Rossella Corazzin di 17 anni abitante a San Vito al Tagliamento, in Friuli, studentessa del liceo classico di Pordenone era in vacanza con la famiglia a Tai di Cadore, in Veneto, provincia di Belluno.
Il giovedì 21 agosto del 1975 subito dopo pranzo, verso le 14.00, chiese al padre di andare a fare due passi con lei, ma il genitore desiderava fare un riposino ed uscì da sola per una passeggiata nei boschi verso il monte Zucco portando con sé una macchina fotografica e un libro. Non verrà più ritrovata, scomparve senza lasciare traccia.
La ragazza viene descritta di corporatura non esile, occhi e capelli castani, aveva una piccola cicatrice a destra sulla fronte e un’altra sotto il mento. Caratterialmente attenta, precisa, studiosa.
Nelle ore successive, non vedendo rientrare la ragazza, la famiglia allertò i carabinieri. In una prima fase fu pensato ad una fuga volontaria, ma niente faceva supporre un simile comportamento, ne fu trovato alcun riscontro all’ipotesi. In un secondo momento vennero fuori delle lettere scritte da Rossella ad un’amica del liceo dove la ragazza confidava una nuova conoscenza; un ragazzo conosciuto a Tai con il quale aveva passeggiato. Il nome corrispondeva a Gianni uno studente di giurisprudenza all’università di Padova. L’identità di questo ragazzo rimase un mistero.
Alcune testimonianze, poi, ne avrebbero indicato l’avvistamento in luoghi limitrofi allo svolgimento della passeggiata rituale da parte della giovane e in particolare nei dintorni di un sito, il Forte Vaccher, frequentato anche da persone ritenute all’epoca in certa misura equivoche, nonché nei dintorni dei sentieri e delle stradine che si snodano intorno al Monte Zucco. Agli atti risulta esservi la dichiarazione di una persona che ritenne di aver visto la ragazza a bordo in un fuoristrada modello Fiat Campagnola.
Nel 2016 (12 agosto 2015), Angelo Izzo ruppe il prolungato silenzio sulla vicenda, raccontando una complessa storia secondo la quale Rossella Corazzin sarebbe stata prima rapita, poi detenuta in un luogo non meglio identificato a Riccione e poi, nel corso di una cerimonia a sfondo iniziatico ed esoterico, fatta oggetto di violenza sessuale e quindi uccisa. Tutto questo sarebbe accaduto in una villa presso il Lago Trasimeno, di proprietà di Francesco Narducci. Le dichiarazioni dell’Izzo sono state rese avanti diverse uffici requirenti e sono state al fine valutate dall’ufficio giudiziario perugino, le cui conclusioni sono state nel senso della inattendibilità dell’Izzo e, pertanto, hanno dato luogo all’archiviazione. Vedi procedimento n. 7416/16/21 RGNR della Procura Perugia. Vedi Relazione Commissione Parlamentare
Nel 2010 fu dichiarata la morte presunta della ragazza.