era codesto animale e che sembra che il signor Pacciani gli abbia detto: se vuole gliela imbalsamo.
P.M.: Tutto qui.
M.L.: Poi non è che lo ricordi tanto perché io ho avuto dieci anni terribili e ho perso anche un po’ la memoria, comunque ci son delle testimonianze fatte, mi sembra, un paio…
P.M.: Si, si, si ma io volevo sentirlo da lei quello che ricorda. Non ho altre domande, grazie
Presidente: Signori avvocati di parte civile? Nessuna domanda. Prego i difensori.
Avvocato Bevacqua: Nessuna domanda.
Presidente: Bene, può andare grazie, buongiorno.
M.L.: Buongiorno.

Presidente: Introduciamo un altro teste
P.M.: Presidente, qui è una situazione un po’ anomala, fra malati e fra persone che non sono venute ci sono dei problemi comunque chiedo di introdurre il teste Vanni Mario
Presidente: Vanni Mario.
Presidente (fuori microfono): Ci terrà compagnia per un po’.
Presidente: nel frattempo magari Pubblico Ministero siccome il vanni non sarà molto breve…
P.M.: E’ quello che abbiamo tentato di fare, di ricercare perché alcuni testi non sono venuti
Avvocato Bevacqua: Si va a prendere un caffè? No?
Presidente: Sarebbe il quarto per lei le fa male.
A.B.: Per calmarmi, il caffè calma.
Presidente: Signor Vanni si accomodi prego, ecco sieda lì, sieda pure guardi, attento a non cascare per carità, ecco gaurdi… Si volti verso..



M.V.: Verso lei.
Presidente: Benissimo, molto bene, ecco, allora vuol dare le sue generalità? Vanni Mario nato a ?
M.V.: A San Casciano Val di Presa
Presidente: San Casciano Val di Pesa
M.V.: 23 dicembre di’ ‘27
Presidente: 3 dicembre 1927. Dove risiede signor…
M.V.: Come?
Presidente: Dove risiede?
M.V.: In Borgo Sarchiani, San Casciano Val di Pesa.
Presidente: Vuole leggere quella formula lì per cortesia?
M.V.: Si, si, consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Benissimo, ascolti signor Vanni…
M.V.: Si.
Presidente: Il Pubblico Ministero deve farle delle domande e poi dopo gli avvocati, risponda prego.
M.V.: Si.
Presidente: Ci sente bene vero? Si?
M.V.: sentire, sento.
Presidente: Benissimo, prego.
P.M.: Signor Vagni che lavoro fa lei?
M.V.: Io sono stato a fa’ delle merende co’ i’ Pacciani…
P.M.: No, no scusi un attimo, un attimo
M.V.: O allora non ho capito.
P.M.: Vedo che qualcuno le ha già detto cosa deve dire.
Presidente: Forse non ha sentito. Guardi lei comincia male, sa perché? Lei comincia male perché sembra che venga a recitarci una lezioncina che s’è imparato prima, lei deve solo rispondere alle domande, a quello che le viene chiesto…
M.V.: Va bene.
Presidente: Non ci deve raccontare alcunché
M.V.: Si, si.
Presidente: Risponda puramente e semplicemente a quello che il Pubblico Ministero prima e i difensori poi le chiederanno, stia assolutamente tranquillo che qui nessuno la mangia, capito? Solo risponda.
M.V.: Si.
Presidente: Allora, ricominciamo.
P.M.: Signor Vanni qual è il suo lavoro? Che lavoro fa?
Presidente: Che lavoro fa?
P.M.: Che professione ha fatto?
M.V.: Sono in pensione, ero portalettere.
P.M.: Dove?
M.V.: A Montefiridolfi.
P.M: A Montefiridolfi
M.V.: Si.
P.M.: In che anni?
M.V.: Andetti ni ‘96
P.M.: E’ in pensione era portalettere a Montefiridolfi?
M.V.: A Montefiridolfi si.
P.M.: In che epoca?
M.V.: Eh sono stato ni ’96 son venuto via nell’87.
P.M.: E vuole un attimo fare mente locale agli anni? Cioè è venuto via nell’87 ed ha iniziato… E’ stato una diecina d’anni?
M.V.: Ci sono stato 22 anni.
P.M.: 22 anni. Quindi ’87… Nel ’66 è stato?
M.V.: Son venuto via, si, nell’87.
P.M.: E ha iniziato negli anni ‘60/’66 quindi…
M.V.: Si, si ’66.
P.M.: Ecco, per tutti questi anni lei ha fatto la zona, come postino, di Montefiridolfi
M.V.: Montefiridolfi.
P.M.: E abitava a San Casciano?
M.V.: A San Casciano Val di Pesa.
P.M.: Quindi lei tutti i giorni, per il suo lavoro, andava da San Casciano…
M.V.: Con la vespa
P.M.: Con la vespa. Per 22 anni?
M.V.: Davvero!
P.M.: E nell’87 è andato in pensione
M.V.: Non ho capito.
P.M.: E’ andato in pensione nell’1987.
M.V.: Si, di giugno.
P.M.: Senta una cosa signor vanni, lei ha conosciuto Pietro Pacciani?
M.V.: Si l’ho conosciuto
P.M.: Quando e come?
M.V.: Siccome faceo il portalettere lì, ha capito signor giudice?
P.M.: A Montefiridolfi…
M.V.: A Montefiridolfi io l’ho conosciuto così come conosco tutti quegli del posto.
Presidente: Certo, certo.
P.M.: Si ricorda in che periodo iniziò questa conoscenza? In che anni eravamo?
M.V.: Mah… Ora con precisione non me ne rammento.
P.M.: Quando lui venne ad abitare lì…
M.V.: Si.
P.M.: Più o meno…
M.V.: In Via S. Anna.
P.M.: In Via S. Anna. Conobbe anche la famiglia?
M.V.: Si.
P.M.: La moglie, le figlie…
M.V.: L’ho conosciuto così, si, si.
P.M.: Le ha conosciute così in che senso? Quando andava a portare la posta?
M.V.: Si quando gli andavo a portare la posta
P.M.: Quando portava la posta la dava a lui o alla moglie?
M.V.: No c’era la cassetta la mettevo dentro.
P.M.: Quindi con la moglie lei ha mai avuto occasione di fermarsi…
M.V.: No, io non ci ho avuto nulla…
P.M.: L’ha mai vista?
M.V.: L’ho vista qualche volta.
P.M.: L’ha vista in casa?
M.V.: Eh, l’ho vista in casa
P.M.: Le figlie
M.V.: Alla finestra
P.M.: Dalla finestra. Le figlie?
M.V.: Le viste l’ho viste anche quelle, in casa.
P.M.: Quindi lei è stato in casa?
M.V.: Si.
P.M.: E’ mai entrato in casa di Pacciani?
M.V.: Si ci sono stato.
P.M.: Per amicizia o per il suo lavoro?
M.V.: Per lavoro, portavo la posta…
P.M.: Quindi a volte aveva dei plichi da consegnare per cui era necessario entrare in casa…
M.V.: Eh, oh…
P.M.: E c’era lui o c’era la moglie e le figlie?
M.V.: No c’era le figlie e la moglie perché lui lavorava a’ i’ Rosselli non c’era.
P.M.: E quindi era… Senta una cosa, e poi del Pacciani oltre questo rapporto, diciamo professionale, ha avuto anche un rapporto di amicizia? Siete diventati amici?
M.V.: Si a volte siamo andati a fa’ qualche merenda, così, vero? O a bere un caffè insieme, poi io altre cose, signor giudice, non ho fatto.
P.M.: Vediamo un attimo se ha un po’ di pazienza, perché lei l’ha raccontato talmente tante volte che forse non è proprio così. Vediamo un secondo… Senta una cosa, sa… Ecco, questo andare a fare qualche merenda col Pacciani come nasce? Pacciani che le dice: andiamo a… andiamo insieme o è stato lei ad offrirsi?
Avvocato Bevacqua: La domanda signor Pubblico Ministero.
P.M.: E’ stato lei..
M.V.: E’ stato lui, gli è stato lui a dirmi: si fa una merenda, facciamo una merenda, io… A bere un po’ di vino insieme, poi altre cose…
P.M.: Perché lei lavorava la mattina…
M.V.: si.
P.M.:…quindi le merende il pomeriggio?
M.V.: Si ma io lo vedevo la domenica perché il girono di lavoro gli era sempre a lavorare.
M.V.: Bene
P.M.: La domenica o anche il sabato?
M.V.: Eh?
P.M.: La domenica o anche il sabato?
M.V.: No parecchie volte la domenica
P.M.: Qualche volta anche il sabato?
M.V.: Eh può darsi di certo.
P.M.: Per le feste?
M.V.: Si.
P.M.: Cioè la domenica, qualche volta il sabato, nei giorni di festa…
M.V.: Anche il sabato, si.
P.M.: Capitava spesso di andare a fare queste merende o queste gite il giorno?
M.V.: Insomma ogni quando in quando siamo andati a fare qualche merenda.
P.M.: “quando in quando” per lei quando è? Cioè con che frequenza?
M.V.: Come?
P.M.: Lei dice di quando in quando….
M.V.: Si ma mica sempre!
P.M.: Cioè lei passava… Come vi mettevate d’accordo? Se lei andava a portare la posta e lui non c’era come glielo dava l’appuntamento? V’incontravate…
M.V.: Veniva lui a San Casciano a volte
P.M.: Veniva lui a trovarla dove? A casa?
M.V.: Mhm.
P.M.: E fissavate o quando veniva uscivate e via?
M.V.: No quando veniva s’andava a fa’ qualche merenda, così.
P.M.: Cioè le diceva: vuoi venire si va a fare qualche merenda?
M.V.: Mhm
P.M.: Non fissavate di volta in volta, quando capitava lui lei andava?
M.V.: Si un si fissava mica… Veniva su a San Casciano dice: – Si va a fa’ merenda – Andiamo. A volte si bevve un bicchiere di vino lì alla Cantinetta a San Casciano.
P.M.: A San Casciano. A volte andavate altrove?
M.V.: Eh siamo stati anche fuori.
P.M.: Dove fuori? Ricorda qualche posto?
M.V.: Eh siamo stati a Valigondoli…
P.M.: Poi?
M.V.: Eh siamo stati a S. Donato in Poggio una volta a una festa.
P.M.: A San Donato in Poggio?
M.V.: Si.
P.M.: Dov’è San Donato in Poggio?
M.V.: E gli è passato là Tavarnelle
P.M.: E andavate in macchina? In autobus?
M.V.: No in macchina si andava.
P.M.: Lei ha una macchina?
M.V.: No ce l’aveva lui.
P.M.: Guidava lui?
M.V.: Guidava lui. Io non la mando… Non l’ho mai mandata la macchina.
P.M.: Non ha mai mandato la macchina. Che macchina aveva lo ricorda?
M.V.: Mah, una Cinquecento allora so…
P.M.: Di che colore?
M.V.: Eh?
P.M.: Di che colore?
M.V.: Chiara.
P.M.: E la guidava lui?
M.V.: La guidava lui.
P.M.: Aveva anche altre macchine che lei sappia? Altre tipo di vetture?
M.V.: Mah, a quell’epoca lì no.
P.M.: Quando l’ha co… Lei è mai stato con Pacciani su auto diverse dalla Cinquecento?
M.V.: Moh
P.M.: Una Ford Fiesta la ricorda?
M.V.: Si l’aveva, dopo.
P.M.: Lei è mai stato su quella macchina? Con Pacciani?
M.V.: Ci sono stato una volta
P.M.: Una volta sola.
M.V.: Una volta mi pare
P.M.: Guidava sempre lui?
M.V.: Si io un la mando la macchina
P.M.: Si ho capito. C’era… Qualche volta si univano amici diversi o andavate solo voi due?
M.V.: Noi due siema andati
P.M.: Mai nessun’altro?
M.V.: Mah, una volta venne un certo Simonetti, ora gli è morto, il maresciallo…
P.M.: E chi era questo maresciallo?
M.V.: Eh?
P.M.: Chi era questo “certo Simonetti”?
M.V.: Stava a Mercatale gli era un maresciallo in pensione
P.M.: Era amico suo, di Vanni, o amico di Pacciani?
M.V.: Era amico di Pacciani di molto.
P.M.: Di molto. Lei non lo conosceva
M.V.: Si lo conoscevo un po’ così.
P.M.: Allora Pacciani qualche volta veniva da lei con questo maresciallo o…
M.V.: Ci si trovava in paese.
P.M.: Vi trovavate in paese.
M.V.: Si.
P.M.: A casa sua?
M.V.: No anche lì alla Cantinetta
P.M.: Dove vi trovavate a bere?
M.V.: Si.
P.M.: Il pomeriggio? La sera?
M.V.: Si
P.M.: A volte anche la sera?
M.V.: La sera si, la mattina no.
P.M.: Allora mi scusi, per lei cos’è la sera? Il pomeriggio o anche la se… pomeriggio tardi o la sera dopo cena?
M.V.: No dopo… No di giorno
P.M.: Sempre di giorno non la mattina il pomeriggio.
M.V.: Dopo desinare, così a fa’ una merenda, poi io altre cose…
P.M.: Senta una cosa signor Vanni e qualche altra persona c’era? A volte? Che veniva con voi?
M.V.: No, io…
P.M.: Andavate in genere lei e Pacciani, qualche volta, anzi se non ho capito male una volta sola a far merenda è venuto anche questo maresciallo.
M.V.: Si.
P.M.: Invece a bere alla canti netta a volte c’era anche questo maresciallo?
M.V.: Si, c’era anche lui.
P.M.: Vuole un attimo ripetermi, perché non l’ho capito bene, dove andavate a fare queste merende?
M.V.: Gliel’ho detto.
P.M.: Me lo ridice per cortesia?
M.V.: Si glielo ridico, a coso… A Varigondoli siamo stati e a San Donato in Poggio e poi anche lì alla Cantinetta a bere un bicchier di vino a San Casciano… mah…
P.M.: Questi sono i luoghi dove andavate normalmente?
M.V.: Si, io…
P.M.: Senta una cosa, accantoniamo sta’ argomento ci ritorniamo fra un po’.
P.M.: Lei sa se il Pacciani andava a caccia?
M.V.: Mah, io questo un lo so, non lo so io.
P.M.: Allora lei non l’ha mai visto andare a caccia?
M.V.: No io non l’ho mai visto.
P.M.: Ma lui gli ha mai raccontato che andava a caccia?
M.V.: Mah a me non m’ha mai detto di quest’affare della caccia…
P.M.: E’ sicuro? Io le contesto che in data 19 luglio ’90 lei ha detto il contrario…
M.V.: Com’ho detto?
P.M.: Lei ha detto: “Il Pacciani mi diceva che andava a caccia”.
M.V.: Può darsi sia così… io…
P.M.: No, scusi un attimo…
M.V.: Io non me ne rammento, ha capito…
P.M.: Allora non lo rammenta però quando lo disse se lo rammentava?
M.V.: 
P.M.: Ha mai visto se aveva animali?
M.V.: Animali?
P.M.: Si.
M.V.: Ci aveva un cane.
P.M.: Lo adoprava… Gli ha mai detto se lo adoprava per andare a caccia?
M.V.: Mah io no, io l’ho visto sempre legato lì alla casa, lì vicino.
P.M.: Lei ha mai posseduto un vibromassaggiatore?
M.V.: Io si l’ho avuto.
P.M.: Sa se ne aveva uno anche Pacciani?
M.V.: Mah…
P.M.: Lei lo ha mai acquistato per Pacciani?
M.V.: Mah io un n’ho mai acquistato pe’ i’ Pacciani.
P.M.: Allora lei ha mai…
M.V.: L’avea avuto di suo lui.
P.M.: Lui ne aveva uno di suo ma non glil’ha…
M.V.: Di suo… io… io icchè deo dire?
Presidente: Si parla di vibratori, scusate…
P.M.: Si, si.
Presidente: Perché vibromassaggiatore…
P.M.: Vibratore, forse si parla… Volevo provare… Si, si… Volevo provare… Perché il teste dice un’altra cosa ancora, lo chiama in un altro modo, penso sia, per il teste, lo stesso oggetto. Sa se… Ricorda di aver mai acquistato un fallo di gomma per Pacciani? Lei…
M.V.: No, mai.
P.M.: Lo ricorda o non lo ricorda?
M.V.: Io no, non credo.
P.M.: Io le contesto che lei ha detto: “E’ vero che io avevo un fallo in gomma” così l’ha chiamato “che avevo ordinato tramite posta a seguito di inserzione che avevo letto su una rivista pornografica che avevo acquistato a San Casciano all’edicola di via Roma. Voglio precisare che di falli di gomma ne ho richiesti due in tempi diversi, uno di questi l’ho dato a Pacciani.” L’ha detto lei questo?
M.V.: Io non l’ho dato a i’ Pacciani io l’avevo per conto mio.
P.M.: Però lei ha dichiarato di averne dato uno a Pacciani e di averlo acquistato per lui, c’è qui questo verbale… Glielo contesto, chiedo poi l’utilizzazione. Lei ha anche aggiunto: “io li ho richiesti prima del 1980” cioè lo ha localizzato anche nel tempo, come mai?
M.V.: Come? Non ho capito, scusi…
P.M.: Lei ha anche detto che questi due falli li ha comprati nel modo che le ho letto e ha aggiunto: “I falli richiesti alla rivista li ho chiesti prima del 1980” evidentemente ha motivi di ritenere di ricordare la data, come mai ha detto così?
M.V.: L’avrò richiesto per me io
P.M.: Le ho detto ora che ne aveva richiesti due
M.V.: Mah…
P.M.: Ed uno l’ha dato a Pacciani, come mai ora non lo ricorda?
M.V.: Mah io non lo ricordo di avergli dato…
P.M.: Allora come mai alla Polizia ha dichiarato questo?
M.V.: 
P.M.: Cioè, è così preciso… Eh? Dice addirittura all’edicola di San Casciano, “voglio precisare che ne ho chiesti due in due tempi diversi e uno di questi l’ho dato a Pacciani”
M.V.: Io non me lo ricordo. Per me si, ce l’avevo.
P.M.: E cosa ne faceva? A cosa le serviva?
M.V.: Eh?
P.M.: A cosa le serviva?
M.V.: Eh e mi serviva qualche volta quando andavo da qualche donna, siccome avevo la moglie malata, se la lo pigliaha gliene daho e sennò un gli daho nulla.
P.M.: E’ mai venuto il Pacciani con lei, come dice, “da qualche donna”?
M.V.: No io insieme alle donne con Pacciani non so’ mai stato, lo può dire.
P.M.: Ce l’ha mai accompagnato?
M.V.: Eh?
P.M.: Ce l’ha mai… Il…
M.V.: No non m’ha…
P.M.: Il Pacciani ha mai accompagnato lei…
M.V.: Non m’ha mai accompagnato il Pacciani.
P.M.: Andiamo in ordine. Senta una cosa, lei ha detto è stato a casa di Pacciani, a volte, ha mai visto se Pacciani aveva un fucile?
M.V.: Mah l’avrò anche visto…
P.M.: Cosa vuol dire “l’avrò anche visto” mi scusi?
M.V.: No, l’avrò visto.
P.M.: Che fucile… L’avrà, quindi l’ha visto. Che fucile era?
M.V.: Mah unno so io, io non me ne capisco di fucili.
P.M.: Lei sa com’è un fucile a due canne? Sa distinguere un fucile a doppietta da un altro?
Avvocato Bevacqua (fuori microfono): Quello a tre canne.
P.M.: E’ mai stato a caccia?
M.V.: Io mai, nè ha caccia né a…
P.M.: Ha mai visto una doppietta?
M.V.: … né a pesca io.
P.M.: Ha mai visto un doppietta? Va beh, lei andava… Ce l’ha già spiegato.
M.V.: Io levato che anda’ a fa’ qualche merenda, così…
P.M.: Si abbiamo già capito signor Vanni, va beh, e qualche bicchiere, via, tanto…
M.V.: Si.
P.M.: Questo lo possiamo dire, eh? Merende e bicchieri, qualche volta c’era quell’oggetto, faceva comodo. Senta una cosa io invece volevo parlare di fucili in casa di Pacciani. Lei ne ha già parlato…
Presidente: Signori silenzio.
P.M.: …”Qualche volta l’avrò visto” ora vorrei sapere da lei se ricorda che fucile era.
M.V.: No io non me lo rammento
P.M.: però lei alla Polizia ha detto come se lo rammenta… Glielo leggo, glielo contesto, se lo rammentava: “Io a volte andavo a casa del Pacciani all’inizio della conoscenza e verso il 1980 ho visto a casa del Pacciani un fucile a due canne tipo doppietta.” Se lo ricorda di aver detto questo?
M.V.: Si.
P.M.: Quindi era a due canne, una doppietta .
P.M.: Senta signor Vanni…
M.V.: Si.
P.M.: Lei conosce Sperduto Maria?
M.V.: Come?
P.M.: Conosce Sperduto Maria Malatesta?
M.V.: L’ho vista qualche volta io mah…
P.M.: E’ mai stato a casa di questa signora?
M.V.: Si sono stato, si faceva il portalettere…
P.M.: Ci faceva?
M.V.: Ci portavo la posta
P.M.: Qualche teste e la signora in questione ci ha detto che facevate anche qualche altra cosa oltre che portare la posta, se lo ricorda?
M.V.: Si però io sono andato da me
P.M.: E allora lo dica non c’è problema.
M.V.: Ecco.
P.M.: Lei è andato da solo da questa signora e aveva una relazione con questa signora?
M.V.: Relazione…
P.M.: Qualche incontro…
M.V.: Ci sono stato una volta o due, poi…
P.M.: Ma forse la signora non ha detto una volta o due comunque lei c’è stato. Lei dice di esserci andato da solo?
M.V.: Si.
P.M.: E’ sicuro di non esserci mai andato col Pacciani?
M.V.: Non ci sono mai andato col Pacciani.
P.M.: La signora dice diversamente
M.V.: Mah l’è bugiarda.
P.M.: Bene, come andava da questa signora?
M.V.: Eh?
P.M.: Come andava? Con quale mezzo di trasporto lei andava da questa signora?
M.V.: Con la vespa.
P.M.: Andando dalla signora ha mai incontrato, sia pure non con lei, il Pacciani?
M.V.: No io non l’ho mai incontrato.
P.M.: Ha mai visto che c’era la Cinquecento del Pacciani?
M.V.: No io non l’ho mai vista.
P.M.: Mai vista. Benissimo.
M.V.: Oh via.
P.M.: In che epoca andava da questa donna?
M.V.: A porta’ la posta?
P.M.: No a fare le altre cose signor Vanni
Presidente: A portare il resto insomma…
M.V.: Eh andavo nel ’70, ’72, non mi rammento preciso.
P.M.: La signora Malatesta le ha mai detto che da lei andava anche il Pacciani?
M.V.: No a me la un me l’ha mai detto.
P.M.: Mai detto a lei. Il Pacciani le ha mai detto che anche lui andava dalla Malatesta?
M.V.: E l’ha detto qualche volta
P.M.: Ohoo, ha visto! Vede come pian pianino lei, fra una merenda e l’altra, come riesce a ricordarsi tante cose! Senta una cosa, vediamo che ora ha un po’ più di ricordi, ritorniamo ancora a quel locale, La Cantinetta di San Casciano dove c’erano varie persone a bere…
M.V.: Si, si.
P.M.: Lei per ora ci ha detto: c’era Pacciani, c’era lei, a volte c’era il maresciallo Simonetti…
M.V.: Si, codesto maresciallo.
P.M.: Io le chiedo, insieme a Pacciani ha visto altre persone oltre quelle che ci ha detto? A bere? Che lei conosce o che lei ha riconosciuto
M.V.: Si, qualcheduno di paese…
P.M.: Anche non di paese e solo di paese?
M.V.: Io li ho visti di paese, poi…
P.M.: Lei ha mai visto col Pacciani a La Cantinetta un signore che ha come nome Faggi Giovanni?
M.V.: Boh… No.
P.M.: Ha mai visto a La canti netta un signore che ha riconosciuto in fotografia mostratale dalla Polizia?
M.V.: Mah
P.M.: E la Polizia le ha detto: questo signore che lei riconosce in foto si chiama Faggi?
M.V.: Mah, codesto non lo conosco. Io conosco il maresciallo e basta, poi dopo…
P.M.: Le contesto che lei ha detto in data 10 luglio ’91 : “Talvolta ho visto nel locale La Cantinetta di San Casciano, insieme a Pacciani Pietro, un uomo di cui ho visto alcune foto che voi mi avete mostrato oggi…”
M.V.: Si ma io…
P.M.: “e che mi dite chiamarsi Faggi Giovanni” lei riconosce di aver detto questo alla Polizia?
M.V.: Mah…
P.M.: Cosa “mah”?
M.V.: Io non lo so.
P.M.: No non lo sa…
M.V.: Non lo conosco.
P.M.: Lei non lo conosce…
Presidente: Senta un po’ Vanni, stia un po’ a sentire, ma i portalettere normalmente conoscono tutti, vita, morte e miracoli perché girano per il territorio, ora lei ci vuol far credere che non conosce, non sa, non si ricorda?
M.V.: Mah io…
Presidente: Lei mi sembra molto più sveglio di quanto intende far credere, quindi faccia mente locale e dica quello che sa.
P.M.: Tante cose non ce le dice signor Presidente, noi ci proviamo ma sappiamo già che non ce le dice, proviamo solo a contestargli quello che ha già detto. Questa persona, che in fotografia le viene mostrata e le dicono che si chiama Faggi, lei aggiunge: “Io non la conosco, l’ho vista insieme a Pacciani, a bere con lui”
M.V.: E l’avrò vista…
P.M.: ”credo di aver visto questo personaggio prima della morte del Malatesta” cosa voglia dire non lo so, lei lo… lei dice: l’ho visto, ora so – dice alla Polizia – che si chiama Faggi, era a bere con lui a San Casciano e le sembra di collocare questa persona in epoca addirittura così lontana, senta una cosa, se lo ricorda ora?
M.V.: 
P.M.: Lei conosceva il marito della Malatesta? Malatesta Renato
M.V.: L’ho conosciuto così… Ma io… Quando portavo la posta c’era lei…
P.M.: Lui l’ha mai visto in vita sua?
M.V.: Moh
P.M.: Cosa vuol dire “moh”? “Moh” non è una risposta signor Vanni.
M.V.: Io non ci avevo confidenza con lui.
P.M.: No, scusi io le ho chiesto se l’ha mai visto, non le ho chiesto se aveva confidenza.
M.V.: Si l’ho visto.
P.M.: L’ha visto.
M.V.: L’ho visto.
P.M.: La Malatesta gli ha mai raccontato se questo marito era geloso o meno?
M.V.: Mah a me la un m’ha mai…
P.M.: lei si è mai posto il problema che esisteva questo marito quando aveva i rapporti con la Malatesta?
M.V.: A me la un mi ha mai detto nulla l’Antonietta, signor giudice.
P.M.: Sa come… sa se è morto il Malatesta?
M.V.: Si.
P.M.: Come è morto?
M.V.: Mah, dice s’impiccò, che lo so…
P.M.: Lei ha mai avuto discussioni con il Malatesta?
M.V.: No, no davvero. Mai.
P.M.: Lei sa se il Pacciani ha mai avuto discussioni col Malatesta?
M.V.: Mah io codesta cosa qui non la so mica.
P.M.: No lei quando apre le braccia… dimostra di fare una distinzione, questa cosa non la sa cosa vuol dire? Prima, all’altra risposta ha detto no, su questa dice… io… mi spieghi… La domanda gliela rifaccio, lei deve dire la verità, sa se Pacciani ha mai avuto discussioni con il Malatesta?
M.V.: No.
P.M.: Non lo sa.
M.V.: No non lo so
P.M.: Benissimo, poi lo vediamo. Senta una cosa lei ha detto che andava in genere, con Pacciani, con la Cinquecento e una volta è stato con la Ford Fiesta, è così?
M.V.: Come? Non ho capito.
P.M.: Lei ha detto che normalmente andavate con Pacciani per queste merende o quel che era con la Cinquecento e guidava lui…
M.V.: E’, io…
P.M.: Guidava bene lui o era uno che non sapeva guidar bene…
M.V.: No, guidava bene.
P.M.: Era un buon guidatore?
M.V.: Eh guidava bene
P.M.: Le richiedo: con la Ford Fiesta è stato una volta sola o a volte nella Cinquecento e a volte nella Ford Fiesta?
M.V.: No ci sono stato anche qualche altra volta
P.M.: Ma allora perché prima mi ha detto una volta sola con la Ford Fiesta? Io infatti le contesto che lei non solo dice che era un buon guidatore ma che vi spostavate a bordo della Cinquecento di color bianco o della sua Ford Fiesta, eh? Quindi per lei le macchine… andavate o con l’una o con l’altra, perché prima mi ha detto che con la Ford Fiesta ci è andato una volta sola?
M.V.: No ma io ci sono stato una volta sola con la macchina grossa, con quella…
P.M.: Io le contesto, gliel’ho contestato ora, che lei ha detto: Ci spostavamo a bord… “Io mi spostavo a bordo della Fiat Cinquecento del Pacciani di color bianco oppure della sua Ford Fiesta perché non guido la macchina. Per contro lui era un buon guidatore anche le volte che si spostava a Firenze nel senso che guidava con disinvoltura anche fuori dei percorsi quotidiani.” Lui guidava normalmente…
M.V.: Io a Firenze non son mai andato con Pacciani.
P.M.: però perché ha detto che era stato anche a Firenze? Glielo contesto è qua il verbale chiedo l’acquisizione anche di questo.
M.V.: Mah e che devo dire io?
P.M.: Lei l’ha detto.
P.M.: Senta una cosa, quando Pacciani era in carcere per l’episodio delle figlie, lo ricorda?
M.V.: Si.
P.M.: sa… Allora facciamo ancora prima, quando ha saputo che Pacciani è stato in carcere, se l’ha saputo, incarcerato per l’episodio delle figlie?
M.V.: Eh l’ho saputo da i’ giornale
P.M.: Lei prima non sapeva niente? Nessuna delle figlie o la moglie si era mai lamentata con lei?
M.V.: Per carità!
P.M.: Lui aveva mai detto a lei che rapporti aveva con le figlie?
M.V.: No non m’ha mai detto nulla.
P.M.: Senta una cosa, dopo che Pacciani era in carcere per l’episodio delle figlie lei è mai stato a casa della moglie di Pacciani?
M.V.: No.
P.M.: Mai?
M.V.: Non so’ mai stato.
P.M.: Mai?
M.V.: Mai.
P.M.: Un teste ci ha detto di averla accompagnata a casa di Pacciani, dove c’era la moglie perché lui era in carcere, mentre questi era in carcere.
M.V.: Ma codesto gli è avvenne quando mi mandò una lettera
P.M.: E allora scusi io le ho chiesto se ci è…
M.V.: Una volta.
Avvocato Bevacqua: Faccia la domanda, scusi, Pubblico Ministero
P.M.: La domanda: è mai stato
A.B.: Se lui è andato a portargli una lettera
P.M.: No io gli ho chiesto se è mai stato… scusi un attimo, perché io la domanda la faccio come credo
Presidente: Pubblico Ministero forza, andiamo.
P.M.: io ho chiesto se è mai stato, lui ha detto: non sono mai stato. Ora mi sta dicendo: si la volta della lettera; me lo spieghi lei.
M.V.: Una volta.
P.M.: Allora c’è stato?
M.V.: Una volta.
P.M.: Come mai?
M.V.: A Mercatale.
P.M.: Come mai andò a casa della signora Pacciani che lei, a quel che ho capito, frequentava poco? Quale era il motivo?
M.V.: Io andetti per fargli vedere questa lettera
P.M.: Come mai lui in carcere le fece vedere questa lettera? Cosa c’era scritto in questa lettera? Primo, perché ci andò a fargliela vedere; Secondo cosa c’era scritto?
M.V.: Eh c’era scritto che s’andava a fa’ delle merende, ti rammenti quella cosa, quell’altra…
P.M.: E lei le merende le porta a far vedere alla moglie? Non ci è mai stato? Signor Vanni ma si rende conto di quello che ci sta dicendo?
M.V.: Ma io la portai così… perché io gli dissi un ci ho a che vedere nulla diobono
P.M.: Vede’ nulla di che?
M.V.: A fa questa lettera, io così…
P.M.: Cosa diceva questa lettera?
M.V.: Gliel’ho detto, diceva: ti ricordi quando si andava a fa’ delle merende, di che giorni, poi…
P.M.: Signor Vanni, non tocca a me, ma lei deve dire la verità
M.V.: Disse che le figliole l’avevano rovinato, che lo so io…
P.M.: E allora perché lei portò la lettera alla moglie? La lettera era indirizzata a lei o alla moglie?
M.V.: A me.
P.M.: Perché se si parlava di merende la portò alla moglie?
M.V.: Perché mi venne l’idea di portalla così alla moglie
P.M.: Per andare dalla moglie cosa prese la sua lambretta?
M.V.: Eh?
P.M.: Come andò a portare questa lettera alla moglie?
M.V.: Si andetti co’ la Sita, co’ l’autobus.
P.M.: Io temo che lei stia dicendo non solo…
Presidente: Dunque, dunque, dunque
P.M.: Ecco Presidente…
Presidente: Io l’ammonisco, guardi che lei è singolarmente reticente a dire poco
P.M.: Forse senz’altro più che reticente.
Presidente: Capito? Quindi se lei va avanti così lei rischia un’incriminazione per falsa testimonianza con tutti i guai relativi
M.V.: Io… O che ho a dire?
Avvocato Bevacqua: Presidente chiedo scusa ma, mi perdoni, credo che questa…
Presidente: No è reticente avvocato, costui è reticente quantomeno e lo è fin dall’inizio e su questo particolare ancora di più, dica la verità!
M.V.: Io la senta un n’ho fatto nulla di male
Presidente: Ah non ha fatto nulla di male?
M.V.: No nulla di male.
Presidente: Ma lei deve dire la verità. Perché portò la lettera alla signora Pacciani? Alla Manni Angiolina, perché?
M.V.: Ma per fargliene vedere
Presidente: Per fargliela vedere… Ma cosa c’era scritto lì dentro? Perché?
M.V.: Eh i che c’era scritto?
Presidente: Se era indirizzata a lei?
M.V.: Si. Eh c’era scritto, dice: ti ricordi quande s’andava a fa’ le merende?
Presidente: Ma cosa m’importa se c’era scritto, cosa c’era scritto? Perché la porto?
M.V.: Eh mi venne così di portalla.
P.M.: E’ vero allora che lei andò con la Sita?
M.V.: Si.
P.M.: E’ sicuro?
M.V.: Co’ la Sita.
P.M.: Presidente chiedo innanzitutto la trasmissione degli atti di questa testimonianza e vado avanti con le contestazioni. Un teste dice che lei andò con una certa apparente fretta da lui e gli chiese di portarlo un pomeriggio, anzi una sera, subito di corsa con la macchina a casa della signora Pacciani, è vero o no?
M.V.: Si.
P.M.: Mah allora guardi lei ha ammesso di aver mentito. Se ne rende conto o no?
M.V.: Però a tornare tornai con l’autobus.
P.M.: Ma io le ho chiesto come ci è andato non com’è tornato signor Vanni, per cortesia.
M.V.: Si.
P.M.: Oltre che commettere reati e quelli sono fatti suoi, nessuno glielo può impedire…
M.V.: E mi portò i’ Nesi.
P.M.: …finchè la legge ce lo consente…
M.V.: Mi portò i’ Nesi, Renzo.
P.M.: E allora non ho capito, il fatto che lei neghi queste circostanze, che apparentemente poi sono quelle che sono, ci fa capire che lei ha un atteggiamento non solo di reticenza ma di paura, come mai non ci voleva dire…
Presidente: Come mai dice queste cose?
M.V.: 
Presidente: Che non stanno né in cielo né in terra?
M.V.: Mah
Presidente: Mah, non lo sa neanche lei, meno male. Ha paura di qualcheduno?
M.V.: No, non ho paura di nessuno.
Presidente: Infatti mi sembra strano.
P.M.: Poi sull’argomento paura ci arriviamo
Presidente: Di chi dovrebbe avere paura?
M.V.: Eh?
Presidente: Di chi dovrebbe avere paura lei? Di nessuno. E allora perché dice queste cose che non stanno né in cielo né in terra? Ripeto.
M.V.: Mah io insomma co’ i Pacciani non ci ho nulla a che vedere all’infori da ave’ fatto qualche merenda, come ripeto
P.M.: E qualche fallo, se non sbaglio.
M.V.: Qualche… Eh?
Presidente: Lasciamo stare, lasciamo stare.
A.B.: (incomprensibile)
Presidente: Ma nessuno l’accusa di avere nulla a che fare con quello che presuntamente avrebbe commesso il Pacciani, assolutamente.
P.M.: Proviamo ad andare avanti a me interessa il contenuto di questa lettera. Lei oltre che il contenuto, i ricordi delle merende, ricorda se questo contenuto aveva un motivo per cui lei, come ci ha detto, andasse di corsa da questa donna?
M.V.: Bah io…
P.M.: Tanto da chiedere un passaggio al Nesi anziché aspettare la Sita?
M.V.: Perché ero amico di Nesi, mi portò lui, non c’era la Sita subito…
P.M.: No, no, signor Vanni guardi io fino a un certo punto…
Presidente: Non svicoli eh? Non faccia finta di non capire
M.V.: si.
P.M.: Non sta che peggiorando una situazione che per la quale valuterà il giudice competente. Insisto: perché lei andò di corsa a chiedere un passaggio al Nesi a portare questa lettera, diretta a lei, alla signora Pacciani?
M.V.: Perché la Sita subito la non c’era
P.M.: E come mai aveva necessità di andarci subito?
M.V.: I’ Nesi eh mi portò
P.M.: Come mai aveva necessità di andarci subito?
M.V.: Pe’ fargli vede’ questa lettera.
P.M.: Come mai aveva bisogno di andare…
Presidente: Perché doveva andarci subito? O non poteva fargliela vedere il giorno dopo o una settimana o quando capitava?
M.V.: Eh mi venne idea di andare allora. Bah…
P.M.: Continuiamo con il contenuto di questa lettera, questa lettera conteneva delle minacce?
M.V.: Eh?
P.M.: Questa lettera conteneva…
M.V.: No, no, niente minacce.
P.M.: E’ sicuro?
M.V.: Bah io son sicuro.
P.M.: Il Nesi ci ha detto il contrario.
M.V.: E che gli ha detto il Nesi?
P.M.: Questo, se permette, glielo dirò al momento opportuno. Io le dico che c’è stato riferito il contrario.
Presidente (fuori microfono): Sempre peggio.
M.V.: Mah…
P.M.: Quando le mostrò la lettera, la signora Pacciani, cosa le disse?
M.V.: Mah, i che la disse? Dice, la mi disse: i che t’ho a fare se t’ha mandato la lettera?
P.M.: Scusi, lei gliela va a mostrare in fretta, quindi ci sarà un contenuto che lei le vuol far… rendere noto, a questo contenuto, che noi sappiamo da terzi, quale essere, non da lei, ma bontà sua lei sta tenendo questo atteggiamento, la signora Pacciani cosa le rispose?
M.V.: La mi rispose: I che ti devo fare se t’ha mandato la lettera? Mah… Io presi e venni via. Subito.
P.M.: Va bene.
M.V.: Presi l’autobus e venni a San Casciano.

P.M.: Senta una cosa, lei ha mai avuto paura del Pacciani?
M.V.: Paura? A me un m’ha mai fatto nulla.
P.M.: Ha mai avuto paura del Pacciani?
M.V.: Perché doveo ave’ paura?
P.M.: Ah non lo so.
Presidente: : Timore
P.M.: Timore?
Presidente: : Timore reverenziale, che so?
P.M.: Ha mai detto a qualcuno di avere paura del Pacciani?
M.V.: Moh…
P.M.: Io le contesto che in questo dibattimento più persone, senz’altro due, già sentite, hanno detto che lei ha riferito che aveva paura del Pacciani, ha riferito loro, a queste persone…
M.V.: Mah… Sarà che…
P.M.: Sono esattamente una sua cugina, se non sbaglio, e il marito.
M.V.: Sarà anche vero io…
P.M.: No “sarà anche vero” signor Vanni. E’ vero o no? Il “sara” per cortesia…
M.V.: Ma perché dovrei ave’ paura?
P.M.: Non lo so se lo va a riferire a terzi… o hanno mentito questi terzi o ha mentito lei.
M.V.: No io non ho mentito io ho detto la verità
P.M.: No lei ha mentito fin’ora e gliel’ho già dimostrato ma non fa parte del giudizio a suo carico
M.V.: Io non avevo paura perché io non ho fatto nulla
Avvocato Bevacqua: Articolo 61 mi pare, 62 quando ci sono degli indizia a carico di una persona si sospende l’esame Presidente, è una regola del codice…
P.M.: No, no.
Presidente: : Assolutamente non vale nel caso della falsa testimonianza avvocato
P.M.: Per carità! Staremmo lustri! Ma scherziamo davvero? Interpretare il codice sempre come fa comodo a una parte! Assolutamente no!
A.B.: Guardi qua, ad interpretare la legge, secondo le parti…
Presidente: : Avvocato non c’entra assolutamente nulla con la norma che lei ha citato quindi andiamo avanti.
P.M.: Ci sono delle persone che hanno detto che lei aveva paura e io le ho indicato anche chi sono queste persone omettendone solo i nomi, ho detto che sono la sua parente…
M.V.: Che può alzare un pochino la voce perché un riesco…
P.M.: Gliela alzo. Lei ha detto a delle persone che aveva paura del Pacciani, io le voglio chiedere: perché aveva paura del Pacciani?
M.V.: Boh, l’avrò anche detto ma io…
P.M.: Ma lei? Perché l’ha detto, allora?
Presidente: : Lei l’avrebbe detto a queste altre persone…
M.V.: Ma perché doveo ave’ paura dì Pacciani se sono stato a fa’ merenda insieme una volta o due? E allora?
P.M.: A queste persone ha anche spiegato perché aveva paura
M.V.: Moh… Io un l’ho mai detto che aveo paura dì Pacciani.
P.M.: Bene. Lei ha mai detto a qualcuno che Pacciani aveva “un pistolone”?
M.V.: Mah, io non ricordo. Io non ho visto nessun pistolone
P.M.: Il Pacciani le ha mai detto che aveva, senza fargliela vedere, una grossa pistola? O un pistolone?
M.V.: No a me non me l’ha mai detto
P.M.: Lei ha mai detto a terze persone, a sua cugina o bis-cugina e al marito che il Pacciani aveva un pistolone?
M.V.: Mah…
P.M.: Si o no?
M.V.: Io non ricordo.
P.M.: Ohoo, va già meglio. Non lo ricorda, può essere, allora?
M.V.: Mah… io… Io non ho mai visto pistole
P.M.: lei non le ha mai viste. Il Pacciani le ha mai detto che aveva un pistolone?
M.V.: No a me non m’ha mai detto nulla di codeste cose
P.M.: Lei è stato sottoposto a un confronto con uno di questi signori e questo signore davanti a lei, davanti al P.M., ha confermato, si chiama Ricci. Lo ricorda che lei gli aveva detto di questa pistola? Ricorda questo confronto nel quale il Ricci, no solo l’ha testimoniato ora alla Corte…
M.V.: Co’ i’ Ricci…
P.M.: …ma rimasecon lei irremovibile?
M.V.: Co’ i’ Ricci ma io gliene dissi: non ho visto nulla io. Io non so nulla di quest’affare qua.
P.M.: Si sbaglierà il Ricci.
M.V.: Abbi pazienza diobono.
P.M.: lei però, le contesto, che al termine del confronto disse: “Non me lo ricordo se dici che l’ho detto allora l’avrò detto”. Senta una cosa…
M.V.: Si.
P.M.: Ha aggiunto, il Ricci le fece: “Guarda Mario te l’ho detto anche l’altro giorno le cose come stanno, mi hai detto anche che il Pacciani teneva una pistola nel cruscotto della macchina”.
M.V.: Io non l’ho vista. Quando siamo andati…
P.M.: Ha aggiunto: “Si è vero però la pistola non l’ho mai vista”.
M.V.: Ma come? L’ho detto io?
P.M.: Si. E lei ha detto: “Non l’ho mai…”
M.V.: No io ho detto ci aveva un rinvolto, poteva era anche dei biscotti un no so mica!
P.M.: Allora come mai al Ricci disse che era una pistola?
M.V.: Ma allora i’ Ricci allora dice io dico le bugie? Dice?
P.M.: Lei ha detto signor Vanni al P.M., glielo contesto, ”Il Pacciani aveva qualcosa rinvoltato in un panno bianco e lui diceva che c’era una pistola”.
M.V.: Io, la senta, non lo so signor giudice. Non lo so. Io non ne so nulla di questa pistola se l’hanno detto gli altri son bugiardi perché io non ne so nulla
P.M.: L’ha detto lei.
M.V.: Io non ho visto nulla.
P.M.: Lei ha anche aggiunto: “Quando andavamo fuori in macchina, magari a fare merenda, non sempre aveva il panno bianco” quello che ha descritto con la pistola “a volte si a volte no”. Ha aggiunto: “Io l’ho visto che ce l’aveva” il panno bianco “fino agli ultimi tempi”
M.V.: Ma un so mica i che c’era!
P.M.: ”fino a quando è stato arrestato”. Poi ha aggiunto: “Io questa pistola in macchina” le contesto “l’ho cominciata a vedere” dice lei “dopo un po’ di tempo”
M.V.: ‘ndo?
P.M.: … “della nostra conoscenza”. Ha aggiunto: “L’avrò conosciuto nel ’75 e non so indicare esattamente da quando ho visto” questo è l’esito del confronto “ho visto la pistola, se ben ricordo l’ho cominciata a vedere dopo la morte del maresciallo Simonetti”.
M.V.: Io non me lo ricordo.
P.M.: Non ho altre domande.

Presidente: Avvocati di parte civile? Avvocato pellegrini.
Avvocato Pellegrini: Ricorda, signor Vanni, di aver frequentato una prostituta che si chiamava Manfredi Gina?
M.V.: E un capisco di laggiù…
Presidente: L’avvocato le domanda se lei ricorda di aver frequentato una prostituta a nome Manfredi Gina
M.V.: No, niente.
A.P.: Una donna che stava a Rifredi
Presidente: Stava a Rifredi, a Firenze, a Rifredi.
M.V.: 
Presidente: NO, dice di no.
M.V.: No.
A.P.: No. Non c’è mai andato accompagnato dal Nesi? Da questa donna?
M.V.: No, co’ i’ Nesi sono stato.
A.P.: Da una donna?
M.V.: Una volta ma non mica da codesta, io non so, alle Cascine, siccome ci avevo la moglie malata io, diobono, bisognava m’arrangiassi.
A.P.: Certo.
Presidente: Silenzio.
A.P.: Senta durante le vostre gite per fare merende od altro, una volta il Pacciani ebbe la disavventura…
Avvocato Bevacqua: La domanda! La domanda!
A.P.: … di uscire fuori
A.B.: La domanda!
A.P.: Eccola, arrivo, arrivo
A.B.: Lei è come il Pubblico Ministero, la domanda
Presidente: Facciamolo, facciamolo, facciamolo…
A.B.: La domanda. La domanda.
Presidente: Se non gliela fa fare
A.P.: Sto facendo la domanda, dammi il tempo.
P.M.: Se non lo fa parlare! E’ la seconda volta stamani che non ce lo consente!
Presidente: Piano, piano…
A.P.: Allora, il Pacciani è uscito di strada con la Cinquecento durante una vostra gita si o no?
A.P.: Si una volta si.
A.P.: Come l’ha rimessa in strada la Cinquecento?
M.V.: Come la s’è rimessa… La si ritirò su e la si rimise in i strada
A.P.: Con le mani?
M.V.: Si.
Presidente: A braccia?
M.V.: Si con le mani o co’ i’ che? Con le mani.
A.P.: Perfetto.
M.V.: Si.
A.P.: Quando s’andette a San Donato in Poggio alla festa… Sa un bicchiere di vino in più… delle volte…
A.P.: Senta dopo la scarcerazione del ’91 del Pacciani quante volte lei si è incontrato con Pacciani?
M.V.: L’ho incontrato una volta o due mi pare.
A.P.: Mhm, e lei s’incontrò in che località? Se lo ricorda?
M.V.: A San Casciano.
A.P.: A San Casciano. E quindi parlò con…
M.V.: A i’ Comune.
A.P.: Parlò con il Pacciani?
M.V.: Parlai… E ci si salutò così… e basta.
A.P.: E’ mai stato minacciato dal Pacciani lei?
M.V.: Mah, io gli dico una cosa, una volta per telefono e mi disse, dice: ti devo dare una lezione; O i che t’ho fatto io? Gli dissi. Questo fu la vigilia di Natale.
A.P.: Quale Natale?
M.V.: Si. L’anno di là, quand’era fori.
A.P.: E’.
M.V.: Bah, io un t’ho fatto nulla ma perché tu mi fai questi discorsi? E riabbassai il ricevitore, il coso, il telefono e chiuso.
A.P.: Non sarà questa minaccia che le ha messo paura?
M.V.: Mho…
A.P.: Risponda!
M.V.: Bah, anche per questo potrei un po’ di paura…
A.P.: Allora ce l’ha paura lei?
M.V.: Ce l’ho un po’ di paura per via di qui’ discorso ma prima no, quando s’eramo amici insieme io…
A.P.: Ora, ora! Infatti si sta parlando della… di oggi.
M.V.: Si.
A.P.: Quindi lei è stato minacciato e per questo ha avuto paura, è così?
M.V.: si.
A.P.: Ecco, è già qualcosa. La minaccia in cosa consisteva? Esattamente?
M.V.: La minaccia… Perché io ero da i’ maresciallo, no? Di San Casciano, in caserma, gli arrivò anche lui dice: tu hai chiacchierato un monte di me, di quella cosa… I che ho detto? Io non ho detto nulla, dico. Tu sei te che sbagli a dire a me che ti devo dare una lezione, di che la lezione? Io un n’ho fatto mai nulla.
A.P.: C’erano minacce anche in quella lettera che lei mostrò alla moglie del Pacciani?
M.V.: Nella lettera?
A.P.: Si.
M.V.: No non c’era minaccia. No.
A.P.: Non c’era minacce. E per telefono? Allora una volta gliele ha fatte in caserma questo discorso e una volta per telefono, ho capito bene?
M.V.: Si.
A.P.: quindi le minacce son state ripetute più volte?
M.V.: No una volta sola a telefono.
A.P.: E una volta in caserma?
M.V.: 
A.P.: Voglio capire… lei ha detto che s’incontrò in caserma col Pacciani? Ho capito bene?
M.V.: Si, una volta lo trovai, ero lì ad aspettare, m’aveva chiamato il maresciallo…
A.P.: E una volta invece per telefono?
M.V.: Ma io non ci parlai con lui
Presidente: In quell’occasione non ci parlò con lui…
M.V.: Io non ci parlai con Pacciani.
A.P.: Allora dopo questo incontro in caserma c’è stata la telefonata di Natale?
M.V.: Benissimo.
A.P.: Ho capito, bene.
Presidente: Prego signori difensori dell’imputato.
Avvocato Bevacqua: Grazie. Senta signor Vanni lei quante volte è stato interrogato dalla Polizia e dai Carabinieri?
M.V.: Come?
A.B.: Quante volte è stato interrogato…
M.V.: Diverse volte
A.B.: Diverse volte
M.V.: Anche da i’ maresciallo
A.B.: E’ vero che una volta l’hanno pure fermato dicendogli di scegliersi un avvocato?
M.V.: Si e lo presi.
A.B.: Ecco e perché lo fermarono?
M.V.: Eh?
A.B.: E perché lo fermarono? Lei era soltanto un testimone?
M.V.: Eh mi forzarono qui dall’avvocato, io lo feci.
A.B.: Eh lo forzarono ma perché? Che cosa chiedevano?
M.V.: Eh?
A.B.: Che cosa le chiedevano?
M.V.: Bah mi disseno che mi ci voleva l’avvocato, io lo presi. E che aveo a fare? Capito?
A.B.: E perché? Per quale motivo? Di che cosa lo accusavano?
M.V.: Eh accusavano… Diceano di queste merende, di queste bevute insieme… Bah… Di queste scarrozzerie… Su e giù… io…
A.B.: Senta una cosa, lei ricorda quando il signor Pacciani, dal giornale almeno, fu arrestato? Si ricorda? L’ultima volta?
M.V.: Si eh…
A.B.: Cioè la penultima volta, quando fu arrestato per le figlie, se lo ricorda?
M.V.: E lo lessi su i’ giornale!
A.B.: Ecco, quanto tempo prima era morto Simonetti?
M.V.: Come?
A.B.: Simonetta sa quando è morto? Il maresciallo Simonetta…
M.V.: E sarà una diecina d’anni.
A.B.: Quindi sarà morto nel…
M.V.: Io non posso precisare avvocato
A.B.: ’85… ’86?
M.V.: Si ma io non posso precisare avvocato, io…
A.B.: perché lei dice che quest’arma che aveva avvolta in uno straccio bianco lei l’avrebbe cominciata a vedere, questa è la dichiarazione che ha letto anche il signor pubblico ministero: “Se ben ricordo l’ho cominciata a vedere dopo la morte del maresciallo Simonetti”
M.V.: Mah, io la senta, io non ho visto nulla.
A.B.: L’ha detto lei.
M.V.: Ho visto che c’era un rinvolto ma io non so che c’era.
A.B.: Lei ha firmato questo interrogatorio, questo l’ha firmato, va bene? Giusto, se lo ricorda questo?
M.V.: Avrò firmato di certo.
A.B.: L’ha firmato di certo. Senta invece quella persona di cui parla il signor Pubblico Ministero, che sarebbe questo Nesi Lorenzo…
M.V.: Nesi?
A.B.: Nesi. Lo conosce Nesi?
M.V.: Nesi Renzo, si. Di San Casciano.
A.B.: Questa persona non ha voluto firmare l’interrogatorio, forse il Pubblico Ministero poi ce lo spiegherà perché, non lo so…
P.M.: Io lo devo spiegare? Lo chieda al Nesi!
A.B.: Però…
P.M.: Ci mancherebbe lo debba spiegare il Pubblico Ministero!
Presidente: Semmai, signori, se avete problemi facciamo tornare il Nesi e facciamo un confronto
A.B.: Certo, certo.
P.M.: E io perché lo devo spiegare?
A.B.: No
P.M.: E’ stato qui…
A.B.: Si da atto che a questo punto il testimone rifiuta di sottoscrivere il verbale
P.M.: Lo chieda al Nesi è già stato…
A.B.: Non credevo che stamattina ci fosse…
Presidente: Il Nesi ce lo aveva già detto, forza!
P.M.: Ohoooo
A.B.: Allora, senta volevo domandarle, lei conosce Andriaccio?
M.V.: Come?
A.B.: Andriaccio, lo conosce?
Presidente: Andriaccio, un signore chiamato Andriaccio.
M.V.: Non lo conosco.
A.B.: Lei non lo conosce.
M.V.: Io non lo conosco questo.
A.B.: Non lo… Lo ha visto mai con il Pacciani?
M.V.: No io non l’ho mai visto.
A.B.: Non l’ha mai visto.
M.V.: Non lo conosco, non lo so, quello che ho conosciuto l’ho detto.
A.B.: Quello che ha conosciuto l’ha detto
M.V.: Quelli di paese l’ho detto…
A.B.: Ecco, si ricorda se questa lettera che le ha mandato Pacciani dal carcere, quindi doveva passare sicuramente censura e tutto, va bene? O no?
M.V.: Si.
P.M.: Non era sottoposto a censura.
A.B.: Questo non lo so. Si ricorda se in questa lettera che non esiste più, quindi non so perché si discute del senso di questa lettera…
Presidente: Perché c’era, esisteva
M.V.: I che c’era scritto?
A.B.: Esisteva certo! No ma io sto domandando a lui, siccome…
Presidente: E non c’è più.
A.B.: …Sembra ci sia chi sa che cosa, si ricorda se il signor Pacciani lamentava il fatto che la moglie, le figlie non gli scrivevano? Oppure no?
M.V.: Si, si.
A.B.: Si ricorda lei?
M.V.: Si, si, diceva: le figliole m’hanno rovinato io non ho fatto nulla e purtroppo mi trovo, dice, in carcere. Anzi mi disse, dice: Riscrivimi; Ma io un ne scrissi nulla. La presi e la buttai via dopo, questa lettera.
A.B.: Quindi il contenuto di questa lettera era una lamentela del signor Pacciani il quale a torto o a ragione…
M.V.: Si perché a me non m’interessava
A.B.: Non me ne importa nulla
M.V.: A me non m’interessava.
A.B.: Ecco, voleva che la moglie e le figlie gli parlassero, gli scrivessero, si facessero vive, nonostante quello che era successo, ah? Era così il contenuto?
M.V.: Si.
A.B.: Era questo il contenuto. Senta lei fu sentito in contraddittorio cioè in contrasto con il signor Ricci…
M.V.: Ricci.
A.B.: …davanti al Pubblico Ministero
M.V.: Walter si.
A.B.: Walter Ricci e disse questo, se conferma questa circostanza: “Viene chiesto al Ricci se mai abbia parlato con il Vanni di armi in possesso del Pacciani…”
M.V.: Mah…
A.B.: “…ed il Ricci risponde…”
M.V.: Io non la sento…
A.B.: Non mi sente?
M.V.: Io non ho…
A.B.: Aspetti, faccia finire.
M.V.: Si, si, a voglia lei!
A.B.: “Effettivamente ho chiesto al Vanni” è questo che dice il Ricci, “se aveva mai visto il fucile che aveva in casa il Pacciani ed il Vanni mi ha detto di si.”
M.V.: Del fucile!
A.B.: Se lo ricorda questo?
M.V.: Ci aveva un fucile, io non lo so.
A.B.: Quindi il Ricci le contestava che lei gli aveva detto che lui aveva un fucile
M.V.: E’!
A.B.: Ohoo, “…di questo abbiamo parlato sabato scorso ed è stata l’ultima volta che ci siamo visti prima d’ora”, se lo ricorda?
M.V.: Mhmm
A.B.: Si o no?
M.V.: 
A.B.: Senta ma mi dice un po’ quante volte lei è stato avvicinato, fermato, chiamato dai carabinieri o dalla Polizia?
M.V.: Si, si.
A.B.: Quante volte?
M.V.: Eh diverse volte…
A.B.: Diverse volte
M.V.: Parecchie volte
A.B.: Parecchie volte.
M.V.: Però io non ho fatto nulla
A.B.: Benissimo grazie non ho altre domande
M.V.: Non ho fatto nulla di male
Presidente: Ci sono domande signori?
Avvocato Fioravanti: Una domanda si.
Presidente: Avvocato Fioravanti.
A.F.: Senta signor Vanni lei ha detto che Pacciani dopo averlo incontrato…
M.V.: Si.
A.F.: …nella caserma dei Carabinieri… ma in che data?
M.V.: Io l’ho ascoltato…
A.F.: In che data? In che data lei lo ha incontrato nella caserma dei Carabinieri?
M.V.: E un me ne rammento mica
A.F.: Quale Natale ha ricevuto la telefonata? In quale Natale?
M.V.: Eh sarà stato…
A.F.: Alla vigilia di quale Natale?
M.V.: …l’anno di là, una vigilia di Natale.
A.F.: Il ’91?
M.V.: Si, un sabato.
A.F.: Ecco dopo quella data, dopo la vigilia di Natale del ’91…
M.V.: Si, io non l’ho rivisto, io non l’ho risentito più.
A.F.: ’91, lei ha frequentato più Pacciani? Vi siete visti a La Cantinetta a bere dopo quella vigilia di Natale?
M.V.: No, non l’ho rivisto più.
A.F.: Non vi siete rivisti più.
M.V.: No.
A.F.: Vi siete ritelefonati?
M.V.: No mai più.
A.F.: Grazie.
Avvocato Bevacqua: Scusi, m’ero dimenticato tanto sempre la stessa…
Presidente: Prego.
A.B.: La stessa parte. Senta voi con la Cinquecento una sera siete andati a sbattere da qualche parte o no?
M.V.: Si una volta, l’ho detto prima no?
A.B.: perché vi dava…
M.V.: Una volta a una curva e si dovette anda’ giù…
A.B.: Quindi lei…
M.V.: Si tornava da una festa
A.B.: Quindi non è che guidasse tanto bene il Pacciani, insomma…
M.V.: No, sa s’eramo stati a una festa, un bicchiere di vino…
P.M.: Era un po’ ubriaco, via…
Presidente: Avevate bevuto
P.M.: Avevate bevuto, giù!
A.B.: Era un po’ traballino
M.V.: Avrà bevuto un bicchiere di vino di più, l’ha capito?
A.B.: E siete andati di fuori?
M.V.: Siamo andati di sotto.
A.B.: Grazie.
M.V.: Mah, io ho detto la verità
P.M.: Si aspetti vediamolo allora un’altra verità se mi consente Presidente.
Presidente: Pubblico Ministero prego.
P.M.: Lei ha detto che andava a Firenze per i motivi che sappiamo ma essenzialmente perché sua moglie era malata. Ci vuol dire che malattia aveva sua moglie?
M.V.: Non ho capito.
P.M.: Ci vuol dire che malattia ha o aveva sua moglie quando lei era costretto, tra virgolette, ad andare a Firenze?
M.V.: E la soffre, diobono, di epilessia e gli piglia il mal caduto, capito?
P.M.: Senta una cosa, sua moglie si chiama?
M.V.: Luisa Landozzi.
P.M.: Ha mai avuto figli sua moglie?
M.V.: Si l’avevo uno ma la morì, una bambina, a sei anni la morì, era spastica , ha capito? L’era malata…
P.M.: Ha mai abortito sua moglie?
M.V.: No.
P.M.: E’ vero che sua moglie il 19.3.64 l’ha denunciata per averla buttata dalle scale mentre era in…
M.V.: No io non l’ho buttata!
P.M.: .. in cinta e lei fu arrestato?
M.V.: Si, ci fu… Io gli tirai una labbrata perché un sapeo mica che l’era malata, fu da primo quando mi sposai ni ’64…
P.M.: Era in cinta?
M.V.: Bah si, gliera in cinta.
P.M.: Abortì?
M.V.: No nacque la mimma.
P.M.: Con questa malattia che lei ci ha detto.
M.V.: Eh.. l’era spastica capito? La portorono…
P.M.: Lei fu arrestato?
M.V.: …a Firenze. Si.
P.M.: Non ho altre domande, grazie.
M.V.: Sei o sette giorni.
P.M.: Chiedo la trasmissione degli atti del verbale che ho detto e chiedo l’utilizzabilità dei verbali utilizzati per le contestazioni che ora elenco…
Presidente: Momento che vi sono ancora altre domande
Avvocato Bevacqua: Se dice cose nuove…
P.M.: Chiedo scusa.
A.B.: Vorremmo saperle anche noi.
Presidente: Avvocato Pellegrini.
Avvocato Pellegrini: Si ricorda di aver parlato con un giornalista…
M.V.: Si
A.P.:…della pistola vista sulla macchina del Pacciani?
M.V.: Co’ un giornalista, un certo Amadori, eh venne a trovammi a casa
A.P.: Che cosa gli disse?
M.V.: I che gli dissi? Nulla, dissi: io non c’entro nulla, a me la pole anda’ via e venne a mezzogiorno e la sera ritornò di nuovo e mi trovò nei giardini e volea sapere un monte di cose ma io un n’ho fatto nulla, gli dissi: a me la mi lasci andare e bell‘e fatto. E mi rividi anche alla televisione io, boh…
A.P.: Ma lei disse a questo giornalista che aveva visto in precedenza una pistola nella macchina del Pacciani?
M.V.: No io non l’ho mai detto.
A.P.: Allora il giornalista pubblicò una notizia falsa quando lo scrisse?
M.V.: Di certo perché io un n’ho visto nulla, glil’ho detto anche prima, bah… Oh perché devo dire una cosa che un’ho ah…
A.P.: Bene.
Presidente: Avvocato Bevacqua prego.
A.B.: Ci sono giornalisti che pendono da una parte, oggi pendono tutti da una parte, domani boh… Allora senta… Oggi pendono tutti da una parte, la bilancia è di là… Allora senta…
Presidente: Qualcuno non è d’accordo.
A.B.: Ah?
Presidente: Qualcuno dietro a lei non è d’accordo.
A.B.: Me lo auguro. Senta…
M.V.: Alzi la voce per gentilezza.
A.B.: Alzo la voce, io se vuole la lazo molto.
M.V.: Grazie si perché sento poco, non so come mai.
A.B.: Senta, volevo dirle, lei ha avuto questo problema con la moglie ed è stato anche in galera, vero?
M.V.: Si, si.
A.B.: Quanti giorni c’è stato?
M.V.: Sette o otto giorni, poco.
A.B.: Poi non c’è più stato in galera?
M.V.: No io non son mai stato, levato che pe’ codesta cosa.
A.B.: E’ finito tutto?
M.V.: E’ finito tutto lì ora si va d’accordo, per bene…
A.B.: Va bene, grazie
M.V.: Siamo rimessi a posto.
A.B.: Grazie.
Presidente: Va bene.
P.M.: I verbali di cui chiedo…
Presidente: Acquisiamo i verbali
P.M.: I verbali sono: 27 dicembre ’91, 19 luglio ’90, 28 settembre ’92, 10 luglio ’91, 13 novembre ’91. Chiedo cinque minuti di sospensione perché…
Presidente: E disponiamo la trasmissione copia della deposizione del teste al Pubblico Ministero.
P.M.: Perché i numerosi testi da me citati per stamani non ho ancora la possibilità di averli tutti.
Presidente: Un quarto d’ora di sospensione.
P.M.: Grazie.

Presidente: Ci siamo tutti? L’avvocato Bevacqua? Benissimo. Bene signor Pubblico Ministero
P.M.: Grazie sentirei…
Presidente: Possiamo continuare?
P.M.: Si, si, si senz’altro, qualche difficoltà perché un teste partito non è arrivato, uno ha mandato un certificato però c’è il teste Faggi Giovanni.
Presidente: Faggi Giovanni. Signor Faggi si accomodi prego, stia attento, prego ai accomodi, si sieda pure lì
G.F.: Grazie



Presidente: Parli nel microfono per cortesia, vuole darci le sue generalità? Dov’è nato, quando…
G.F.: Dunque Faggi Giovanni nato a Calenzano il xx.xx.19xx.
Presidente: Dove risiede?
G.F.: A Calenzano.
Presidente: Vuole leggere quella formula
G.F.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e non a nascondere nulla in quanto a mia conoscenza.
Presidente: Benissimo, vuole rispondere per cortesia alle domande del signor Pubblico Ministero?
G.F.: Si è, diamine!
Presidente: Prego.
P.M.: Signor Faggi che lavoro fa lei?
G.F.: Rappresentante di commercio.
P.M.: In che settore?
G.F.: Pavimenti e rivestimenti.
P.M.: E dove ha questa sua attività?
G.F.: L’attività la svolgo in tutta la Toscana, le fabbriche sono su, nel modenese, Sassuolo, Modena.
P.M.: Di cui lei è rappresentante e lei dove ha la sede della sua attività?
G.F.: A Calenzano, la stessa sede, in casa mia.
P.M.: In casa sua. Quindi a Calenzano in via, ci ha detto?
G.F.: In Via xxx xxxx 11.
P.M.: Senta signor Faggi, lei conosce il signor Pacciani?
G.F.: Dunque io ho conosciuto, per caso in un ristorante a Scarperia, Pacciani in quanto eravamo a pescare nella Sieve, si va a pranzo e per caso mi trovo nel tavolino a fianco a lui e poi c’era altre persone, non so chi siano.
P.M.: Lei era solo?
G.F.: Io ero con un amico mio con i suoi bambini che eravamo a pescare.
P.M.: E il signor Pacciani mi ha detto era con qualche altra persona?
G.F.: Mah era insieme ad altri però non mi è dato saperlo.
P.M.: “Altri” nel senso, uno, due, dieci, cento persone?
G.F.: Dieci, non so se erano due o tre, a un tavolino non si può capire.
P.M.: Erano persone grosso modo della sua età o erano familiari, uomini, donne…
G.F.: Mah
P.M.: Erano uomini o donne?
G.F.: Erano uomini. Era uno, due o… Non me lo ricordo.
P.M.: Uno o due uomini. Era un ristorante a Scarperia?
G.F.: A Scarperia.
P.M.: Ricorda che ristorante era?
G.F.: Ohoo
P.M.: No, no, per carità! Ricorda o può ricostruire la data?
G.F.: Mah, senta a me mi sembra verso il 1980.
P.M.: Quindi 1980, Scarperia…
G.F.: Esattamente…
P.M.: …Pacciani con uno o due persone… Bene? La data…
G.F.: Si.
P.M.: Ecco, come mai faceste conoscenza? Non sempre ai ristoranti si fa conoscenza, ci fu un motivo?
G.F.: Spiego subito.
P.M.: Grazie.
G.F.: Lei capisce bene che essendo a un tavolino a ristorante capita dopo un periodo di una mezz’oretta o così di scambiare alcune parole..
P.M.: Certo.
P.M.: No?
G.F.: E Pacciani mi chiese che mestiere facevo…
P.M.: Quindi fu Pacciani che la… attaccò il discorso?
G.F.: Ora non mi ricordo se fu Pacciani, con esattezza…
P.M.: Benissimo. Le chiese che mestiere faceva…
G.F.: Si, che mestiere facevo, facevo il rappresentante di pavimenti e rivestimenti, allora lui mi rispose: Ci ho un amico, probabilmente gli interessa questo materiale. Dico: Mah me lo può dare un mi ricordo se…
P.M.: Questo materiale quale?
G.F.: Pavimenti, rivestimenti che rappresentavo io.
P.M.: In genere o qualcosa di concreto? Cioè le disse: ho un mio amico, sta facendo la casa, gli servono
G.F.: In genere così, ora… Esattamente non me lo ricordo.
P.M.: Quindi lei cosa le disse?
G.F.: Io gli dissi. Mah se è possibile si guarderà un po’, senti un po’ quanta roba gli ci vuole e poi si vedrà un po’ cosa fare.
P.M.: Quindi lei vide in questo pranzo…
G.F.: Genericamente.
P.M.: …in questo pranzo una sorta di possibilità di sviluppo di un affare?
G.F.: No sviluppo di un affare relativamente.
P.M.: Un affare.
G.F.: Relativo.
P.M.: Quindi gli lasciò il suo numero? Il suo indirizzo?
G.F.: Si. Gli diedi il numero mio, il biglietto da visita mio, ce gli ho sempre con me e mi diede poi, mi scrisse l’indirizzo suo che io ora non me lo ricordo, poi attraverso le decine di anni le cose corrono, sa com’è, e il discorso è questo.
P.M.: Ecco.
G.F.: E poi dopo un certo periodo…
P.M.: Un certo periodo…
G.F.: Determino con esattezza le cose con tutta la tranquillità possibile immaginabile…
P.M.: Meno male, meno male! Ne abbiamo bisogno.
G.F.: Dunque io, passò un mese, un mese e mezzo, così, roba di questo genere, gli dissi: ma questo tuo amico…
P.M.: “Gli disse” in che modo scusi?
G.F.: 
P.M.: In che modo gli disse?
G.F.: Gli mandai una lettera.
P.M.: Ah, gli scrisse.
G.F.: Si, gli mandai una lettera, ci avevo l’indirizzo…
P.M.: Quindi allora avevo ragione io, era un affare? Lei ci aveva visto un affare? Se gli scrive…
G.F.: Un affare relativo, cosa vuole… Ci ho un amico, mi ci vuole della roba…
P.M.: Lei addirittura gli scrisse? Era un affare molto…
G.F.: No, no, no era una cosa da accontentare… Guarda se è possibile…
P.M.: Suppergiù che valore le prospetto?
G.F.: Mah, si può sapere, erano pavimenti, due pavimenti, non lo so…
P.M.: Cioè? Cioè? Che valore può essere? Può avere un pavimento?
G.F.: Mah, un pavimento bisogna vedere, a quei tempi là, nell’80 poteva valere 10.000 lire il metro quadro, roba di…
P.M.: Quindi un pavimento di una… Che dice lei che valore… Nella sua mente che valore aveva quest’affare?
G.F.: Mah, guardi…
P.M.: Suppergiù, come se lo prospettò lei.
G.F.: Ma io non è la questione che io volessi dare per fare un interesse veramente… Mi chiese se era possibile…
P.M.: A ristorante.
G.F.: Si al ristorante.
P.M.: Che valore lei si prospettò?
G.F.: Mah io…
P.M.: Da quel che capì.
G.F.: Il valore, guardi, io non lo..
P.M.: Pavimenti.
G.F.: Il valore non gli stiedi dietro al valore…
P.M.: Qualche milione?
G.F.: Nooo, si, s’immagina?! A quei tempi là!
P.M.: Qualche centinaio di migliaia di lire?
G.F.: Potrebbe essere duecento mila lire, trecento mila lire…
P.M.: Ohooo
G.F.: Roba di questo genere…
P.M.: Queste due o trecentomila lire era il suo guadagno o il costo del pavimento?
G.F.: No era l’importo del pavimento.
(…)
P.M.: Allora lei dice: gli scrissi.
G.F.: Gli scrissi una lettera, se lo voleva o se non lo voleva questo materiale e non ebbi risposta.
P.M.: Questo suo affare di quindicimila lire, lei gli scrive.
G.F.: E non ebbi risposta.
P.M.: Non gli rispose.
G.F.: Non ebbi risposta.

P.M.: Allora cosa successe?
G.F..: Poi cosa successe? Successe che aveva l’indirizzo dove stava, un giorno venendo da Siena, dico: proviamo a vedere dove sta questa persona. Passai per quella strada lì che non c’è poca abitazione, perché non ci passo mai…
P.M.: Lei la conosceva questa strada…
G.F..: Non la conoscevo, fu la prima volta che ci passavo.
P.M.: Era facile o ebbe difficoltà a trovarla?
G.F..: Noo, sa, si gira il mondo, non è la questione, lo chiesi e mi indirizzarono…
P.M.: Dov’era questa località?
G.F..: Ero a San Casciano, quella zona lì dove abitava lui, la frazione non me lo ricordo con esattezza e tant’è vero aspettai l’ora che generalmente tornavano a casa gli operai agricoli…
P.M.: Cioè lei… E si mise ad aspettare? O entrò…
G.F..: Aspettai in strada, aspettai in strada…
P.M.: Ma come capì quale era la sua casa?
G.F..: Perché me l’avevano detto, più avanti trovai delle abitazioni e gli chiesi dove stava, come si può fare in tutte le cose, questo signore, no?
P.M.: Certo.
G.F..: E mi dissero: guardi, così e così. Mi misi lì, dopo un quarto d’ora, venti minuti su le cinque, cinque e mezzo, così arrivò.
P.M.: Ma lei scusi, per sapere se era in casa prima suonò?
G.F..: Niente, in casa un c’ero stato.
P.M.: No mi scusi, prima di mettersi ad aspettare non provò se era già tornato?
G.F..: No perchè io…
P.M.: E come mai? Come mai non provò a suonare?
G.F..: Niente perché la casa era distante dalla strada…
P.M.: Allora lei andò a casa a vedere, vide che non c’era…
G.F..: No io non ci andai in casa
P.M.: Non ci andò nemmeno a casa.
G.F..: Neppure prima, mi misi sulla strada, dopo un quarto d’ora, venti minuti…
P.M.: Scusi ma poteva essere in casa? Come mai non andò a suonare?
G.F..: No perché era a lavorare…
P.M.: Ma lei come faceva a sapere che era fuori a lavorare?
G.F..: So che smetta veno alle cinque, alle cinque e mezzo…
P.M.: Da chi lo sapeva?
G.F..: Io lo chiesi più avanti a questa casa
P.M.: Le dissero che non c’era.
G.F..: Dice: Non c’è è a lavorare vedrà che gli toccherà a spettare.
P.M.: Lei era solo?
G.F..: Io ero solo.
P.M.: In macchina sulla strada.
G.F..: In macchina ad aspettare. Poi arrivò…
P.M.: Arrivò lui, cosa successe?
G.F..: Arrivò e lo vidi anche messo un po’ male, in brutte condizioni…
P.M.: Cioè? Aveva lavorato?
G.F..: Si e poi anche altre… Vidi che non era il caso di intraprendere una relazione di commercio di questo genere e ci avevo con me in macchina…
P.M.: Perché scusi? Come mai? Come mai capì che non era il caso di intraprendere questa relazione di commercio? Cosa avvenne?
G.F..: Da determinate condizioni della persona…
P.M.: Me le vuole spiegare per cortesia?
G.F..: Si da come era. Era sporco, era messo male
P.M.: Era stato a lavorare…
G.F..: Ma sa…
P.M.: A lei dette la sensazione che non era proprio un grande affare coltivare…
G.F..: Mi resi conto che non era possibile anche da il punto di vista, così, come si presentava la persona, ecco, e allora io in macchina ci ho sempre… e ci davano, allora a quei tempi, le ceramiche, qualche cosa da dare alla clientela o librettini da scrivere, delle penne e ci avevo, mi ricordo, tre tute da dare ai magazzinieri nelle ditte, allora dissi: Ma tienne una, prendine una. Lui mi ringraziò poi io salutai e gli dissi: ma questo tuo amico? Dice: Ma u n’ho saputo nulla. Io poi salutai e non ho saputo più niente. Poi ho saputo tutte le vicende dopo che è capitato, che tutti si sa.
P.M.: Quindi il tutto della sua conoscenza con Pacciani è tutto qua?
G.F..: E’ tutto qua.
P.M.: Quindi, se non ho capito male, lei per un affare di una quindicina di mila lire lo va a cercare, lo aspetta, lo vede malmesso…
G.F..: Mhm no, lo feci perché me lo chiese per favore, sapeva quest’amico, lo feci così a titolo… come si può fare in tante altre occasioni tante persone di accontentare…
P.M.: Però lei lo andò a trovare…
G.F..: Siccome eran gente che lavorava…
P.M.: Mi scusi, gli scrisse e lui non le rispose allora lei lo andò a trovare…
G.F..: Passai per caso…
P.M.: Si, certo, certo era lì sulla strada.
G.F..: Io…
P.M.: Tutto qui. Niente di più. Senta però è vero che lei scrisse a Pacciani una cartolina in data 10.3.79 e lo chiamò: “Caro Pietro”?
G.F..: Si, così a…
P.M.: L’aveva visto una volta e lei lo chiamava “caro Pietro”
G.F..: Come si può fare, siccome mi diede delle confidenze su al ristorante, ecco perché…
P.M.: Che confidenze erano? Quelle che ci ha detto?
G.F..: Confidenze di linguaggio, così, aperto…
P.M.: E lei lo chiamò “Caro Pietro” come… Non è che lo aveva… Ebbe modo di conoscerlo in modo diverso…
G.F..: Nooo
P.M.: Ho capito. Tutto qui? Niente di più?
G.F..: Io non so altro. Ho saputo poi tutte le vicende capitate dopo…
P.M.: Quali vicende?
G.F..: Queste qui che è successo, di tutti questi guai…
P.M.: Ahaa quelle del…
G.F..: Dalla stampa…

P.M.: Senta una cosa, noi abbiamo sentito in questo processo due persone che dicono invece che lei andava con Pacciani a bere a La Cantinetta. Vi hanno visto più volte…
G.F..: Io?
P.M.: L’ha detto stamani un signore.
G.F..: No, no e poi no. Mai. Prima di tutto non bevo, prima di tutto non bevo, mai…
P.M.: Allora un signore…
G.F..: Io, senta, non ci ho… Tant’è vero che io nella zona di San Casciano non ho mai avuto un cliente, quindi… Niente.
P.M.: Una persona che è amica di Pacciani e che dice di avervi visto insieme a San Casciano.
G.F..: Assolutamente no. Assolutamente no. Assolutamente no.
Presidente: Ma cos’è una cosa che le da tanto noia?
G.F..: No perché siccome quando una cosa non è vera, non deve esse’ detta!
Presidente: Ma sa, è una circostanza così banale…
P.M.: Fra l’altro andare a bere
G.F..: No, no, no, no.
P.M.: Mi scusi lei è stato al ristorante con Pacciani
G.F..: Da lì mi capitò per caso, di gomito, al tavolino
P.M.: Ma mi capisce, se questa persona è un amico di Pacciani…
Presidente: Senta il Pubblico Ministero…
P.M.: Mi perdoni.
G.F..: Si.
P.M.: Questa persona è un amico di Pacciani, un conoscente, dice: Guardi, fra le persone che venivano a San Casciano a trovare il Pacciani e qualche volta hanno bevuto insieme a La Cantinetta c’era anche lei.
G.F..: No.
P.M.: Questa persona sbaglia.
G.F..: No, no, e no.
P.M.: Senta una cosa signor Faggi, mi perdoni ma io le devo fare qualche…
G.F..: Si, si, dica, dica.
P.M.: … tipo di domanda che avrei preferito evitare perché… insomma… tanto è marginale però a questo punto gliela faccio. Lei fu oggetto di una perquisizione?
G.F..: Si.
P.M.: Durante questa perquisizione venne rinvenuto diverso materiale un po’ anomalo in casa sua, nel suo garage…
G.F..: Si, si.
P.M.: Che è materiale identico a quello che avevano sia il Pacciani che il Vanni, vuole descrivere
G.F..: Io lì…
P.M.: L’abbiamo trovato noi… lei… glielo dico io ora…
G.F..: Io non ci ho nulla a che vedere.
P.M.: No, no, no, per carità. Io le dico, ricorda che materiale è o vuole che io le legga il processo verbale di perquisizione?
G.F..: No, no me lo ricordo.
P.M.: Che materiale è?
G.F..: Me lo ricordo, eran peni.
P.M.: Erano?
G.F..: Peni
P.M.: Falli di gomma…
G.F..: Si, no di legno.
P.M.: Ah di legno!
G.F..: Che me lo diede una donna
P.M.: Mi scusi, nel verbale di perquisizione, poi sentiremo coloro che l’hanno fatto, si da atto che sono numerosi, ce ne sono alcuni di gomma e alcuni di legno. Lo so che è un argomento che…
G.F..: Non…
P.M.: E’ sbagliato il verbale. Ci sono… Qui si descrive parecchie riviste pornografiche…
G.F..: Quelle le vendano… Delle volte…
P.M.: No, no, no, io capisce, voglio vedere di capire se per caso conoscendo per l’appunto questo Pacciani, anche lui a volte ha avuto oggetti di questo genere e quel teste, che abbiamo sentito stamani e che ci ha detto che vi frequentavate per l’appunto a san Casciano, anche lui ha questo materiale, tante volte per una ragione qualsiasi… No, ma c’era questo materiale in casa sua?
G.F..: Si, gliel’ho detto.
P.M.: Senta…
G.F..: E poi l’ho bruciato.
P.M.: L’ha bruciato dopo la perquisizione?
G.F..: Ho bruciato tutto, tutto.
P.M.: Non è che putacaso con il Pacciani, sia pure ovviamente, non ha nessun valore, a nessun fine, avete parlato di cose di questo genere? Perché ad esempio il Vanni dice gliel’aveva comprato lui al Pacciani dei falli di gomma…
G.F..: No.
P.M.: Assolutamente no. Senta un’altra cosa signor Faggi…
G.F..: Io quando lo salutai e gli diedi la tuta io non l’ho visto più
P.M.: Due volte. A me sembra strano ma son cose mie che lei per quindicimila lire ci va a trovarlo… ma insomma questo è un altro paio di maniche, son valutazioni, io voglio che lei capisca le mie perplessità, niente di più, lei ci dice la verità, è un teste, quando ce l’ha detta è tranquillo lei, il resto tocca a noi.
Presidente: Proseguiamo.
P.M.: Senta una cosa, lei dove abita esattamente come strada? Ha detto? Via?
G.F..: Via xxx xxxx 11 A
P.M.: A Calenzano.
G.F..: A Calenzano.
P.M.: Pacciani per caso è mai venuto a trovarla?
G.F..: Mai e poi mai.
P.M.: Il Vanni? Questo signore
G.F..: Mai visti.
P.M.: Altre persone…
G.F..: Mai visti queste persone, mai avuto contatto.
P.M.: Senta lei ha mai sentito parlare, sicuramente si ma io glielo chiedo, di un omicidio addebitato al cosiddetto mostro di Firenze avvenuto a Calenzano?
G.F..: Sulla stampa io l’ho visto, lì come altri posti.
P.M.: Ha mai cercato di approfondire quello di Calenzano dove era avvenuto?
G.F..: Mah è avevan detto a La Marina ma io poi siccome vo via tutti i giorni la mattina e torno la sera e qualche volta sono stato anche in Liguria settimane…
P.M.: Si, si ma… Guardi, allora se lei fa questo tipo di distinzione va più lontano di dove voglio arrivare io. Io chiedo solo se sa dov’è esattamente il luogo dov’è avvenuto questo omicidio.
G.F..: Io il punto non lo so.
P.M.: Non lo sa. Sa se vicino a casa sua o se a Calenzano c’è un posto che si chiama Le Bartoline?
G.F..: C’è una frazione.
P.M.: sa che questo omicidio è avvenuto in una frazione di questo genere?
G.F..: Si, l’ho saputo dalla stampa.
P.M.: Questa frazione Le Bartoline è nei pressi di Calenzano, delle strade dove abita lei o è tutto da un’altra parte?
G.F..: E’ più distante da me.
P.M.: E’ più distante. Lei sa che una misurazione fatta fra casa sua e dove è avvenuto l’omicidio ci dice che sono, via autovettura, in macchina non a piedi passando per i campi, 900 metri o lo sa per la prima volta da me stamani?
G.F..: Per me sono di più di 900 metri.
P.M.: Allora lo sa.
G.F..: Per me grosso modo, anche a linea d’aria…
P.M.: Si. Allora lei sa, mi scusi, se dice che sono di più sa dov’è? Invece lei m’ha detto non sa dov’è…
G.F..: Ma le Bartoline sono una frazione di Calenzano…
P.M.: Io dico lo sa che il punto dove sono stati ritrovati i cadaveri
G.F..: Il punto non lo so.
P.M.: Non lo sa. Ecco. Non lo sa.
G.F..: Ho visto poi c’è delle insegne, ci hanno messo delle croci.
P.M.: Benissimo. Il fatto lei dice sono di più non è relativo a quel posto lì.
G.F..: Non lo so perché io sempre non ci sto lì.
P.M.: No, mi scusi, è… insomma… Ha mai sentito dire da nessuno a Calenzano: Guarda l’omicidio del… relativo a una coppia uccisa dal cosiddetto mostro di Firenze è avvenuto lì, o in questo punto? C’è un ponticello, lei poi ha già descritto che non c’è più quel ponticello, è già stato interrogato, quindi la zona la conosce via signor Faggi…
G.F..: Io conosco Travalle, aveo una zia e tutto, lo so che la zona…
P.M.: Ecco, allora quando io le dico è 900 metri quel punto, lei dice: non sarà 900 metri…
G.F..: Ma io penserei… siccome
P.M.: Saranno mille, via signor Faggi!
G.F..: La Marina, dal torrente, penso siano di più.
P.M.: E’ vicino a casa sua. Bene? Lei dice: Il Pacciani io l’ho conosciuto solo in questo modo e non è mai venuto a casa mia.
G.F..: Mah…
P.M.: Senta una cosa, lei conosce una signora che si chiama Sperduto Malatesta Antonietta?
G.F..: No, non la conosco.
P.M.: C’è qualcuno che dice è stato a casa sua lei.
G.F..: Io sono stato a casa sua?
P.M.: Una persona dice, ce l’ha detto qui.
G.F..: Io…
P.M.: Stamattina
G.F..: Codesta persona non la conosco e non ne so niente.
P.M.: L’ha detto proprio stamani.
G.F..: Ah me… L’avrà detto comunque io codesta Sperduto Malatesta non la conosco e mai vista. E nemmeno a casa sua perché sono molto prudente e sto molto a casa mia.
P.M.: Ma lei sa dove sta? Per dire che non…
G.F..: No! Non lo so.
P.M.: Lei è mai stato in Via Chiantigiana, 3 nel comune di… ora glielo dico esattamente dove stava questa signora… San Casciano/Tavernelle?
G.F..: Mai.
P.M.: Mai stato. Senta una cosa, il Pacciani per caso le ha mai detto che andava e aveva una relazione con una signora con questo nome in questo luogo?
G.F..: No perché io prima di tutto quando io gli diedi la tuta e lo salutai non l’ho più visto e ho pensato di non avere più nulla a che fare.
P.M.: Io le vorrei leggere cosa dice questo signore che abbiamo sentito stamani, il quale dice…
G.F..: Si, si.
P.M.: “Talvolta ho visto nel locale La Cantinetta di San Casciano insieme a Pacciani Pietro un uomo di cui ho visto alcune foto che mi avete mostrato oggi e che mi dite voi si chiama Faggi Giovanni, questa persona io” questo signore ci dice, “non la conosco, l’ho solo vista” dice questo signore “insieme al Pacciani a bere con lui, credo di aver visto questo personaggio prima della morte del marito della Malatesta”.
G.F..: Niente è tutto falso. Mi cascasse gli occhi.
P.M.: No, no no per carità.
G.F..: Ha! Ha! Io sono molto preciso nelle mie cose.
P.M.: Come mai questo signore dice queste cose false secondo…
G.F..: Ohooo non lo so io
Presidente: Lui non lo sa.
G.F..: Io non lo so.
P.M.: C’è un’altra persona che dice: “Riconosco fra uno dei saltuari accompagnatori del Pacciani, in una foto che mi mostrate e è una persona di cui io non conosco il nome, comunque capisco da quello che mi dite voi che si chiama Faggi Giovanni. Questa persona che mi mostrate è un personaggio che l’ho incontrato qualche volta a San Casciano val di Pesa mentre era in compagnia del postino Vanni e del Pietro Pacciani e forse di un’altra persona che non ricordo.” Anche questa è falsa?
G.F..: Assolutamente falsa.
P.M.: Questa persona che dice così si chiama Cencin Gina. Lei la conosce? Ha motivi…
G.F..: Guardi son tutti nomi che lei mi dice che per me… Niente!
P.M.: Allora…
G.F..: Non mi dicono niente.
P.M.: … può darsi che lei sia andato in questo posto che io le ho detto è via Chiantigiana, addirittura si dice in anni molto lontani, prima dell’80, con questi signori e che lei forse non sapesse all’epoca che la signora da cui andava si chiamava Malatesta Sperduto?
G.F..: ma io codesta signora Malatesta Sperduta per me è una novità assoluta.
P.M.: Allora come mai…
G.F..: Io non so nulla.
P.M.: Come mai secondo lei questa vicina di casa dice di aver visto lei lì e a San Cascia…? Vede sono già due le persone eh.. Non è una sola…
G.F..: Si, si, potrebbe essere anche tre ma io non ci sono stato a San Casciano, non ci ho neppure clienti a San Casciano.
Avvocato Bevacqua: …perché hanno mostrato delle fotografie. Quindi non sappiamo come sono queste fotografie…
P.M.: Certo, però queste persone
A.B.: Sennò si altera tutto.
P.M.: No, no, noi…
A.B.: Vediamo le fotografie, vediamo un po’…
P.M.: Prima facciamoci dire che non c’è mai stato…
G.F..: Io non ci sono mai stato! Se fosse a Tavarnelle ci avevo un cliente, Mugnai, si ma a San Casciano non ho avuto mai clienti…
P.M.: Chiedo scusa, era Tavarnelle val di Pesa allora questa via Chiantigiana, ora lo controlliamo…
G.F..: Tavarnelle?
P.M.: Si.
G.F..: Ma io andavo da Mugnai, dai fratelli Mugnai, poi non conosco…
P.M.: Non da questa signora?
G.F..: No, no, no, no assolutamente, io non la conosco questa signora per l’amor d’iddio.
P.M.: Per l’amor di Dio.
G.F..: Non l’ho mai vista io.
P.M.: Io per il momento non ho altre domande grazie.
Presidente: Signori avvocati di parte civile avete domande?
Avvocato Bevacqua: Senta, lei ha visto questo signor Pacciani, ha detto che era andato a pescare, giusto?
G.F.: Io?
A.B.: Si, lei, sulla Sieve?
G.F.: Si.
A.B.: Solo? Solo era?
G.F.: Io ero con un amico, ora è moribondo all’ospedale, insieme ai bambini sua e poi s’andò a pranzo a desinare.
A.B.: Insieme ai bambini suoi? I bambini sono vivi? Questi…
G.F.: I bambini dell’amico mio, eravamo tutti insieme.
A.B.: Quindi eventualmente i bambini son vivi si potrebbero ricordare questa…
G.F.: Si, eran piccoli, cosa vuole che ricordino da quell’epoca là? Cosa vuole via… Ragioniamo a modo.
A.B.: Senta, va be’, ed eravate a Scarperia…
G.F.: A Scarperia.
A.B.: Ecco, lei vide questa volta, per la prima volta il signor Pacciani, lo vide questa volta il signor Pacciani, per la prima volta e la seconda volta lo vide quando il signor Pacciani… quando lei andò dal signor Pacciani…
G.F.: Si quando mi fermai sulla strada…
A.B.: E lei lo vide.
G.F.: No gli scrissi la lettera, no?
A.B.: si.
G.F.: Pe’ digli: il tuo amico lo vuole questo materiale? Pavimenti, rivestimenti? Si o no? E poi non ebbi nessuna risposta io. Poi dopo un po’ di tempo ebbi l’occasione, venendo da Siena, facendo giù il sud della Toscana, passando chiesi a diverse case questa via dov’è, l’ora che poteva tonare, per sentire un po’ e dopo un periodo di tempo, sulle cinque, le cinque e mezzo la sera, era, non so se era primavera, non me lo ricordo gli è passato del tempo ora… ha capito? Eppoi basta, io poi…
A.B.: Quindi lo vide soltanto questa seconda volta e basta.
G.F.: Questa seconda volta io gli diedi la tuta, che lo vidi in brutte condizioni, io poi lo salutai, capii, come ripeto, che non era il caso, perché vidi… Dalla persona… Cosa vole… io sono nel commercio, sono a contatto… Lì fu un caso particolare, mi chiese: ci ho un amico, questa roba, io mi strinsi un po’ nelle spalle, come si può fare, se gliela posso dare… Quanta roba è… e così via, ecco, tutto il discorso è qui.
A.B.: Quindi due volte, una volta a Scarperia
G.F.: E poi io gli diedi la tuta, lo salutai e venni via. Io poi da allora…
A.B.: Quindi lei non l’ha mai visto altro che in questi due posti? Una volta a Scarperia, la prima e l’ultima, la seconda che lei lo vide a casa sua e basta. In nessun altro posto l’ha mai visto?
G.F.: Io non ho avuto più occasioni, poi prima di tutto mi accorsi che non era il caso, anche per la persona stessa… Cosa vuole sono a contatto con gli ingegneri, architetti, geometri ma magazzini di grossa portata in tutta la Toscana, poi avevo fatto, per un periodo, anche la Liguria, sicchè si immagina un po’… se potevo perdimi su quegli affari lì… Insomma una persona che non mi dava nessun affidamento.
A.B.: Grazie.
Presidente: Altre domande?
P.M.: Nessuna Presidente, grazie.
Presidente: Bene, possiamo licenziare il teste?
P.M.: Senz’altro.
Presidente: Può andare.
G.F.: Grazie
Presidente: Buongiorno.
P.M.: Presidente non ci sono altri testi per il P.M. per i motivi che le ho detto.
Presidente: Peccato. Peccato… Quindi noi dovremmo andare alla prossima settimana dove certamente faremo udienza i primi tre giorni e poi forse anche un’altra udienza fra giovedì e venerdì, adesso è da decidere. Io direi Pubblico Ministero, cautelativamente,ortare qualche teste di più…
P.M.: Si, si senz’altro.
Presdente: Se poi…
P.M.: Le volevo dire che quelli che si sono sentiti male, io posso solo dire che ho dei certificati oggi, sono dei testi che cautelativamente avevo chiamato ieri e si son sentiti male tardi ieri, per il caldo, non so per quale motivo, e stamani non sono venuti, quindi anche queste cautele a volte non vorrei che creassero danni maggiori…
Presidente: Certo.
P.M.: …per il corretto svolgimento dell’escussione dei testi.
Presidente: Speriamo che cambi il tempo.
P.M.: Speriamo Presidente.
Avvocato Bevacqua: Presidente le chiedo scusa, lei ha proposto giovedì, venerdì, le volevo ricordare, credo che ci sia lei in collegio in un processo in tribunale, la prosecuzione venerdì…
Presidente: Avvocato sicurament… io non ho ricevuto… Tutti i processi in cui io ero implicato, diciamo così, sono stati, tranne uno, tranne uno sono stati rinviati, differiti, che io sappia. Ora lo controllerò comunque, la ringrazio di avermelo detto.
A.B.: No io credo, non lo so, siccome c’è questo procedimento in prosecuzione le chiedevo se, alla prima, se si poteva non fare udienza venerdì, cioè io posso chiedere ancora differimento…
Presidente: Ecco, comunque io direi questo…
P.M.: Per la citazione dei testi se mi può allora ripetere
Presidente: Credo sia stato differito il processo di venerdì, ora però siccome non metto più piede in tribunale da tanto… Non lo so con sicurezza, ci vado di pomeriggio quando ho tempo ma le cancellerie son chiuse.
A.B.: Grazie.
Presidente: Comunque la ringrazio, lo controllerò, glielo saprò dire. Senz’altro noi facciamo udienza i primi tre giorni, lunedì martedì, mercoledì, salvo vedere poi o giovedì o venerdì.
P.M.: Quindi la citazione la posso organizzare per lunedì martedì e mercoledì per ora.
Presidente: Nel frattempo allora il processo è sospeso ed è rinviato a lunedì 30 maggio ore 9:00.
P.M.: Bene, grazie.

26 Maggio 1994 13° udienza processo Pietro Pacciani

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