Nelle prime ore del mattino del 13 aprile 1951 i Carabinieri di Vicchio si recano a Paterno presso l’abitazione di Pietro Pacciani e lo accompagnano in Caserma come persona informata dei fatti, ma già in sostanza indagato anche se Pacciani si dichiara estraneo al fatto.
Vedi 5 gennaio 1952 Sentenza Processo Pietro Pacciani
All’inizio Pacciani nega tutte le accuse riferendo di non sapere niente della fine del Bonini, ma poi alla fine ammettendo tutte le colpe una volta che gli inquirenti gli leggono le dichiarazioni già rese dalla Miranda Bugli e verbalizzate.
I Carabinieri redigono il primo rapporto per la Procura della Repubblica di Firenze, ed eseguono l’arresto di Pietro Pacciani e Miranda Bugli.
Nella prima confessione il Pacciani racconta che la mattina dell’11 è andato, verso le 10.30, a Villore presso il fabbro ferraio Dante Giudici, per riparare alcuni attrezzi agricoli per conto del padre. Volendoci due o tre ore affinché gli attrezzi fossero pronti pensò di andare a trovare la fidanzatina Miranda presso la sua casa. Lungo il tragitto, verso le 14, incontra due donne che gli dicono che Miranda è stata in quella zona a pascolare le pecore e che tornerà il pomeriggio. Lui raggiunge la casa di lei e la vede allontanarsi verso le 15.00 con il Severino Bonini il quale cerca di circuirla. li ha quindi seguiti e quando ha visto che stavano parlando si è nascosto per osservare. Il Bonini proponeva alla Bugli di giacere con lui in cambio di 2000 lire per farsi un bel vestito e lei ha acconsentito. La donna cede alle richieste e nel momento delle effusioni in cui le scopre il seno sinistro il Pacciani salta fuori dal nascondiglio e aggredisce il Bonini.
Dopo, durante un secondo interrogatorio, il Pacciani dichiara di aver preso il portafoglio del Bonini non già con l’intenzione di trarne profitto della somma contenutavi, ma col proposito di farlo riavere ai suoi congiunti. Egli riferiva altresì che la sera stessa dell’11 Aprile trova la balla degli stracci appartenente a Bonini e le nasconde sotto un Ginepro a poca distanza dalla strada di Poggio Secco.
I Carabinieri in tarda mattinata tornano a Paterno a casa di Pacciani e su indicazioni dello stesso trovano il coltello, il portafoglio del Bonini e del denaro che però è solo la metà della cifra che avrebbe avuto il Bonini in origine, cioè 25.000 lire. Nel contempo viene rinvenuta anche una pistola.
Nel luogo descritto da Pacciani viene rinvenuta la balla di stracci dal fratello di Severino Bonini, Olinto Bonini. Nel frattempo viene cercato il corpo dell’uomo che era stato nascosto dal Pacciani. In un primo momento l’aveva nascosto dietro un cespuglio, ma nottetempo era tornato sul posto e aveva cercato di occultare il cadavere. Aveva legato un fil di ferro al collo dell’uomo e se lo era caricato sulle spalle, con una lampadina in bocca per farsi luce, ne tentativo di raggiungere il laghetto di Maioli dove lo avrebbe gettato. Non era riuscito però nell’intento in quanto sbagliando sentiero aveva esaurito le forze ed era stato costretto a deporlo.
Allora aveva tentato di nasconderlo coprendolo con foglie e punte di querciolo. Evidentemente fece un buon lavoro di occultamento perchè chi ritrovò il corpo, Pietro Evangelisti, disse che non era stato facile individuarlo e a cercarlo si erano offerte moltissime persone della vallata.
A quel punto il corpo fu trasportato a valle e affidato ai medici legali per eseguire l’autopsia disposta dal Procuratore Generale, Dott. Sica.