DA UN ANONIMO L’UNICA TRACCIA FORSE VIDE L’ AUTO DEL ‘MOSTRO’

FIRENZE (v.m.) – Tra le cinquecento segnalazioni arrivate alla polizia e ai carabinieri dopo l’ultimo delitto del mostro ce n’ è una che gli inquirenti stanno controllando con molto interesse. Un uomo, ha raccontato che la notte del feroce duplice omicidio ha incrociato sulla Sagginalese un’auto di tipo e colore simili a quella vista da due fidanzati la sera del 23 ottobre 1981, sulla strada di Calenzano, vicino al luogo dove furono uccisi Susanna Cambi e Stefano Baldi. In quella occasione venne anche ricostruito e diffuso un identikit dell’ uomo che la guidava. “Anche se la segnalazione è anonima può fornire elementi che devono essere controllati”, ha detto il questore di Firenze Umberto Catalano nel corso di una conferenza stampa alla quale ha partecipato anche il questore Luigi Rossi, direttore dei servizi anticrimine della Criminalpol arrivato da Roma per dare “un contributo non investigativo, ma tecnico alle indagini”. Gli inquirenti fiorentini hanno chiesto al questore Rossi soprattutto più uomini per le indagini. “Saranno applicati a questa inchiesta – ha detto il questore Catalano – gli stessi metodi che sono stati applicati nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, ai sequestri di persona”. Catalano ha ribadito che le indagini ripartono da zero, che in questo caso “significa ripartire dal duplice omicidio del 1968, perchè la pistola è sempre la stessa: questo è certo”. Per ora non si parla di scarcerazione per Giovanni Mele e Piero Mucciarini, per i quali non sono state presentate le istanze di scarcerazione. Il questore Luigi Rossi, inviato a Firenze dal capo della polizia, prefetto Porpora si è incontrato con il procuratore aggiunto dottor Carlo Bellitto che sovrintende alle difficili indagini collegate agli altri sei duplici omicidi e con il sostituto procuratore dottor Paolo Canessa. Rossi si è incontrato anche con il prefetto di Firenze, Giovanni Mannoni. Questa mattina si riunisce il “Comitato per l’ ordine pubblico” a Palazzo Medici Riccardi. Intanto Stefano Mele, interrogato dal magistrato, ha già lasciato Firenze. Stefano Mele ha continuato ad accusare il fratello Giovanni ed il cognato Piero Mucciarini di aver ucciso la sera del 21 agosto 1968 sua moglie Barbara Locci e l’ amante di lei, Antonio Lo Bianco. La speranza dei magistrati che, davanti al settimo duplice omicidio commesso con la Beretta calibro 22, Stefano Mele fosse più preciso ed usauriente è crollato dopo dieci ore di interrrogatorio.

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4 Agosto 1984 Stampa: La Repubblica – Da un anonimo l’unica traccia forse vide l’auto del “mostro”
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