Il 19 agosto 1993 fu uccisa, assieme al figlio Mirko di 3 anni, Milva Malatesta, figlia di Renato Malatesta e Maria Antonietta Sperduto.
La donna fu trovata, il giorno 20 agosto 1993, carbonizzata all’interno della sua auto. L’auto era una Fiat Panda targata FI F08335 ed era stata buttata giù per una scarpata in località Poneta di Barberino Val d’Elsa.
Poco lontano dall’auto, circa 10 metri, fu trovata una tanica di plastica trasparente da lt. 5, priva di tappo, recante sulla superficie tracce di sostanza presumibilmente ematica; dal suo interno proveniva un caratteristico odore di carburante. Sul manico furono rinvenute delle impronte digitali.
L’autovettura, capovolta in una scarpata, mostrava chiari segni di combustione. All’interno dell’abitacolo erano riconoscibili i resti carbonizzati di due corpi: un adulto ed un bambino. Da un sommario e preliminare esame dei resti, estesamente e gravemente carbonizzati, non era stato possibile individuare vistosi segni o reperti di lesioni traumatiche vitali a carico delle vittime.
L’esame autoptico del cadavere della Malatesta ed il successivo controllo istologico dei frammenti d’organo non avevano messo in evidenza alcun reperto indicativo della causa della morte. Era comunque possibile affermare con buon margine di certezza che l’azione delle fiamme si era esplicata su un corpo già inanimato. Considerazioni ben diverse dovevano invece farsi sulla causa della morte del bambino, che pur non presentando neanch’egli significativi fatti traumatici degli organi, o loro porzioni, risparmiati dalle fiamme, rivelava un intenso deposito di materiale fuligginoso e di nero-fumo nelle vie aeree ed un altissimo tasso di carbossiemoglobina nel sangue, segno evidente che era vivo al momento in cui, nell’abitacolo della vettura su cui si trovava, si erano sviluppate le fiamme.
Le indagini si incentrarono sul marito della donna, e padre del bambino, Francesco Rubino, che venne arrestato, processato e poi assolto nel 1995 per non aver commesso il fatto.
Il delitto fu in seguito archiviato come opera di ignoti. Nella vicenda del MdF questo delitto torna fuori quando Gabriella Ghiribelli identifica Milva Malatesta come l’amante del mago Salvatore indovino.
Non solo ma Milva Malatesta, si scoprì in seguito per delle testimonianze come quella di Giuseppe Sgangarella, aveva avuto rapporti sia con Francesco Vinci sia, di amicizia, anche con Pietro Pacciani e Mario Vanni. Con quest’ultimi si ritrovavano spesso presso la cascina del mago Salvatore Indovino per partecipare a sedute spiritiche. Anche in seguito alla testimonianza di Giovanni Calamosca fu identificata Milva Malatesta come l’amante di Francesco Vinci.
Vedi Nota Finale Gides 4 aprile 2007 Pag. 181/182
Indubbiamente questo delitto avvenuto poco dopo quello di Francesco Vinci (7 agosto 1993) e con modalità similari non può non far pensare ad una correlazione fra i due eventi, correlazione che potrebbe trovare la sua genesi nella conoscenze di fatti riguardanti il caso del MdF. Entrambi, Francesco Vinci e Milva Malatesta, potevano essere a conoscenza di segreti che non potevano essere rivelati.
Le morti collaterali a me interessano, ho fatto qualche ricerca e si esce pure dalla Toscana e non di poco,però quello che ho trovato lascia il tempo che trova
Salve
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La Redazione