UNA SCHEDATURA DI MASSA PER SCOPRIRE IL ‘MOSTRO’

FIRENZE – Ma come è fatto il mostro di Firenze, il folle assassino che alla fine di luglio ha ammazzato e brutalmente straziato i corpi di Claudio Stefanacci e Pia Rontini, la tredicesima e quattrodicesima vittima? E’ di sesso maschile, ha tra i trenta e i sessanta anni, vive da solo o forse convive con qualcuno (un’ amica o un parente). Questo ancora approssimativo identi-kit lo si deduce da un ordine che la Procura della Repubblica del capoluogo toscano ha inviato al Comune di Firenze e a tutti quelli della provincia. Ai vari amministratori la magistratura ha chiesto l’ elenco di tutti i residenti di sesso maschile che hanno tra i trenta e i sessanta anni, che vivono da soli o con un convivente o con un familiare, ad eccezione della moglie. La coppia sposata evidentemente non è sospettabile. E’ stato chiesto anche l’ elenco di quelli già residenti nel Comune dal 1974 ad oggi ed ora emigrati in altre località. E’ una iniziativa senza precedenti, che non mancherà di suscitare polemiche e che pare anche cozzare contro qualche norma della Costituzione. Gli elenchi infatti saranno allegati agli atti del processo. Tutti presunti mostri? Ma perchè questa scelta? Ci sono degli indizi? “Procediamo per approssimazione” – dice il sostituto procuratore Francesco Fleury, uno dei tre magistrati che si occupano dell’ inchiesta avviata dopo l’ ultimo duplice omicidio (gli altri sono i sostituti procuratori Piero Luigi Vigna e Paolo Canessa) – “è difficile pensare che questo assassino sia sposato. Deve sempre nascondere l’ arma e i suoi trofei”. E alla domanda se non si tratti di una schedatura di massa risponde sicuro: “Non è una schedatura, ma una raccolta di dati che teniamo pronti per il momento in cui serviranno. Potremo così controllare gli spostamenti di una persona inquisita, avremo tutta la sua storia. E’ un archivio a nostra disposizione. Non c’ è da preoccuparsi”. Nel frattempo le indagini proseguono anche su altri fronti. La speciale squadra che si occupa di questo difficile caso continua a vagliare tutte le segnalazioni che arrivano ai centralini dei carabinieri della polizia e della Procura. Le chiamate si susseguono in continuazione, un magistrato è stato costretto a cambiare il numero telefonico, ma le indagini, per il momento, non hanno avuto esito. E sono molti quelli che telefonano per dire di aver visto “un tipo strano che puntava la mia bambina”. “Questa è una delle indagini più difficili che mi sia mai capitata” – ammette il sostituto procuratore Fleury – “che si può paragonare a quelle sui primi sequestri di persona. E qui in più non sappiamo in quale ambiente muoverci”. Speranze di catturare il mostro? “Sì qualche speranza c’ è” – afferma il dottor Fleury – “è difficile pensare che uno che fa queste cose non lasci tracce della sua anormalità, non può essere uno che vive sulla luna. Tutto sta nello scoprire questi elementi. Potremo anche averli e non saperlo. Si tratta di fare dei controlli, di vedere tutti i riferimenti possibili. Ma questi sono delitti che potrebbero restare impuniti. Se tutto è iniziato nel 1968 l’ assassino potrebbe anche morire di vecchiaia”. Allora siete sicuri che è una sola persona? “Sì, qui non si può parlare di una setta” – conclude il dottor Fleury – “tutto fa pensare a una sola persona e l’ arma è sempre la stessa”. Già l’ arma, il marchio inconfondibile del mostro. L’ assassino usa una Beretta calibro 22, il modello 71 stando a quanto hanno stabilito i tecnici della ditta. Una pistola che pesa meno di mezzo chilogrammo e che si può nascondere facilmente (è lunga appena 165 millimetri). Un’ arma micidiale anche se non potentissima. E’ in dotazione agli agenti del Mossad, il servizio segreto israeliano. La usano quando si trovano in missione all’ estero. Non ha bisogno di silenziatore, fa pochissimo rumore. Tra Firenze e provincia ne sono state vendute almeno quattordicimila. Non meno di duemila sono scomparse, rubate o perdute. In questo settore le indagini sono ancora difficili a causa dell’ alluvione del 1966 molti armaioli hanno infatti perduto i registri tra le acque dell’ Arno. Se l’ arma usata dal mostro è stata acquistata legalmente prima di questa data è quasi impossibile risalire al proprietario. L’ altro segno di riconoscimento del mostro sono i proiettili. Usa sempre proiettili di marca Winchester, tipo H. Ma usa sempre gli stessi o è dovuto andare a riacquistarli? A questa domanda cercheranno di rispondere domani i tecnici della Winchester che arriveranno a Firenze. E’ la prima volta che viene chiesto il loro parere anche se questo capitolo delle indagini è importantissimo. Sì perchè se i proiettili sono stati acquistati in varie epoche, se non fanno parte di un unico vecchissimo lotto, l’ assassino ha lasciato dietro di sè una traccia, un indizio che potrebbe anche portare alla sua identificazione. Tutti gli acquisti di proiettili vengono infatti registrati. Probabilmente questo accertamento non è mai stato fatto perchè in varie epoche polizia, carabinieri e magistratura, hanno avuto la quasi certezza di avere arrestato la persona “giusta”. E’ accaduto nel 1981 con l’ infermiere di Monteluco Fiorentino Enzo Spalletti, nel 1982 con Francesco Vinci e all’ inizio di quest’ anno con Piero Mucciarini e Giovanni Mele, fratello di Stefano, il superteste marito di quella Barbara Locci, prima vittima della pistola usata dal mostro, forse la persona che sa tutto.

di VITTORIO MIMMI

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26 Agosto 1984 Stampa: La Repubblica – Una schedatura di massa per scoprire il “mostro”
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