Il 9 novembre 1985, verso le ore 12,00, Salvatore Steri, fratello di Barbarina Steri, si presenta spontaneamente dal magistrato con un avvocato di fiducia e quale indiziato di omicidio aggravato, in concorso, dichiara:
− di non aver ucciso la sorella;
− di essersi recato quel giorno in casa della sorella, notando la cucina a gas priva di bombola;
− di aver sentito, prima di allontanarsi con il cognato, la sorella dire al marito di passare ad ordinare la bombola di gas da “Carroga”, perché il garzone, abitante da quelle parti, aveva preso la bombola vuota, salendo al centro, e non aveva portato quella piena;
− di essere passati dal negozio di “Carroga” e che questi era chiuso.

Il Magistrato gli fa rilevare la difformità delle dichiarazioni, egli afferma di essere passato con il Salvatore Vinci dinanzi al negozio e di averlo trovato chiuso. Contestatogli, ancora, che nel 1960 non ha assolutamente fatto menzione del particolare relativo all’assenza della bombola in casa, nonché dell’incarico dato dalla Barbarina al marito di rimando lo Steri dice che non essendogli stati chiesti, egli non li ha detti.

Inoltre, chiestogli da dove la bombola fosse comparsa nella stanza, egli non esclude che fosse stata nascosta da qualche parte, ribadendo che la sorella ha detto, non appena è entrata in casa, e comunque prima di cena, di far portare la bombola.
Fattogli, ancora, notare la diversità delle sue dichiarazioni con quelle della sorella Anna Maria che lascia pensare ad un recente accordo con il VINCI, egli nega di aver parlato a lui, anche successivamente alla notifica della comunicazione giudiziaria, chiarendo di essersi sentito e visto l’ultima volta con il VINCI, circa 7-8 anni fa.

Lo stesso, a specifica domanda, chiarisce di aver appreso dalla televisione che un magistrato di Firenze stava indagando, sotto sotto, per il “mostro”, che il “Carroga” e sua sorella sono morti, ma il ragazzo che portava le bombole, anche se non lo conosce, può essere rintracciato. Egli, poi, prosegue ricordando che, non appena usciti di casa con il cognato, hanno incontrato Felice CANNAS, particolare detto anche ai Carabinieri e che dopo aver passeggiato per la via Roma, sono entrati nella sala dei biliardi.

Contestatogli che anche questi due particolari non sono stati, a suo tempo, da lui menzionati, e che i Carabinieri hanno solo riscontrato che loro sono stati solo al bar “Cadoni” dalle 22.30 in poi, egli non sa dare alcuna spiegazione.

Lo STERI, dopo aver puntualizzato, che quella sera Salvatore VINCI non lo ha mai lasciato per un tempo apprezzabile, tranne ai biliardi, ove può essersi assentato per pochi minuti per andare in bagno, passa a descrivere i fatti, dal momento in cui Salvatore è venuto a casa sua, gridando: “Babbo, Barbarina ha gente in casa e non mi fa entrare”.
Egli asserisce di non aver notato tracce di lesioni e di violenza sul viso ed in altre parti del corpo della sorella, né tracce di sangue, di essere stata sua madre a dirgli in casa che sua sorella era incinta di tre mesi e che è stata trovata della schiuma sul corpo della Barbarina.
Lo stesso, ancora, dice di non ricordare quando gli si fa notare che il padre ha detto in famiglia di aver rilevato tracce nel corpo della Barbarina.

Lo STERI conclude sostenendo di non essere al corrente della relazione, dopo sposata, della sorella con Antonio Pili e di non essere in grado di dire se lo sapesse il Salvatore VINCI.

Vedi Rapporto Torrisi del 22 aprile 1986.

9 Novembre 1985 Testimonianza di Salvatore Steri

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