Il 19 giugno 1985, circa alle 20.45, Stefano Mele fu condotto sul luogo dell’omicidio del 1968 a Castelletti di Signa. Presenziavano il GI Mario Rotella, il Sost. proc. Adolfo Izzo e il Colonnello Nunziato Torrisi, oltre del personale e l’avvocato di fiducia del Mele.

Una autovettura fu sistemata in corrispondenza di dove si trovava la Giulietta di Antonio Lo Bianco.

Stefano Mele mimò come avvenne l’omicidio assumendo il ruolo dei partecipanti e descrisse come poi fu riconosciuto da Natalino Mele. simulando l’atteggiamento di Salvatore Vinci introduce il braccio, come se fosse armato, attraverso il finestrino anteriore sinistro. Descrisse come mentre sistemava i corpi fu riconosciuto dal figlio e come in quel momento si allontanò per poi tornare e accompagnare il bambino a S’Angelo a Lecore.

Gli fu quindi chiesto di ripercorrere la strada che percorse assieme a Natalino per arrivare a Sant’Angelo a Lecore. Il mele avrebbe portato Natalino in parte a cavalluccio e in parte per mano lungo il percorso. Nell’eseguire il percorso però mostrò molte incertezze. Percorsi i primi 400 metri si fermò indeciso alla divisione fra due strade campestri (Proseguire dritto o a destra sul Ponte alle Palle) spronato prosegue dritto. La stessa scena si ripete 100 metri dopo (Primo ponticino sulla sinistra), spronato ancora una volta prosegue dritto. Ancora una volta dopo un chilometro e 200 metri si trova un ponte sulla sinistra che confluisce in un’altra strada (secondo ponticino sulla sinistra) e qui il Mele ha la sua massima incertezza su dove proseguire. Da questo punto è già visibile la luce del lampione della casa di Francesco De Felice. Invitato a proseguire percorre ancora circa 100 metri ad incrociare la via Pistoiese e dice testualmente: “Forse è qui che ho lasciato il bambino, dove poteva suonare il campanello. Mi pare che lì ci arrivasse, infatti mi sono accertato che ci arriva“.

Invito a leggere la nostra ricostruzione del percorso di quella notte.

Quella stessa sera prima che il Mele venisse tradotto in carcere il giorno successivo, durante un giro di ispezione al detenuto Nunziato Torrisi gli fa rilevare di aver dato a tutti la netta sensazione, con il suo atteggiamento di non conoscere per niente quel percorso, che egli non ha potuto accompagnare il bambino. Il Mele dice: “La verità è che io in quel posto, la prima volta che ci sono andato è proprio quella sera che mi avete portato voi!“.

19 Giugno 1985 Sopralluogo con Stefano Mele

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